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3 LA CULTURA ATTRAVERSO IL MURO

3.2 RAPPORTI CULTURAL

Nonostante la tensione tra Stati Uniti ed Unione Sovietica fosse tornata a salire, durante gli anni ’80, gli Stati dell’Europa orientale ed occidentale erano pronti a rafforzare sia il dialogo politico che lo scambio e la collaborazione culturale oltre cortina.696

La fine del periodo di détente aveva avuto conseguenze non solo sul piano della cooperazione culturale internazionale, come ad esempio le minacce di uscita dall’UNESCO nel 1985 da parte degli Stati Uniti, il boicottaggio di un ordinamento internazionale sull’informazione e i media o il blocco della Conferenza sulla sicurezza e la cooperazione in Europa, ma aveva avuto anche conseguenze sui rapporti bilaterali tra gli Stati.

Alla fine del 1979 gli Stati Uniti ruppero di fatto i rapporti culturali interstatali con l’Unione Sovietica e decisero di non rinnovare l’Accordo generale tra gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica per lo sviluppo dei contatti, degli scambi e della cooperazione, siglato, per la durata complessiva di sei anni, nel 1973.697

Allo stesso tempo gli Stati Uniti iniziarono a praticare una politica di accordi bilaterali e cooperazione culturale con i singoli Stati del blocco socialista, senza coinvolgere per nulla l’Unione Sovietica, al fine di spingere questi Paesi ad attuare una politica estera più indipendente e meno allineata alla volontà dei sovietici.698

L’atteggiamento dei principali Paesi europei occidentali fu invece altalenante: per certi periodi di tempo, in particolare tra il 1980 e il 1982, la maggior parte di questi Paesi attuò, nei confronti dei Paesi dell’Est, una politica restrittiva, senza però interrompere o negare lo scambio culturale, come avevano fatto gli Stati Uniti.699

La Gran Bretagna dichiarò, in occasione della firma del Piano di lavoro culturale comune con la Repubblica democratica,

696 Falko Raaz, op. cit., pag. 173 697

Falko Raaz, op. cit., pag. 173

698

Falko Raaz, op. cit., pag. 173

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che il governo inglese non prevedeva alcuna possibilità per lo sviluppo di ulteriori accordi culturali con i Paesi dell’Est. L’allora Ministro per la cultura sovietico Petr Demichev rilevò che in quello stesso periodo anche i governi di Italia, Belgio, Paesi Bassi, Danimarca e Portogallo stavano seguendo la stessa linea di condotta della Gran Bretagna.700 Allo stesso tempo, d’altra parte, i rapporti culturali tra i Paesi del Patto di Varsavia e Paesi come la Norvegia, la Svezia e la Francia si stavano sviluppando normalmente, con Paesi come la Finlandia e l’Austria andavano intensificandosi, mentre i rapporti con la Spagna e la Grecia erano intensi come mai prima di allora.701

In generale i rapporti culturali tra i Paesi occidentali e i Paesi del blocco sovietico tornarono, negli anni seguenti al 1982, al livello precedente al 1980.

I rapporti culturali tra la Germania Est e la maggior parte dei Paesi occidentali non presentò in quegli anni limitazioni importanti, andò anzi intensificandosi.

Solamente nel 1983, i Paesi del Patto di Varsavia stabilirono nei Paesi occidentali più di 60 esposizioni e inviarono 107 delegazioni artistiche e culturali.

I rapporti culturali durante il 1984 si mantennero sullo stesso livello.702

Durante la prima metà degli anni ’80 gli Stati socialisti svilupparono, da parte loro, i rapporti culturali con i Paesi dell’Europa occidentale senza particolari limitazioni, aumentandone anzi in alcuni casi la portata e l’importanza. La Repubblica democratica concluse così, in quegli anni, trattati culturali con la Francia, l’Italia, la Grecia e la Repubblica federale tedesca, e fondò centri culturali in Francia ed in Italia.703

Questo era stato possibile anche grazie alla diversità di vedute nell’ambito della politica estera dei Paesi occidentali, i quali, come nel caso della Repubblica federale, della Francia, dell’Italia e di altri Paesi minori appartenenti alla Nato,

700 Falko Raaz, op. cit., pag. 174 701

Falko Raaz, op. cit., pag. 174

702

Falko Raaz, op. cit., pag. 174

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decisero di non sottomettere i loro rapporti con i Paesi del Patto di Varsavia al riacutizzarsi della tensione tra Stati Uniti ed Unione Sovietica e di non compiere passi decisivi contro il clima di distensione con i Paesi dell’Est.704

Questa scelta di campo a favore della distensione era stata fatta dai Paesi dell’Europa occidentale anche sulla base di motivi concreti e di convenienza.

Entrambe le parti avevano interesse a sviluppare rapporti, anche commerciali, vantaggiosi ed erano consapevoli dell’alto grado di vulnerabilità dei loro territori in caso di conflitto, anche a causa dei limiti finanziari alla capacità di riarmo.

I Paesi dell’Europa occidentale erano inoltre intenzionati ad influenzare ideologicamente i Paesi dell’Europa orientale dominati dal socialismo, cosa che non sarebbe stata possibile

nel caso di un peggioramento della situazione

internazionale.705

Da ciò derivò la volontà dell’Europa occidentale di intensificare il dialogo politico e di mantenere il sistema di accordi e trattati con la Repubblica democratica e gli altri Paesi dell’Europa dell’Est.

In questo contesto i politici dell’Europa occidentale svilupparono l’opinione che si sarebbe dovuto sostenere lo scambio economico, tecnico-scientifico e culturale con i Paesi del blocco sovietico, per il benessere dei loro stessi stati; gli Stati Uniti al contrario, sulla base delle loro velleità globali, puntarono in quegli anni maggiormente sullo scontro ideologico e la potenza militare.706

Come disse Andrej Gromyko nel 1984 alla conferenza di Stoccolma, l’Europa tendeva come mai prima d’allora, a causa dei forti intrecci e scambi economici, storici e culturali, alla pacifica collaborazione con il mondo socialista in tutti gli ambiti.707

704 Falko Raaz, op. cit., pag. 175 705

Falko Raaz, op. cit., pag. 176

706

Falko Raaz, op. cit., pag. 176

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3.3 RAPPORTI E SCAMBI TRA LA REPUBBLICA