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Rassegna Stampa del LIBERO CONSORZIO COMUNALE DI RAGUSA 25 OTTOBRE 2018

Nel documento UFFICIO STAMPA 25 OTTOBRE 2018 (pagine 29-39)

 

LA SICILIA   

   

 

 

 

 

 

 

 

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G.D.S. 

   

 

 

 

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POLITICA

25/10/2018

Il colloquio

Il premier a Mosca

L’allarme di Conte sullo spread "Se resta alto diventa un problema"

"Sto lavorando perché scenda, abbassiamo i toni. Il rating? Se arrivasse il downgrade lo valuteremo". Putin apre: il nostro fondo sovrano potrebbe comprare titoli di Stato italiani

TOMMASO CIRIACO,

Dal nostro inviato MOSCA

Passeggia lungo un salone del museo Puskin di Mosca. Tra i dipinti di Tiepolo e Canaletto, che a giorni saranno esposti a Vicenza, Giuseppe Conte può dimenticare per cinque minuti lo spread. La Borsa che soffre. Le sparate dei suoi vicepremier. Poi però la realtà torna, prepotente, nonostante le luminose tele del Settecento veneto. «Buonasera – saluta incrociando il taccuino che cattiverie scrivete oggi?».

Ovviamente dell’allarme di Giovanni Tria sulla tenuta del sistema bancario e dei tassi di interesse insostenibili per i nostri titoli di Stato. «Cosa dico? Se lo spread fosse elevato, e comunque anche se si mantenesse alto a questo punto, certo: questo sarebbe chiaramente un problema. Significa che paghiamo tanto di interesse ed è un problema di sistema».

Il premier si colloca esattamente a metà strada tra il pessimismo del ministro dell’Economia e la gioiosa spensieratezza con cui Luigi Di Maio e Matteo Salvini corrono verso l’ignoto. Lo ripete adesso anche tra i quadri più luminosi della mostra, «io sono responsabile e fiducioso». E proprio per questo lo spread diventa domanda obbligata: «Il mio vuole essere un messaggio di fiducia, sia chiaro. Quindi dobbiamo augurarci e fare in modo che lo spread possa abbassarsi.

Contribuendo noi per la nostra parte. E contribuendo tutti per la propria». E Tria, il suo avvertimento pubblico? «Tria ha detto "se sale" lo spread. Ecco, tutti diciamo "se". Anche io».

L’appello alla responsabilità, a fare quasi squadra diventa insistente. Come quello alla fiducia. Ma è chiaro che il premier non è sereno. Non può esserlo.

Domani potrebbe presentarsi il conto di Standard & Poor’s, con il rischio di un nuovo declassamento del rating italiano.

«Se arrivasse il downgrade, lo valuteremo. Se sono spaventato?

Io non sono contento se lo spread è alto, ve l’ho detto. E sto lavorando perché si abbassi.

Vogliamo e dobbiamo mandare un messaggio di fiducia». Sarà, ma la caduta dei titoli delle banche, con il Monte dei Paschi in testa che continua a inabissarsi, sembra proprio indicare quei rischi di sistema di cui ha appena parlato.

«Abbassiamo tutti i toni. Facciamo sistema affinché ciò avvenga. Vale anche per voi, fatelo abbassare pure voi». La stampa fa domande, in realtà. «E io rispetto moltissimo il vostro lavoro e non pretendo di insegnarvelo, assolutamente».

L’invito ad abbassare i toni dipende forse anche dalla quiete che regala Tiepolo, con i suoi colori tanto caldi. Ma fuori infuria la bufera. Un europarlamentare leghista che sfila gli appunti a Moscovici, il commissario che evoca il rischio di un fascismo alle porte. «Ho letto. Ancora con questa cosa del fascismo! Ma per favore, affrontiamo le cose in modo serio». E però sono Salvini e Di Maio che sembrano sconfessarlo ogni volta che da Palazzo Chigi Conte prova a sedare, smorzare con il resto del mondo. Il premier promette comunque che continuerà in questa missione, anche se l’impresa sembra impossibile: appare sempre così schiacciato tra i suoi due vice, non le pare? «Sono molto comfortable. Comunque no, non sono stritolato, nessuno stritolamento. E invece sembrerebbe. «Io farò la mia parte.

