1
π π π
0
Esempio 3.1.5. Nel reticolo π3, gli elementi irriducibili sono i tre atomi π = {π, π, π} e 1 = π β¨ π =
πβ¨ π = π β¨ π sono tre decomposizioni irridondanti di 1.
Esempio 3.1.6. Nella figura il poset degli elementi irriducibili Γ¨ π = {π, π, π, π} e 1 = π β¨ π β¨ π = π β¨ π sono due decomposizioni irridondanti di 1 che hanno numero diversi di elementi, quindi il reticolo non Γ¨ modulare. π 1 π π π
3.2
Reticoli semimodulari
Definizione 3.2.1. Un reticolo πΏ si dice semimodulare se per ogni π, π β πΏ risulta:
πβ§ π βΊ π =β π βΊ π β¨ π. (3.4) Un reticolo πΏ Γ¨ semimodulare inferiormente se per ogni π, π β πΏ risulta:
π βΊ π β¨ π =β π β§ π βΊ π. (3.5) Esempio 3.2.1. Il piΓΉ piccolo reticolo semimodulare (si verifica banalmente) che non Γ¨ modulare (contiene un sottoreticolo isomorfo a π5) Γ¨ quello il cui diagramma di Hasse Γ¨:
3.2 Reticoli semimodulari 32
Esempio 3.2.2. Definiamo il reticolo delle partizioni di un insieme finito.
Sia π΄ un insieme finito non vuoto e P ( π΄) lβinsieme delle partizioni di π΄. Definiamo su P ( π΄) una relazione dβordine β€, detta raffinamento, nel modo seguente:
per ogni π, π β P ( π΄), π β€ π ββ per ogni blocco π di π esiste un blocco π di π tale che π β π in tal caso si dice che π Γ¨ piΓΉ fine di π, o che π Γ¨ meno fine di π.
CosΓ¬ P ( π΄) diviene un insieme parzialmente ordinato, il cui minimo Γ¨ la partizione discreta 0 := {{π₯}; π₯ β π΄} mentre il massimo Γ¨ la partizione banale 1 := { π΄}. Di piΓΉ, P ( π΄) risulta essere un reticolo. Si puΓ² verificare che la relazione di copertura associata al raffinamento risulta essere:
per ogni π, π β P ( π΄), π βΊ π ββ esistono due blocchi distinti π΄ e π΅ di π tali che π΄ βͺ π΅ sia un blocco di π mentre tutti i blocchi di π diversi da π΄ βͺ π΅ sono anche blocchi di π.
A partire da questo fatto si dimostra che P ( π΄) Γ¨ dotato di rango e che per ogni partizione π risulta che π(π) = | π΄| βnumero di blocchi di π. Quindi dato che la struttura di P ( π΄) dipende solo dalla cardinalitΓ di π΄, indichiamo il reticolo con P (π) dove π = | π΄|.
Per ogni intero π, il reticolo delle partizioni P (π) Γ¨ semimodulare, ma per π > 3 non modulare.
Dimostrazione. Siano π, π due partizioni tali che π β§ π βΊ π e π β§ π βΊ π. Siano π΄1, . . . , π΄π i blocchi
di π β§ π. Allora, per esempio, avremo che i blocchi di π sono π΄1βͺ π΄2, π΄3, . . . , π΄π e quindi quelli di π
possono essere π΄1, π΄2, π΄3βͺ π΄4, . . . , π΄π oppure π΄1, π΄2βͺ π΄3, . . . , π΄π. Nel primo caso abbiamo
πβ¨ π = { π΄1βͺ π΄2, π΄3βͺ π΄4, . . . , π΄π}
e nel secondo caso
πβ¨ π = { π΄1βͺ π΄2βͺ π΄3, . . . , π΄π}.
