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Capitolo 4: ANALISI DEL RUOLO DELLA COOPERAZIONE

4.5. LA REGIONE EMILIA ROMAGNA

4.5.1. Quadro normativo

La Regione Emilia Romagna vanta una lunga esperienza sia nella gestione dell’immigrazione che nella cooperazione. Infatti è la prima regione che, con la legge regionale n. 5 del 2004, ha legiferato in materia di integrazione dei cittadini stranieri in

102 seguito alla riforma del Titolo V della Costituzione. La legge, più volte impugnata dal Consiglio dei Ministri ma tuttavia dichiarata pienamente legittima nel 2008, prevede l’attuazione di iniziative centrate sul dialogo interculturale, sull’integrazione e sulla promozione degli immigrati, singoli o associati, residenti sul territorio regionale. Nell’articolo 19 della l.r. 5/2004, l’attenzione è rivolta all’agevolazione di progetti imprenditoriali di cittadini stranieri, che favoriscano, “tramite la partecipazione ai programmi di cooperazione con i paesi in via di sviluppo e nell'ambito degli interventi di attuazione della normativa regionale vigente in materia”212, il rientro volontario degli immigrati nei paesi d’origine.

Ponendo al centro dei vari interventi il tema della crescente presenza di migranti sul territorio, il Programma triennale 2009-2011 per l’integrazione sociale dei cittadini stranieri identifica specifiche linee strategiche d’indirizzo, quali l’alfabetizzazione, la mediazione e l’antidiscriminazione, e, tra le politiche di settore, individua anche quella della cooperazione internazionale, centrata sul dialogo e sulla collaborazione con i paesi terzi, sia nel campo delle migrazioni che in aree collegate come il lavoro, le politiche sociali, la formazione e l’educazione, al fine di assicurare che le migrazioni possano produrre vantaggi per entrambi i paesi, quello di origine e quello di destinazione. Di conseguenza, tali attività dovranno essere collegate con le politiche di cooperazione promosse dalla Regione Emilia Romagna e complementari a quelle previste dalla stessa, in materia di integrazione dei cittadini stranieri. Il fatto che all’interno della programmazione delle politiche migratorie si faccia riferimento al tema della cooperazione internazionale mostra come la Regione Emilia-Romagna riconosca l’importanza dell’interconnessione tra queste due tematiche. Infatti, anche in materia di cooperazione uno dei cardini della normativa regionale e dei relativi piani di attuazione è quello dell’integrazione e della coerenza delle politiche aventi una dimensione internazionale. A tale proposito, nel triennio 2006-2008 è stata varato il primo Piano Triennale sulle attività di rilievo internazionale della Regione Emilia Romagna con lo scopo di rafforzare, attraverso sinergie pluri-settoriali, l’azione di internazionalizzazione del sistema regionale favorendo un coordinamento ed una pianificazione delle attività. In questa ottica di interconnessione delle politiche e in considerazione dell’individuazione, nella legge regionale n. 12 del 2002 in materia di cooperazione con

212LEGGE REGIONALE 24 marzo 2004, n. 5, “Norme per l'integrazione sociale dei cittadini stranieri

immigrati”

103 i paesi in via di sviluppo, delle comunità dei migranti come uno dei soggetti della cooperazione internazionale, la Regione Emilia-Romagna intende sostenere, in coerenza con quanto indicato con il Programma Triennale 2006-2008 e il successivo Programma 2009-2011 per l’integrazione sociale dei cittadini stranieri, iniziative volte a:

- promuovere interventi in grado di rafforzare il contributo della diaspora e delle associazioni di immigrati per lo sviluppo dei paesi di origine;

- accompagnare i flussi circolari di migranti qualificati, migliorandone la loro capacità di trasferire know-how, competenze, tecnologie;

- favorire lo scambio di saperi, talenti ed alte professionalità;

- sostenere la mobilità di quelle specifiche competenze che possono avere grande impatto nello sviluppo del paese di origine;

- supportare il ritorno dei migranti stagionali o temporanei nell’ottica di una effettiva circolarità dei migranti;

- sostenere i ritorni volontari ed il reintegro.

