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RAZZA TIROLESE NEL VERONESE E NEL VICENTINO

Nel documento Manuale del macellaio e pizzicagnolo (pagine 182-200)

— Il dott. Bianchi, già altra volta menzionato, ci dà le seguenti notizie sulla razza tirolese nei Veronese e nel Vicentino.

Questa razza si trova nella parte montuosa del Veronese e del Vicentino: i caratteri di questa razza si avvicinano molto a quelli della razza svizzera fatta eccezione di una maggiore corpulenza e pesantezza del corpo. Ha testa più o meno voluminosa, corta, quadrata con muselio rotondo, occhi grandi e vivaci, collo corto, massiccio, corpo largo, torace sviluppato, .dorso e reni larghe, coda collocata in alto, estremità bene proporzionate ed in ap­ piombo, muscolatura voluminosa. È ottima da lavoro; si impingua con poca spesa e fornisce carne assai apprezzata perchè saporita.

Le vacche sono buone lattifere, e sono di mezzana statura, hanno testa piccola e corna corte, sguardo dolce, collo sottile, pagliolaia breve, dorso e groppa sviluppata, gambe sottili, pic­ cole, unghie fini, mammella sviluppata, stemma ampio, ma non ben lineato, manto morello pezzato bruno.

RAZZE E VARIETÀ D I MONTAGNA E D I COLLINA. — Le razze e varietà che si trovano neirAppennino Centrale presen­ tano in genere un tipo non ben definito, però tutte hanno una impronta comune.

Il compianto illustre prof. Yallada dà i caratteri generali di queste razze e varietà che si compendiano nei seguenti: hanno esse statura piccola, testa tozza e breve, munita di corna lunghe variamente dirette, cilindriche, non cerchiate, sincipite grosso e capelluto, collo corto, corporatura tarchiata, membra brevi e forti, unghioni grossi, lisci, biancastri, lucidi, duri, sonori, pelle dura, pelo folto ed anche ricciuto, di colore diverso, e sono ro­ buste e vivaci. I bovini che si allontanano dalle caratteristiche ora enumerate, quantunque sempre di statura piccola, hanno testa piccola, corna sottili e dritte, collo lungo e scarno, torace

ristretto, estremità gracili. N

Nel Pontremolese (Massa e Carrara) i bovini sono ottimi, ed hanno il manto rossiccio, sono piccoli ed hanno corna lunghe.

Varietà Gabella. — Fra tutti i bovini delFAppennino centrale meritano però la più grande attenzione quelli che oltre ad al­ cuni dei caratteri ora menzionati, ne presentano altri che ora riassumiamo: mantello rosso carico, testa corta a punta aguzza e musello rosso, corna a lira, pagliolaia breve, ventre ampio, torace sviluppato, reni brevi, coda con fiocco rosso. Si dicono

Cabellotti da un piccolo paese, Gabella, che trovasi sul versante

nordico dell’Appennino ligure. Di questi bovini ve ne sono dei

grandi e piccoli. Quelli di elevata statura (i grandi Cabellotti)

raggiungono i m. 1,40 e sono migliori di forme: dànno buona carne, ingrassano e resistono alle vicissitudini atmosferiche ed ammalano raramente; quelli poi di bassa statura sono irascibili, dànno carni mediocri, latte in discreta quantità, ma molto bu­ tirroso. Tanto i bovini di alta statura che di piccola sono buoni lavoratori.

Neiristesso Appennino havvi in collina una varietà comune che è piuttosto bassa di statura, ha testa breve, muso nero, corna nere, corte e rugose, corpo esile, estremità lunghe e tronco terminante con coda avente il fiocco nero esternamente e rosso internamente. È atta al lavoro, ma ingrassa difiìcilmente.

a) RAZZA PUGLIESE DI MONTAGNA. — La razza pugliese

di montagna è di statura più bassa di quella di pianura, ha cornatura discretamente lunga, bianca con punta nera, arcata orbitaria pure nera, musello nero, unghioni nerastri, coda lunga con flocco nero, orecchie con orlo nero, manto grigio chiaro o scuro, pelle grossolana e pelo ruvido. È dessa robusta, resistente e sobria.

