Capitolo 3: La tutela delle balene
3.4 Chi si oppone al proprio paese
3.4.3 Le ragioni della sommossa locale
Nella maggior parte dei paesi i cittadini hanno la possibilità di esprimere liberamente i loro pensieri, opinioni e pareri in maniera scritta o verbale. Gli atti di disappunto da parte della popolazione si manifestano con scioperi dei lavoratori oppure con occupazioni e proteste pacifiche che a volte sfociano in dimostrazioni violente a causa di individui, ad esempio i black bloc, che disturbano la contestazione sviando il vero intento dei manifestanti.
Il malcontento, l‟insoddisfazione e magari l‟aggiunta di una situazione complicata portano le persone a compiere azioni estreme, come rapine per racimolare pochi soldi o a veri attacchi alle istituzioni, in quanto non vedono altra via di uscita se non esprimendosi con gesti di violenza. Ciò può essere originato dalla mancata assistenza da parte dello Stato nell‟aiutare i cittadini bisognosi o nel non interpellare la gente per questioni di interesse locale o pubblico. Per i cittadini il fatto di non essere consultati può essere interpretato perfino come mancanza
197 Ibid., p. 54.
198 Ibid., pp. 54-55. 199
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di rispetto nei loro confronti da parte dello Stato soprattutto se i temi coinvolgono la collettività e vanno a influire sulle mansioni e sulle professioni dei singoli individui.
L‟esempio sopra riportato dimostra il fallimento delle autorità giapponesi nel non aver voluto ascoltare il parere degli abitanti di Same, i quali dovevano, necessariamente, essere consultati per la realizzazione della stazione baleniera. Infatti, la bolla del malcontento scoppiò quando, per l‟ennesima volta, gli abitanti del posto, in particolar modo i pescatori, non furono interpellati dalle auorità. Manifestarono aggressivamente perché le conseguenze della costruzione del fabbricato e le attività connesse avrebbero inciso pesantemente sul villaggio e sulla comunità tutta. Le azioni dei residenti e di quelli implicati nella rivolta locale furono giudicate dalla Corte e i colpevoli pagarono giustamente per i crimini commessi nei confronti delle varie istituzioni, dei sostenitori e della società baleniera.
I comportamenti delle persone sono condizionati dai fatti che accadono spontaneamente, basti pensare alle catastrofi naturali, oppure dalle decisioni delle persone prese sia nel breve che, specialmente, nel medio - lungo periodo. Una scelta sbagliata che ha ripercussioni nel futuro potrebbe danneggiare non solamente chi vive nel presente, ma anche le generazioni che verranno. Gli effetti del domani devono essere ben ponderati e calibrati per evitare che in un prossimo futuro i provvedimenti presi nel presente non abbiano conseguenze negative sulle persone e sull‟ambiente circostante.
Il futuro è importante perché chi prende le decisioni per la collettività ha come fine e obiettivo principale il bene di tutti. Il benessere del popolo deve trovarsi sempre al centro dei pensieri dei politici e delle istituzioni. Se, però, dovessero optare per una soluzione errata che andrebbe a loro vantaggio e non a quello della comunità, la gente potrebbe reagire anche in modo violento. Per modificare la situazione i cittadini potrebbero attuare una raccolta di firme, parlare direttamente con i politici o manifestare tranquillamente esponendo i loro pareri. Una errata decisione, insomma, presa per il futuro potrebbe compromettere, addirittura in modo irreversibile, le vite dei cittadini e della loro prole.
La sommossa nata dagli abitanti e dai pescatori di Same testimonia come le autorità della prefettura di Aomori e del territorio circostante non abbiano studiato attentamente quali potessero essere gli esiti che la stazione di terra avrebbe comportato nel medio - lungo termine. I danni maggiori nati dal progetto e dalla costruzione sono stati l‟inquinamento marino causato da una gestione scadente da parte della Società Baleniera Tōyō nello
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smaltimento dei rifiuti e l‟impossibilità dei pescatori di poter catturare altre specie di pesci. Queste due cause sono concatenate.
