Verso una gestione ottimale degli istituti museali italiani: prospettive future
4.4 I ricavi da biglietteria nei musei-ent
I musei-enti, ossia gli enti vigilati dal MIBACT, non rientrano tra i musei soggetti all’applicazione della riforma riorganizzativa del 2104, pertanto non hanno mai applicato la gratuità d’ingresso al museo per la prima domenica del mese (ai sensi del
53 I musei enti possiedono maggiore autonomia, in virtù della quale possono decidere liberamente le
categorie di soggetti a cui concedere l’ingresso gratuito al museo, appunto i casi di gratuità sono in genere molto contenuti rispetto a quelli previsti per i musei-organi e sono caratterizzati da politiche di fidelizzazione dei visitatori al museo o connesse a strategie promozionali lanciate anche a livello nazionale. Per esempio, il Museo egizio di Torino prevede esclusivamente le seguenti gratuità: visitatori sotto i 5 anni, invalidi al 74% + accompagnatore, membri ICOM, abbonati al museo, membri delle biblioteche civiche del comune i Torino, passaporto culturale, per i compleanni dei visitatori, possessori dell’app 18. Alle quali si aggiungono alcune riduzioni della tariffa d’ingresso per studenti, ragazzi fino ai 14 anni, biglietto unico per le famiglie (2 adulti + 2 minori) e over 60.
d.m. n. 94 del 27 giugno 2014). Ciascun museo appartenente a questa categoria provvede discrezionalmente alla definizione di proprie regole sulle gratuità previste per i visitatori, tale facoltà ha consentito di porre in essere delle discipline razionali di riduzione delle gratuità e massimizzazione i visitatori paganti.
A Torino sono presenti due eccellenze, il Consorzio “Residenze reali sabaude” e la Fondazione “Museo Egizio”, i quali si sono differenziati per una politica tariffaria coscienziosa perpetrata nel tempo. Le Residenze sabaude hanno registrato 1.013.106 visitatori paganti su 1.048.834 presenze complessive nel 2017, in percentuale il 96,6% degli utenti che hanno visitato il museo ha pagato il biglietto. Al Museo egizio su 850.465 visitatori annui 677.989 (il 79,72%) hanno pagato il biglietto d’ingresso, percentuale leggermente inferiore rispetto a quella del precedente esempio ma di gran lunga superiore rispetto alla media dei musei-organi (Tarasco, 2019). Nella Tabella 3, un dettaglio dei dati.
Tabella 7: Visitatori paganti e non paganti (2017)
Anno 2017 Residenze sabaude Museo egizio
VISITATORI paganti 1.013.106 96,60% 677.989 79,72% VISITATORI non paganti 35.728 3,40% 172.476 20,28% TOT. VISITATORI 1.048.837 100% 850.465 100%
I due istituti hanno incassato ricavi lordi per € 11.794.210,03, corrispondenti al 6,52% delle entrate lorde di 466 musei statali, autonomi e non autonomi, subordinati alla Direzione generale Musei (Tarasco, 2019).
Analizzando separatamente i risultati dei musei-enti da quelli rilevati per i musei- organi è possibile giungere a conclusioni più specifiche. Gli enti la cui gestione e affidata a fondazioni o consorzi ricavano dall’attività di biglietteria degli utili superiori rispetto ai musei posti sotto direzione del MIBACT. Sebbene anche per i musei-enti la biglietteria rappresenta la principale fonte di ricavi, questi ne sono dipendenti in misura inferiore rispetto ai musei statali. Tra i musei-enti, si registra per le Residenze sabaude una dipendenza dell’82% in corrispondenza di entrate da biglietteria peri a €
7.932.640,31, e per il Museo egizio sempre l’82,2% derivante da un totale ricavi conseguiti dalla vendita di biglietti di € 7.912.474.
Il Consorzio “Villa reale e parco di Monza” rappresenta un caso limite in cui la dipendenza dalle entrate da biglietteria si abbassa al 21% in corrispondenza di un importo di € 255.565,99. Quest’ultima ha rilevato un ottimo risultato anche nei ricavi derivanti dai canoni da concessioni d’uso, da cui ha tratto il 78% (€ 965.865,73) dei ricavi complessivi. Viceversa, i canoni concessori rispetto al totale ricavi per i musei afferenti ai Poli museali sono del 3,55% (€ 984.250,85) e per i musei dotati di autonomia speciale del 3, 09% (€ 4.759.109,73).