b) RAZZA PUGLIESE MARCHIGIANA DELLA COLLINA. —

Questo bestiame presenta corporatura voluminosa e massiccia, statura più bassa di quella della pianura, testa grossolana munita di cornatura, in genere, lunga, rotonda, acuminata, diretta con simmetria ai lati della testa, biancastra ai due terzi inferiori circa, e per il resto nera, occhio grosso, nero, vivace, labbra nere e spesse, collo breve e voluminoso, pagliolaia molto ricca e scen­ dente fra le estremità anteriori, dorso corto ed un po’ insellato, ànche pronunciate e sporgenti, mammella poco sviluppata, coda grossa, lunga e term inata da ricco fiocco di crini neri, estre­ mità generalmente corte, rivestite di robusti muscoli, unghioni neri e solidi, pelle spessa, mantello grigio tendente alla grada­ zione carica, a cui i contadini dànno il nome di manto brinato o m arino.

Questo bestiame è docile, mansueto, resistente e robusto, ot­ timo lavoratore, discreto fornitore di carne, ma poco lattifero.

Bestiame delle montagne di Biella e dei monti d’Oropa.

— Questo bestiame non è di aita statura, ed ha mantello pez­ zato bianco, isabella o rosso, corna voluminose di colore giallo­ gnolo, forme gentili e regolari. Le vacche sono ottime lattifere, e forniscono un latte assai ricco in burro, ed i bovini da ma­ cello dànno una carne di buona qualità (Fig. 46).

Questo bestiame trovasi sui monti d’Oropa, di Sordevolo, di Pollone, di Graglia ed anche nella parte superiore della retro­ stante valle di Gressoney, sino alle laide del Monte Rosa.

Nelle valli d'Ossola, e Yalsesia si allevano molte vacche non aventi tutte gli stessi caratteri, quantunque quasi tutte prove­ nienti dalle razze Svizzere.

Due sono i tipi predominanti : uno è rappresentato da vacche di piccola statura, ma di soddisfacente aspetto, ben conformate con unghia solida, che non si logora nelle disastrose marcie che esse fanno per procurarsi l’alimento, resistenti al clima, di mantello di colorazione varia, cioè ora pezzato in varia guisa, ora bruno, ora rosso : sono queste vacche sobrie, ottime produttrici di un latte di ottima qualità e di carne abbastanza buona. All’altro

tipo appartengono bovini di statura pressoché uguale ed aventi pure le doti e le qualità attribuite all’altro tipo ; ma ne differi­ scono marcatamente per la loro conformazione difettosa.

Fra i difetti che si rilevano in quest’ultimo tipo, quantunque i bovini appartenenti al medesimo siano allevati nelle stesse località e trattati in ugual modo, come lo sono quelli del primo tipo, noteremo i principali, cioè: dorso fortemente incurvato, cioè

femmine. In esse tale sviluppo si rende vieppiù marcato a misura che i parti si susseguono. Forse questi difetti sono causati dal- l’ad finzione alla monta delle manze in età troppo giovane. A 20 o 23 mesi hanno già il piccolo da allattare, e così successivamente ogni anno fino a che per l’età diventano infeconde. Delle vacche, in ispecie del primo tipo, si fa un commercio esteso nel Biellese, ed in altre località prossime o lontane, inquantochè costano re­ lativamente poco e sono redditive.

c) RAZZA MONTANINA DI CAMANDONA. — Questa razza si

trova pure sui monti di Biella, ed è detta di Camandona perchè in questo paese principalmente la si alleva. Essa è di statura più bassa della razza d’Oropa, ed ha forme più sottili e snelle, cor­ natura sottile ed acuminata, manto rossigno-mogano, tal fiata bruno con qualche pezzatura bianca, spesso al capo ed al ventre. La femmina dà latte in maggior copia di quella della razza d’Oropa, ma è meno ricco in burro. Impinguata per il macello al di là dei 4 anni raggiunge il peso di chil. 400.

Trovasi questa razza nella valle d’Andorno e del Cervo e suoi affluenti di sinistra, nonché nella valle della Sesura.

d) RAZZA PIEMONTESE DI MONTAGNA 0 DI DEMONTE.

