gravemente danneggiati senza aprirli, che si sarebbe rivelata provvidenziale per la
loro conservazione.
19In generale le testimonianze, come gli studi, sono unanimi nel
sottolineare come il Direttore con chiarezza «riuscì a comunicare la propria volontà a
ciò che facilmente sarebbe potuta diventare un’armata Brancaleone e che invece, pur
eterogenea per quanto riguardava la provenienza, la preparazione, la cultura e la
conoscenza, si trasformò in un esercito disciplinato, pronto al sacrificio e alla
sofferenza».
2017 La documentazione riguardante l’organizzazione del vitto e degli alloggi si conserva in BNCF AS n. 1305. In particolare vi si trovano le numerose richieste avanzate dalla BNCF, oppure i ringraziamenti, a Villa Fabbricotti, casa internazionale degli studenti universitari, all’Ostello della gioventù di Tavarnelle, alle mense universitarie di Firenze e Pisa, all’Istituto del Sacro cuore di Firenze e anche a pensioni private. Nei vagoni ferroviari dormivano soprattutto i volontari impegnati nel vicino laboratorio di restauro allestito dagli Heiland presso la Centrale termica delle ferrovie, sul quale vedi più avanti.
18 Un Avviso firmato da Crocetti e datato 13 dicembre 1966 recitava: «i volontari che prestano la loro opera per un periodo continuativo non inferiore a un mese e con orario non inferiore a 4 ore giornaliere potranno ricevere un compenso giornaliero di L. 2000. Coloro che invece rinunziano al suddetto compenso potranno ricevere un buono mensa per il pranzo o per la cena. I non residenti a Firenze potranno ricevere due buoni mensa giornalieri e un buono alloggio. Per quanto detto sopra si prega di rivolgersi al sottoscritto o alla signora Bonanni», conservato in BNCF Laboratorio di Restauro. Con ulteriore nota del 29 dicembre 1966 si avvisava che «per sopravvenute difficoltà di carattere amministrativo, non saranno più consegnati soldi al posto dei buoni mensa».
19 Come, fra gli altri, ha enfatizzato Peter Waters: «Despite good superficial clearing before drying and the wise rule by the director at the beginning that non of the books should be opened before arrival at the driers, many of them resembled abstract sculptural forms», WATERS 1968, p. 1192. La circostanza è stata resa nota anche da Sidney Cockerell in COCKERELL 1967a e COCKERELL 1967b. Su questo specifico aspetto si veda DI RENZO 2009, p. 178.
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«Dopo l’ansia e la turbinosa attività delle prime settimane», Casamassima volle
riconoscere per via ufficiale lo slancio, l’iniziativa, le capacità organizzative e di
comando, che erano risultate determinanti al salvataggio della BNCF, di coloro che
avevano avuto un ruolo di spicco: ovvero, in particolare, Baglioni e Manetti insieme
agli ‘esterni’ Elio Conti e Giorgio de Gregori.
21Fra i «giovani e gli insegnanti accorsi
in Nazionale fin dai primi momenti» ai quali tributò un generale riconoscimento,
segnalò in particolare le capacità e lo spirito di sacrificio di Roberto Vivarelli,
dell’Università di Siena, e di Giovanni Miccoli della Università di Pisa
22, oltre a
Filippo di Benedetto della biblioteca Laurenziana, e alcuni dipendenti della
Nazionale.
