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Il patrimonio personale di Bin Laden era costituito in parte dall’eredità di famiglia42, in

quanto il padre possedeva a metà del secolo scorso il maggiore gruppo imprenditoriale dell’Arabia Saudita, il Saudi Binladin Group, fondato nel 1931; ma la parte più consistente del patrimonio personale di Bin Laden comprendeva le imprese da lui fondate in Sudan, dove fuggì a metà degli anni ‘90 quando gli venne ritirata la cittadinanza saudita per la sua ideologia fondamentalista-jihadista e per i suoi appelli al terrorismo anti-occidentale43. Già

noto negli ambienti del fondamentalismo islamico mediorientale, nel 1991 Bin Laden rispose alla chiamata del sudanese Hassan al-Turabi, capo politico del Fronte Islamico Nazionale,

41 Sigla di Information Technology, concetto con cui si indica l’uso della tecnologia d’informazione, quale il

computer ed il web.

42 I servizi segreti svizzeri ritenevano che l’eredità di Bin Laden ammontasse a 250-500 milioni di dollari, mentre

stime più recenti ritengono che non superasse i 35 milioni di dollari. (Fonte: KISER S., Financing terror, p. 72).

43 Bisogna ricordare il rapporto di interdipendenza economica e di sicurezza che legava l’Arabia Saudita e gli

Stati Uniti; infatti, come l’amicizia con l’Arabia Saudita era di fondamentale importanza per gli USA per quanto riguarda il petrolio, così questi ultimi erano una tutela militare alla sicurezza della casa saudita, in particolare dalle mire espansionistiche dell’Iraq di Saddam Hussein.

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gruppo nazionalista al potere in Sudan. L’alleanza stretta tra i due leader si basava sul sostegno di Bin Laden per sconfiggere i separatisti africani cristiani nel sud del Paese e per la costruzione di infrastrutture stradali in cambio del permesso di insediare la nuova base di Al- Qaeda all’interno dei suoi confini44. Per raggiungere il suo scopo lo sceicco saudita investì in

diverse imprese e banche (circa 35) come copertura per la sua attività45: Wadi al-Aqiq,

impresa commerciale di trasporto; la Banca islamica Al Shamal di Khartoum, capitale del Sudan, in cui Bin Laden ha investito $50 milioni; aziende di import-export, tra le quali Taba Investment Ltd. che commerciava gomma, mais, zucchero, banane e altri prodotti fondamentali per l’agricoltura sudanese; molte società agricole, tra cui al-Themar che dava lavoro a quattromila dipendenti; al-Hijra Construction, impresa di costruzioni per sviluppare la rete stradale e aerea in Sudan e che impiegava oltre seicento persone46. Oltre ad essere

fonte di finanziamenti per la sua organizzazione, queste imprese permisero a Bin Laden di proteggere e di fornire conti bancari, dove depositare i soldi e poterli di conseguenza immettere nel circuito bancario internazionale, ai suoi membri.

Al-Qaeda possedeva anche l’impresa Gum Arabic Company Limited specializzata nella produzione di gomma araba e che ricopriva l’80% della domanda mondiale. Inoltre, l’organizzazione terroristica aveva comprato azioni nell’industria svedese di attrezzature ospedaliere, nel mercato di latticini in Danimarca e nelle cartiere norvegesi47.

Nel 1996, a causa di contrasti all’interno dell’establishment politico sudanese che non sosteneva più il leader al-Turabi e di mancati finanziamenti, Al-Qaeda venne trasferita in Afghanistan; in seguito all’invasione statunitense del Paese guidato dal regime talebano, la dimora di Bin Laden venne trasferita in Pakistan, nella località di Abbottabad che diventò la base dell’organizzazione fino alla cattura ed uccisione del suo leader nel 2011. Con l’espulsione dal Sudan, Bin Laden perse anche il controllo sugli investimenti fatti nel Paese; nonostante ciò, sembra che lo sceicco abbia potuto contare su ingenti somme di denaro anche

44 Per una bibliografia di Osama Bin Laden: SCHEUER M. (2011), Osama Bin Laden, Oxford University Press, Inc.,

New York; MURDICO S. J. (2007), Osama Bin Laden, The Rosen Publishing Group, Inc., New York.