— Questa razza detta anche di Cuneo o della Stura, ha una cor­ poratura massiccia, corta, riunita e quadrata, statura piuttosto bassa o al più mezzana, testa ben proporzionata e bella, munita di corna biancastre non molto lunghe con punte ottuse, nere o nerastre, collo corto, muscoloso, estremità brevi ma robuste, groppa, coscie ben sviluppate, mantello, in generale, rosso a gradazione più o meno carica od anche biancastra. È un’ottima produttrice di latte, disposta ad ingrassare, e somministra una carne molto apprezzata.

Bestiame montanino alpestre. — Questo bestiame è molto rustico e presenta quasi sempre corporatura poco sviluppata, statura media, testa corta, fronte larga, corna sottili piuttosto lunghe, acuminate, dorso dritto, groppa un po’ obliqua, estre­ mità corte, tendini robusti, piedi rivestiti da cornea resistente, pelo lungo e ruvido, manto di colorazione rossiccia a gradazione

varia o pezzato. È svelto, energico, pronto nei movimenti e re­ sistente alle fatiche. Le femmine hanno mammella sviluppata, vene toraciche esterne abbastanza apparenti, e sono discreta­ mente lattifere.

Questo bestiame è sparso nelle località montuose di Aosta, Susa, Novara, Vercelli, Sondrio, Bergamo, Brescia, Pavia, Como, Belluno, Treviso, Venezia, ma anche attorno ai laghi di Garda e Maggiore ed altrove. Il migliore poi è quello che si trova lungo il Brembo, il Serio, l’Oglio e il Mella. A Varallo (Novara) il bestiame ha il manto pezzato.

e) RAZZA DI LUSERNA. — È una razza conosciuta da tempi immemorabili, ed è pregevolissima. Essa purtroppo va perdendo della sua pregevolezza, e forse term inerà per scomparire in conseguenza degli irrazionali incrociamenti che si vanno facendo coi bovini di Susa, della Savoia e di altre regioni.

È caratterizzata da statura alta, testa, in genere, sottile e corta, con cornatura breve, nera o nerastra, acuminata in avanti e colle punte rivolte indietro, musello nero con narici larghe, collo breve e massiccio, pagliolaia assai sviluppata, garrese alto, petto ampio, ventre cilindrico e lungo, groppa voluminosa, qua­ drata, orizzontale, coscie ben provvedute di muscoli, garretti e ginocchi larghi, ben conformati, stinchi brevi e sottili, unghioni piccoli, neri e lucenti, pelle spessa rivestita di peli, in genere, fini e risplendenti, di colorazione grigio-porcellana a gradazione variabile. È docile, atta al lavoro, facile ad ingrassarsi, ma for­ nisce carni un po’ fibrose e poco delicate. Le vacche dànno latte di buona qualità ed in quantità compensativa.

Varietà Siciliana di montagna. — Essa si distingue per i seguenti caratteri: statura da m. 1.40 a 1.50, testa breve, cor­ natura piccola, ben impiantata, fronte relativamente spaziosa e dritta, occhi animati, collo breve e muscoloso, petto largo e sporgente, costato rotondo ed ampio, ventre voluminoso, membra carnose alla parte superiore e di proporzionata altezza, pelame nero o rosso-terriccio o oscuro e talvolta pezzato. Questa varietà è pure conosciuta col nome di bufatimi, forse perchè talora la colorazione del pelame è nera; è robusta, resistente al lavoro,

dà poca carne ma di discreta qualità, e fornisce sufficiente quan­ tità di latte ricco di principii butirrosi. Tanto questa varietà che le altre due di pianura descritte a suo luogo non costituiscono che un solo tipo, il quale poi modificasi in ragione deirinfluenza dell’elevazione geologica in cui si alleva ; e cosi portando la va­ rietà modicana a vivere nei mezzalini, dopo diverse generazioni degenera ed assume i caratteri della varietà mezzalini. Lo stesso succede se la varietà di montagna si trasporta nella contea di Modica; però questa varietà ritarda più lungo tempo ad acqui­ stare i caratteri distintivi della varietà modicana.