23Per quanto riguardava il personale, pur ritenendo che avesse «in
generale risposto in maniera adeguata alle difficili circostanze», nel relazionare al
Direttore generale non mancò di distinguere tra coloro che effettivamente andavano
segnalati per il contributo dato e coloro che invece «per assenteismo o indifferenza
alla sciagura della Nazionale hanno tardato a raggiungere il proprio posto o hanno
21 Cfr. Lettera di Emanuele Casamassima a Nicola Mazzaracchio del 25 novembre 1966, in App. I n. 10. Elio Conti (1925-1986) laureatosi in Storia moderna a Firenze divenne poi uno storico medievale; dopo aver lavorato all’Archivio di Stato di Lucca, dal 1963 insegnò Storia medievale all’Università degli studi di Firenze. Il ruolo centrale di Conti nei soccorsi alla BNCF dopo l’alluvione è stato enfatizzato anche nel ricordo di Cesare Vasoli, in Contro al
cieco fiume, p. 15 : «Il mio carissimo compagno di studi Elio Conti, che voglio ricordare con tutto il mio antico affetto, fu, in quelle indimenticabili settimane, un grande aiuto di “Nello”, impegnato allo stremo non solo nella lotta per salvare la sua e la nostra Biblioteca, ma nello scontro con impacci e difficoltà di ogni genere che rendevano più difficile la sua ammirevole opera di eccezionale Direttore e Maestro». Conti si distinse anche per il provvidenziale salvataggio della mappe del Catasto fiorentino che trasportò personalmente dall’Ufficio tecnico erariale di Firenze in BNCF dove furono liberate dal fango lavate e interfogliate per essere poi inviate a Modena per l’essicazione. Tutte le successive operazioni furono seguite dal Soprintendente bibliografico di Modena Luigi Balsamo che ne ha ricostruito le vicende nella corrispondenza che si conserva in ASBMo fasc. 1.1.3/0688 pos. IV, B 11. Restauro materiale alluvionato 1966-1968.
22 Sul contributo dei docenti universitari ulteriori notizie in DI RENZO 2009, p. 148.
23 In particolare vi vengono menzionati: Omero Bardazzi, Carla Bonanni, Walter Corradi, Luigi Crocetti, Fulvia Farfara, Alessandro Fornaciai, Sergio Giannelli, Eugenia Levi, Diego Maltese, Mario Meucci, Renzo Romanelli e Elio Sciola. Cfr. Lettera di Emanuele
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assolto il loro dovere in maniera […] inadeguata».
24Casamassima avrebbe in seguito
anche lamentato come, a fronte dell’impegno della truppa di studenti, insegnanti ed
altri giovani volontari, insieme alla maggioranza del personale, fossero «mancate la
necessaria mobilitazione dei colleghi di altre biblioteche e una coordinata azione delle
soprintendenze bibliografiche, dei laboratori di restauro».
25Risulta impossibile oggi
ricostruire le circostanze e identificare le persone alle quali faceva riferimento; così
come è difficile anche solo individuare quali bibliotecari abbiano realmente
partecipato alle operazioni di emergenza in BNCF. I bibliotecari fiorentini erano in
gran parte impegnati nel soccorso dei propri istituti colpiti dall’alluvione, ad
eccezione delle altre tre governative fiorentine – Laurenziana, Marucelliana e
Riccardiana - che non furono danneggiate
26. Fra il loro personale Casamassima
24 Cfr. Lettera di Emanuele Casamassima a Nicola Mazzaracchio del 25 novembre 1966, in App. I n. 10. L’iniziativa di Casamassima non deve essere percepita come frutto di particolare zelo, ma fu la risposta ad una richiesta Ministeriale finalizzata alla valutazione del comportamento dei responsabili e del personale dei vari istituti. Un rapporto simile inviò anche Procacci, per il quale si veda Ugo Procacci, p. 107-114. Mazzaracchio proprio in quei giorni lasciò l’incarico di direttore generale e venne sostituito da Salvatore Accardo a partire dal 1° dicembre 1966. Al rapporto di Casamassima rispose direttamente il Ministro Gui il 10 dicembre 1966:
«
questo Ministero desidera anzitutto esprimere il proprio ringraziamento ed il più vivo plauso per il modo con cui la S.V., efficacemente e con abnegazione coadiuvata dal dipendente personale, nonché da estranei, si è prodigata nell’opera di recupero. Il Ministero sa che tale opera ha comportato e comporta ancora molti sacrifici, tenuto anche presente che la Biblioteca Nazionale è la più grande d’Italia e una della migliori del mondo per ricchezza, pregio e rarità di materiale bibliografico. Al personale della Biblioteca ed a quello utilizzato presso la sede di Firenze del Catalogo Unico delle biblioteche italiane, che, per recuperare tale inestimabile patrimonio culturale, devastato con spirito di sacrificio, il Ministero desidera far pervenire, a Suo mezzo, il compiacimento e la lode più vivi per l’attaccamento e la sensibilità dimostrati», cfr. Lettera di Vittorio Gui ad EmanueleCasamassima del 10 dicembre 1966, in ACS MPI Direzione generale Accademie e biblioteche
(1950-1980), versamento 1973, b. 274. Gui proseguiva la missiva con i ringraziamenti nominativi sulla base delle informazioni avute da Casamassima e la richiesta di ulteriore documentazione per eventuali provvedimenti nei confronti di chi invece non aveva
«
sentito il dovere di accomunarsi agli altri colleghi nella faticosa opera di recupero di tanti preziosi tesori della cultura e dell’arte che hanno corso il rischio di essere distrutti irreparabilmente».25 CASAMASSIMA 1966a, p. 1408.
