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La relazione di viaggio: il viaggio sedentario come genere letterario

Abbiamo stabilito i canoni della partenza del viaggio nel viaggio sedentario, sottolineando, alla fine del primo capitolo, le similarità che intercorrono fra il viaggio fisico e il viaggio sedentario - in special modo per quanto riguarda la scansione delle fasi -, trovando la differenza principale nel fine, che per i viaggi stanziali risiede nel puro gusto di viaggiare, permesso dalla gratuità e dalla libertà dell‟immaginazione. Si è parlato, inoltre, di genere nel genere: come addentrarci, dunque, nel transito di un viaggio d‟analisi senza sapere che cosa sia un viaggio sedentario dal punto di vista letterario, quale sia la sua forma scritta? Un transito che, è doveroso specificare, nel presente lavoro si svolgerà lungo la linea cronologica, tentando al contempo di ricalcare quell‟andamento divergente del pensiero tipico dei viaggiatori stanziali.

Un viaggiatore sedentario, al pari di un avventuriero, un viandante, o un esploratore, può scegliere di lasciare testimonianza scritta del percorso compiuto. Nel caso di un evento così straordinario e paradossale, non assumerà la classiche forme di una relazione di viaggio; piuttosto, quasi per una logica conseguenza discendente dalle caratteristiche antitetiche interne al viaggio stanziale, le tipologie predilette saranno la poesia, il romanzo, il racconto.

La figura del viaggiatore che narra “cose segrete” apprese durante il proprio cammino è un tratto costitutivo del tema del viaggio; tale figura sorge già nel più antico ciclo epico medio-orientale conosciuto, l‟Epopea di Gilgamesh, dalla quale il protagonista tornerà proprio con un racconto. I più antichi testi egiziani, Le avventure di

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Sinuhe l’Egiziano e Viaggio di Wenamòn - raccontati in prima persona -, indicano poi

che le strutture testuali hanno iniziato presto a subire quelle trasformazioni che successivamente porteranno ad una certa cristallizzazione narrativa; e sono stati i contenuti a dettare tali trasformazioni: l‟indistinzione tra verità e bellezza ha dato vita all‟epica antica, mentre la lontananza dei contenuti dall‟esperienza quotidiana dei lettori ha suggerito da una parte di indirizzare i testi verso l‟informazione tecnico-scientifica (senza escludere un certo grado di elaborazione artistica), dall‟altra, di rendere esplicita e legittimata la finzione letteraria (senza eliminare del tutto l‟allusione alla realtà). Sul primo versante la testimonianza del viaggiatore-scrittore dà luogo a testi descrittivi che fondano la geografia, la storia, l‟antropologia, l‟autobiografia, mentre la struttura della descrizione tende a sfaldarsi verso il trattato enciclopedico e storico, sino a dar luogo a veri e propri manuali; sul secondo versante, si forma la narrativa romanzesca.

La vera e propria relazione di viaggio si sviluppa a partire dal XII secolo - come era accaduto per gli itinerari di pellegrinaggio -, sullo scheletro delle guide pratiche destinate ai naviganti o ai commercianti, o delle pratiche di mercatura. Concepito all‟inizio ancora come pura documentazione aggiuntiva di compilazioni enciclopediche o geografiche, il resoconto tende ad assumere progressivamente autonomia testuale e dignità letteraria, delegando spesso a scrittori di mestiere la trascrizione dei racconti del viaggiatore78, nei quali si fondono invenzione letteraria, creatività ed esperienza reale. La contiguità e la continuità fra il piano della documentazione e quello dell‟immaginazione letteraria è un‟impresa a partire dalla quale si riapre, stavolta definitivamente, la forbice che divarica le potenziali vocazioni testuali del viaggio: da un lato la diversità postulata per definizione dal tema diventa l‟autorizzazione a una

78 Il caso più celebre è ovviamente Il Milione di Marco Polo, frutto, come noto, della collaborazione di Rustichello da Pisa, autore di compilazioni romanzesche di materia arturiana.