Terminiamo il nostro cenno sulle razze e varietà bovine ita­ liane, riportando i risultati di un importante lavoro compiuto per iniziativa del Ministero d’agricoltura, intorno il rapporto esi­ stente tra il peso vivo ed il peso netto degli animali bovini ita­ liani. Egli è vero che le ricerche furono limitate, e pochi dei molti interpellati dal solerte Ministero risposero all’appello, e quindi non ci sono permessi giudizi di comparazione: ad ogni modo possiamo lino ad un certo punto farci un’idea dell’attitu­ dine per la produzione della carne delle nostre razze e varietà bovine, e vedere quali sono le più rimuneratrici.

Da tali ricerche è risultato che la varietà piemontese di pia­ nura può presentare un peso netto di circa 60 0[o; la parmi­ giana il 61,50 0|o ; la modenese il 58,50 Ojo; la pugliese di Foggia il 57,50 Ojo; quella di Lecce iL 52 Ojo.

Altro non meno importante ed interessante lavoro è stato fatto dal Ministero predetto, cioè quello di raccogliere i pesi medii delle diverse varietà bovine italiane, dai quali risulta che a pari età raggiungono maggior peso: 1* la piemontese di pia­ nura; 2* la chianina; 3a la parmese-reggiana; 4* la modenese­ mantovana; 5* la varietà marchigiana, bolognese, romagnola e padovana pugliese. Infatti nelle ra zze e varietà di pianura, di

montagna e di collina si hanno i risultati che si rilevano dal

prospetto che ora riportiamo.

Faremo però subito rilevare che dai dati che ci fornisce tale prospetto, emerge il fatto che laddove si fecero incroci con tori di razze straniere migliori della razza incrociata, si ottenne una varietà molto più redditiva, come produttrice di carne.

Pesi medi di razze e varietà bovine italiane. P E S I M E D I I RAZZE E VARIETÀ B U O I d i 4 a n n i in s u V A C C H E d i 4 a n n i in s u V I T E L L I s o t t o l’a n n o K g. Kg. K g. Piem ontese... 700 517 225 Parraense-reggiana... 719 520 260 M odenese-m antovana... 705 533 160 C h i a n i n a ... 700 550 Pugliese:bolognese,romagnola e padovana 694 497 178 M archigiana... 700 537 187

degli Abruzzi, Puglie, Benevento,

490 373 138

Calabria... Campania, Salerno, Caserta ed

478 140

A v e l l i n o ... 375

Romana e del Trasimeno. . . 591 465 168

Nelle v a rie tà alpine.

V aldostana... 400 200 70

B ie lle s e ... 400 V a r a l l o... 80

B e r g a m a s c a ... 650 80

B e ll u n e s e ... .... 625 310 130 Bruna, originaria Switz Alta I ta lia . . . 580 453 190

e delle prealpi lombarde . . . tirolese delle provincie di Verona,

620 465 170

721 521 190

Vicenza, Padova e Treviso ... Nelle v a rie tà appennine.

Di M a s s a ... 380 340 75

„ L u c c a ... 300 75

„ P i a c e n z a ... 525 „ Reggio E m i l i a ... 300 250 60

Nelle v a rie tà maremmane.

S ie n e s e ... 637 539 G rossetana... 580 430 134 R o m an a... 600 600 240

Nelle v arietà siciliane.

Di Siracusa... 645 516 200

„ Catania e T ra p a n i... 566 470 175

„ P a l e r m o ... 500 417 165

„ Girgenti e C altanissetta... 483 375 150

„ M essina... 400 316 140

Nelle v a rie tà sarde.

