Il collegio dei revisori dei conti e' nominato con decreto del Ministro del tesoro, del bilancio e della
programmazione economica, di concerto con il Ministro per i beni culturali e ambientali. Il collegio dei revisori dei conti si compone di tre membri effettivi e di un supplente, di cui un membro effettivo, che ne assume la presidenza, ed un supplente designati in rappresentanza del Ministero del tesoro, del bilancio e della
programmazione economica, e gli altri scelti tra gli iscritti nel registro dei revisori contabili, istituito presso il Ministero di grazia e giustizia.
59
Il DIRETTORE GENERALE Nominato con deliberazione del consiglio di amministrazione, è
scelto tra persone in possesso di adeguati requisiti tecnico-professionali in relazione ai compiti della Fondazione, nell'ambito di una terna di nominativi formulata dal presidente46.
CONTROLLA
Le ATTIVITÀ CULTURALI : lo statuto definisce 6 settori che sono
Architettura Arti visive Musica Danza
Cinema Teatro
Ogni singolo settore ha uno specifico DIRETTORE:
I direttori dei settori di attivita' culturale sono scelti tra personalita', anche straniere, particolarmente competenti nelle rispettive discipline, e restano in carica per un periodo di quattro anni e comunque per un periodo non superiore alla durata in carica del consiglio di amministrazione che li ha nominati. Essi cessano dall'incarico per dimissioni o per revoca, disposta dal consiglio di amministrazione per gravi motivi.
46
60
2.3.2 Struttura Organizzativa della Mostra (e Regolamento della rassegna) con riferimento alla 70^ Mostra del cinema.
“La Mostra vuole favorire la conoscenza e la diffusione
del cinema internazionale in tutte le sue forme di arte, di spettacolo e di industria, in uno spirito di libertà e di dialogo. Oltre alle sezioni menzionate nei paragrafi seguenti, la Mostra organizza retrospettive e omaggi a personalità di rilievo, come contributo a una migliore conoscenza della storia del cinema”.47
“…"la storia corre, il cinema cammina, i festival segnano il passo"….. I festival sono nello stesso tempo più e meno potenti di un tempo. Lo sono di più, perché si presentano come i nuovi curatori di musei e gallerie. Di meno, perché i nuovi canali di distribuzione diretta indeboliscono l’esclusività della partecipazione festivaliera”. Chi non si fa troppi problemi è invece il pubblico, presenza fedele e costante in migliaia di festival grandi e piccoli che continuano a sbocciare qui e là, spesso rimpiazzando eventi giunti a conclusione del proprio ciclo vitale.
C’è una punta di orgoglio, invece, nel dire che questa edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica fornisce – se non delle risposte – almeno qualche indicazione sul perché i festival siano ancora necessari e di come possano adeguarsi alla mutata situazione in cui si trovano ad operare.
Nel compilare la playlist dei titoli proposti quest’anno, si è cercato di tener conto della crescente frammentazione e schizofrenia che sembra caratterizzare l’universo delle immagini in movimento, sempre più contrapposte per modalità produttive, incoerenza dei modelli spettacolari di riferimento, esplorazioni delle nuove potenzialità offerte dalle tecnologie digitali, aperte alla sperimentazione delle inedite piattaforme distributive e promozionali. Ma anche segnate dalle complicazioni economiche, dalla riduzione di risorse finanziare che un tempo sembravano pressoché illimitate, dalle inedite strategie di promozione e dalle difficoltà di ‘bucare’ l’opaca resistenza del mondo della comunicazione.
Le quattro sezioni in cui si articola il festival - Concorso, Fuori Concorso, Orizzonti e
Venezia Classici – propongono un’istantanea della situazione del cinema contemporaneo,
volutamente stratificata e non omogenea.
Ci sono gli autori affermati dai quali non sarebbe né giusto né logico prescindere, in quanto rappresentano la ragione della nostra passione per il cinema e la certezza della sua continuità.
47
61
Ci sono gli esordienti e i registi in cerca di quella auspicata consacrazione, cui il festival può contribuire, in maniera talvolta decisiva, grazie al prestigio e all’autorevolezza della sua selezione.
Ci sono i cosiddetti film di genere, nei confronti dei quali non esiste alcuna forma di prevenzione, ma che non sempre è facile collocare all’interno del palinsesto di un grande festival.
Ci sono i documentari, che acquistano progressivamente maggior peso nella programmazione veneziana, al punto che ben due figurano nel Concorso di Venezia 70.
[...] Ci sono i film restaurati e i documentari sul cinema che segnalano il peso crescente dell’investimento (in tutti i sensi: culturale, estetico, emotivo, distributivo) sul patrimonio immenso rappresentato dal’eredità del cinema del passato, che torna in circolazione per alimentare la conoscenza dei giovani spettatori, favorire la vocazione di nuovi registi e accrescerne il bagaglio formativo con riferimenti culturali e linguistici dai quali sarebbe deleterio prescindere.
Ci sono i cortometraggi, palestra preziosa degli autori di domani, ai quali da sempre la Mostra conferisce medesima dignità artistica dei feature film, non confinandoli in una “riserva” ma inserendoli a pieno titoli nel programma della sezione Orizzonti.
C’è, ancora, il Mercato del Film, che si presenta rafforzato e accresciuto nei servizi e negli spazi messi a disposizione degli operatori commerciali, dopo la lusinghiera accoglienza riservata alla sua prima edizione lo scorso anno.
C’è, infine, la conferma della Sala Web, dopo la sperimentazione avviata lo scorso anno, che offre alla platea virtuale del web la possibilità di vedere in streaming i film della sezione Orizzonti in contemporanea con la presentazione ufficiale al Lido.
Non mancano tuttavia le novità. La prima è rappresentata dai tre lungometraggi realizzati nell’ambito di Biennale College Cinema, il progetto di sostegno, sviluppo e finanziamento di opere prime lanciato lo scorso anno, che vede concludersi in maniera concreta e positiva la sua edizione inaugurale, in attesa di conoscere i nomi dei dodici autori selezionati per la seconda edizione il cui annuncio verrà dato nel corso della Mostra stessa.
La seconda è il progetto speciale Final Cut in Venice, che si propone di sostenere economicamente la post-produzione di quattro film africani appositamente selezionati nel corso di un workshop che si terrà nell’ambito del Mercato del Film e destinato a un pubblico di produttori, buyers, distributori e programmatori di festival internazionali, per favorire possibili partnership di coproduzione e accesso al mercato distributivo. […] Il passato e il futuro del cinema si danno così
62
idealmente la mano, in un’edizione della Mostra che guarda in avanti, con la certezza che la sua funzione è tutt’altro che esaurita.”48
Mi è sembrato più che opportuno iniziare questo paragrafo citando il discorso inaugurale del direttore della Mostra Alberto Barbera poiché racchiude il senso della rassegna contestualizzato al clima veneziano, un discorso che mantiene la fermezza e l’obiettivo di Biennale Cinema ma che anche si propone con nuove iniziative, uno spirito innovatore e risolutivo nei confronti dell’odierna crisi del nostro Paese.
La Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica è suddivisa in sezioni ufficiali e collaterali, è formata da un Direttore del settore (per questa settantesima edizione per l’appunto Antonio Barbera), da una giuria internazionale, che assegna il Leone d’oro e altri premi principali, composta dalle più grandi personalità del cinema nazionale e internazionale. La giuria vanta al vertice un Presidente, compito che quest’anno è stato affidato al grande regista Bernardo Bortolucci (su decisione del Cda della Biennale presieduto da Paolo Baratta e su proposta del Direttore della Mostra).