26 Nella sola città di Firenze rimasero danneggiate dall’alluvione la Biblioteca comunale e l’archivio storico del Comune, la Biblioteca e l’Archivio del risorgimento, le Biblioteche dell’Accademia della Colombaria, dell’Accademia della Crusca, dell’Accademia di belle arti, dell’Accademia dei Georgofili, del Centro didattico nazionale, della comunità israelitica di
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avrebbe menzionato al ministero insieme a Filippo di Benedetto, Anna Lenzuni,
Angiolo Aliani, Valdemaro Giannozzi e Nello Camilloni. Da altre fonti sappiamo che
almeno nove bibliotecari della Marucelliana vennero assegnati per alcune settimane
alla BNCF e che dieci bibliotecari provenienti da vari istituti vi furono distaccati per
il 1967.
27Firenze, del Conservatorio statale di musica Luigi Cherubini, del Gabinetto scientifico-letterario G.P. Vieusseux, del Kunsthistorisches Institut in Florenz, dell’Istituto storico della resistenza, del Liceo “Michelangiolo”, dell’Opera del Duomo, della Società “Leonardo da Vinci”. Fra le biblioteche dell’Università vennero colpite quelle della Facoltà di Architettura, di Economia e commercio, di Giurisprudenza e Scienze politiche, di Lettere e Filosofia oltre ai fondi librari presso vari Istituti situati nel centro storico. Per informazioni sintetiche sui danni e sulle attività di recupero in questi istituti si può fare riferimento a BARBERI 1977 e agli interventi dell’allora Sovrintendente bibliografico per la Toscana, Giovanni Semerano, in particolare SEMERANO 1966 e 1967. Un’ampia rassegna è consultabile anche in DI RENZO 2009, p. 129-144. Nei mesi successivi, come noto, le tre biblioteche governative fiorentine non alluvionate si adoperarono per offrire un servizio di lettura e di prestito alternativo in particolare agli studenti, come ricorda, fra altri, Barberi: «I prevedibili e gravi inconvenienti derivati dalla paralisi totale del funzionamento della Nazionale, durata del resto non più di quattro mesi, sono stati attenuati dallo sforzo delle altre biblioteche civiche fiorentine, soprattutto della Marucelliana e della Riccardiana, venute incontro nei limiti del possibile, alle più urgenti richieste della popolazione studiosa mediante l’aumento dei posti di lettura e l’assunzione dei servizi del prestito esterno che veniva svolto soprattutto dalla Nazionale», in BARBERI 1977, p. 52. Di supporto alla organizzazione fiorentina venne istituita per gli stessi scopi anche una rete di prestito interbibliotecario a livello nazionale con il tramite delle Soprintendenze bibliografiche, come testimonia la circolare inviata dal Soprintendente di Bologna a tutte le biblioteche sul proprio territorio, che si conserva in ASBBo fasc. 3.1.2/1029 pos. E, 1/10 Firenze. Recupero
libri delle biblioteche pubbliche 1966-1970.
