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Tra le forme riconducibili a un lessico patrimoniale di ampia diffusione testuale, geolingui stica e diacronica varrà la pena ricordare qui almeno i seguenti casi:

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cruda guerra («in questi versi, questa cruda guerra» 5, 2): Sacchetti, Rime, 215, 65: «Che ’l

mar corriamo per più cruda guerra» (in rima con terra), Saviozzo, Rime, 96, 2: «De’ mie’ martì-

ri e la tua cruda guerra» (in rima con terra), Boiardo, Innamorato, Libro 2, XIV, 44, 7: «Contra

Agricane, il qual con cruda guerra» (in rima con terra), Libro 1, XXIX, 40, 7: «E vengonsi a

ferir con cruda guerra» (in rima con terra), Trissino, Rime, 53, 2: «Né da’ begli occhi havea sì

cruda guerra» (in rima con terra).

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fama chiara («di far la fama chiara et immortale» S, 3): Dante, Convivio, Tratt. 1, 10: «delle

vere ricchezze, delli veri amici, della vera e chiara fama e acquistate e conservate sono», Boc-

caccio, Decameron, Giorn. 1, Nov. 10, 3: «Egli non sono ancora molti anni passati che in Bo-

logna fu un grandissimo medico e di chiara fama quasi a tutto il mondo», Giorn. 10, Nov. 8,

25: «Tito non bisogna che io scusi: la sua fama è chiara per tutto lui non essere uomo di tal

condizione», Petrarca, Trionfi, Triumphus cupidinis, 3, 44, Triumphus cupidinis, 4, 11,

Triumphus eternitatis, 126, Boccaccio, Esposizioni, Canto I, Esposizione Litterale, 19, Canto

IV, Esposizione Litterale [Lezione XI], 172, Boiardo, Innamorato, Libro 3, Canto 7, 13, 1 e

soprattutto Ariosto, Furioso, VIII, 63, 4: «la gran beltà ch’al gran signor d’Anglante / mac-

chiò la chiara fama e l’alto ingegno», XXVII, 22, 2: «Dove passato era il piccol drappello, / di

chiara fama eternamente degno», XXXVI, 79, 7: «che tanto onora, lauda e riverisce / del suo

padre Ruggier la chiara fama».

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gran turba («et la gran turba intorno strage mena» 118, 6): Boccaccio, Ninfale fiesolano, 240,

2: «percuote alla gran turba degli agnelli», Petrarca, Canzoniere, 119, 46: «Rado fu al mondo

fra così gran turba», Burchiello, Rime, 120, 7: «Suol esser la gran turba sconsolata», Pulci,

Morgante, IV, 39, 7: «una gran turba che s’era fuggita», XV, 2, 6: «che ne veniva gran turba

pagana», Ariosto, Satire, V, 152: «dove è gran turba, né bella né brutta», Furioso, XIV, 123, 3:

«il luogo stretto e la gran turba folta», XXXIX, 25, 7: «d’una gran turba fece nuova eletta».

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grave pondo («et d’alleviar comincia il grave pondo» 18, 4): Angiolieri, Rime, 90, 6: «neun

mi leva, per lo grave pondo», Cecco d’Ascoli, L’Acerba, Libro 3, cap. 7, 6, 5: «E, sofferendo

il corpo il grave pondo», Petrarca, Canzoniere, 338, 4: «me sconsolato et a me grave pondo»,

Sacchetti, Rime, 57, 61: «né qual è lieve né qual grave pondo», Burchiello, Rime, 278, 14: «Per

la forza maggiore, e grave pondo», Trissino, Rime, 39, 6: «che mancherò sotto sì grave pon-

do», Colonna, Rime, 135, 12: «Ben prese il mio terrestre e grave pondo», 324, 6: «giustizia,

pareggiò quel grave pondo».

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’nganni o frode («vero signor che non ha ’nganni o frode» 96, 4): Cecco Angiolieri, Rime, 47,

6: «di tradimento, di frode e d’inganni», Petrarca, Canzoniere, 253, 7: «o chiuso inganno et

amorosa froda», Pulci, Morgante, XI, 2, 3: «S’io non commissi inganno mai né frodo», XIV,

82, 2: «poi lo piangeva, pien d’inganni e froda», XXII, 96, 7: «ma tradimento mai né ingan-

no o frodo», Boiardo, Innamorato, Libro 1, XVII, 7, 2: «Sapea de inganni e frode ogni mistie-

ro», Sannazaro, Sonetti e canzoni, 25, 2: «fossin frodi et inganni», Ariosto, Furioso, XXII, 17, 6:

«che facea questi inganni e queste frodi», Cinque canti, I, 49, 4: «d’ogni inganno capace e

d’ogni frodo».

