Pier Luigi Nervi, uno degli ingegneri e architetti più celebri del XX secolo, ha sempre “improntato la sua ricerca alla risoluzione del problema della copertura, o comunque alla definizione di un limite fisico allo spazio”1, ossessionato dalla volontà di progettare e costruire edifici caratterizzati da grandi luci di co-pertura2. Tema essenziale di questa continua speri-mentazione, fondata sulla ricerca di un’”espressività strutturale”, è l’arco parabolico3, “un elemento desti-nato ad evolversi e declinarsi in una ricerca basata sul-la psul-lasticità del cemento armato, impiegato in diverse future opere di Nervi”4. Il sistema strutturale utilizzato per il Magazzino di Margherita di Savoia (1936) co-stituisce, infatti, uno schema che l’ingegnere di Son-drio, sperimenterà largamente già dal 1935, nelle aviorimesse di Orvieto (1935), in quella di Orbetello (1939)5 e in altri quattro magazzini sempre adibiti all’immagazzinamento del sale: a Bologna, Tortona, Volterra, Cagliari e Porto Marghera6. Nella progetta-zione di questo edificio Nervi giunge ad una forma tipo, attraverso un’oculata analisi “delle sollecitazioni esterne” e della loro collocazione nello spazio7. Di-fatti, la volontà da parte dell’Amministrazione dei Monopoli di Stato di costruire strutture con grandi luci priva d’ingombri, porta l’ingegnere sondriese ad utilizzare la forma della parabola, considerata dallo stesso Nervi la miglior soluzione formale, non solo dal punto di vista strutturale, ma anche funziona-le, incentrando la propria attenzione nei confronti dell’attività produttiva8.
Il magazzino Nervi:Una cattedrale industriale abbandonata
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4.1 “Rapporto tra Forma e Funzione”
1Pier Luigi Nervi, uno degli ingegneri e architetti più celebri del XX secolo, ha sempre “improntato la sua ricerca alla risoluzione del problema della copertura, o comunque alla definizione di un limite fisico allo spazio”2, ossessionato dalla volontà di progettare e costruire edifici caratterizzati da grandi luci di copertura3. Tema essenziale di questa continua sperimentazione, fondata sulla ricerca di un’”espressività strutturale”, è l’arco parabolico4, “un elemento destinato ad evolversi e declinarsi in una ricerca basata sulla plasticità del cemento armato, impiegato in diverse future opere di Nervi”5. Il sistema strutturale utilizzato per il Magazzino di Margherita di Savoia (1936) costituisce, infatti, uno schema che l’ingegnere di Sondrio, sperimenterà largamente già dal 1935, nelle aviorimesse di Orvieto (1935), in quella di Orbetello (1939)6 e in altri quattro magazzini sempre adibiti all’immagazzina-mento del sale: a Bologna, Tortona, Volterra, Cagliari e Porto Marghera7. Nella progettazione di questo edificio Nervi giunge ad una forma tipo, attraverso un’oculata analisi “delle sollecitazioni esterne” e della loro collocazione nello spazio8. Difatti, la volontà da parte dell’Amministrazione dei Monopoli di Stato di costruire strutture con grandi luci priva d’ingombri, porta l’ingegnere sondriese ad utilizzare la forma della parabola, considerata dallo stesso Nervi la miglior soluzione formale, non solo dal punto di vista strutturale, ma anche funzionale, incentrando la propria attenzione nei confronti dell’attività produttiva9.
1 F.M. Stella, Nervi per l’industria. I magazzini del sale di Tortona, tesi di laurea, Politecnico di Torino, Il facoltà di Architettura, rel. A. Dameri, a.a.
2008-2009, p. 86.
2 P. Solomita, Pier Luigi Nervi Architetture Voltate, Verso nuove strutture, Fondazione Bruno Zevi, Roma 2013, p.12.
3 Ibid.
4 Tema che Nervi andrà ad indagare secondo una riformulazione tecnica e sintattica operata sulla tradizione muraria espressa alcuni decenni prima in ambito europeo (quale, soprattutto, la Sagrada Familia e Casa Batllò, di Antoni Gaudi) e coi primi esempi in cemento armato realizzati nel frattempo in Italia (dalla Italcementi di Casale Monferrato -1922-23- alla Montecatini di Romano di Lombardia -1924-25-). A. Riondino, Il linguaggio tecnico della Modernità italiana. Il Magazzino Sali di Pier Luigi Nervi a Margherita di Savoia, in A. Pagliuca, M. Sàito (a cura di), 9 itinerari x 100 architetture del ‘900: Basilicata e Puglia, Gangemi Editore International, 2019, pp 290-292.
5 M.Visone, Infrastrutture e Industria, in A. Pagliuca, M. Sàito (a cura di), 9 itinerari x 100 architetture del ‘900: Basilicata e Puglia, Gangemi Editore International, 2019, pp 44-45.
6 F.M. Stella, Nervi per l’industria. I magazzini del sale di Tortona, tesi di laurea, Politecnico di Torino, Il facoltà di Architettura, rel. A. Dameri, a.a.
2008-2009, p. 88.
7 M.Visone, Infrastrutture e Industria, in A. Pagliuca, M. Sàito (a cura di), 9 itinerari x 100 architetture del ‘900: Basilicata e Puglia, Gangemi Editore International, 2019, pp 44-45.
8 F.M. Stella, Nervi per l’industria. I magazzini del sale di Tortona, tesi di laurea, Politecnico di Torino, Il facoltà di Architettura, rel. A. Dameri, a.a.
2008-2009, p. 86.
9 Ibid.
Schema di cattedrale gotica. (Archivio Pier Luigi Nervi, MAXXI, Roma)
Aviorimesse di Orvieto e Orbetello, assonometria. Model-lo digitale.
