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Quest’ultima, avente base rettangolare, aperta sui quattro lati da finestrature su tre livelli, oltre il pia-no rialzato, ha dimensioni 20,00 x 9,00 m e possiede una “forma rastremata sviluppandosi secondo due or-dini di piani (la prima a mt 15,55 mt, la seconda a mt 7,30) raggiungendo un’altezza complessiva di 22,85 m”1, impostando “sia la gerarchia funzionale dell’ope-ra, segnando i principali ingressi e i rapporti con l’in-frastruttura viaria, che spaziale, configurandosi come vero e proprio segno territoriale, emblema della con-dizione produttivo-paesaggistica di questo luogo”2. L’ampliamento è attualmente ancora individuabile grazie al fatto che il muro che chiudeva in facciata l’edificio originario non è stato demolito, ma utiliz-zato come divisorio tra le due parti3. Il sale giunto all’edificio, strutturato intorno al Ciclo Produttivo della Salina, viene riversato nelle tramogge poste all’interno della Torre tecnica ed in seguito misce-lato con componenti chimici4. In seguito, attraver-so un nastro trasportatore la mistura arrivava a tre mulini a martello, fino al terzo piano della Torre5. Da qui il materiale era spostato per la passerella visibile
dall’esterno, situata sulla parte superiore del Magaz-zino, “dove, in corrispondenza del vertice, corre un pas-saggio longitudinale aperto da caditoie”6. A questo punto, mediante l’ausilio di carrelli, il prodotto ve-niva gettato dall’alto e posato sulla pavimentazione, dove grazie al contatto con l’aria disperde la percen-tuale di umidità accumulata durante la sua produ-zione7. In seguito il sale dopo essere ulteriormente trattato veniva avviato alla distribuzione8, attraverso un binario situato sul lato Sud del progetto, coper-to da una pensilina continua oggi non più visibile9. L’Elemento caratterizzante dell’opera risiede, senza dubbio, nella serialità degli archi parabolici, che ri-evocano nel loro profilo l’ammassamento del sale, grazie anche all’ausilio della sezione del pavimento a schiena d’asino10. Ogni arcata risulta sagomata così da ospitare “sull’estradosso snelle travi di colle-gamento e controvento, sulle quali si appoggia anche parte della copertura”11, che permettono l’imposta-zione delle aperture finestrate di forma rettangolare posizionate ai lati dell’edificio12.
Quest’ultima, avente base rettangolare, aperta sui quattro lati da finestrature su tre livelli, oltre il piano rialzato, ha dimensioni 20,00 x 9,00 m e possiede una “forma rastremata sviluppandosi secondo due ordini di piani (la prima a mt 15,55 mt, la seconda a mt 7,30) raggiungendo un’altezza complessiva di 22,85 m”1, impostando “sia la gerarchia funzionale dell’opera, segnando i principali ingressi e i rapporti con l’infrastruttura viaria, che spaziale, configurandosi come vero e proprio segno territoriale, emblema della con-dizione produttivo-paesaggistica di questo luogo”2. L’ampliamento è attualmente ancora individuabile grazie al fatto che il muro che chiudeva in facciata l’edificio originario non è stato demolito, ma utilizzato come divisorio tra le due parti3. Il sale giunto all’edificio, strutturato intorno al Ciclo Produttivo della Salina, viene riversato nelle tramogge poste all’interno della Torre tecnica ed in seguito miscelato con componenti chimici4. In seguito, attraverso un nastro trasportatore la mistura arrivava a tre mulini a martello, fino al terzo piano della Torre5. Da qui il materiale era spostato per la passerella visibile dall’esterno, situata sulla par-te superiore del Magazzino, “dove, in corrispondenza del vertice, corre un passaggio longitudinale aperto da caditoie”6. A questo punto, mediante l’ausilio di carrelli, il prodotto veniva gettato dall’alto e posato sulla pavimentazione, dove grazie al contatto con l’aria disperde la percentuale di umidità accumulata durante la sua produzione7. In seguito il sale dopo essere ulteriormen-te trattato veniva avviato alla distribuzione8, attraverso un binario situato sul lato Sud del progetto, coperto da una pensilina continua oggi non più visibile9. L’Elemento caratterizzante dell’opera risiede, senza dubbio, nella serialità degli archi parabolici, che rievocano nel loro profilo l’ammassamento del sale, grazie anche all’ausilio della sezione del pavimento a schiena d’asino10. Ogni arcata risulta sagomata così da ospitare “sull’estradosso snelle travi di collegamento e controvento, sulle quali si appoggia anche parte della copertura”11, che permettono l’impostazione delle aperture finestrate di forma rettangolare posizionate ai lati dell’edificio12.
