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PARTE II – L’ ISCRIZIONE TERRITORIALE DEGLI MTD AUTONOMI

CAP 6 L’MTD di Brown: rischi e scommesse di un movimento territoriale senza

6.2 Il radicamento territoriale nel barrio di Cerrito e Don Orione

L’MTD, dopo il novembre 2001, continua le sue attività nelle case dei compagni di Cerrito. Il Cerrito è un barrio completamente differente dal complesso di case popolari di Don Orione: nasce infatti da una lottizzazione popolare; i compagni del Cerrito non vivono in appartamenti, bensì in umili case unifamiliari che, come da tradizione architettonica del conurbano bonaerense, prevedono sempre un ‘fondo-un giardino posteriore’. Le case dei compagni sono quindi degli spazi un po’ più comodi rispetto agli appartamenti di Don Orione per l’organizzazione delle attività produttive quali il ropero, l’artigianato, la panetteria.

Il locale per la panetteria viene costruito sul terreno di una casa privata di una compagna storica del movimento. Si utilizza il forno di argilla che era già di proprietà della signora e viene comprato un forno elettrico. La panetteria funziona per il movimento e riesce a vendere il pane anche fuori del movimento, fino quando i compagni che la gestivano vincono il bando per gestire una panetteria in una Università ed il movimento non riesce a trovare altre forze per sostenere la panetteria nel quartiere. Anche se la famiglia in questione aveva offerto al movimento la proprietà del terreno su cui era stata costruita la panetteria, l’offerta viene rifiutata e ad oggi la struttura costruita dal movimento è utilizzata dalla famiglia a fini privati.

Coloro che vivono a Don Orione in questo periodo si recano a piedi fino al Cerrito per l’assemblea e per i gruppi di lavoro. Durante il suo funzionamento nel barrio di Cerrito l’MTD di Brown conosce un momento di crescita ed espansione, fino a che il movimento risulta essere così partecipato da potersi dividere in due affinché il gruppo dei residenti in Don Orione potesse nuovamente formare un’unita territoriale fissa nel loro barrio.

“Avendo 2 assemblee si possono avvicinare compagni che abitano nei due barrios. Si possono organizzare gruppi di lavoro in questo e in quel barrio. Inoltre si possono fare due locali che sono uno dei primi passi dell’organizzazione. Quando i movimenti si organizzano vogliono avere un locale proprio in cui esistere, e infatti è molto difficile trovare un MTD senza locale…Mi azzarderei a dire quasi nessuno. È una delle prime cose per le organizzazioni che hanno l’idea di stabilirsi e rimanere in un territorio…abbiamo bisogno di un posto in cui convocare le assemblee…Inoltre è un luogo che di solito i barrios più poveri non hanno: siccome non hanno scuole, non hanno il presidio medico, nemmeno hanno centri culturali, associazioni di promozione, e il locale dell’organizzazione è il posto in cui incontrarsi.” 86

Nel gennaio del 2000 si inizia a cercare un posto per il locale del barrio di Cerrito: si decide di iniziare a fare assemblea (le assemblee erano di 80 persone) in un angolo del grande terreno che occupa una parte del barrio e che non era mai stato occupato. Poco a poco si organizza un

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merendero con una struttura smontabile (ogni volta i compagni portavano la pentola e ciò che era necessario per fare il fuoco) ed iniziano i primi contatti con il guardiano del terreno che vive in una casa costruita nell’angolo opposto. I contatti con il guardiano sono sin dal principio positivi e gli viene chiesto il permesso di poter organizzare un orto comunitario, in modo tale da poter rifornire la mensa comunitaria. Viene inoltre chiarita l’intenzione di voler continuare ad occupare solo un angolo del terreno. L’esperienza del merendero (la copa de leche), che era aperto a tutti i bambini del quartiere, continua e cresce fino a quando l’MTD prova a costruire un primo locale in legno e lamiere. Al guardiano si spiega il tipo di lavoro che si sarebbe svolto all’interno del locale, l’intenzione di creare un’organizzazione seria e che desse aiuto al quartiere; si promette inoltre che sarebbe stato occupato solo un angolo del terreno per scopi comunitari e che il movimento non avrebbe permesso l’occupazione a scopo abitativo del terreno.