Alcune cose le ho dette fin da subito: che serve un dialogo costruttivo, che la nostra manovra è seria, che i fondamentali sono solidi. E che il codice di comunicazione che abbiamo adottato è un codice molto più tranquillo, visto che invece in passato c’è stata qualche "dialettica verbale". Ma ora dobbiamo metterla da parte, lavorare tutti concentrandoci sul nostro obiettivo». Parla ovviamente ai due azionisti di maggioranza che lo affiancano. E insiste con la stampa. «Se voi mi chiedete di Tria, Salvini, Moscovici, allora volete la polemica».

Da Mosca, intanto, porta a casa un lungo bilaterale con Putin. In conferenza stampa lo Zar minaccia di prendere di mira i Paesi Ue che dovessero ospitare missili Usa a medio raggio in Europa. Conte però ottiene che alla conferenza di Palermo sulla Libia partecipi il primo ministro russo Dmitrij Medvedev. E sempre per discutere di questa crisi sentirà tra oggi e domani Donald Trump. Ma il sorriso glielo strappa soprattutto la cauta apertura di Putin all’ipotesi di acquisto dei Btp da parte del fondo sovrano russo e, pare, anche dalla Banca centrale di Mosca, che muove 400 miliardi: «Oggi non ne abbiamo parlato – premette Putin - Ma non ci sono remore di carattere politico sull’acquisto da parte del fondo sovrano». «Non sono venuto per chiedere a Putin di comprare i nostri titoli – ricorda il premier Ma se il fondo lo volesse fare, farebbe un affare». L’ultimo passaggio è per mostrarsi soddisfatto per gli accordi economici tra imprenditori dei due Paesi, che coinvolgono tra gli altri Enel. E per promettere impegno per superare il regime delle sanzioni a Mosca, ma senza sbilanciarsi sul veto di Roma.

L’effetto di Canaletto e Tiepolo, intanto, è svanito. Conte riparte per l’Italia. Sa che iniziano dieci giorni decisivi. E che la giostra dello spread deciderà il futuro del governo gialloverde. «Proverò a farlo abbassare. E abbassiamo tutti i toni».

Salvini e Di Maio certamente non approvano.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

SERGEI CHIRIKOV/ POOL VIA REUTERS

POLITICA

25/10/2018

L’impennata del differenziale tra Bund e Btp

Tria e quota 322: "Così non va" La Lega in piazza contro l’Ue

Il ministro difende la manovra ma teme per le banche. Nuova lite con i 5S su Casalino. Salvini manifesta l’8 dicembre

carmelo lopapa,

roma

Il governo gialloverde ha già in canna la risposta all’Europa, sotto forma di guanto di sfida lanciato alla Commissione.

Altro che tre settimane: sarà «velocissima perché abbiamo le idee chiare » , annuncia con soddisfazione Matteo Salvini.