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liberazione fantastica della scrittura, dall‟altro, la scrittura si costituisce come garanzia di credibilità delle meraviglie narrate.

L‟invenzione della stampa, indipendentemente dalle intenzioni e dall‟impegno dei singoli estensori, portò ad un mutamento sostanziale nei processi di ricezione dei testi letterari, tale che nell‟insieme il corpus delle relazioni di viaggio rispose, soprattutto nel Cinquecento, all‟esigenza di garantire ad un pubblico vastissimo la veridicità delle straordinarie avventure e delle lontananze sconosciute narrate, spogliate di ogni risonanza leggendaria e descritte senza reticenze. Le relazioni di viaggio furono così ricondotte ad ordinaria documentazione delle diversità affrontate, ma la grande saggistica etico-politica del Rinascimento rispose dichiarando programmaticamente la non-esistenza dei luoghi descritti: si parla di utopia, di non-luoghi, di impossibilità costruite dall‟intelletto o dalla fantasia, con l‟esplicito intento di commisurare a quelle astrazioni o a quelle immaginazioni la concreta realtà del luogo e del mondo conosciuto.

Il resoconto del viaggio sedentario sembrerebbe prendere le mosse proprio da quest‟ultimo cambiamento, sennonché, oltre l‟evidente differenza di significato e d‟intento, si registrano ulteriori passaggi fondamentali. Il campo della relazione di viaggio fra tardo Cinquecento e Settecento, infatti, si bipartisce quasi nettamente in rapporto al tipo di esperienze reali che vi si riflette; così, da un lato si sviluppa una sterminata produzione di resoconti e descrizioni disponibile anche attraverso imponenti raccolte o collane editoriali79; dall‟altro, ciò conduce alla creazione di “scientifici «ingrandimenti» dello spazio sociale e naturale visitato”80

. La Fontaine, così, polemizzando contro l‟umore inquieto che conduce gli uomini a viaggiare verso luoghi

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Si pensi solo ai venti volumi della Storia generale dei viaggi, comparsi tra il 1740 e il 1759, traduzione francese ampliata, per iniziativa di Prévost, della Nuova collezione generale di viaggi pubblicata a Londra da Thomas Astley fra il 1745 e il 1734.

80 Si veda P. Fasano, Viaggio, in R. Ceserani, M. Domenichelli, P. Fasano (a cura di), Dizionario

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lontani, contro una letteratura di viaggio dall‟inclinazione esotica e contro la pretesa del dire e del narrare garantiti solo dal vedere, scrisse che se proprio si voleva viaggiare, lo si sarebbe dovuto fare “verso rive vicine”81

.

Tale polemica contribuì a determinare quella che Paul Hazard ha definito come la “crisi della coscienza europea”82

, scaturita dalla constatazione della relatività di valore delle idee fondanti l‟organizzazione sociale e civile dell‟uomo. Una crisi che sul piano della letteratura di viaggio ha indotto due tipi di stratagemmi: il rovesciamento del punto di vista83 o la conduzione del viaggio in dimensioni palesemente irreali e fuori dal mondo84; temi di allontanamento straniante che sostengono anche la conversione realistica del romanzo, “il passaggio dal romance al novel”85

. Fino al Settecento, ad ogni modo, vengono prodotte opere che comunemente sono state ascritte all‟interno della letteratura di viaggio nella misura in cui risultano essersi rapportate - mimandola, stravolgendola o contestandola - alla realtà dei viaggi intorno al mondo o dei tours educativi. Questo significa che

il referente reale del viaggio, sia come esperienza effettivamente vissuta dallo scrittore, sia come evento o pratica sociale di comune dominio, tiene collegate in certo modo scritture propriamente descrittive ed elaborazioni creative86.

Esattamente su questo fronte durante l‟età moderna, tuttavia, i cambiamenti sono profondi e ciò che avviene rappresenta una svolta decisiva per la codificazione e la formalizzazione del viaggio sedentario, per sancire finalmente la sua esistenza e la sua

81 Si veda J. De La Fontaine, I due piccioni e L’uomo che insegue la fortuna e l’uomo che

l’attende nel suo letto, in Favole (Fables, 1669), trad. it., a cura di Emilio de Marchi, Milano, Rizzoli,

2001.