In effetti durante l’esperienza del locale del Cerrito si verifica una occupazione del terreno e l’MTD si schiera contro questa occupazione per timore che potesse rimetterci il locale stesso dell’MTD: se infatti la polizia avesse sgomberato il terreno avrebbe potuto cacciar via anche loro. In questa occasione l’MTD protegge il locale giorno e notte.

Intanto i compagni di Don Orione tornano a incontrarsi nuovamente a Don Orione, nella piazza della manzana 35, poi nell’appartamento di uno compagno finché nel il 4 settembre 2002 occupano un posto della manzana 56 in cui possono sfruttare il pavimento del vecchio magazzino degli attrezzi dell’impresa che aveva costruito il complesso urbano e che era diventato uno spazio abbandonato e usato come discarica illegale. Anche in questo caso il posto viene ripulito dall’immondizia e l’MTD inizia a costruire il locale; vengono a dare supporto militanti di altri MTD che rimangono accampati diverso tempo per respingere eventuali tentativi di sgombero. La polizia e i rappresentanti del municipio, con il timore che l’occupazione fosse a scopo abitativo, presidiano il posto ma arrivano quando le pareti del locale sono già state alzate. Viene fatta una denuncia per usurpazione di suolo pubblico ma il magistrato a cui viene affidato il caso decide di non procedere: per convincerlo dello scopo comunitario dell’occupazione viene accompagnato da un militante a visitare le attività che si fanno nello spazio occupato, ossia la mensa popolare e il merendero. L’MTD ha inoltre l’appoggio dei vicini che viene supportato da una raccolta di firme.

Il pranzo viene organizzato solo una volta a settimana perché non riescono ad ottenere dal municipio una quantità di alimenti sufficiente per organizzare la mensa tutti i giorni. Dopo il massacro di Avellaneda i referenti rilevano una maggior consegna di alimenti e di sussidi di disoccupazione allo scopo, secondo la loro interpretazione, di far abbassare il livello di protesta che, a causa del massacro, era aumentato (Darío Santillán, pur essendosi trasferito a Lanús nell’ottobre 2001, era originario proprio di Don Orione e la sua famiglia continuava a vivere lì). Questo aumento di risorse (guadagnate con le mobilitazioni) determina un aumento dei partecipanti del movimento che raggiungono le 170 persone (con relative famiglie).

La mensa si riempie sempre più di gente ed il municipio è costretto a riconoscere il locale del barrio di Don Orione come mensa comunitaria municipale e quindi a consegnargli gli alimenti. La verdura non viene consegnata dal municipio e quindi alcune compagne si recano al mercato generale per rimediare la verdura invenduta dai commercianti e poter arricchire le pietanze della mensa comunitaria.

Il posto, non avendo porte, è vigilato giorno e notte dai compagni che fanno i turni, fino a quando una compagna regala una porta a scorrimento. Pur avendo messo la porta al locale, gli alimenti continuano ad essere conservati nell’appartamento di una compagna che rimane spesso in casa perché ritenuto un luogo più sicuro. Vi è però il problema della responsabilità individuale per un bene collettivo e quindi quando questa persona non è più in grado di assicurare una presenza continua in casa, si ritiene opportuno trasferire gli alimenti al locale in modo tale che la responsabilità possa essere di tutti.

Nel 2002 l’MTD di Brown presenta un progetto di un panificio al programma Manos a la Obra e l’assemblea decide che i locali di Don Orione e Glew sono quelli più opportuni per l’istallazione del panificio. Il contributo arriva solo nel 2004 e nel 2005 si inizia a costruire un’altra stanza del locale; il contributo però non è sufficiente a completare l’opera.

Nel 2005 si rileva una diminuzione significativa dei militanti, di coloro che iniziano a trovare nuovamente lavoro (anche se precario, in nero o sottopagato) ed anche i giovani, finite le scuole dell’obbligo, iniziano a cercare lavoro fuori dal movimento in quanto il sussidio di disoccupazione di 150 pesos non assicura più la sopravvivenza. La minore partecipazione dei giovani significa anche minori attività per i bambini che, nei tempi di auge del movimento, frequentano il locale prima di andare a scuola, per prendere un tè, a pranzo e per la merenda del pomeriggio momento in cui gli venivano controllati anche i compiti.

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