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2 La BNS: transazioni in oro con la Reichsbank

2.9 Relazione tra il freezing americano e gli acquisti in oro

A giudizio dell’autore la commissione Bergier non dà molta importanza a questa relazione. All’inizio della guerra gli acquisti della BNS non furono particolarmente cospicui, e il ruolo principale lo avevano le banche commerciali. Tale situazione mutò con il freezing americano del 1941; il rapporto Bergier si limita a costatare questo avvenimento, ma non si fa mai riferimento ad un possibile nesso di causalità tra il blocco dell’oro in suolo americano e il conseguente aumento e l’esclusività della BNS nel commercio dell’oro in Svizzera proveniente dalla Reichsbank. Inoltre, il rapporto non approfondisce neanche gli effetti del freezing sulle imprese svizzere. Prima del freezing americano le spedizioni in oro ammontarono a 26,3 milioni USD (114 milioni di CHF) per le banche commerciali e di 13,4 milioni di USD (58 milioni di CHF) per la BNS, successivamente al freezing la BNS acquisterà oro per 374,4 milioni di USD (1'620 milioni di CHF), mentre le banche commerciali 30 milioni di USD (129,7 milioni di CHF). Considerando unicamente gli importi, si potrebbe pensare che il freezing americano possa spiegare gli aumenti degli acquisti di oro della BNS; nelle prossime righe si dà spazio ad un approfondimento dello stesso freezing utilizzando il contributo dello storico Mauro Cerutti per il libro La Suisse et les grandes puissances 1914–1945 per valutare la legittimità di questa ipotesi.

Quando l’amministrazione Roosevelt decise di bloccare gli averi svizzeri nel 1941, più del 60% delle riserve auree della BNS erano nei forzieri della FED (2,3 miliardi su un totale di 3,7 miliardi di CHF). Le riserve locate in Svizzera erano di 820 milioni di CHF (il 22% del totale), il rimanente di 605 milioni era in Gran Bretagna. Nel 1940, a seguito dell’invasione della Wermacht in Norvegia e in Danimarca, Roosevelt bloccò gli averi stranieri in USA di Paesi appartenenti al Terzo Reich. Nel giugno del 1941, il freezing venne esteso anche ai Paesi neutrali e quindi anche alla Svizzera. Il ministro del tesoro americano affermò che con il freezing si riuscì a bloccare averi stranieri per un totale di 7 miliardi di USD, impedendo all’Asse di acquisire diritti sugli averi di cittadini dei Paesi conquistati e nei Paesi neutrali si evitò un possibile mercato nero degli averi bloccati. Questi soldi avrebbero potuto permettere all’Asse di sovvenzionare una quinta colonna in USA e America Latina. Infine con questo blocco si impedì anche il trasferimento di fondi a speculatori che successivamente avrebbero potuto aprire crediti alle potenze dell’Asse. Gli USA offrirono alla Svizzera la possibilità di ottenere la Licenza generale n°50 del 20 giugno 1941, che avrebbe tolto il

blocco concernente gli averi della Confederazione e della BNS negli USA e il possibile sblocco degli averi privati previa garanzia della BNS sugli aventi diritto economico4 di questi conti. In pratica la BNS doveva garantire che quest’ultimi fossero svizzeri o residenti permanenti dall’inizio della guerra. Quest’ultimo punto implicava un rigido sistema di controllo, controproducente per le banche svizzere. La Svezia riuscì a soddisfare le condizioni americane e ad ottenere questa licenza. A questo punto in Svizzera diverse entità chiesero alla BNS di istituire un modello analogo a quello svedese, ma la banca nazionale si oppose per una serie di punti:

- la complessità degli scambi finanziari (la BNS valutò di non riuscire a prendere in carico il controllo delle transazioni e garantirne il carattere svizzero);

- la neutralità (partecipare alle misure di controllo americane poteva essere considerato da Berlino una violazione della neutralità, si fa riferimento anche al clearing, e in quel momento il Consiglio federale aveva un credito di 850 milioni di CHF verso il Reich);