La Società Baleniera Tōyō era stata avvisata dalle autorirà della prefettura riguardo l‟appropriata gestione del trattamento e dell‟eliminazione del sangue e dell‟olio di balena. Non curante delle attrezzature inefficienti e dell‟incapacità di smaltire l‟elevato volume dei rifiuti, continuò a riversare nel mare gli scarti e le eccedenze derivanti dalla macellazione dell‟animale. Le scorie che venivano gettate in acqua, il sangue residuo e l‟olio, si depositavano sul fondo marino e col tempo si coaugulavano impedendo agli altri pesci di nuotare. Inoltre, i rifiuti uccidevano i pesci perché le sostanze, ovviamente nocive per le forme marine, rendevano rarefatto l‟ossigeno contenuto nell‟acqua, essenziale per la respirazione. Ciò comportava l‟incapacità di catturare altri pesci, specialmente le sardine che erano la tipologia di pesce più pescata nella zona prima che venisse realizzato l‟impianto baleniero. L‟insieme provocò il deterioramento della qualità dell‟acqua e la drastica diminuzione delle sardine.200
Conclusione
I santuari, riserve marine protette in cui uccidere le balene è severamente proibito, e il whale-watching, servizio turistico che mira a osservare in maniera ravvicinata gli esemplari e il loro habitat, sono i maggiori strumenti per la salvaguardia dei cetacei da parte di coloro che si oppongono fermamente alla caccia.
I santuari, sparsi nel continente americano, Sud Africa, Europa, Oceania e Antartico, tutelano le balene perché sono aree marittime in cui vigono le normative internazionali della IWC e le leggi nazionali dei Paesi. Un‟eventuale violazione di queste norme comporta sanzioni al paese che cattura l‟animale o la sentenza da parte delle autorità di giustizia, ovvero i tribunali.
Il whale-watching è un servizio offerto dalle imprese turistiche con lo scopo di fornire un‟istruzione ai visitatori e alle future generazioni sul comportamento delle balene e del loro ambiente. La legislazione è regolata dai Governi che si rifanno, come linee guida, a quelle della Commissione.
I movimenti ambientalisti e animalisti, WWF, Greenpeace e Sea Shepherd, sono per la maggior parte ONG che combattono contro gli stati che applicano la caccia, ovvero Norvegia,
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Isole Faroe e Giappone. Il loro fine è salvaguardare l‟ambiente e i mammiferi marini dalla distruzione causata dall‟uomo e dai cambiamenti climatici. Le attività si differenziano in base all‟organizzazione. Possono essere pacifiche come quelle del WWF o di Greenpeace o più dirompenti come quelle di Sea Shepherd.
Le opinioni, i progetti e le intenzioni delle autorità che appoggiano e favoriscono lo sviluppo dell‟industria baleniera, come la costruzione di una stazione di terra, non sempre sono coerenti e uguali a quelle della popolazione. Divergenze tra i due gruppi possono originare dissapori e contrasti che a volte sfociano in manifestazioni veramente violente. Questo è il caso della rivolta dei pescatori di Same (prefettura di Aomori) che hanno incendiato una società baleniera perché la realizzazione della stazione di terra avrebbe e ha comportato seri danni alla pesca locale di sardine.
Tutto ciò fa capire che la preservazione dell‟ambiente naturale, nel nostro caso gli ampi spazi marini in cui nuotano i cetacei, non può e non deve costituire l‟interesse solo di pochi, i cosiddetti “addetti ai lavori” (movimenti ambientalisti, IWC, Stati e persone di tutto il mondo), ma deve coinvolgere tutti, ovviamente su piani diversi e con differenti responsabilità, coscienti che solo in questo modo e con la partecipazione di tutti, nessuno escluso, potremo consegnare un mondo più sano e pulito alle generazioni future: diversamente l‟esito potrebbe essere alquanto diverso e tutti ne saremmo responsabili, basti pensare al deterioramento dell‟ambiente marino o l‟estinzione dei mammiferi che in esso vivono.
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