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Etimologia:

Il nome del genere deriva dal greco “sinápi”, ma è nome di origine egiziana o indiana; il nome della specie significa dei campi arati, suo habitat pre-ferenziale.

Descrizione:

Pianta annua erbacea, polimorfa, con apparato radicale molto espanso; fusti eretti o ascendenti, ispidi o glabri, striati e ramosi; altezza

general-mente compresa dai 30 cm ai 120 cm in terreni ricchi. Le foglie basali hanno un lungo picciolo, di forma ovale, lanceolate, larghe da 2 a 5 cm, lun-ghe da 4 a 8 cm. Le foglie cauline hanno un breve picciolo, sono intere, ovate o lanceolate con mar-gine dentato ed apice acuto e progressivamente ridotte. Sono tutte di colore verde scuro, opache e rugose. I fiori, all’apice dei fusti, sono di colore giallo, hanno calice disposto sul piano orizzontale.

Nomi volgari: Senape dei campi, Senape selvatica, Rapastella gialla, Mustard

Habitat:

La senape è una pianta annuale, presente in qua-si tutte le stagioni e diffusa nelle zone temperate, fino a 1.200 metri di altitudine, nei pascoli, nei campi, lungo le strade, anche tra i rifiuti e le rovi-ne, ma soprattutto nei luoghi coltivati soleggiati.

Predilige i suoli fertili a reazione leggermente alcalina (terreni calcarei) e si trova più spesso fra le colture erbacee, di cui è considerata una temi-bile infestante, perché riesce ad esercitare una notevole competizione in virtù del suo rapido sviluppo vegetativo. Ma negli ultimi decenni, in seguito all’uso dei diserbanti, si è avuta una no-tevole riduzione di questa specie, che riesce a so-pravvivere grazie alla produzione di una grande quantità di semi (circa 25.000 per pianta) e alla loro longevità; questi semi possono germinare infatti anche dopo 50 anni.

Proprietà nutrizionali e medicinali:

Le foglie sono ricche di vitamine B e C e sali mi-nerali. Anche i semi, contenenti acidi grassi pre-valentemente insaturi, amidi e proteine, trovano la loro utilizzazione in erboristeria come lassativi.

Per uso esterno la senape è indicata in caso di reumatismi e affezioni delle vie respiratorie e per pediluvi.

Uso in cucina:

La senape è conosciuta anche per la commesti-bilità delle sue foglie, in particolare quando sono nella fase giovanile nei mesi di marzo-aprile. Già alla fine del I° secolo, il latino Columella, nel suo trattato “De Re Rustica”, menzionava le foglie di questa pianta conservate in aceto come condi-mento.

La senape selvatica ha un sapore molto simi-le alsimi-le cime di rapa. Essa cresce spontanea e in modo infestante; é facile pulirla: basta tagliare il gambo fin dove esso é troppo duro e gettare vie solo le foglie gialle e rovinate; si tagliano a pez-zetti le foglie più grandi e si lasciano intere quello più giovani e piccole. Con i semi di senape si fa la mostarda, la quale si diffuse come condimen-to verso il XIII secolo e si otteneva frantumando i semi della senape nel mosto di vino. In Italia il ter-mine mostarda è usato per indicare un prodotto simile ad una macedonia di frutta sciroppata in acqua zuccherata e con una percentuale di semi di senape (e/o aromi), circa una parte su quattro.

Pesto di senape selvatica Ingredienti:

• 600 g di senape selvatica già pulita e lavata,

• olio extra vergine di oliva q.b.,

• uno spicchio d’aglio,

• un peperoncino,

• orecchiette o mezze maniche Preparazione

Lessare la verdura in acqua bollente per circa die-ci minuti. Una volta lessata, immergere la verdura in acqua fredda, questo servirà a mantenere il colore verde brillante delle foglie. Una volta raf-freddata porla in un contenitore, aggiungere un pizzico di sale, pochissimo aglio e del peperonci-no. Versare nel contenitore un bicchiere di acqua, possibilmente di fonte, prendere un frullatore ad immersione e farlo lavorare fino ad ottenere una giusta consistenza. La salsa ottenuta può essere usata per condire la pasta con aggiunta di un filo d’olio extravergine di oliva.