82 P. Hazard, La crise de la conscience européenne 1680-1715, Parigi, 1935, trad. it. La crisi

della coscienza europea, Torino, Einaudi, 1946.

83 Il richiamo va prontamente alle Lettere Persiane di Montesquieu. 84

La prima proposta proviene da Cyrano de Bergerac, L’altro mondo o Gli stati e imperi della

Luna; ma si pensi anche ai Viaggi di Gulliver di Jonathan Swift.

85 P. Fasano, op. cit., p. 2614. Si parla allora di un‟opera come Robinson Crusoe (1719) di Daniel Defoe.

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dignità letteraria. A partire dagli anni della Rivoluzione Francese, proseguendo lungo l‟età romantica, infatti, la svolta moderna

consiste sostanzialmente in una sorta di divorzio del tema letterario dalla esperienza reale del viaggio nella sua concreta «esternità»: l‟osservazione della quale viene progressivamente rimossa dalle attenzioni della letteratura, e delegata allo sguardo scientifico o storico-artistico87.

Tale mutazione comporta un ridimensionamento sia delle relazioni di viaggio - nelle quali viene abbandonata ogni velleità impressionistica o narrativa, a favore dell‟illustrazione dei risultati di scoperta ed esplorazione, delle conseguenti deduzioni geografiche, naturalistiche od etnografiche - sia della diaristica del Grand Tour - che si trasforma prima in un ordinato studio di topografia artistica o in saggio storico-critico o estetico, poi in guida turistica -. In campo strettamente letterario, tale cambiamento induce come conseguenza un paradossale aspetto ma fondamentale per la definizione del viaggio stanziale: la negazione dei dati che caratterizzano il referente, ovvero la mobilità e la stanzialità.

È proprio emancipandosi dall‟esperienza reale che il tema del viaggio si costituisce ancora più in profondo come una sorta di metafora fondante della letteratura, innervando la forma della narrazione, lasciando libero campo al viaggio mentale, permettendo all‟immaginazione di esprimersi liberamente ed autonomamente.

All‟interno di tale processo, già Rosseau nel Discours sur l’origine de l’inégalité aveva polemizzato contro i viaggiatori incapaci di guardare gli uomini; ne Les Rêveries

du Promeneur Solitaire aveva inoltre asserito che il movimento non doveva provenire

dal di fuori, bensì doveva formarsi nell‟interiorità. I romanzi The life and opinions of

Tristram Shandy, Gentleman di Sterne e Jacques le fataliste et son maitre di Diderot,

costituiscono la scrittura letteraria come continuo movimento, come strumento capace

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di garantire transizione e mutamento perpetui. Il tragitto narrato, pertanto, non possiede più valenza di esperienza formativa e di acquisizione di cognizioni promotrici di maturità, piuttosto, come scrive Goethe88, diventa una sorta di rispecchiamento e di esternazione di una vocazione già data ma inespressa a causa della consuetudine quotidiana e della ristrettezza creata dall‟ambiente familiare.

Per tali motivi, sarà così possibile per Sterne, compiere in A Sentimental Journey

through France and Italy un “viaggio del cuore in traccia della natura e di quei

sentimenti che da lei sola germogliano”89: un “viaggio riposatissimo”, per condurre il quale, afferma l‟autore quasi richiamando il consiglio del pigro Sancho Panza all‟errante Don Chisciotte, non sarebbe nemmeno necessario spostarsi dalla propria contrada90; per Verne, in Voyage au centre de la Terre91 e De la Terre à la Lune, trajet

direct en 97 heures 20 minutes92, di spingere oltre i limiti canonizzati l‟immaginario

odeporico e focalizzare il racconto sul viaggio in quanto tale, che diventa scommessa e vittoria dell‟uomo sul tempo e sullo spazio.

2.2 Xavier de Maistre e il viaggio “attorno alla stanza”: le nuove coordinate.