Anche nel Documento d’indirizzo programmatico per il triennio 2009-2011 per la cooperazione con i paesi in via di sviluppo, è interessante notare come l’integrazione fra migrazione e politiche di cooperazione sia uno degli obiettivi che la Regione si prefigge: “favorire la realizzazione di interventi finalizzati a implementare processi di co-sviluppo, che vedano il coinvolgimento di migranti sul territorio regionale”213. Per favorire il coordinamento di tutti i soggetti protagonisti della cooperazione, delle diverse aree geografiche, per coordinare e facilitare il reperimento delle risorse finanziare e per coordinare la partecipazione ai programmi di cooperazione promossi a livello nazionale, comunitario e internazionale, la legge regionale n. 12 del 2002, all’articolo 12, prevede la creazione di Tavoli Paese. Questi rappresentano riunioni di coordinamento di tutti i soggetti della cooperazione decentrata emiliano-romagnola (enti locali, associazioni e ONG presenti sul territorio regionale), finalizzate allo scambio di informazioni sulle attività in corso ed in progetto, al confronto di esperienze che, dove possibile, cercano di definire un eventuale programma-Paese. Tale strumento consente, da un lato, di fare emergere sovrapposizioni e complementarietà tra le attività promosse

213Regione Emilia Romagna, “Documento d’indirizzo programmatico per il triennio 2009-2011 per la

cooperazione con i paesi in via di sviluppo, in attuazione dell’articolo 10 della L.R. 24 giugno 2002, n. 12”, 25 febbraio 2009

104 dai singoli soggetti, dall’altro, di avviare un processo di progettualità condivise nel rispetto delle specifiche competenze. I Tavoli sono stati attivati solo nell’ambito della cooperazione con alcuni paesi (Bielorussia, Brasile, Marocco, Monzambico, Palestina, Saharawi e Senegal) scelti sulla base dell’elevato numero di soggetti e di interventi attivati in quell’area e della rilevanza strategica di tali paese per le priorità della Regione Emilia-Romagna.

Nelle linee programmatiche di cooperazione 2009-2011 si evidenzia come il coinvolgimento delle comunità di immigrati, presenti sul territorio regionale, debba essere favorito per promuovere iniziative per lo sviluppo dei Paesi da cui provengono. Ciò nonostante, l’unico tavolo in cui è presente un’elevata partecipazione di immigrati ed una forte collaborazione con questi, è il Tavolo-Senegal. Tra i settori prioritari d’intervento, per il Senegal sono previsti:

- agricoltura: formazione dei produttori, miglioramento qualitativo e quantitativo delle produzioni, adozione di tecniche produttive eco-sostenibili, incremento dell’utilizzo di tecniche irrigue a basso consumo di acqua, sviluppo del settore e creazione di reti commerciali;

- sanità: facilitazione dell’accesso ai servizi sanitari di base, tutela della salute materna e della salute della riproduzione, prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili, della malaria e della tubercolosi;

- educazione: prevenzione all’abbandono scolastico, appoggio all’uguaglianza nell’educazione, formazione professionale e educazione alternativa.

4.5.2. Quadro progettuale

Nell’ambito del programma europeo Interreg III B CADSES214

2000-2006, tra il 2006 e il 2008, è stato attivato il progetto Migravalue con l’obiettivo di valorizzare il capitale finanziario e umano degli immigrati, al fine di promuovere lo sviluppo economico e

214Il programma Interreg III B CADSES è un' iniziativa dell'Unione Europea che ha lo scopo di

promuovere progetti di collaborazione internazionale tra soggetti appartenenti ad un area geografica molto ampia che si estende dall’Europa centrale ai paesi danubiani e balcanici fino all’Adriatico. Lo scopo prioritario del Programma è quello di favorire lo sviluppo armonioso ed equilibrato del territorio dell’area CADSES (Central Adriatic Danubian South-Eastern European Space).