Sassari: Monti di O z ie ri... 500 400 80

della G a l l u r a ... 200 150 40

Agro di Ozieri (incrociamento col

toro Sw itz)... 600 550 150

(antica v a r ie tà ) ... 350 300 80

Nurri ( 1 ) ... 500 400 80

B o s a ... 325 215 75

- La Crucca (incrocio con tori Switz) Cagliari: (incrocio colla razza Switz) . . 550

400 150

400 110

Santo Sussurgino (id.) . . . . 500 300

( v a r i e t à s a r d a ) 240 150 90

(1) T a li d a ti f u r o n o r ic a v a ti s o p r a 4 0 c a p i. 11 p e s o d e i v it e lli è v a r ia b ilis s im o , s e ­ c o n d o l'a b b o n d a n z a o m e n o d i a li m e n t o . A R ie s i, d o v e le c a m p a g n e s o n o in p ia n o , e d o v e s i h a n n o p a s c o li r ic c h i d ’o t t im e p ia n t e , il p e s o è m a g g io r e .

CAPITOLO XIV.

Sazze e varietà principali di ovini esteri e nazionali

§ I. — Osservazioni preliminari.

Come ci accadde di dover osservare riguardo agli animali bo vini, così dobbiamo pure, e maggiormente ancora, constatare rapporto alla specie animale lanuta la poca attendibilità delle razze presunte e propagate come primitive o originarie.

Chi pretende di scoprire lo stipite degli animali ovini nel muf-

fione, abitante le montagne e portante corna maestose, ricurve;

chi lo trova nella pecora selvaggia, nominata argali; chi invece non ha mai incontrato, nò nel corso dei tempi, nè nell’estensione dello spazio, una pecora selvatica, perciò questa ritiene animale

domestico di sua origine.

Quello che per noi ha interesse maggiore di sapere, e che contestazione non ammette si è, che la famiglia pecorina rende al genere umano dei pregevoli servigi sotto vari aspetti; ed è solo ed appunto pel merito di queste sue attitudini mol­ teplici che, trattando delie razze, qui accordiamo agli animali ovini la precedenza su quegli suini, quantunque rapporto alla sola carne, riteniamo il maiale airinteresse generale maggior­ mente utile del montone.

Ed in fatto, guardate il vello o tosone degli animali pecorini : avete la lana che all’industria manifatturiera somministra una

delle materie prime e più importanti: osservate la socievole loro convivenza : fertilizzano essi con il concime deposto nei terreni da loro calpestati, un suolo arido ed improduttivo da più anni, conservandolo ubertoso : vi mettete ad esaminarne la pelle nuda e trovate la materia elementare con cui si confezionano guanti e scarpe, pergamene ed oggetti diversi, detti camosciati; va­ lutate la produzione lattea ed avete un latte sostanzioso e dei

formaggi ch e, mediante tecnici trattam enti ad atti, possono

acquistare sapore delicato e riuscire pregevoli: analizzate i pro­ dotti che più particolarmente interessano il macellaio: vi si presenta una calane sana, nutritiva e saporita, ed un grasso o sego abbondante e variamente utilizzabile, mentre a tutto ciò insieme la pecora vi regala all’anno due graziosi quanto, se bene ingrassati, gustosi agnelli.

Sia poi detto di passaggio : il maschio della specie pecorina si chiama ariete', castrato che poi sia, il che comunemente av­ viene all’età di due anni, viene chiamato montone: il maschio come la femmina che hanno subita l’operazione della castrazione, diconsi pure in modo generico, castrati (1).

Passiamo a descrivere succintamente le razze e varietà ovine che sotto l’uno o l’altro degli aspetti, od attitudini suesposte, riuscirono a maggiormente accreditarsi sul nostro continente.

a) RAZZA LEICESTER, detta razza Dishley. — Ed ancora qui come ben si vede, predomina sugli altri paesi, nel campo agricolo, il buon senso pratico inglese. Gli ovini inglesi Dfshley possono considerarsi quale tipo della razza germanica, caratte­ rizzato da un cranio sviluppato in larghezza (brachicefalo) e da una fronte sprovvista di corna e presentante dietro le arcate orbitali una depressione assai pronunziata. Il frontale è a cu r­ vità ossia a sesto acuto e leggermente arcuato, la testa affilata e la bocca piccola.

(1) Ariete deriva dalla voce greca a r i o s, montone da quella latina m u t ili*», che significa mutilato ossia castrato.