Foto in Barazzetta G., Pier Luigi Nervi. Il modello come stru-mento di progetto, Quodlibet, Macerata 2017, p. 9.
Foto in Solomita P., Pier Luigi Nervi Architetture Voltate, Ver-so nuove strutture, Fondazione Bruno Zevi, Roma 2013, p.
13.
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Il grande spazio interno dell’edificio, scandito dall’i-terata serialità di questi monumentali archi paralleli, consente a Nervi di concepire un’unica grande na-vata, che permette di semplificare le varie manovre e attività per cui l’opera è stata concepita1. Il profi-lo dell’arco, per di più, ricorda la forma dei cumuli di sale, definendo un forte legame “tra contenitore e contenuto, tra forma e funzione”2. La semplicità di quest’opera risiede, pertanto, nell’immagine perce-pita e nel messaggio che riesce a trasmettere3. Un’ar-chitettura che riesce a simboleggiare sé stessa ed individua il proprio uso e contenuto, dando vita ad uno “stile di verità”4, dove forma e funzione appaiono in esemplare connubio5. Nervi non cela lo schema strutturale, anzi, attribuisce ad ogni singolo elemen-to resistente una forma che espliciti apertamente la propria funzione6. Nervi, tuttavia, non crea “forme nuove, né elabora impianti architettonici complessi; si limita all’applicazione di soluzioni strutturali del pas-sato”7, assimilando modelli riconducibili alle archi-tetture gotiche, in cui “le nervature localizzavano gli sforzi delle volte mentre gli archi rampanti e i contraf-forti servivano a contrastare le spinte, allo stesso modo le forme che egli adotta, come i grandi arconi, le pen-siline laterali, sono strettamente legate alla funzione che ricoprono”8. Se da una parte, quindi, il linguaggio architettonico della struttura è espresso in maniera esplicita dalla sua tecnologia costruttiva, dall’altra, l’armonia che il maestro di Sondrio progetta “tra il forma, funzione e contenuto, tra spazi interni ed invo-lucro”9, accresce il valore ed il messaggio dell’opera10. Il grande spazio interno dell’edificio, scandito dall’iterata serialità di questi monumentali archi paralleli, consente a Nervi di concepire un’unica grande navata, che permette di semplificare le varie manovre e attività per cui l’opera è stata concepita1. Il profilo dell’arco, per di più, ricorda la forma dei cumuli di sale, definendo un forte legame “tra contenitore e contenuto, tra forma e funzione”2. La semplicità di quest’opera risiede, pertanto, nell’immagine percepita e nel messaggio che riesce a trasmettere3. Un’architettura che riesce a simboleggiare sé stessa ed individua il proprio uso e contenuto, dando vita ad uno “stile di verità”4, dove forma e funzione appaiono in esemplare connubio5. Nervi non cela lo schema strutturale, anzi, attribuisce ad ogni singolo elemento resistente una forma che espliciti apertamente la propria funzione6. Nervi, tuttavia, non crea “forme nuove, né elabora impianti architettonici complessi; si limita all’applicazione di soluzioni strutturali del passato”7, assimilando modelli riconducibili alle architetture gotiche, in cui “le nervature localizzavano gli sforzi delle volte mentre gli archi rampanti e i contrafforti servivano a contrastare le spinte, allo stesso modo le forme che egli adotta, come i grandi arconi, le pensiline laterali, sono strettamente legate alla funzione che ricoprono”8. Se da una parte, quindi, il linguaggio architettonico della struttura è espresso in maniera esplicita dalla sua tecnologia costruttiva, dall’altra, l’armonia che il maestro di Sondrio progetta “tra il forma, funzione e contenuto, tra spazi interni ed involucro”9, accresce il valore ed il messaggio dell’opera10.
1 F.M. Stella, Nervi per l’industria. I magazzini del sale di Tortona, tesi di laurea, Politecnico di Torino, Il facoltà di Architettura, rel. A. Dameri, a.a.
2008-2009, p. 86.
2 Ibid.
3 Ibid.
4 P. Solomita, Pier Luigi Nervi Architetture Voltate, Verso nuove strutture, Fondazione Bruno Zevi, Roma 2013, p.14.
5 F.M. Stella, Nervi per l’industria. I magazzini del sale di Tortona, tesi di laurea, Politecnico di Torino, Il facoltà di Architettura, rel. A. Dameri, a.a.
2008-2009, p. 86.
6 F.M. Stella, Nervi per l’industria. I magazzini del sale di Tortona, tesi di laurea, Politecnico di Torino, Il facoltà di Architettura, rel. A. Dameri, a.a.
2008-2009, p. 87.
7 P. Solomita, Pier Luigi Nervi Architetture Voltate, Verso nuove strutture, Fondazione Bruno Zevi, Roma 2013, p.14.
8 F.M. Stella, Nervi per l’industria. I magazzini del sale di Tortona, tesi di laurea, Politecnico di Torino, Il facoltà di Architettura, rel. A. Dameri, a.a.
2008-2009, p. 87.
9 Ibid.
10 Ibid.
Fig. 3 Immagine storica del Magazzino di Porto Marghera adibito un tem-po a detem-posito sali.
Fig. 1 Foto storica. Interazione tra “contenitore” (archi parabolici) e il prodotto contenuto al suo interno (montagna di sale).
Fig. 2 Stato attuale del Magazzino Nervi a Margherita di Savoia, in disuso dal 1974, con resti della montagnola di sale che era contenuta all’in-terno della struttura..
Fig. 1-3: in F. Stella, Nervi per l’industria I magazzini del sale di Tortona, Lulu, 2011, pp. 87-37.
Fig. 2: in https://ascosilasciti.com/it/2019/05/28/iodio/, consultato il 20/11/21.