In entrambi i casi risulta π βΊ π β¨ π e π βΊ π β¨ π, dunque il reticolo Γ¨ semimodulare. Se π > 3 consideriamo le due partizioni
π= {{π, π}, π β {π, π}}e π = {{π, π}, π β {π, π}} con π, π, π elementi distinti. Si ha che π β¨ π = 1, mentre π β§ π ha come blocchi {π}, {π}, {π}, π β {π, π, π}.
3.2 Reticoli semimodulari 33
In figura Γ¨ rappresentato il diagramma di Hasse del reticolo delle partizioni dellβinsieme {π, π, π, π}:
Si noti che un reticolo Γ¨ modulare se e solo se Γ¨ semimodulare e inferiormente semimodulare. Infatti, equivalentemente a quanto detto per i reticoli modulari, si ha:
Proposizione 3.2.1. Un reticolo Γ¨ semimodulare se e solo se per ogni π, π si ha che:
πβ§ π βΊ π, π =β π, π βΊ π β¨ π. (3.6) La proposizione duale definisce i reticoli semimodulari inferiormente.
Corollario 3.2.1. Sia πΏ un reticolo semimodulare. Allora
π₯βΊ π¦ =β π₯ β¨ π§ = π¦ β¨ π§ oppure π₯β¨ π§ βΊ π¦ β¨ π§ per ogni π₯, π¦, π§ β πΏ. In particolare, per ogni atomo π e per ogni π β πΏ con π 6β€ π, si ha π βΊ π β¨ π.
Lemma 3.2.1. Un reticolo semimodulare con catene finite soddisfa la condizione di Jordan-Dedekind. Dimostrazione. Proviamo per induzione che, se πΏ Γ¨ un reticolo semimodulare, la seguente affermazione Γ¨ vera per ogni π β₯ 1:
π(π): Per ogni coppia (π, π) di elementi di πΏ, con π < π, se esiste una catena massimale tra π e π di lunghezza π, allora tutte le catene massimali tra π e π hanno lunghezza π.
3.2 Reticoli semimodulari 34
β’ Supponiamo vera P(m) per un dato π > 1, e consideriamo π, π β πΏ con π < π, tali che esista una catena massimale di lunghezza π + 1, π = π0βΊ π1 βΊ Β· Β· Β· βΊ ππ= π . Consideriamo unβaltra catena
massimale tra π e π π = π0βΊ π1βΊ Β· Β· Β· βΊ ππ= π.
β Se π1= π1allora applicando lβipotesi induttiva sulla catena tra π1 e π si ha che π = π.
β Se invece π1β π1 si ha π1β§ π1= π βΊ π₯1, π1e per (3.6) questo implica π1, π1βΊ π1β¨ π1. Ora se πΆΓ¨ una catena massimale tra π1β¨ π1e π, allora πΆ βͺ {π1}e πΆ βͺ {π1}sono rispettivamente una catena massimale tra π1 e π e π1 e π che hanno entrambe lunghezza |πΆ| + 1. Dβaltra parte,
per lβipotesi di induzione, la prima catena ha la stessa lunghezza di π1 βΊ π2βΊ Β· Β· Β· βΊ ππ = π,
cioΓ¨ π; dunque π = π.
Si noti che anche i reticoli modulari soddisfano la (3.6) e quindi soddisfano la condizione di Jordan- Dedekind.
I reticoli che soddisfano la condizione di JD, se ammettono minimo, sono dotati di rango. Diamo ora una caratterizzazione dei reticoli modulari e semimodulari per mezzo di unβidentitΓ soddisfatta dalla loro funzione rango.
Teorema 3.2.1. Sia πΏ Γ¨ un reticolo dotato di minimo 0.
