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I.3 I modi del poliziesco

I.3.2 Radici storiche e culturali del poliziesco

Il genere poliziesco nasce e si sviluppa come espressione del conflitto fra irrazionalismo e razionalismo, culminato tra il XVIII e XIX secolo, e collegato alla divulgazione scientifica e allo sviluppo ed evoluzione dell’istituzione poliziesca e dell’amministrazione della giustizia. Il romanzo poliziesco canonico, nato in età positivista, risente altamente di tale ideologia, anche se la componente irrazionale ottocentesca e il fantastico hanno avuto un ruolo determinante nella sua formazione:

quella rigidità precostituita di rapporti che caratterizza la reciprocità dell’esistenza di soggetto e oggetto, la presunta superiorità e potere catalogante del soggetto nei confronti dell’oggetto, la negazione de l’interieur se non come dato

95 ILARIA CROTTI, La detection della scrittura. Modello poliziesco ed attualizzazioni allotropiche nel

romanzo del Novecento, cit., p. 11.

«psicologistico», quindi come dato manifesto e del tutto analizzabile, la roussoiana fiducia di una risoluzione eminentemente positiva del conflitto sociale, l’utopistica presunzione che ogni effetto ha una causa e che ogni causa ha radici storicizzabili.97

Tutte queste caratteristiche sono insite nella struttura e nell’ideologia del poliziesco, e rispecchiano anche la visione di una borghesia alla ricerca di un consolidamento politico e sociale, al punto che un tale ordine del testo e l’ordine extra- testuale adempiono alle aspettative di classe.

Gli antecedenti del romanzo poliziesco sono stati rintracciati nella cultura dell’Illuminismo, ma è nella letteratura romantica che se ne trovano le componenti. È con il Romanticismo che avviene un mutamento nella sensibilità con cui gli autori raccontano e descrivono le gesta di avventurieri e criminali, storie che ebbero un grande successo a partire dal XVII secolo. Si acuisce l’attenzione per gli strati più bassi della società, per i criminali che rappresentano il conflitto dell’individuo con la società, rappresentando una realtà strana, proibita, diversa dalla realtà quotidiana, «antagonisti della società e transfughi della realtà, qualità emblematiche della coscienza e della cultura romantiche».98

Sono stati evidenziati embrioni di romanzo giallo anche in opere dell’antichità, che presentano l’utilizzo di tecniche quali la suspense o la detection. Il mito di Edipo e l’Edipo re di Sofocle sono stati visti come esempi archetipici di genere poliziesco, più precisamente di

thriller e di suspense, tanto più che il tema dell’inquisitore, che si scopre poi colpevole del

crimine oggetto della propria inchiesta, è uno dei temi che si ritrovano anche in opere

97 ILARIA CROTTI, La detection della scrittura. Modello poliziesco ed attualizzazioni allotropiche nel

romanzo del Novecento, cit., p. 14.

moderne. Anche alcune favole esopiche, come quella della volpe che rifiuta di entrare nella tana del leone, perché osserva che le impronte degli animali vi figurano solo all’ingresso, può essere considerato un esempio di detection e di ragionamento induttivo basato sull’osservazione. Del Monte afferma, però, che tali esempi non vadano considerati, in quanto sono solo precedenti remoti derivati dal concetto che il genere letterario sia un ente astratto non determinato dalle singole opere e obbediente alle leggi dell’evoluzione, in altre parole una costante metastorica, anteriore ai fenomeni storici. Tali elementi potrebbero essere considerati antenati del romanzo poliziesco solo nel caso in cui comparissero insieme, ma, incorporati in generi del tutto differenti, non esprimono minimamente la situazione storico-culturale che si trova, invece, alle basi del giallo.99