La manovra economica è già " corretta", dunque non andrà modificata, confermano nelle stesse ore l’altro vicepremier Di Maio e il ministro del Tesoro Tria. Anche se da Palazzo Chigi filtra sotto traccia una disponibilità di massima a rivedere il deficit della discordia al 2,4 se la situazione dovesse peggiorare. Ma tutto è rinviato nel tempo, ai primi mesi del 2019, solo se servirà. A quel punto però tutto sarà compiuto, la procedura di infrazione Ue avviata, i correttivi sarebbero tardivi e vani, come da Bruxelles hanno lasciato intendere Fatto sta che nel day after della bocciatura europea senza precedenti alla manovra italiana, la strategia della fermezza dell’esecutivo Conte terremota borse e spread. Milano non solo chiude in negativo, ma è ai minimi da fine 2016, il differenziale coi titoli tedeschi tocca quota 322, i titoli bancari sono ancora una volta i più colpiti: Banco Bpm -4,76%, Ubi -4,14, Unicredit -3,37, Intesa Sanpaolo -3,43, Mediobanca -3,38, tra gli altri. Prende corpo insomma lo spettro che aveva additato due giorni fa a Porta a Porta il sottosegretario alla Presidenza Giancarlo Giorgetti, quando aveva avvertito del rischio tenuta per il sistema bancario, paventando un’eventuale ricapitalizzazione. Ieri, dallo stesso salotto di Vespa, è stato il ministro dell’Economia Tria a confermare l’allarme. Il livello dello spread stabile a quota 320, come in questi giorni? «Non possiamo mantenerlo molto a lungo, perché pone un problema per il sistema bancario, la parte più debole » . Ed è un quadro che ancora non tiene conto del rating di S& P atteso per domani e dei risultati degli stress test Eba in agenda per il 2 novembre. E se lo spread toccasse la famigerata quota 400? «Noi andiamo avanti con la manovra, la storia non si scrive con i se», taglia corto Luigi Di Maio. Salvini è ancora più tranchant, tronfio per i risultati in Trentino che, è la sua tesi, smentiscono lo spread: «Possono mandarci anche 12 letterine, da qui fino a Natale, ma la manovra non cambia » . La Lega è decisa a portare in piazza questa sorta di dichiarazione di guerra all’Europa. Il segretario e i suoi uomini pianificano una manifestazione nazionale da tenere forse sabato 8 dicembre a Piazza del Popolo a Roma. Per urlare appunto il loro «no a questa Europa», festeggiare l’approvazione dei dl sicurezza e legittima difesa a quel punto approvati, per proiettarsi già sulle Europee alle quali Salvini sogna di giocare da bomber, alla guida dell’Internazionale sovranista.

dal ministro Savona con Salvini, Bonafede, Toninelli e altri è stato preannunciato il veto italiano sul bilancio Ue 2021-2027 se le misure (con tagli) resteranno quelle previste. Siamo ormai alla strategia del colpo su colpo, alla quale si associa - nonostante i dubbi avanzati - anche Tria: i rilievi con cui la Commissione ha bocciato la manovra sono

«superficiali », dice il ministro, «i fondamentali dell’Italia sono solidi » , l’incertezza è solo « su dove il governo vuole andare». Linea dura che non lo preserva tuttavia da un nuovo, pesante scontro col M5S. «Non desidero commentare volgarità e minacce contro funzionari dello Stato », dichiara il responsabile dell’Economia rispondendo a Famiglia Cristiana sul famoso audio del portavoce Rocco Casalino contro i funzionari del Mef. « Sorprende che Tria invece di fare pulizia difenda a prescindere i tecnici » replica in una nota il Movimento. E in serata da Mosca arriva anche la « piena fiducia » del premier Conte al suo portavoce. Un uno- due che mette di nuovo all’angolo l’uomo del Tesoro, già in precario equilibrio.

© RIPRODUZIONE RISERVATA Non commento volgarità e minacce contro funzionari dello Stato che ricoprono ruoli di garanzia. Sono grato alle strutture tecniche del ministero per la professionalità, la lealtà e la dedizione

Giovanni Tria

ministro dell’Economia

L’audio rubato a Rocco Casalino è un fatto vergognoso. Siamo sorpresi che Tria invece di fare pulizia nel suo ministero difenda a prescindere alcuni tecnici del Mef non indipendenti

Movimento 5Stelle

Nota a difesa di Rocco Casalino

POLITICA

25/10/2018

Primo sì al Senato

Passa la legittima difesa che "assolve" chi spara Anche dal Pd sì all’art. 2

Nel testo della Lega la reazione ai rapinatori è sempre giustificata I dem d’accordo sul grave

Nel documento UFFICIO STAMPA 25 OTTOBRE 2018 (pagine 29-39)

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