β’ πΏ Γ¨ semimodulare se e solo se possiede una funzione rango π tale che per ogni π, π β πΏ risulta:
π(π β§ π) + π (π β¨ π) β€ π (π) + π (π). (3.7) β’ πΏ Γ¨ modulare se e solo se possiede una funzione rango π tale che per ogni π, π β πΏ risulta:
π(π β§ π) + π (π β¨ π) = π (π) + π (π). (3.8) Dimostrazione. Un reticolo semimodulare dotato di minimo 0 possiede una funzione rango per 3.2.1. Per provare la tesi procediamo per induzione completa su π := π(π) β π(π β§ π).
β’ se π = 1, si ha π β§ π βΊ π, per (3.6) abbiamo che π βΊ π β¨ π, da cui π(π β¨ π) = π(π) + 1. Quindi π(π β§ π) + π (π β¨ π) = π (π) β 1 + π (π) + 1e quindi (3.7) Γ¨ soddisfatta.
β’ Supponiamo ora la (3.7) ver per ogni β β€ π. Consideriamo due elementi π, π β πΏ per cui π(π) β π(π β§ π) = π + 1. Allora dato che lβelemento π β§ π non puΓ² essere coperto da π, esisterΓ un elemento π₯ β πΏ tae che π β§ π < π₯ < π. Questo implica π β§ π β€ π₯ β§ π β€ π β§ π, da cui π₯ β§ π = π β§ π. Di conseguenza π(π₯) β π(π₯ β§ π) = π(π₯) β π(π β§ π) β€ π. Per ipotesi induttiva,
3.2 Reticoli semimodulari 35
ovvero,
π(π₯ β¨ π) β π (π₯) β€ π (π) β π (π β§ π). (3.9) Consideriamo ora i due elementi π e π₯β¨π. Per lβidentitΓ semimodulare risulta πβ§(π₯β¨π) = (πβ§π)β¨π₯ = π₯, dunque π(π β§ (π₯ β¨ π)) β π(π) = π(π₯) β π(π) β€ π (perchΓ¨ π β§ π < π₯ < πe π(π) β π(π β§ π) = π + 1). Allora sempre per ipotesi induttiva,
π(π) + π (π₯ β¨ π) β€ π (π β§ (π₯ β¨ π)) + π (π β¨ π₯ β¨ π) = π (π₯) + π (π β¨ π) ovvero,
π(π₯ β¨ π) β π (π₯) β€ π (π β¨ π) β π (π). (3.10) La tesi si ottiene confrontando (3.9) e (3.10).
Viceversa, supponiamo che il reticolo πΏ possieda una funzione rango π tale che per ogni π, π β πΏ valga (3.7). Supponiamo che gli elementi π, π β πΏ siano tali che π β§ π βΊ π, allora π(π) = π(π β§ π) + 1. Per la (3.7) ho che π(π β¨ π) β€ π(π) + 1 quindi π(π) β₯ π(π β¨ π) β 1. Siccome π β¨ π β₯ π e quindi π(π β¨ π) β₯ π(π), necessariamente π(π) = π(π β¨ π) β 1 che implica π βΊ π β¨ π.
Per dimostrare la (3.8) si procede in modo analogo. Esempio 3.2.3. Abbiamo visto che il reticolo dei sottospazi vettoriali di uno spazio vettoriale π Γ¨ modulare. In particolare tale reticolo Γ¨ dotato di una funzione rango π tale che per ogni sottospazio π di π si ha π (π) = πππ (π). Dunque la (3.8) Γ¨ lβidentitΓ di Grassmann.
Un classico esempio di reticoli semimodulari sono quelli definiti da un insieme e da un operatore di chiusura che soddisfa lβassioma di scambio di Steinitz. Ricordiamo che una mappa π΄ β¦β π΄ Γ¨ chiamata operatore di chiusura se per ogni π΄, π΅ β π:
1. π΄ β π΄,
2. π΄ β π΅ =β Β―π΄ β π΅, 3. π΄ = π΄.