- evitare difficoltà con le autorità statunitensi nel caso di operazioni garantite come svizzere si fossero rilevate in seguito come non svizzere (la preoccupazione più grande della BNS era quella di disporre delle riserve auree messe in sicurezza a New York);

- forti resistenze delle banche svizzere, timorose di poter perdere la propria libertà di manovra e molto attaccate alla difesa del segreto bancario;

- l’istaurazione di un controllo degli scambi avrebbe ridimensionato il ruolo del franco svizzero, come valuta autenticamente libera, perciò molto richiesta da tutti i belligeranti.

Anche Emil Puhl, il vicepresidente della Reichsbank, affermò che sarebbe stato un bene che la BNS non introducesse nessuna restrizione negli scambi, per non intaccare il ruolo del franco svizzero. La BNS non utilizzando la Licenza n°50 decretò la proibizione di tutte le transazioni finanziare di capitali svizzeri negli USA per tutta la guerra. Ben prima della guerra il Dipartimento del tesoro USA aveva dubbi sui metodi delle banche svizzere: segreto bancario, conti cifrati (anche collettivi), i cui detentori erano conosciuti solo dalla direzione della banca in Svizzera ed infine anche per i titoli al portatore. A tal proposito, il direttore del Dipartimento del tesoro USA, H. Morgenthau, decise di far effettuare un inchiesta approfondita negli uffici delle filiali americane di diverse società svizzere (non solo banche e assicurazioni, ma anche Nestle, Roche, Sandoz, ecc.), convinto che queste filiali fossero coperture di interessi nazisti. Questa inchiesta provocò un’indignazione e un’irritazione crescente negli ambienti bancari svizzeri. L’esito dell’inchiesta non

4 Secondo la definizione dell’ASB per avente diritto economico si intende la persona alla quale vanno attribuiti economicamente i valori patrimoniali depositati, in altre parole il reale beneficiario. L'avente diritto economico non deve necessariamente essere in possesso di una procura bancaria o di un diritto di firma per la relazione bancaria.

confermò i dubbi americani, ma tuttavia nel rapporto si descrissero le banche svizzere in una maniera abbastanza scura. Ritornando alla questione dell’oro, teoricamente le riserve auree della BNS trasferite in USA non erano toccate dal freezing, ma quando la BNS tentò di disporne, le autorità americane si opposero, adducendo ad un possibile coinvolgimento della Reichsbank e all’acquisto di minerali necessari alla fabbricazione di armi, e per la loro convinzione che per la Svizzera sarebbe stato meglio utilizzare le riserve auree presenti in Svizzera. In realtà il motivo principale del rifiuto erano le strette relazioni economiche tra Svizzera e Germania, soprattutto per quanto riguardava l’accordo di clearing con il relativo credito svizzero di 850 milioni di CHF. Il freezing ha toccato tutti i Paesi europei (eccetto la Gran Bretagna) aventi investimenti negli USA, ma le banche svizzere sono state il principale bersaglio. Per gli Stati Uniti il segreto bancario elvetico poteva permettere ai Nazisti di sovvenzionare negli USA e in America Latina una quinta colonna; diverse inchieste mostreranno l’infondatezza di questa convinzione, in quanto gli averi svizzeri bloccati, erano in prevalenza capitali francesi e soltanto una minima parte erano tedeschi. I sospetti americani riguardavano anche la BNS, sia per la questione del clearing sia per gli acquisti di oro fino ad aprile del 1945, che la BNS giustificò facendo leva sulla propria buona fede anche se fu chiaro già dal 1941 che la provenienza da riserve d’anteguerra era infattibile, oltre al fatto che tutto questo oro per un ottica di politica monetaria non era indispensabile. (Cerutti, 1999) In conclusione, il freezing americano non determinò un aumento della domanda di oro svizzera, il motivo principale di tale aumento come visto in precedenza fu quello del traffico degli escudi portoghesi.

3 Le banche commerciali: transazioni in oro con la