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La religione personale di Alda Merini

Nel documento La poesia di Alda Merini (pagine 88-92)

Sua Santità Benedetto XVI

Santo Padre, mentre La ringrazio, La prego di tenere conto dei continui omaggi molto belli fatti da alcuni miei allievi, fra i quali Giuliano, i quali, pur onorandoLa, sono assai lontani da Lei. Noi poveri peccatori cerchiamo di onorarLa con disegni e preghiere, ma non vorremmo toccare l’ambito della superbia in cui è facile cadere. Grazie a Dio il Cristianesimo trionfa ma attenti alle false meretrici e peccatrici perché Dio ama i peccatori come noi.

Io sono un guado pieno di errori che ho fatto e di cui mi pento.

Santo Padre ho sentito la Terra Santa perché ho incontrato faccia a faccia il Signore. Io sono vissuta nella sporcizia, ho servito San Francesco e avrei voluto venire da Lei ma me lo hanno proibito per la mia salute e per riguardo ad Ella. «Peccatore come sono» ma madre sicura che non meritava 4 figli. Sono belli ma non cattolici, alcuni di loro non sanno di essere battezzati. Vanno a derubare la loro mamma ma sono sempre doni caro Santo Padre. Questi buoni ladroni sono la mia consolazione e moriranno con me, con i miei dolori.

Hanno pianto, non avevano la mamma.

Ma la mamma è sempre stata con loro, non li ha mai abbandonati. Oh dolce è stato il mio destino al quale ho lasciato i miei anni. Come è vera la storia di Maddalena, anche io come Maddalena. Abbracci le donne sono fredde come il ghiaccio. Per la malattia e la guarigione di Alda Merini.

Ospedale San Paolo. Milano, 28 ottobre 2009120

Il testo riportato è il contenuto, per intero, dell’ultima lettera che Alda Merini ha scritto, il 28 ottobre 2009, tre giorni prima di morire. La lettera è stata pubblicata postuma, il 13 novembre 2011, sul quotidiano «Il Sole 24 ore», ed era indirizzata a Papa Benedetto XVI per scusarsi di non poter partecipare all’incontro degli artisti. Abbiamo scelto di proporre queste parole, le ultime della poetessa, per aprire quest’ultimo capitolo che vuole affrontare il sentimento religioso dell’artista, per due motivi: il primo, e più evidente, è la presenza in questa lettera di molti elementi spirituali e della sua fede; inoltre per il suo valore “testamentario”, data la vicinanza alla morte, rispetto a molti temi da sempre cari all’autrice. Tra le righe troviamo il mai abbandonato tema della “Terra Santa”, il manicomio, in cui la poetessa dice di aver “incontrato faccia a faccia il Signore”. Troviamo anche approfondito il tema delle figlie, della loro perdita, dolore sempre presente nella Merini, come vediamo, anche negli ultimi giorni di vita. E nelle righe di chiusura, si ripete un’altra volta la sua identificazione con la figura di Maria Maddalena, usata molte volte in precedenza nella produzione poetica.

La dimensione spirituale, religiosa, è sempre stata molto ampia nella vita di Alda Merini, e molto presente anche nella sua opera artistica, pur differenziandosi nei toni e nelle declinazioni.

A partire dalle prime raccolte, l’atteggiamento spirituale di Alda ha caratteristiche molto personali, che in alcuni punti sfiorano più il panismo, il panteismo, inteso come percezione profonda dell’essenza divina, superiore, nella natura e più in generale in tutto ciò che ci circonda. Affiancato a questa sensazione sta anche il continuo, frequente richiamo alla tradizione mitologica greca e latina, a cominciare dalla prima raccolta pubblicata, La presenza

di Orfeo, analizzata al principio della nostra trattazione, in cui figure paganeggianti si

alternano a echi cristiani, che vedono mescolarsi l’impianto di un’educazione tipicamente cattolica e di pulsioni personali dense di sensualità ma anche di erotismo. Nelle raccolte successive, soprattutto in Paura di Dio e Tu sei Pietro, la componente mistica si fa più spiccatamente cristiana; in molte liriche l’invocazione a Dio si fa intensa, sovente il senso di smarrimento e di completa solitudine spingono la poetessa a chiedere aiuto al divino; e in altri casi è presente un fitto interrogarsi sull’essenza stessa della divinità, sul duplice volto che essa presenta, quello di amore e di carità, e quello privo di misericordia e oscuro.121 Ne La terra