45 BERGEN P.L., Holy War, Inc., p. 108; è stato scoperto che nei primi anni ‘90 un aereo carico di zucchero diretto

in Afghanistan, ha fatto poi ritorno in Sudan con un carico di armi da fuoco e razzi.

46 BERGEN P.L., Holy War, Inc., p. 107. 47 KISER S., Financing terror, p. 79.

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al suo ritorno in Afghanistan (potrebbe trattarsi di donazioni di simpatizzanti, di aiuti da parte di alcuni membri della sua famiglia, di parte della sua eredità …).

In aggiunta al capitale personale di Bin Laden, esistevano poi molteplici business associati ad Al-Qaeda che finanziavano cellule in Europa, in Medio Oriente ed in Asia attraverso un sistema di riciclaggio del denaro in cui erano coinvolte soprattutto società saudite e spagnole48. Brisard, autore di Terrorism financing. Roots and trends of Saudi terrorism

financing, descrive come queste compagnie fossero impiegate nel traffico di armi, nella

clonazione fraudolenta di carte di credito e di documenti d’identità per finanziare Al-Qaeda, pur avendo come copertura quella di imprese di costruzioni e del settore immobiliare. In molti casi, la probabilità che una compagnia finanzi attività terroristiche è maggiore quando il rapporto tra il fatturato delle vendite denunciato e quello reale è difficile da discernere, come nel caso di affari ad uso intensivo di liquidità.

Per esempio, la compagnia saudita Mushayt for trading establishment (impresa commerciale) controllata dall’ispano-siriano Muhammad Galeb Kalaje Zouaydi (conosciuto come il finanziere di Al-Qaeda in Europa) sosteneva cellule in Europa e in Medio Oriente, impiegava ex mujaheddin in Cecenia o in Bosnia e aveva stretti legami con leader qaedisti in Europa (tra gli attentatori suicidi dell’11 settembre 2011 si possono citare Mohammed Atta, Said Bahaji e Ramzi Binalshibh, facenti parte della cellula di Amburgo, in Germania). Inoltre, la stessa società finanziò organizzazioni benefiche islamiche legate ad Al-Qaeda (a fine anni ‘90 Muhammad Zouaydi inviò $227.000 a Global Relief Foundation in Belgio, organizzazione inclusa nella lista del terrore pubblicata dalle Nazioni Unite nel 2002). Questo caso rappresenta uno degli schemi attraverso cui il finanziamento del terrorismo utilizza una rete di compagnie legali per trasferire denaro a beneficio di cellule terroristiche.

Un altro caso di indagine condotto dalle autorità francesi dimostra come è possibile deviare fondi da attività lecite49. “Il conto bancario personale della persona A (titolare di un

ristorante), riceveva regolarmente assegni e significativi depositi monetari da parte di una compagnia B che produceva pallet in legno. Il conto non mostrava alcuna attività finanziaria normale come prelievi per pagare alimenti, viaggi, ecc. Inoltre, il deposito bancario della compagnia B mostrava ingenti prelievi di liquidità, somme che ammontavano da €500.000 a €1 milione. I primi sospetti sono sorti a causa dell’incongruenza tra l’attività della persona A e

48 BRISARD JEAN-C., Terrorism financing. Roots and trends of Saudi terrorism financing, p.23. 49 FATF-GAFI, Terrorist financing, p. 14.

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la natura degli affari della compagnia B, ed in seguito ad approfondite indagini gli investigatori scoprirono che gli indagati erano legati al movimento salafita.”

Schema monetario ispano-saudita illustrativo della modalità usata per deviare fondi provenienti da attività lecite. (Fonte: BRISARD JEAN-C., Terrorism financing. Roots and trends of Saudi terrorism financing, p. 26).

Mushayt for trading establishment Gedda, Arabia Saudita

Trasferimento di denaro attraverso finti contratti

Società spagnole di costruzione e di beni immobiliari

Donazioni e finti contratti

Cellule europee di Al-Qaeda

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