La razza Dishley, così chiamata dal nome della masseria

(Dishley-Grange), nella quale il tipo della vecchia popolazione

della contea di Leicester, ove trovasi questa masseria, venne mi­ gliorata da Bakwel, oggidì più non si chiama in Inghilterra che Leicester. Questa varietà si distingue a prima vista pel suo colore e per le sue forme corporali; essa non presenta mai delle grandi macchie nere alla testa, ma è raro altresì che non vi si trovino, come pure sulle membra, delle piccole macchie rosse disseminate e più o meno pallide. Quantunque essa sia ancora alta di gambe, ha tuttavia ampio il corpo, e sopratutto il petto, ed il collo corto, con uno scheletro relativamente ridotto. Il suo dorso, dalla regione delle spalle sino alle ànche è rimarche­ volmente largo e piatto. Ma non si deduca, che ciò sia dovuto airampiezza dello scheletro e delle masse muscolari da cui lo scheletro è avvolto; giacché tale fenomeno è esclusivamente dovuto ad uno spesso strato di grasso accumulato sotto la pelle, strato che si prolunga airindietro al di là della base della coda ed ancora sui due fianchi del corpo, dando a questo l’aspetto di un parallelepipedo, forma dagli anglomani cotanto posta in rilievo. Se magri sono i castrati Dishley, perdono invece intiera­ mente quest’apparenza, diventano brutti a vedersi colle loro gambe lunghe e quasi scarnate.

Il vello è del tipo detto della lana lunga: le ciocche cadenti ed acute, raggiungono sino i m. 0.30 di lunghezza, il che più ancora contribuisce a dare ai tipi non tosati l'apparenza d’una corpu­ lenza straordinaria. I fili, ad ondulazioni lunghe, hanno alle volte una certa forza; senonchè, stante la loro ruvidezza, sono poco numerosi, ed il tosone lordo raramente pesa più di chil. 3,500.

I maschi della varietà Dishley pesano vivi quasi sempre sino a chil. 100, le pecore chil. 75, il quale ultimo peso è pure quello medio dei montoni. Al macello questi montoni danno il 60 OjO di carne netta; ma questa carne, a parte il suo sapore poco aggradevole, non contiene che una quantità piccola di ma­ terie commestibili, dovendosi attribuire la maggior parte del suo peso a quello strato di grasso sottocutaneo, di cui antece­ dentemente si è parlato.

Nei confronti stati fatti sugli animali che ebbero il premio al concorso generale, si è constatato che la costoletta del Dishley

ad esempio di 617 grammi, non conteneva che il 22 OiO di carne commestibile. Il rimanente era rappresentato da 445 gr. di grasso e 34 gr. d’osso. Lo scarto era adunque del 78 0[0.

La razza Dishley è inoltre dotata d’una precocità spinta al più alto grado. Ed è in questo doppio senso che essa venne modifi­ cata da Bakewel, l’inventore incontestabile del metodo di mi­ glioramento, la cui teoria si è oramai generalizzata.

In poco tempo — giacché le operazioni cominciate nel 1755 avevano già dato dei risultati discreti nel 1760 — l’applicazione di questo metodo procurò all’illustre allevatore della gloria e della fortuna, le quali in seguito giunsero al loro apogeo.

Fig. 47. — Razza Leicester detta Disley.

I Dishley, che poco o nulla soffrono dell’umidità del clima a cui li ha abituati il loro paese d’origine, male sopportano invece i calori estivi, durante i quali la loro respirazione diviene an­ sante. Questa suscettibilità pel calore, che non esiste allo stesso grado nelle varietà tedesche della razza medesima, venne attri­ buita al loro spesso strato di grasso sottocutaneo. In Inghilterra vivono quasi sempre in campagna, nelle praterie o nei campi di cavoli.

Da lungo tempo si sono fatti degli sforzi per propagare questa razza in Francia senza però riuscirvi. Infatti non se ne trovano che pochi branchi nelle località il cui clima si presta al loro allevamento (Fig. 47).

Varietà di Lincoln. — Nelle contee vicine di Nottingham e

di Lincoln, la razza germanica ha preso uno sviluppo maggiore.

Nel documento Manuale del macellaio e pizzicagnolo (pagine 182-200)

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