Un insieme π΄ β π tale che π΄ = π΄ si dice che Γ¨ chiuso. Una famiglia costituita da insiemi chiusi Γ¨ un reticolo completo ordinato dallβinclusione con le operazioni di π π’π e di ππ π definite da
π΄β§ π΅ = π΄ β© π΅ e π΄β¨ π΅ = π΄ βͺ π΅.
Quindi lβintersezione di insiemi chiusi Γ¨ ancora un insieme chiuso e π΄ βͺ π΅ Γ¨ il piΓΉ piccolo insieme chiuso che contiene sia π΄ che π΅.
Se inoltre la mappa π΄ β¦β π΄ soddisfa lβassioma di Steinitz,ovvero per ogni π΄ β π, π, π β π:
3.2 Reticoli semimodulari 36
allora il reticolo completo costituito dai sottoinsiemi chiusi di π Γ¨ semimodulare.
Esempio 3.2.4. R2= {(π, π); π, π β R} puΓ² essere visto sia come spazio vettoriale di dimensione 2,ovvero R2 = π πππ( (0, 1), (1, 0)), sia come piano affine. In entrambi i casi il concetto di chiuso coincide con il concetto di sosttospazio.
β’ Nel primo caso abbiamo che i sottospazi di R2 sono
β il vettore nullo,
β le rette che passano per lβorigine, β lβintero piano.
La chiusura di un insieme costituito da due punti diversi dallβorigine Γ¨ la retta per i due punti se questi sono allineati con lβorigine, tutto il piano in caso contrario. Quindi la chiusura di {(1, 0), (0, 1)} coincide con tutto il piano. In questo caso il reticolo dei chiusi Γ¨ modulare.
β’ Nel secondo caso i sottospazi di R2 sono
β i punti, β le rette, β lβintero piano.
In questo caso, la chiusura dellβinsieme costituito da due punti distinti Γ¨ lβinsieme costituito da tutte le combinazioni lineari dei due punti con coefficienti la cui cui somma Γ¨ 1. Quindi in ogni caso Γ¨ la retta passante per i due punti. In questo caso il reticolo dei chiusi Γ¨ semimodulare. Si hanno quindi due operatori di chiusura diversi che operano sullo stesso insieme.
Capitolo 4
Reticoli geometrici
4.1
Reticoli geometrici e matroidi
Definizione 4.1.1. Un reticolo Γ¨ geometrico se Γ¨ 1. atomico
2. semimodulare 3. con catene finite
Per comprendere meglio la definizione diamo la rappresentazione di alcuni reticoli attraverso il loro diagramma di Hasse.
Figura 4.1: Reticolo atomico che non Γ¨ semimodulare: π₯ β§ π¦ βΊ π₯, π¦ ma π₯, π¦ βΊ π₯ β¨ π¦
π₯β§ π¦
π₯ π¦
π₯β¨ π¦
4.1 Reticoli geometrici e matroidi 38
Figura 4.2: Reticolo semimodulare che non Γ¨ atomico
Figura 4.3: Reticolo che non è nè atomico nè semimodulare
π₯β§ π¦
π₯ π¦
π₯β¨ π¦
Esempio 4.1.1. Le algebre di Boole finite e i reticoli di sottospazi di uno spazio vettoriale di dimensione finita sono reticoli geometrici.
Consideriamo adesso il reticolo delle partizioni di un qualunque insieme finito P (π) e dimostriamo che tale reticolo Γ¨ geometrico. Abbiamo giΓ dimostrato in 3.2.2 che P (π) Γ¨ semimodulare, quindi rimane da mostrare che P (π) Γ¨ atomico. Gli atomi di P (π), con |π| = π, sono tutte le partizioni aventi un solo blocco di cardinalitΓ due e tutti gli altri di cardinalitΓ uno, ovvero πa,b= {{π, π}, {π}, {π}, . . . }. Quindi se
π Γ¨ una partizione arbitraria di π si puΓ² scrivere come estremo superiore degli atomi il cui unico blocco di due elementi Γ¨ contenuto in un blocco di π, ovvero π =Γ
a,bπa,b. Vediamo una prima caratterizzazione dei reticoli geometrici:
Proposizione 4.1.1. Un reticolo πΏ dotato di minimo 0 con catene finite Γ¨ geometrico se e solo se per ogni π, π β πΏ risulta:
πβΊ π ββ esiste un atomo π con π 6β€ π e π = π β¨ π.
