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Resilienza e vulnerabilità

Nel documento Catastrofi naturali e disastri tecnologici (pagine 150-153)

Impostazione del problema: definizioni e fenomenologia

1.2. Resilienza e vulnerabilità

1.2.1. In tema di calamità naturali e di disastri ambientali e tecnologici, è fon- damentale analizzare anche i concetti di vulnerabilità e di resilienza, poiché spesso richiamati dalla letteratura scientifica e dalla reportistica internazionale – in modo sinonimico, antitetico ovvero in rapporto di genere a specie – nell’analizzare la capacità delle persone, dei popoli, dei territori e dei Governi nazionali di prevenire e ridurre gli effetti di tali eventi.

La parola “resilienza”, che deriva dal verbo latino resilire, è stata in un primo momento utilizzata nel campo della fisica e dell’ecologia, in questo secondo ambito in particolare grazie al lavoro di C.S.HOLLING, Resilience and Stability

of Ecological Systems, in Annual Review of Ecology and Systematics, 1973, vol. 4, 1-23. Il termine è stato poi successivamente impiegato anche con rife- rimento alle persone, alle famiglie, alle comunità, alle organizzazioni e agli

Stati fino a diventare anche ambiguo, come rileva C.FOLKE, Resilience: The

emergence of a perspective for social-ecological systems, in Global Environ- ment Change, 2006, vol. 16, n. 3, 261.

A livello istituzionale, nell’ambito dei disastri, la nozione di resilienza è stata definita come la capacità di adattamento e di mitigazione del danno e come la contemporanea capacità di preparazione e prevenzione, nonostante l’alto livel- lo di rischio, disagio cronico o a seguito di un trauma più o meno lungo, cfr. M.PELLING, The Vulnerability of Cities, Earthscan, 2003, 5 e 48, e B. EGE- LAND, E.CARLSON, L.A.SROUFE, Resilience as process, in Development and Psychopathology, 1993, vol. 5, n. 4, 517. Questa accezione è stata resa comu- ne nell’ambito dei disastri nel 1994, con il Yokohama Strategy and Plan of Ac- tion for a Safer World: guidelines for natural disaster prevention, prepa- redness and mitigation, cioè il documento finale della Conferenza mondiale che si è tenuta in Giappone dal 23 al 27 maggio 1994 contenente principi e li- nee guida per la capacità di prevenzione, gestione e mitigazione di fronte alle calamità naturali.

Successviamente la resilienza è stata anche definita come una traiettoria posi- tiva di adattamento dopo una situazione di disturbo, disagio o avversità, cfr. F.H. NORRIS, S.P. STEVENS, B. PFEFFERBAUM, K.F. WYCHE, R.L. PFEFFER- BAUM, Community resilience as a metaphor, theory, set of capacities, and strategy for disaster readiness, in American Journal of Community Psycholo- gy, 2008, vol. 41, n. 1, 127.

1.2.2. Accogliendo la definizione contenuta nel report dell’UNISDR, The Uni- ted Nations International Strategy for Disaster Reduction, 2010, la vulnerabi- lità è invece quell’insieme di caratteristiche e di circostanze che rendono un sistema, una comunità, una risorsa suscettibile agli effetti di un pericolo (UNI- SDR Glossary).

Secondo Folke, il grado di vulnerabilità dipende dal grado di resilienza di cia- scun sistema preso in considerazione, cfr. C.FOLKE, Social-Ecological Resi- lience and Behavioural Response, Beijer International Institute of Ecological Economics, Royal Swedish Academy of Sciences, 2002, 3; secondo altri auto- ri, invece, la resilienza è una componente della vulnerabilità, come nel caso di D.A.MCENTIRE, Triggering Agents, Vulnerabilities and Disaster Reduction: Towards a Holistic Paradigm, in Disaster Prevention and Management, vol. 10, n. 3, 189-196. In questa accezione la vulnerabilità sarebbe costituita da una serie di componenti in cui anche la resilienza è ricompresa insieme al rischio, alla resistenza e alla suscettibilità.

1.2.3. Altri autori definiscono la vulnerabilità come una caratteristica relativa ad individui ed a gruppi di persone che vivono in un determinato ambiente na- turale, sociale ed economico. In questo senso cfr. T. CANNON, Vulnerability analysis and the explanation of “natural” disasters, in A.VARLEY (a cura di), Disasters, Development, Environment, Wiley, 1994, 19, per il quale il grado di vulnerabilità di un gruppo di persone o di individui dipende dalla posizione ri- coperta nella società. La vulnerabilità è pertanto una caratteristica complessa che dipende dalla combinazione di fattori primari (classe di appartenenza, ge- nere, etnia) e secondari (ad esempio età). Inoltre, secondo lo stesso autore, può essere scomposta in tre aspetti: 1) il grado di resilienza di un determinato gruppo e la sua capacità di resistere all’impatto del disastro; 2) una componen- te relativa alla salute del gruppo e quindi alla capacità fisica di resistere al di- sastro; 3) il grado di preparazione al disastro della popolazione.

1.2.4. Come mostrato da B. WISNER, P. BLAIKIE, T. CANNON, I. DAVIS, At

Risk. Natural hazards, People’s Vulnerability and Disasters, Routledge, 2004, 13-15, definizioni di vulnerabilità di questo tipo tendono a generare dei com- portamenti di “passività”. Un approccio più innovativo, invece, tende a consi- derare la vulnerabilità come determinante nello studio dei disastri naturali e ambientali. Non solo questa caratteristica può essere utilizzata come riferimen- to per le politiche di prevenzione e di mitigazione del rischio (cfr. 14); dalla vulnerabilità dipende anche la valutazione dei danni conseguenti al verificarsi dell’evento.

La vulnerabilità può essere ancora definita prendendo in considerazione i “danni attesi” e più precisamente come valore stimato dei danni al verificarsi del disastro, cfr. J. DAYTON-JOHNSON, Natural Disasters and Vulnerability,

OECD Development Centre Policy Brief, 2006, n. 29, 10. In questo senso, vulnerabilità e resilienza possono fornire un’idea della capacità adattiva di una popolazione.

1.2.5. Lo studio della vulnerabilità è importante al fine di poter analizzare gli effetti dei disastri sulle aree colpite; invero tali effetti non dipendono esclusi- vamente da fattori naturali, ma sono anche il prodotto del contesto politico, economico e sociale nel quale irrompono. Questo è mostrato nel lavoro di B. WISNER, P.BLAIKIE, T.CANNON, I.DAVIS, At Risk. Natural hazards, People’s Vulnerability and Disasters, cit., il quale rileva come non tutte le persone sia- no ugualmente vulnerabili ad una calamità naturale o ad un disastro ambienta- le, non avendo tutti le stesse possibilità di accedere a risorse ed opportunità. La vulnerabilità viene definita da questi autori come la «capacità di una persona o

di un gruppo di persone di anticipare, far fronte, resistere e riprendersi dall’impatto di un pericolo naturale» (cfr. 11). Per un approfondimento sulle popolazioni vulnerabili si rinvia al § 2, cap. II, di questa literature review.

Nel documento Catastrofi naturali e disastri tecnologici (pagine 150-153)

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