La Villa reale di Monza nel 2017 ha chiuso il bilancio con un risultato economico positivo (€ 754.145), meglio del 2016 quando l’utile era stato di € 244.673, smentendo la leggenda per cui gli istituti museali sono destinati inevitabilmente al disavanzo di gestione. Risultati non dovuti a contributi erogati da enti pubblici associati al consorzio, i quali hanno versato nel 2017 contributi in conto gestione per € 497.422,50, importo inferiore all’utile. Anche il Consorzio delle Residenze reali sabaude evidenzia dei dati positivi, i ricavi propri derivanti dalle attività ordinarie e commerciali arrivano a € 7.986.850 (su € 15.281.249 di ricavi complessivi), importo notevolmente superiore ai contributi pubblici ricevuti lo stesso anno, pari a € 2.350.000, di conseguenza malgrado l’elevata consistenza del sostegno pubblico e la mancanza di un risultato positivo di gestione, la capacità di automantenimento del museo torinese supera il 50%.
Stesso discorso vale per i servizi aggiuntivi, i musei-enti riportano un miglior risultato. Infatti, i Poli hanno un indice dell’1,53% con € 424.097,27, i musei autonomi una percentuale di poco superiore pari a 3,49% con € 5.368.207,49 e il Museo egizio da solo ha ricavato il 9% per € 1.143.339,03 (Tarasco, 2019).
Il Museo egizio di Torino, nonostante mantenga un’elevata dipendenza per la prosecuzione della sua attività dai ricavi dei biglietti emessi, ha messo in atto una attenta gestione che gli ha permesso di accrescere in modo progressivo la redditività economica e di conseguenza la capacità di automantenimento. Nel 2010 aveva un tasso di autofinanziamento pari all’88,97%, salito al 118% nel 2015 e pari al 101,5% nel 2017 (Capozucca, 2019). La gestione focalizzata sulle politiche tariffarie, mostra che chi guida l’istituzione è consapevole dell’elevato grado di dipendenza del museo dai ricavi della bigliettazione, riportati in dettaglio nel Grafico 4, insieme alle altre fonti di ricavo proprio del museo.
Grafico 3: Ricavi propri Museo egizio di Torino (2017)
Fonte: Capozucca (2019)
Dal Grafico 3 è evidente che nel 2017 si riconferma la prevalente dipendenza dai ricavi da biglietteria corrispondenti a € 7.912.474 e in misura minore dalle altre attività, rispettivamente contabilizzate in € 371.136 per i servizi educativi, € 570.998 per la libreria, € 198.922 per canoni di affitto sale per eventi, € 135.397 per prestiti di opere e consulenze scientifiche, € 138.198 per la caffetteria e € 144.121 per altre attività (Capozucca, 2019).
Le considerazioni fatte fin ora testimoniano che dall’amministrazione del patrimonio culturale è ragionevole aspettarsi delle entrate maggiori rispetto a quelle che nel complesso vengono registrate oggi dai musei. Partendo dai modelli di gestione in uso nei musei italiani più virtuosi, è possibile ispirarsi a questi per migliorare l’indice di rendimento degli altri musei. Attualmente i migliori risultati sul piano della gestione, dalla capacità di autofinanziamento alla rilevanza assegnata alle singole voci di ricavo, sono attribuibili ai musei non gestiti, ma solo vigilati, dal Ministero. Questo consente di affermare che i musei pubblici sono ostacolati nello sviluppo di modelli organizzativi maggiormente efficienti, perché lo Stato continua a mantenere l’istituto museale all’interno della tradizionale organizzazione amministrativa ministeriale senza conferire il giusto grado di autonomia (Fissi et.al, 2018).
Tarasco (2019) afferma che l’intervento della riforma Franceschini del 2014 (DPCM n. 171) non appare incisiva in questi temi. Se da un lato i musei-enti sono obbligati a perseguire l’equilibrio di bilancio54 nonostante ricevano contributi pubblici, dall’altro
i musei-organi dotati di autonomia speciale non sono obbligati al raggiungimento dell’equilibrio e questo li mantiene strettamente dipendenti dai finanziamenti statali. Continua Tarasco (2019), i risultati gestionali dei musei-enti smentiscono l’idea per cui viene esaltato il privato a discapito del pubblico, considerato che alcuni casi di eccellenza sono proprio tra musei pubblici, come accade per i consorzi di Torino e Monza, ma aprono una nuova visione dualistica tra pubblico ministeriale e pubblico autonomo (consorzi) o in alternativa pubblico ministeriale e privato autonomo (fondazioni). In altri termini è opportuno orientarsi verso l’emancipazione dei musei dall’impostazione ministeriale soggetta al vertice politico di turno, e non legata ad un’impostazione di tipo tecnico-manageriale (Zanardi Landi, 2018; Tarasco, 2019).