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3. Quadro teorico

3.5 Recovery

3.5.1 Origini, definizione e caratteristiche

Il termine recovery viene tradotto in italiano con la parola guarigione, riduttivo poiché indica unicamente l’assenza di malattia (il termine viene mantenuto in inglese per non perdere gran parte del concetto). La recovery comprende più aspetti e concetti, potendo essere utilizzato in momenti di remissione o attenuazione della sintomatologia presentata dalla persona, soprattutto in ambiti come la psichiatria, come anche durante il processo di guarigione e riabilitazione ed acquisizione di funzioni perse (Maone & D’Avanzo, 2015). Etimologicamente il termine deriva dall’anglo-francese (recouver), con significato di ripresa di coscienza (Maone & D’Avanzo, 2015).

Nello specifico, in ambito psichiatrico il termine recovery ha due diversi aspetti: il primo fa riferimento alla soddisfazione dei criteri di guarigione come remissione della sintomatologia e ripristino del funzionamento personale e sociale, mentre il secondo, più recente, si basa principalmente su come la persona vive la malattia, tenendo in considerazione la sua soggettività e spostando l’attenzione sul processo che essa mette in atto, caratterizzato dalla presenza attiva all’interno del contesto nel quale si trova e controllo della situazione e della propria vita in generale (Schrank & Slade, 2007). Questo permette alla persone di valorizzarsi e ritrovare l’immagine di sé, spesso compromessa dalla diagnosi ricevuta e, non da meno, dall’azione stigmatizzante, comprendendo che di tratta di uno dei tanti aspetti che la compone e caratterizza (quando una persona raggiunge questa consapevolezza viene definita in recovery) (Maone & D’Avanzo, 2015). La recovery è un profondo processo sociale (N. Jacobsen & Greenley, 2001).

25 Esistono diverse definizioni del concetto di recovery, formulate da più studiosi. La più conosciuta e utilizzata è quella coniata da William Anthony che afferma “Recovery è un processo, profondamente personale e unico, di cambiamento di atteggiamenti, valori, sentimenti, obbiettivi, capacità e ruoli. È un modo di vivere una vita soddisfacente, piena di speranza e in grado di dare un contributo agli altri, malgrado le limitazioni causate dalla malattia. Recovery significa sviluppare un senso e uno scopo nuovo nella propria vita, nel momento in cui la persona riesce a evolvere al di là degli effetti catastrofici della malattia mentale” (Maone & D’Avanzo, 2015, pag. 85). Una definizione più semplice, fornita da Mental Health Trust la esprime semplicemente come “vivere nel miglior modo possibile” nonostante la malattia (Maone & D’Avanzo, 2015, pag. 85). Tendere alla recovery vuol dire, attraverso la rappresentazione della malattia ed il saper controllare tale processo, di ridimensionare l’impatto della patologia sulla persona ed allo stesso tempo ottimizzare il suo benessere, attraverso strategie di coping (Carcione et al., 2012; Maone & D’Avanzo, 2015).

Sono state identificate cinque dimensioni di recovery: clinica, esistenziale, funzionale, fisica e sociale (Maone & D’Avanzo, 2015). Le condizioni esterne che definiscono la recovery sono i diritti umani, la cultura della guarigione ed i servizi di salute mentale orientati a tale concetto (N. Jacobsen & Greenley, 2001).

L’obbiettivo principale di tale pratica è di permettere alla persona di restituire senso e significato alla propria vita, tenendo presente però che è costantemente messa alla prova dalla quotidianità rispetto alle conseguenze della patologia ed alle sue esperienze (Maone & D’Avanzo, 2015). Le principali componenti ed i processi generali della recovery, che rispecchiano aspetti individuali e sociali consistono in speranza, spiritualità, responsabilità e controllo, senso di connessione, stigma, senso di identità, intensionalità, senso della vita ed empowerment (N. Jacobsen & Greenley, 2001; Schrank & Slade, 2007).