Il modello del romanzo poliziesco è stato attribuito a Edgar Allan Poe (1809-1849). In tal caso l’archetipo del genere si pone non in romanzi, ma in racconti. La brevità non necessita né di una ampollosità filosofica e scientifica, né di un’eccessiva puntigliosità terminologica, elementi che nella scrittura di Poe non emergono in maniera preponderante. È lo scrittore americano che sostiene per primo che l’opera poliziesca debba essere concepita nella sua totalità e in modo che tutto lo svolgimento tenda alla soluzione e all’effetto che l’autore si è prefissato di voler suscitare nel pubblico. Poe fonde vari temi della cultura precedente e contemporanea, ma li investe di una nuova attualità e dà inizio a quella che si definisce detective story. Egli sente l’influsso sia della crime story che della mystery story, quel genere che presenta un mistero in apparenza soprannaturale, spiegato poi razionalmente, in altri termini: lo strano todoroviano.

Fin da Poe:

il mistero si identificò con un crimine misterioso, in quanto il mistero collegato a un crimine è particolarmente urgente e ingenera nel lettore una maggiore suspense […]. Salvo rare eccezioni, però, il mistero ha sempre implicato la rivelazione dell’identità di un individuo e, anche quando la detection ha risolto il mistero come dovuto a cause naturali o incidentali, il tema della possibilità di una colpa individuale è sempre stato presente.100

Poe riassume in sei punti quelle che sono le basi del genere, che sia l’autore che il lettore hanno ben presenti nel momento in cui si avvicinano al genere:

1. Mistero apparentemente inspiegabile;

2. Persone innocenti sospettate a causa di apparenti indizi; 3. Osservazione e ragionamento come metodo d’indagine;

4. Imprevedibilità della soluzione, che è tanto più semplice quanto più inspiegabile appare il mistero;

5. Procedimento di eliminazione di tutte le possibilità di soluzione fino all’emergere dell’unica possibile;

6. Superiorità del detective dilettante sulla polizia e sul suo aiutante.101

Si può evincere dall’elenco che i punti salienti della narrazione poliziesca siano la

detection e il detective, che risulta essere, in definitiva, la personificazione della ragione.

Gli altri punti, invece, rappresentano lo schema tradizionale del romanzo poliziesco, che mi

100 Ivi, pp. 15-16. 101 Ivi, p. 69.

ripropongo di chiarire maggiormente nel paragrafo successivo, riguardante gli aspetti strutturali e stilistici.

Un altro dei fondatori del genere è Emile Gaboriau (1832-1873) che si ispira alla letteratura sui criminali, alle cronache criminali e giudiziarie. Il suo detective, Lecoq, è il primo ad utilizzare l’osservazione e l’analisi dei particolari e sarà proprio a lui che si ispirerà Doyle per il suo Sherlock Holmes. Gaboriau modellò Leqoc su una persona reale, l’avventuriero Eugène-Francoise Vidocq, un criminale che aveva poi cominciato a collaborare con la polizia, grazie alle sue conoscenze dell’ambiente della malavita. Lecoq è un personaggio non infallibile, a differenza di Sherlock Holmes, il che lo rende una figura più umana.

Arthur Conan Doyle (1859-1930) è il padre di Sherlock Holmes, personaggio divenuto così famoso da essere considerato una persona reale. Conan Doyle è colui che è riuscito a fondere le due correnti del giallo in un’unica struttura perfettamente funzionante, al punto da essere considerata quella canonica del genere. Sicuramente il suo detective è rappresentante di quella fiducia positivista nella ragione e nella scienza, che andrà cambiando negli anni successivi.

Poe, Gaboriau e Conan Doyle possono, quindi, essere ritenuti i padri del genere ed effettivamente sono quelli universalmente riconosciuti come tali e che hanno permesso una canonizzazione del genere. Per quanto riguarda l’ambito italiano bisogna, invece, aspettare gli anni trenta e la pubblicazione della collana dei Gialli Mondadori. Le prime esperienze di giallo si possono ritrovare già verso la fine del XIX secolo, quando gli autori italiani cominciarono a sentire l’influsso dei grandi feuilleton francesi di atmosfera noir. Va detto che in Italia, come in nessun altro paese, il giallo fu inizialmente snobbato e criticato dall’élite colta, anche a dispetto, o forse a causa, del grande successo di pubblico.

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