Dimostrazione. Sia πΏ un reticolo geometrico, in particolare πΏ Γ¨ atomico. Dunque presi π, π β πΏ si ha che esistono π1, . . . , πk, π1, . . . , πs atomi di πΏ tali che
π= π1β¨ Β· Β· Β· β¨ πk π= π1β¨ Β· Β· Β· β¨ πs.
β’ Se π βΊ π allora esiste un atomo πt tale che πt6β€ π ma πtβ€ π. Siccome πΏ Γ¨ semimdulare
4.1 Reticoli geometrici e matroidi 39
Siccome π β€ π, πtβ€ π si ha
πβΊ π β¨ πtβ€ π. Ma π βΊ π quindi necessariamente π = π β¨ πt.
β’ Se invece π = π β¨ π, con π atomo tale che π 6β€ π per la semimodularitΓ del reticolo segue che π βΊ π. Viceversa supponiamo che valga: π βΊ π ββ esiste un atomo π con π 6β€ π e π = π β¨ π, allora
β’ πΏ Γ¨ atomico:
preso π β πΏ vogliamo mostrare che π Γ¨ π π’π di atomi del reticolo. Ragioniamo per induzione sulla lunghezza della catena massimale da 0 ad π. Se π Γ¨ un atomo, allora π Γ¨ sup di se stesso. Se π non Γ¨ un atomo esiste un elemento π0 nella catena coperto da π. Applicando lβipotesi induttiva
sulla catena massimale di estremi 0 e π0 abbiamo che π0 si scrive come π π’π di atomi, quindi
π0 = π1β¨ . . . πn con πi atomi. Siccome π0 βΊ π grazie allβipotesi del teorema si ha che esiste un atomo π 6β€ π0tale che π = π0β¨ π = π
1β¨ . . . πnβ¨ π.
β’ πΏ Γ¨ semimodulare:
siano π, π β πΏ tali che π β§ π βΊ π allora esiste un atomo π 6β€ π β§ π tale che π = (π β§ π) β¨ π. Allora πβ¨ π = (π β§ π) β¨ π β¨ π = π β¨ π. Quindi, grazie allβipotesi del teorema, π βΊ π β¨ π.
In altre parole, in un reticolo geometrico, presi comunque due elementi π, π con π β€ π, si ha una corrispondenza biunivoca tra ogni catena massimale π = π₯0βΊ π₯1 βΊ Β· Β· Β· βΊ π₯π = π e una successione finita
di atomi π1, π2, . . . tale che
ππ6β€ π₯πβ1 βπ e π₯1= π β¨ π1, π₯2= π₯1β¨ π2, . . ..
In particolare il rango di un elemento π del reticolo si puΓ² scrivere come π(π) = πππ{π; π = π1β¨ Β· Β· Β· β¨ ππ; π1, . . . ππ atomi}.
Definizione 4.1.2. Sia π Γ¨ un insieme arbitrario, e πΌ una collezione di sottoinsiemi di π tali che : 1. πΌ β β ,
2. βπ΄ β πΌ, π΅ β π΄ =β π΅ β πΌ (ovvero I Γ¨ una collezione chiusa rispetto lβinclusione), 3. βπ΄, π΅ β πΌ tali che | π΄| > |π΅| esiste π₯ β π΄ r π΅ tale che π΅ βͺ {π₯} β πΌ (proprietΓ di scambio), allora la coppia (π, πΌ) si dice matroide degli indipendenti di π.