(Campanula rapunculus L.) - Famiglia: Campanulaceae

RAPUNZOLO

Etimologia:

Il nome scientifico del genere Campanula, deriva da Campana perchè i suoi fiori, dalla corolla blu o lillà, hanno forma di campanella, il nome della specie rapunculus (dal latino rapa) è derivato, in-vece dall’uso culinario che si è sempre fatto della sua radice, il raperonzolo infatti presenta una ra-dice a fittone, bianca, grossa e carnosa, tanto da rassomigliare a una rapa.

Habitat:

Il raperonzolo cresce un po’ ovunque in tutta la Penisola ad eccezione della Sicilia e della Sarde-gna. Cresce con molta frequanza negli oliveti;

predilige terreni freschi non troppo lavorati, tra il muschio, senza ristagni d’acqua, fertili e tenden-zialmente calcarei, fino a 1200 metri d’altitudine.

Quando cercarlo:

Si può raccogliere da fine ottobre a metà aprile, Nomi volgari: Raperonzolo, Rapunzolo

la germinazione dei semi inizia generalmente in autunno, ma si può avere anche in primavera ed allora le piante restano inattive per tutto il perio-do estivo e riprenderanno la crescita in autunno.

Durante l’inverno la pianta resiste anche freddi di -13°C. Quindi per tutto il periodo che va dall’au-tunno a fine inverno si possono raccogliere ra-ponzoli, completi di foglioline e radice, la quale rappresenta la parte più buona della pianta.

Come coltivarlo:

Il raperonzolo è possibile seminarlo nell’orto, dopo aver lavorato in profondità il terreno che dovrà essere piuttosto fresco, fertile e non trop-po soleggiato. I semi si trop-possono acquistare pres-so negozi specializzati; pres-sono piccolissimi, quindi vanno mescolati con sabbia fine per evitare che cadano troppo fitti e che le piantine non cresca-no abbastanza distanti l’una dall’altra; fare at-tenzione a coprirli con pochissimo terriccio fine, dopo averli posti in piccoli solchi appena segnati, distanti circa 30 centimetri. Si possono seminare in marzo o aprile e si avrà lo sviluppo completo in settembre; seminando a maggio-giugno, si avrà la possibilità di raccoglierli dal tardo autunno fino a tutta la primavera successiva.

Proprietà nutrizionali e medicinali:

Grazie ai suoi principi attivi, quali i sali minerali, la vitamina C e le proteine, il raponzolo vanta pro-prietà antisettiche, astringenti, e rinfrescanti. Le radici sono molto ricche di inulina, uno zucche-ro che riduce il livello di glucosio nel sangue dei diabetici, migliora il metabolismo dei lipidi, con il quale impedisce eventuali complicazioni del dia-bete come retinopatia, angiopatia

In Cucina:

Misticanza con Raperonzoli

Il modo migliore per gustare i Rapunzoli è sem-plicemente quello di preparare una “Misticanza”, cioè un misto di erbe dal sapore dolce composto da:

Ginestrella (Chondrilla juncea), abbondan-te

Caccialepri (Reichardia picroides)

Crespigni (Sonchus asper)

Pimpinellone (Tordylium apulum) poche foglioline, con retrogusto di cetriolo e mol-to profumate

Pimpinella (Sanguisorba minor) poche fo-glioline, con retrogusto di noce

• Olio extravergine di oliva

• Sale q.b

• Aceto di vino

Misticare a due mani e servire.

Uova con raponzoli e caciotta

Per gustare il raffinato sapore del raponzolo alla maniera del tartufo, basta prendere una padella, vi mettete a scaldare un poco di olio extra vergi-ne di oliva; poi vi rompete 3 o 4 uova lasciando cadere solo il bianco dell’uovo. Appena l’albume diventa bianco unitevi i piccoli pezzi di caciotta primo sale o di mozzarella e fate cuocere per 2 minuti. Unite anche i rossi dell’uovo, un pizzico di sale e 3-4 radici di raponzolo tagliate a rondelline sottili. A cottura ultimata spolverate le uova con un trito finissimo fatto con le foglie di raponzolo e servitele calde con del pane tostato irrorato con un filo di olio extra vergine di oliva.

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