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La regione Piemonte

5. Contributi pervenuti da alcune regioni

5.2 La regione Piemonte

Nel Report sulla diffusione di dipendenze patologiche, prese in carico e attività di servizi dedicati a minori e giovani, trasmesso alla Commissione

Senato della Repubblica – 55 – Camera dei Deputati

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dalla giunta regionale, si sottolinea come la pandemia in corso abbia influito profondamente sulle abitudini quotidiane degli adolescenti ed abbia deter-minato delle modifiche anche nei comportamenti connessi al consumo di sostanze e all’utilizzo di tecnologie. Nel documento si indicano alcune delle motivazioni poste alla base del consumo di sostanze da parte di giovani e adolescenti: si tratta di motivi sociali (favorire le relazioni), prestazionali, coping (far fronte a emozioni e situazioni negative), desiderio di sentirsi parte di un gruppo. Tra gli adolescenti e i giovani italiani le ragioni del consumo e degli eccessi sono prevalentemente di tipo positivo (sociali), seguite da motivazione prestazionali. I consumi problematici sono spesso legati a contesti familiari e sociali di deprivazione sociale, economica e culturale. La prevenzione della dipendenza tra i giovani andrebbe affrontata dunque primariamente con politiche atte a diminuire le disuguaglianze socioeconomiche e culturali. Nella maggior parte dei casi, infatti, il consumo di alcol e altre sostanze psicoattive fa parte dell’esperienza giovanile ma non impedisce l’assolvimento dei compiti di crescita e delle funzioni richieste dalla vita sociale una volta raggiunta l’età adulta. I consumi durante il lockdown sembrano essersi generalmente ridotti per mancanza di occasioni sociali, ma sono aumentati gli episodi di intossi-cazione alcolica per far fronte alla situazione di forte stress.

Con riguardo al consumo di alcol nel documento si evidenzia come una serie di ricerche comparate con la Finlandia abbiano messo in evidenza come la cultura « familista » italiana e le specificità della cultura del bere

« bagnata » fungano da fattori di protezione rispetto al consumo di alcolici finalizzato all’ubriachezza. In un’ottica di prevenzione, si evidenzia quindi la necessità di un potenziamento del ruolo della famiglia nella trasmissione delle norme informali che regolano un corretto rapporto con le bevande alcoliche, del dialogo aperto tra genitori e figli sul tema e del controllo informale. Ancora con specifico riguardo al territorio regionale, una ricerca epidemiologica e sociologica, svolta nelle zone di produzione vinicola piemontesi, ha confermato che anche a livello locale si può osservare un effetto protettivo esercitato dalle regole informali del bere e che può essere così sintetizzato: maggiori sono le conoscenze sulle bevande alcoliche, in particolare sul vino, meno sono diffusi i comportamenti a rischio, come il binge drinking, anche tra i giovani. Per tali ragioni si segnala l’opportunità di limitare il ricorso a leggi restrittive, palesemente discordanti dalle norme sociali e difficili da fare rispettare, perché le contraddizioni e le ambiguità espresse dalle istituzioni e dal mondo adulto generano sfiducia e un atteggiamento di scetticismo nei confronti del legislatore. La ricerca dell’ubriachezza nel periodo giovanile risponde in qualche modo al bisogno dell’adolescente di confrontarsi con il rischio per assolvere alla funzione della costruzione identitaria. Tuttavia persiste nella nostra cultura l’effetto protettivo del controllo informale, che fa sì che l’ubriachezza, se episodica, sia ritenuta accettabile solo nel periodo giovanile e venga gradualmente abbandonata nella transizione verso l’età adulta

Relativamente all’uso di sostanze illegali il Report sottolinea come i consumatori in questione non rappresentino una categoria omogenea. Una distinzione fondamentale per comprendere l’uso di sostanze è quella basata

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-dalla giunta regionale, si sottolinea come la pandemia in corso abbia influito profondamente sulle abitudini quotidiane degli adolescenti ed abbia deter-minato delle modifiche anche nei comportamenti connessi al consumo di sostanze e all’utilizzo di tecnologie. Nel documento si indicano alcune delle motivazioni poste alla base del consumo di sostanze da parte di giovani e adolescenti: si tratta di motivi sociali (favorire le relazioni), prestazionali, coping (far fronte a emozioni e situazioni negative), desiderio di sentirsi parte di un gruppo. Tra gli adolescenti e i giovani italiani le ragioni del consumo e degli eccessi sono prevalentemente di tipo positivo (sociali), seguite da motivazione prestazionali. I consumi problematici sono spesso legati a contesti familiari e sociali di deprivazione sociale, economica e culturale. La prevenzione della dipendenza tra i giovani andrebbe affrontata dunque primariamente con politiche atte a diminuire le disuguaglianze socioeconomiche e culturali. Nella maggior parte dei casi, infatti, il consumo di alcol e altre sostanze psicoattive fa parte dell’esperienza giovanile ma non impedisce l’assolvimento dei compiti di crescita e delle funzioni richieste dalla vita sociale una volta raggiunta l’età adulta. I consumi durante il lockdown sembrano essersi generalmente ridotti per mancanza di occasioni sociali, ma sono aumentati gli episodi di intossi-cazione alcolica per far fronte alla situazione di forte stress.