π viene chiamato insieme ambiente della matroide ed πΌ insieme degli indipendenti della matroide. Si osservi che:
4.1 Reticoli geometrici e matroidi 40
β’ ogni sottoinsieme di un indipendente Γ¨ a sua volta un indipendente,
β’ se π΄ e π΅ sono due insiemi indipendenti e π΄ possiede piΓΉ elementi di π΅, allora esiste un elemento in π΄ ma non in π΅ tale che aggiunto a π΅ porta a un altro insieme indipendente.
Un sottoinsieme indipendente massimale viene chiamato base della matroide M,
un sottoinsieme di π che non Γ¨ indipendente viene detto dipendente, inoltre se il sottoinsieme dipendente Γ¨ minimale viene detto circuito.
Si puΓ² inoltre definire un operatore di chiusura π sullβinsieme degli indipendenti: se π΄ β π allora π amplia π΄ aggiungendo ad π΄ tutti gli elementi π₯ β π r π΄ in modo tale che esista un circuito πΆ di M che contiene π₯ e che Γ¨ contenuto nellβunione di π΄ βͺ {π₯}.
Esempio 4.1.2. Sia πΈ un insieme, π β N. I sottoinsiemi di πΈ con al piΓΉ π elementi costituiscono gli insiemi indipendenti di una matroide definita su πΈ ,infatti:
β’ per ogni π β N, β non ha piΓΉ di π elementi,
β’ ogni sottoinsieme di un insieme che ha al piΓΉ π elementi, ha al piΓΉ π elementi,
β’ Se |π΄| > |π΅| allora π΄ deve contenere qualche elemento π₯ β π΅. Dato che π΅ ha cardinalitΓ al piΓΉ πβ 1 allora aggiungendo π₯ a π΅ si mantiene lβindipendenza.
Definizione 4.1.3. Sia π un insieme e π : π΄ β¦β π΄ un operatore di chiusura definito su B (π) tali che: 1. π β π΄, π β π΄ βͺ π =β π β π΄ βͺ π (proprietΓ di scambio di Steinitz);
2. per ogni π΄ β π esiste π΅ β π΄, π΅ finito, tale che π΅ = π΄ (proprietΓ della base finita); allora la coppia (π, π) si chiama matroide della chiusura sullβinsieme π e si indica con M (π). Inoltre M (π) Γ¨ detta semplice se:
β = β e π= π per ogni π β π (proprietΓ di semplicitΓ ).
Si dimostra che la matroide della chiusura Γ¨ equivalente ad una matroide di indipendenti il cui operatore di chiusura definito sugli insiemi indipendenti coincide con lβopertore di chiusura appena introdotto. Abitualmente si usa denotare con M la matroide M(π) se Γ¨ chiaro lβinsieme sul quale Γ¨ definita la matroide. Quando si deve trattare con una matroide si puΓ² scegliere se definirla mediante il suo operatore di chiusura oppure mediante i suoi insiemi indipendenti.
Esempio 4.1.3. Uno spazio vettoriale di dimensione finita π , con lβusuale chiusura lineare (ovvero per ogni π β π si ha che π Γ¨ il sottospazio generato da π) Γ¨ una matroide semplice. Lo stesso vale per uno spazio affine con dimensione finita, con la chiusura affine.
Teorema 4.1.1 (Birkhoff-Whitney). Il reticolo dei chiusi della matroide M(π) sullβinsieme π , che indicheremo con L (π), Γ¨ geometrico. Viceversa, se πΏ Γ¨ un reticolo geometrico, lβinsieme π dei suoi atomi con lβoperatore di chiusura π : π΄ β¦β π΄ := { π β π; π β€ β¨π΄} Γ¨ una matroide semplice; inoltre, il reticolo dei chiusi di questa matroide Γ¨ isomorfo a πΏ attraverso lβisomorfismo π : πΏ β L (π); π (π₯) = { π β π; π β€ π₯}.