1 A. Riondino, Il linguaggio tecnico della Modernità italiana. Il Magazzino Sali di Pier Luigi Nervi a Margherita di Savoia, in A. Pagliuca, M. Sàito (a cura di), 9 itinerari x 100 architetture del ‘900: Basilicata e Puglia, Gangemi Editore International, 2019, p. 291.
2 Ibid.
3 G. Bianchino, D. Costi (a cura di), Cantiere Nervi. La costruzione di una identità. Storie, geografie, parallele, Skira editore, Milano 2012, p.
187.
4 Ivi., pp. 185.190 5 Ibid.
6 G. Bianchino, D. Costi (a cura di), Cantiere Nervi. La costruzione di una identità. Storie, geografie, parallele, Skira editore, Milano 2012, p.
187.
7 Ibid.
8 A. Riondino, Magazzino per la sofisticazione dei Sali a Margherita di Savoia. Progetto dell’architetto-ingegnere Pier Luigi Nervi, Foggia 2006.
9 G. Bianchino, D. Costi (a cura di), Cantiere Nervi. La costruzione di una identità. Storie, geografie, parallele, Skira editore, Milano 2012, p.
185.190.
10 Ibid.
11 GLORIA BIANCHINO, DARIO COSTI (a cura di), Cantiere Nervi. La costruzione di una identità. Storie, geografie, parallele, Skira editore, Milano 2012, p. 187.
12 Ivi., pp. 185.190.
Fig.1 Elaborato progettuale, prospetto trasversale. Fig. 2 Elaborato progettuale, sezione trasversale Magazzino e Torre Tecnica.
Fig. 3 Elaborato progettuale, prospetto laterale
Fig. 4 Elaborato progettuale, sezione trasversale Magazzino Fonti immagini:
Fig. 1-2-3-4: in https://www.doco-momoitalia.it/register/MF_49.pdf, consultato il 20/11/21.
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In pianta è possibile notare come la parte origina-ria del Magazzino presenti un passo delle campate non omogeneo, con “variazioni sono speculari ri-spetto alla campata di centro, assiale con la torre degli impianti e con la passerella trasversale”1, contraria-mente per la parte di ampliamento in cui le capate risultano perfettamente uguali2. Lo spazio interno del Magazzino risulta “tanto unitario e organico nella chiarezza del sistema statico-costruttivo, quanto rare-fatto nella articolata progressione prospettica dei suoi elementi e nella fioca luce fatta strategicamente pene-trare dalla parte sommitale della navata, “staccando”
e dunque dichiarando, la netta distinzione fra appara-to strutturale e apparaappara-to chiudente”3. Difatti, la chiu-sura del Magazzino è sostenuta da un’altra struttura, indipendente dagli archi, sostenuta da pilastri a T rastremati e fondati su una palificata4. Questi setti
“hanno solo una funzione di contenimento delle spin-te esercitaspin-te dal sale: il loro bordo superiore è infatti staccato di alcuni centimetri dal resto della struttura.
I muri brevi hanno strutture a telaio in cemento arma-to e, al di sopra dei setti d’ambiarma-to visti in precedenza, sono tamponate in mattoni”5. Il complesso all’ester-no possiede un andamento a salienti, rimarcato dal-le falde del tetto e dalla presenza di pareti cieche nei lati più corti, che evocano nella struttura, mediante una metafora architettonica, un ideale di “cattedra-le produttiva”6, attraverso gli archetipi dello schema basilicale7.