Con riguardo al consumo di alcol nel documento si evidenzia come una serie di ricerche comparate con la Finlandia abbiano messo in evidenza come la cultura « familista » italiana e le specificità della cultura del bere

« bagnata » fungano da fattori di protezione rispetto al consumo di alcolici finalizzato all’ubriachezza. In un’ottica di prevenzione, si evidenzia quindi la necessità di un potenziamento del ruolo della famiglia nella trasmissione delle norme informali che regolano un corretto rapporto con le bevande alcoliche, del dialogo aperto tra genitori e figli sul tema e del controllo informale. Ancora con specifico riguardo al territorio regionale, una ricerca epidemiologica e sociologica, svolta nelle zone di produzione vinicola piemontesi, ha confermato che anche a livello locale si può osservare un effetto protettivo esercitato dalle regole informali del bere e che può essere così sintetizzato: maggiori sono le conoscenze sulle bevande alcoliche, in particolare sul vino, meno sono diffusi i comportamenti a rischio, come il binge drinking, anche tra i giovani. Per tali ragioni si segnala l’opportunità di limitare il ricorso a leggi restrittive, palesemente discordanti dalle norme sociali e difficili da fare rispettare, perché le contraddizioni e le ambiguità espresse dalle istituzioni e dal mondo adulto generano sfiducia e un atteggiamento di scetticismo nei confronti del legislatore. La ricerca dell’ubriachezza nel periodo giovanile risponde in qualche modo al bisogno dell’adolescente di confrontarsi con il rischio per assolvere alla funzione della costruzione identitaria. Tuttavia persiste nella nostra cultura l’effetto protettivo del controllo informale, che fa sì che l’ubriachezza, se episodica, sia ritenuta accettabile solo nel periodo giovanile e venga gradualmente abbandonata nella transizione verso l’età adulta

Relativamente all’uso di sostanze illegali il Report sottolinea come i consumatori in questione non rappresentino una categoria omogenea. Una distinzione fondamentale per comprendere l’uso di sostanze è quella basata

Senato della Repubblica – 56 – Camera dei Deputati

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sui motivi d’uso (generalmente associati a una specifica categoria di droghe) che non si esauriscono nello scopo ricreativo, ma rispondono anche a bisogni terapeutici e spirituali. L’uso di droghe è diventato una pratica quotidiana e socialmente accettata nei contesti del divertimento (non solo tra i giovani ma anche tra gli adulti) dove esso rappresenta anche una forma di resistenza alla spinta individualista e una risposta al diffuso bisogno di senso di appartenenza e di comunità. Gli eventi musicali rappresentano uno spazio-tempo privilegiato dalle persone in cerca di divertimento e di evasione dagli impegni e dalle regole della routine quotidiana, dove i consumatori sono in genere persone socialmente integrate e impegnate nello studio e nel lavoro, in grado controllare i propri consumi in modo che questi non interferiscano con i propri impegni sociali. Il Report richiama gli esiti di una ricerca che ha coinvolto giovani consumatori in contatto con il sistema giudiziario penale, la quale ha evidenziato come le disuguaglianze economiche giochino un ruolo chiave nello spiegare la relazione tra uso di sostanze illegali e problemi con la giustizia: entrambi i comportamenti possono trovare origine in uno stato di relativa deprivazione che risulta dalle contraddizioni della società contemporanea che, da un lato, fomenta aspirazioni e desideri dei giovani e, dall’altro lato, offre loro scarse opportunità di realizzazione e riconoscimento sociale. Relativamente al gambling il documento regionale sottolinea come le leggi volte a limitare il numero e l’accessibilità agli apparecchi di gioco, quali slot machine e videolottery,sono una misura efficace per evitare che i giovani sviluppino una dipendenza da gioco. Il gioco d’azzardo patologico è più diffuso negli strati di popolazione più povera culturalmente ed economicamente. Un fattore di rischio specifico è rappresentato infatti dal gioco finalizzato a fare fronte all’incertezza verso il futuro e a una situazione di precarietà lavorativa o di disoccupazione. È prioritario – secondo la regione – che il legislatore italiano, come raccomandato dall’Unione europea, si occupi del problema delle scatole premio (loot box) e dei social casinò.

Con specifico riguardo alla prevenzione del consumo di sostanze alcoliche il Report richiama il progetto Alcol e giovani affidato dal Ministero della salute alla regione Piemonte in vista della « Conferenza nazionale Alcol 2021 », il quale ha messo in evidenza la necessità di:

dedicare ai giovani con problemi di uso di alcol o sostanze servizi dedicati, con équipe stabili specializzate sul target e collocati in contesti non connotati; valorizzare le esperienze che oggi si collocano a macchia di leopardo sul territorio nazionale al fine di diffondere buone pratiche;

rafforzare la conoscenza delle evidenze scientifiche tra gli operatori;

incrementare la cultura della valutazione nei servizi; colmare il gap tra servizi di prevenzione e di trattamento coinvolgendo gli operatori in occasioni di confronto e formazione congiunta finalizzate a stabilire prima di tutto un linguaggio comune e una rappresentazione condivisa del problema e delle possibili soluzioni. È necessario superare le barriere ideologiche che ancora ostacolano una piena diffusione dell’approccio alla riduzione del rischio e del danno e delle sue forme più innovative (drugcheking-controllo della droga e net-reach, ovvero out-reach negli ambienti web e social).

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