27 La citazione dei quattro bibliotecari sta in Lettera di Emanuele Casamassima a Nicola
Mazzaracchio del 25 novembre 1966, in App. I n. 10. Notizie sul coinvolgimento dei
bibliotecari della Marucelliana si ricavano dalla lettera di Carlo Angeleri, direttore della Marucelliana, del 19 gennaio 1967 inviata alla Direzione generale proprio per informare che alcuni impiegati erano stati distaccati alla Nazionale per alcune settimane. Si trattava di Rinaldo Lunati, Anna Lenzuni, Annetta Romoli, Francesco Ridi, Angiolino Aliani, Vieri Vinattieri e Maria Teresa Peruzzi rimasti in BNCF fino al 14 dicembre; la lettera si conserva in ACS MPI Direzione generale Accademie e biblioteche (1950-1980), versamento 1973, b. 274. Angeleri, affetto da una grave malattia reumatica, scrisse il 10 novembre 1966 una lettera personale a Casamassima per scusarsi di non poterlo aiutare direttamente, che si conserva in BNCF AS n. 1301. Una conferma del distacco permanente di 10 bibliotecari provenienti da altri istituti in CASAMASSIMA 1967e, p. 20.
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Il Direttore generale Mazzaracchio si recò a Firenze già la mattina del 7 novembre
insieme a Barberi e Riccardo Quercia
28. Barberi, come noto, rimase per alcune
settimane fra le biblioteche alluvionate, facendo la spola con Bologna, e, per alcuni
aspetti costituì, un riferimento costante anche per Casamassima. Quasi subito fu
anche incaricato di ispezionare gli altri istituti colpiti e talvolta di assumere anche la
responsabilità dei soccorsi.
29Dalle carte relative all’alluvione del MPI sembra inoltre
emergere la circostanza che almeno per una decina di giorni, fino al 18 novembre,
Barberi assunse di fatto la direzione delle operazioni di emergenza in favore degli
istituti bibliografici non statali a seguito dell’assenza dal servizio per motivi familiari
del Soprintendente Semerano.
30Il 12 novembre informò il Direttore generale degli
28 La notizia si ricava dal foglio di missione dello stesso Barberi che si conserva in ACS MPI Direzione generale Accademie e biblioteche (1950-1980), versamento 1973, b. 274 e mi è stata gentilmente segnalata da Alberto Petrucciani, che ringrazio: per un cenno si veda anche la voce Nicola Mazzaracchio, curata da Petrucciani nel Dizionario dei Soprintendenti
bibliografici (in corso di stampa). Barberi ha così ricordato quella prima visita: «Il direttore generale Mazzaracchio, nell’ultima triste missione della carriera, portò con l’abbraccio al direttore Casamassima la prima presenza del Ministero e l’assicurazione dei primi provvedimenti»; cfr. BARBERI 1981b, p. 451. Notizie sulla prima visita del Direttore generale e degli ispettori anche in HAMLIN 1967a, p. 143. Prima di lasciare l’incarico per motivi di salute, Mazzaracchio volle scrivere a Casamassima un telegramma per rinnovargli la sua stima anche personale: «ultimo giorno mio pubblico servizio rinnovo lei et personale codesta biblioteca nazionale centrale mio fervido grato saluto ripetendo la mia commossa ammirazione opera nobilissima svolta con sacrificio et generosità esemplari at salvamento preziose collezioni librarie devastate inondazione quattro novembre et confermando mia certezza non lontana rinascita amatissima istituto punto post fata resurget punto cordialmente»; cfr. Telegramma di Nicola Mazzaracchio ad Emanuele Casamassima del 30
novembre 1966, in ACS MPI Direzione generale Accademie e biblioteche (1950-1980),
versamento 1973, b. 274.
29 L’affidamento formale di queste responsabilità a Barberi sono documentate almeno per quanto riguarda il Vieusseux da alcuni telegrammi del Ministro Gui a Semerano e a Alessandro Bonsanti, che lo dirigeva conservati in ACS MPI Direzione generale Accademie e biblioteche (1950-1980), versamento 1973, b. 274. Barberi rimase in servizio a Firenze dal 7 al 19 novembre, per poi tornarvi numerose altre volte. Sulla sua esperienza fiorentina oltre che in note pagine delle sue Schede di un bibliotecario scrisse ‘a caldo’ nel 1966 sul «Bollettino d’informazioni» dell’AIB (intervento poi ripubblicato come BARBERI 1981b), mentre intervenne l’anno successivo sulla rivista «La Parola e il libro» e al Congresso AIB di Fiuggi; cfr. BARBERI 1977.
30Almeno stando al telegramma che il ministro Gui inviò al Soprintendente il 18 novembre 1966 e che recita: «Compiacendosi migliorate condizioni suo figlio et ripresa attività da parte