105 sociale della loro comunità d’origine. Il progetto, capofilato da Veneto Lavoro, vedeva la collaborazione con partner UE (Bulgaria, Grecia, Romania, Slovacchia, Ungheria e Polonia) e con l'Albania, ed proprio con quest’ultimo paese che l’Emilia-Romagna ha indirizzato la propria attività per l’utilizzo delle rimesse dei migranti nell’ambito di iniziative sociali nel paese d’origine.

Nel 2007, il Comune di Parma, in collaborazione con l’associazione GUI GI (Associazione Senegalesi di Parma e Provincia), ha attivato il progetto Sulle strade di Pikine. Tale iniziativa ha avuto l’obiettivo di attivare, nel Comune di Pikine, in Senegal, un centro di prevenzione e cura dell’AIDS con complementare attività di pronto intervento sanitario. Determinante, per la buon riuscita del progetto, è stata la creazione di un centro di Assistenza Pubblica, con volontari e ambulanze, e di una Unità Medica, composta da infermieri, medici generali e consulenti specialistici, e l’attivazione di un numero telefonico di emergenza. Grazie al successo riscosso dal progetto a Pikine, le città limitrofe hanno richiesto maggiori informazioni sull’iniziativa e,quindi, di poterla ripetere sul loro territorio. Per questo motivo, nel 2008, è stato proposto un nuovo progetto, cHiama I Volontari, che prevedeva corsi di formazioni per formatori al fine di poter ampliare il numero di volontari del Centro di Assistenza Pubblica di Pikine, garantendo così continuità e sostenibilità al progetto anche su territori limitrofi.

Il progetto Sulle strade dell’arcobaleno: da Pikine a Khombole del 2009 può essere ancora considerato un proseguo e un rafforzamento delle precedenti iniziative: infatti prevede la creazione di una nuova postazione di pronto intervento sanitario e la formazioni di altri volontari, nella maggior parte donne, oltre alla sperimentazione dell’iniziative nei distretti rurali di Khombole.

Senitalia invece, è un progetto voluto, nel 2007, dall’Associazione socio-culturale senegalese Yakkar che aveva come obiettivo principale quello di migliorare le condizioni di commercializzazione dei prodotti agroalimentari, di migliorare i redditi delle cooperative femminili e di promuovere gli investimenti degli immigrati. Tutto ciò con lo scopo di creare una rete transnazionale di commercio di prodotti senegalesi nei luoghi della diaspora, che possa diventare un modello riproducibile in altre zone del Senegal e in altri settori economici.

Sempre l’Associazione Yakkar ha avviato nell’aprile del 2008 un progetto, Donne di Pire in movimento, riguardante vari settori e rivolto in particolar modo alle donne: si passa da attività di prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili ad attività legate alla formazione manageriale nel campo avicolo.

106 Per concludere la breve rendicontazione dei progetti co-finanziati dalla Regione Emilia Romagna, è interessante citare un recente progetto del 2010 promosso dall’associazione GUY GI: Terre e salute: interventi di prevenzione dell’esodo rurale nei villaggi del Senegal con una mediazione al femminile. Tale progetto vuole perseguire sinergie tra l'agricoltura e i servizi di salute in due realtà rurali della regione senegalese di Thies. Sarà potenziata la produttività agricola per generare lavoro e reddito e, nelle scuole e tra la popolazione, saranno attivati corsi di educazione alla salute. Il miglioramento sanitario e l’incremento di redditività consentiranno di migliorare le condizioni di vita nell’area rurale contrastando il fenomeno di esodo verso contesti urbani già in difficoltà, prevenendo così tensione sociale. Nell’intervento verranno impiegate donne che si occuperanno in prima persona delle questioni delle imprese agricole e della trasparenza della locazione terriera. In Emilia Romagna, saranno, invece, attivati percorsi di formazione per trasferire ai migranti le competenze utili agli interventi sulle politiche di sviluppo in Senegal ed organizzati eventi per consolidare ponti tra comunità migranti e popolazione del paese di origine.

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