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Renato Rizzi con Pro.tec.o

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Gruppo di Progettazione:

Renato Rizzi

Responsabile Della Ricerca

Roberto Rossetto Roberto Giacomo Davanzo Andrea Rossetto Alessandro Andreolli Walter Pavanello Alessia Lorenzoni Andrea Gabatel Laura Stroszeck Emiliano Granzotto Andrea Pennisi Kuno Mayr Sergio Pauletto Daniel Tiozzo Emiliano Forcelli Petra Scorzato Alessandro Bonadio Alessia Levorato Lorenzo Sivieri Marcello Orlandini Andrea Galanti Elisabetta Biffis Caterina Pregazzi Chiara Zambello Matteo Silverio Zeljama Vidovic Marina Giarratano Olivia Carli Carla Rossetto Valentina Cendron Bin Camilla Crucil Elisabetta Cudicio Alessia Mozzato Andrea Perbellini Umberto Rizzato Elisabetta Zaia Andrea Fotografie: Pietro Savorelli Umberto Ferro Consulente Idrogeologico: Giovanni Abrami Consulente Ambientale: Andrea Allibardi Andrea Rossetto 2

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all’azione degli architetti italiani”.2 Por-

toghesi, in questo stralcio richiama tre concetti fondamentali: geo-architettura (un problema di scala), rigenerazione del paesaggio (problema culturale), valore etico (problema disciplinare). Per affrontare un problema di scala - ge- oarchitettura - occorre avere una visione la cui ampiezza sia adeguata alla scala, in questo caso si diceva all’inizio, paesag- gistica. Ma cosa intendiamo come pae- saggio? Ci appelliamo all’idea romantica del sublime, o lo guardiamo con l’occhio freddo ed analitico della scienza moder- na? Partiamo allora da una definizione di paesaggio dello stesso Renato Rizzi: “Il paesaggio è il riflesso esterno del nostro mondo interno”. Ovvero, quando contem- pliamo finalmente un paesaggio siamo in contatto con l’anima universale che ci permette di riconoscere l’identità tra noi e,

appunto, il paesaggio esterno a noi. Sono in gioco, quindi, categorie ben più ampie di quelle che possono essere contenute nel semplice ambito eco-ambientale. Proprio per questo motivo lo sguardo si predispone a cinque diversi livelli ten- tando di riconoscere le figure originarie appartenenti a quel determinato luogo. E da ognuno di questi 5 ambiti (sguardo Theorico, Archeologico, Zenitale, Ver- ticale, Interiore) emergono figure che si pongono come archetipi per il progetto, proprio perché ogni figura viene restituita- rappresentata sul piano estetico. La rigenerazione del paesaggio necessita dell’inversione tra soggetto ed oggetto. Ovvero, il rovesciamento culturale ope- rato nell’impostazione di questo lavoro, fa si che la strada non sia più da con- siderarsi come opera fine a se stessa, come semplice infrastruttura ordinata da

norme tecniche, ma che sia una vera e propria occasione per potersi confrontare con una realtà di polverizzazione formale disseminata sul territorio da 50 anni di crescita delle nostre città, quantomeno nel tentativo di restituirne le qualità intrin- seche. Dal dopoguerra, infatti, la pianura veneta si è trasformata ad un ritmo e una scala inaspettate, perdendo inesorabil- mente l’identità che si era formata nei secoli. Ma proprio al mito virgiliano della bugonia, ovvero della rigenerazione da cadavere, ci si rivolge per capovolgere il rapporto tra soggetto ed oggetto: un’opera a scala paesaggistica, come la Pedemontana Veneta, è l’occasione per riordinare e disvelare le qualità di un luogo, anziché necessariamente un qual- cosa di peggiorativo.

Il problema etico è un problema estetico. E qui ci confrontiamo con il grande tema

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I tracciati autostradali esistenti ed il tracciato della nuova superstrada in relazione con le principali valli: Valdastico, Valsugana, Val Feltrina

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L’inversione del paesaggio: l’immagine, in relazione con le immagini 2, 6 e 11, fa emergere la grande figura dei bacini di bonifica ed il reticolo delle acque pensili. Tutto il territorio compreso nella cornucopia arcuata è in realtà territorio che viene mantenuto in vita grazie alla tecnica. Solamente il sistema di bacini ed idrovore, infatti, permette il controllo millimetrico delle acque e quindi la sopravvivenza del territorio stesso