3.5.2 Valutazione

La valutazione di recovery è composta da una valutazione soggettiva da parte delle persone e dall’orientamento alla recovery presente nei centri di salute mentale (Maone & D’Avanzo, 2015). È possibile effettuarla attraverso la Personal Recovery Framework (una scala che permette di identificare gli indicatori sensibili alle differenze personali e ciò che risulta essere più importante per l’individuo), il metodo INSPIRE (permette di valutare l’esperienza personale dell’assistito riguardo il sostegno verso la recovery fornito dai professionisti) e la Recovery Promoting Relationship Scale (consente di valutare, secondo l’ottica della persona assistita, quanto i professionisti facilitino la pratica della recovery). Attualmente è in fase di creazione uno strumento, detto toolkit, che permetterà agli operatori di avere dei suggerimenti e strategie da mettere in pratica (Maone & D’Avanzo, 2015). Gli spunti sono in relazione a quattro differenti competenze: sviluppare rapporti di collaborazione (partnership), ispirare, insegnare/allenare (coaching) e facilitare i processi di scelta e decisione (Maone & D’Avanzo, 2015).

3.5.3 Promozione

Gli interventi che promuovono la recovery sono differenti e molteplici. I Peer support workers sono dei gruppi di aiuto formati da persone affette dalle stesse patologie, con lo scopo di fornire supporto e sostegno, attraverso il proprio vissuto (Windell, Norman, & Malla, 2012). La creazione delle direttive anticipate, dove la persona dichiara le proprie volontà permette di sapere come intervenire in caso di eventi acuti, e a chi far riferimento nel caso dovessero essere prese decisioni (nel caso la persona definisca un rappresentate terapeutico) (Maone & D’Avanzo, 2015). Il REFOCUS consiste in un

26 intervento manualizzato che ha lo scopo di stimolare la direzione dei centri di salute mentale verso la recovery, tramite identificazione di preferenze riguardo trattamenti e valori della persona, valutazione dei punti di forza e possibilità di ricevere supporto per il raggiungimento degli obbiettivi posti (Maone & D’Avanzo, 2015). Lo Strenghts Model consiste in un modello che favorisce il raggiungimento degli obbiettivi che le persone assistite si sono posti, per sviluppare l’’autonomia, avere un ruolo e lavorare all’interno della comunità (Maone & D’Avanzo, 2015). Un ulteriore intervento consiste nell’Indivdiual Placement and Supporto (IPS), ovvero l’inserimento e supporto lavorativo individuale, che permette alle persone di scegliere, ricercare e mantenere un lavoro (Maone & D’Avanzo, 2015).

3.5.4 Ambiti di competenza degli operatori

Sono presenti quattro ambiti di competenza fondamentali che li operatori che lavorano in un ottica di recovery dovrebbero considerare. Il primo ambito è la capacità di collaborare, che comprende ascolto attivo, empatia, autenticità, saper essere in disaccordo, risolvere conflitti ed il riuscire ad identificare lo stile di relazione della persona (Maone & D’Avanzo, 2015). Il secondo ambito consiste nelle capacità relative l’ispirare, l’insegnare ed il coaching, ovvero le competenze che danno mezzi al professionista per fornire l’assistenza, consentendo il recupero della fiducia in se stessi e far riemergere le speranze, associato alla capacità di creare situazioni di vita confortevoli in cui la persona si senta in sicurezza, in maniera da favorire il credere nel futuro dell’assistito (Maone & D’Avanzo, 2015). Il terzo ambito è legato alla capacità di facilitare le scelte, dando un ruolo attivo alle persone alle quali vengono presentate le differenti possibilità di intervento con il diritto di scegliere quella ritenuta più opportuna (Maone & D’Avanzo, 2015). L’ultimo ambito consiste nelle strategie e mezzi per promuovere speranza, empowerment ed accettazione; una delle possibili strategie sta nel ricevere aiuto da persone che a loro volta hanno effettuato un percorso di recovery (peer education) (Maone & D’Avanzo, 2015).

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