In pianta è possibile notare come la parte originaria del Magazzino presenti un passo delle campate non omogeneo, con “varia-zioni sono speculari rispetto alla campata di centro, assiale con la torre degli impianti e con la passerella trasversale”1, contrariamen-te per la parcontrariamen-te di ampliamento in cui le capacontrariamen-te risultano perfettamencontrariamen-te uguali2. Lo spazio interno del Magazzino risulta “tanto unitario e organico nella chiarezza del sistema statico-costruttivo, quanto rarefatto nella articolata progressione prospettica dei suoi elementi e nella fioca luce fatta strategicamente penetrare dalla parte sommitale della navata, “staccando” e dunque dichiaran-do, la netta distinzione fra apparato strutturale e apparato chiudente”3. Difatti, la chiusura del Magazzino è sostenuta da un’altra struttura, indipendente dagli archi, sostenuta da pilastri a T rastremati e fondati su una palificata4. Questi setti “hanno solo una funzione di contenimento delle spinte esercitate dal sale: il loro bordo superiore è infatti staccato di alcuni centimetri dal resto della struttura. I muri brevi hanno strutture a telaio in cemento armato e, al di sopra dei setti d’ambito visti in precedenza, sono tamponate in mattoni”5. Il complesso all’esterno possiede un andamento a salienti, rimarcato dalle falde del tetto e dalla presenza di pareti cieche nei lati più corti, che evocano nella struttura, mediante una metafora architettonica, un ideale di “cattedrale produttiva”6, attraverso gli archetipi dello schema basilicale7.
1 G. Bianchino, D. Costi (a cura di), Cantiere Nervi. La costruzione di una identità. Storie, geografie, parallele, Skira editore, Milano 2012, p.
188.
2 Ibid.
3 A. Riondino, Il linguaggio tecnico della Modernità italiana. Il Magazzino Sali di Pier Luigi Nervi a Margherita di Savoia, in A. Pagliuca, M. Sàito (a cura di), 9 itinerari x 100 architetture del ‘900: Basilicata e Puglia, Gangemi Editore International, 2019, p. 292.
4 Magazzino per il sale modificato Margherita di Savoia, Particolare fondazione arconi e cerniera inferiore, coll. 269/4, n. 3925-4 (Archivio Csac). G.
Bianchino, D. Costi (a cura di), Cantiere Nervi. La costruzione di una identità. Storie, geografie, parallele, Skira editore, Milano 2012, p. 188.
5 Ivi., p. 189.
6 A. Riondino, Il linguaggio tecnico della Modernità italiana. Il Magazzino Sali di Pier Luigi Nervi a Margherita di Savoia, in A. Pagliuca, M. Sàito (a cura di), 9 itinerari x 100 architetture del ‘900: Basilicata e Puglia, Gangemi Editore International, 2019, p. 292.
7 A. Riondino, Magazzino per la sofisticazione dei Sali a Margherita di Savoia. Progetto dell’architetto-ingegnere Pier Luigi Nervi, Foggia 2006.
Fig. 5 Automezzi sotto carico presso il “Magazzino Nervi”.
Fig. 6 Il Magazzino Nervi visto dalle Vache Salanti della zona Cappella
Foto dell’interno del Magazzino con deposito del sale
Foto in https://www.docomomoitalia.it/register/MF_49.pdf, consultato il 20/11/21
Fig. 7 Foto storica, interno Magazzino.
Fonti immagini:
Fig. 5: in https://www.marklinfan.com/f/topic.asp?TOPIC_
ID=2469, consultato il 21/11/21;
Fig. 6: in https://www.flickr.com/photos/angela-lopchio/1267289763/, consultato il 21/11/21;
Fig. 7: in A. Pagliuca, M. Sàito (a cura di), 9 itinerari x 100 architetture del ‘900: Basilicata e Puglia, Gangemi Editore International, 2019, p. 44.