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Il progetto: la grande figura della scena paesaggistica pedemontana si relaziona con i due grandi paesaggi che la comprendono, a nord con il paesaggio delle montagne, a sud con il paesaggio delle risorgive e dei bacini di bonifica

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Vista di trequarti da sud: la figura di progetto appare come la naturale scena che nasce ai piedi delle montagne e su cui le montagne stesse si rappresentano

della difesa della terra. Se infatti è vero che la responsabilità degli architetti è enorme, dato il loro ruolo di “agenti pro- gettuali”, c’è allora da chiedersi come poter rispondere a tale responsabilità. Anche dato che oramai stiamo parlando di ground-building, di “trasformazione” dell’intera crosta terrestre. Una risposta, più che citata, è il celebre motto di Do- stojevski, “La bellezza salverà il mondo”. Ecco quindi che il tentativo di questa ricerca è proprio quello di rappresen- tare, nuovamente, il fascino stesso del paesaggio, affinché le sue proprie forme possano lasciarsi contemplare e vivere nuovamente.

1 R. Rizzi, La Pedemontana Veneta. Il divino del paesaggio: economia della forma, Marsilio Editori,

Venezia, 2007

2 P. Portoghesi, La Superstrada Pedemontana Veneta, in R. Rizzi, Op. cit.

Pagine precedenti: 1

L’orizzonte geografico minimo di riferimento: l’Italia nord-orientale nella triangolazione Milano-Ancona-Lubiana

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L’unità minima di paesaggio definita dalla scala della Pedemontana

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Theatrum Adriae: il modello rappresenta per intero l’anfiteatro delle prealpi venete, che con la pupilla di Venezia volge necessariamente lo sguardo ad oriente

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Vista di trequarti da sud est: in primo piano la laguna veneta, sullo sfondo le alpi

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Vista di trequarti da est. Ai piedi delle montagne il sito per il tracciato della superstrada

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Il paesaggio delle risorgive: l’immagine deriva da una iconografia del XV sec. conservata presso l’archivio di stato di Venezia

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Idrografia principale: Adige, Astico, Bacchiglione, Brenta, Musone, Sile, Piave, Livenza

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Sistema dei principali tracciati stradali romani, in relazione con le valli di valico a nord: Vallagarina, Val Feltrina, Valle del Tagliamento

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Ambito paesaggistico di Marostica e Bassano: si evidenzia come ogni modello, ad ogni passaggio di scala sia una realtà di per se stessa, che declina ed approfondisce i principi figurativi di tutte le scale precedenti, anticipando e annunciando contemporaneamente le scale successive. Qui, con chiarezza emergono le figure a ventaglio, connessione tra tracciato stradale e centri storici; il tessuto della scena si articola

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Il sistema delle gerarchie. Prima gerarchia paesaggistica: la configurazione generale dell’ambito progettuale (1). Seconda gerarchia: l’ambito di Thiene (2); Bassano Marostica (3); Montebelluna (4). Terza gerarchia: da ciascuna figura-sfondo (2,3,4) emerge la figura a ventaglio originata dalle valli principali, Valdastico (5) Valsugana (6) Val Feltrino (7). Quarta gerarchia: evidenti altre figure, derivanti dall’ordine precedente, relative a: Thiene (8), Bassano (9), Montebelluna (10)

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Vista di trequarti da est: L’immagine mette in evidenza l’importanza delle relazioni gerarchiche. Il tracciato della Pedemontana è contenuto dal bordo inferiore della grande scena (prima gerarchia), e trattenuto, quasi appeso alle affusolate figure a ventaglio della terza gerarchia, e delle figure derivate della quarta

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Il caso-esempio di Marostica. La figura a ventaglio che relaziona il tracciato autostradale con il centro storico ha la potenzialità per contenere 10 volte l’area produttiva-industriale di Marostica, relazionandosi tuttavia con il paesaggio, a differenza dell’attuale area industriale cresciuta con il principio della dissoluzione formale degli ultimi 50 anni. L’immagine evidenzia il rapporto tra città murata, crinale e nuova figura paesaggistica

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Come l’immagine precedente, con evidenziato il sistema strutturale inferiore impostato per le attività produttive e di servizio

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La figura di collegamento tra Marostica ed il tracciato della Pedemontana si evidenzia, innalzandosi rispetto al piano di campagna, mentre l’immagine della texture della scena paesaggistica per ora affiora appena

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Vista di tre quarti da sud, terza gerarchia. L’immagine, letta in relazione all’immagine 20, evidenzia ancora una volta il tema delle scale e delle gerarchie

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