Santa, raccolta posteriore all’esperienza manicomiale, l’elemento religioso prende una forma

e un significato diverso rispetto al passato, ma anche rispetto al futuro, e rappresenta un caso unico in tutta la produzione. È la terribile sofferenza provata nell’orrido ambiente che porta la Merini a trasfigurare fatti, visi, persone e luoghi, facendoli rientrare in potenti e immaginifiche metafore riprese dall’Antico Testamento. Lo stesso titolo della silloge, La

Terra Santa, porta con sé un significato preciso e poi approfondito dalla poetessa: il

manicomio viene paradossalmente accostato alla leggenda biblica della terra che Dio, tramite Mosè, avrebbe promesso al popolo ebraico, dove esso avrebbe potuto vivere in pace, in fratellanza. I folli del manicomio, però, quella “terra promessa” non la troveranno mai, e nella loro pazzia, si riducono a credere che quello in cui vivono sia il migliore dei luoghi possibili. Come abbiamo avuto modo di vedere, e di sottolineare in precedenza, gli elementi religiosi sono sempre presenti nella poetica meriniana, e lei stessa si è sempre definita una cattolica convinta; d’altra parte, nessuno dei suoi testi è stato completamente incentrato su tematiche religiose fino ai suoi ultimi anni di vita. È nel 2000 che si verifica una vera novità in questo senso: per le edizioni di Frassinelli la poetessa darà alla luce dei testi completamente basati su argomenti e figure della cristianità. È Arnoldo Mosca Mondadori che propone alla poetessa di

approfondire la sua vena mistica, e sempre lui ne raccoglie i testi e ne fa da curatore. In questo momento Alda Merini attraversa una fase di “oralità”, a cui si era già accennato nel capitolo precedente: quando ha uno stimolo poetico, molto spesso non lo traduce in versi ella stessa scrivendolo a macchina, ma telefona a amici e conoscenti e detta i versi attraverso il ricevitore, mentre dall’altro capo l’amico di turno ne prende nota. A questo proposito leggiamo le parole dello stesso Mondadori:

Di solito Alda Merini telefona e quando dice «Scrivi» tu puoi essere in qualsiasi situazione ma devi trovare subito una penna e un foglio e scrivere. Lei non si ferma, la poesia nasce e finisce di getto, Alda non corregge. […]

Riesco a sentire tutto. Alda riattacca. Rileggo quello che ha dettato e lo imparo praticamente a memoria. Corro a casa e aggiungo queste pagine a tutte le altre che mi ha dettato in questi mesi di lavoro. Il libro è finito.

E ripenso a tutte le volte che Alda mi ha detto «Scrivi»: al bar mentre facevo colazione, sul tram, sulla tangenziale, di notte, la mattina prestissimo, durante dieci riunioni, mentre mangiavo. Ma mai mi ha disturbato, perché quando sentivo dall’altra parte del telefono il suo mistero che prendeva corpo nelle sue parole così potenti, mi sono sempre commosso.122

Il primo di questi testi viene pubblicato nel 2000 con il titolo L’anima innamorata, seguito da

Corpo d’amore. Un incontro con Gesù nel 2001, e Magnificat. Un incontro con Maria nel

2002. A questi tre testi, i più importanti, seguiranno nel 2003 ancora La carne degli angeli, nel 2004 Poema della croce, nel 2006 Cantico dei Vangeli, nel 2007 Francesco. Cantico di

una creatura. In questa sede tratteremo L’anima innamorata, Corpo d’amore. Un incontro con Gesù e Magnificat. Un incontro con Maria.

122 ARNOLDO MOSCA MONDADORI, in Nota introduttiva a A. MERINI, Magnificat. Un incontro con Maria, Arnoldo Mosca Mondadori, collana Frassinelli, Milano, 2002, pp. VII-VII.

Nel documento La poesia di Alda Merini (pagine 88-92)