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intorno intorno («onde gran spatio quivi intorno intorno» 77, 5): Dante, Inferno, XXII, 75: «si

volse intorno intorno con mal piglio», Paradiso, XXX, 112: «sì, soprastando al lume intorno in-

torno», Boccaccio, Teseida, XI, 53, 7: «che quivi si facea intorno intorno» (in rima con sogiorno),

Petrarca, Canzoniere, 23, 108: «Ed io non ritrovando intorno intorno», 119, 105: «intorno intorno

a le mie tempie avolse», Trionfi, Triumphus Pudicitie, 86: «Cortesia intorno intorno e Puritate»,

Poliziano, Stanze per la giostra di Giuliano de’ Medici, Libro I, 25, 5: «risonava la selva intorno in-

torno», Boiardo, Innamorato, Libro 1, V, 55, 8: «Il mare ha quel giardin d’intorno intorno», Ario-

sto, Furioso, XV, 45, 7: «e de l’umane pelli intorno intorno».

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squille ‘campane dal suono acuto’ (HGP 4, 6; 63, 3; 214, 2): Dante, Rime, 46, 69: «con

esse passerei vespero e squille», Petrarca, Canzoniere, 53, 55: «Né senza squille s’incommincia

assalto», 109, 6: «ch’a nona, a vespro, a l’alba et a le squille», Burchiello, Rime, 6, 14: «Perché i

Ranocchi volean dir le squille» (e si noti la rima Achille : mille : squille), 50, 7: «Di verno, tra le

Squille, e ’l Mattutino», Pulci, Morgante, IV, 38, 8: «e sopra a’ campanil gridar le squille», Tris-

sino, Rime, 76, 69: «e certo al suon de l’honorate squille», Bembo, Rime, 124, 11: «ne va ’l gri-

do maggior, che suon di squille», Ariosto, Furioso, XVI, 88, 2: «e de le sacre squille il batter

spesso», XXIV, 8, 4: «e più spesso che d’altro, il suon di squille», XLVI, 2, 3: «odo di squille,

odo di trombe un suono», Rime, 37, 5: «come, perch’io continuo da le squille», Aretino, Mar-

fisa, I, 25, 5: «Onde sonar le squille in ciascun tempio».

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studio et arte («et come incominciar con studio et arte» 5, 3): Aquilano, Rime, Epistola 5, 24:

«Con pura fe’, con ogne studio et arte?», Leon Battista Alberti, I libri della famiglia, Prologo:

«Ad ampliarti gloria, mentre che tuo studio e arte fu debellar e’ superbi ed essere umanissima

e iustissima co’ tuoi sudditi», Bembo, Rime, 69, 5: «A la mia donna, ch’ogni studio et arte», e

soprattutto Ariosto Furioso, XII, 49, 4: «Ma le guardò con ogni studio et arte».

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sublimi ingegni («Saggi lector de’ più sublimi inge‹g›ni» 0, 1): da confrontare in primo luogo

con Bembo, Stanze, XLII, 5, 333: «Esser cantate da sublimi ingegni», Ariosto, Furioso XLVI,

17, 1: «Veggo sublimi e soprumani ingegni». Ma cfr. anche Boccaccio, Corbaccio, 1, 8: «E da

queste passamo alle divine, delle quali appena le particelle estreme si possono da’ più sublimi

ingegni comprendere, tanto d’eccellenzia trapassano l’intelletti de’ mortali», Boccaccio, Espo-

sizioni, Canto IV, Esposizione Litterale, 22: «Ma questa è materia da molto più sublime ingegno

che il mio non è», Ariosto, Furioso, XXIX, 29, 1-2: «Per l’avvenir vo che ciascuna ch’aggia /

il nome tuo, sia di sublime ingegno» (e soprattutto la rima ingegno : segno), Ariosto, Rime, 44,

15-17: «Non più; ch’in altre carte / lauderò meglio il tuo sublime ingegno, / di tromba, di ban-

diera e mitra degno». Una chiara eco del verso si trova in chiusura di poema, a conferire

andamento circolare all’opera: si veda infatti infra, HGP 288, 1: «Sacri scrittor di più lodati

ingegni» (in rima con segni e sdegni).

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trabacche et padiglioni («che riversar trabacche et padiglioni» 60, 8): Giordano da Pisa, E-

sempi, 249, Usanze dei Tartari, 1: «c’hanno cotali padiglioni e trabacche per case, una certa parte

di loro», Boccaccio, Teseida, I, 92, 1: «E’ fé tender trabacche e padiglioni», Il bel Gherardino, I, 39,

2: «tender vi fè trabacche e padiglioni», II, 30, 7: «trabacche e padiglion: poi si partìo», Pulci, Mor-

gante, II, 60, 1: «padiglioni e trabacche e pennoncelli», V, 67, 7: «trabacche e padiglioni e loggiamen-

ti», VII, 32, 1: «ed arder le trabacche e’ padiglioni», X, 27, 1: «Vide tante trabacche e padiglioni»,

XVII, 25, 7: «padiglioni e trabacche s’apparecchia», XVIII, 20, 3: «tante trabacche e padiglion si

spande», e in particolare Ariosto, Furioso, VII, 35, 4: «cercandone e trabacche e padiglioni»,

XXXI, 53, 8: «et atterrò trabacche e padiglioni».

Molto produttivi, in HGP, sono i dantismi (in prevalenza della Commedia, ma talvolta anche

delle Rime e, in qualche rara occasione, dal Convivio) e i petrarchismi (dal Canzoniere, certa-

mente, ma anche, con buona frequenza, dai Trionfi), giunti all’Albicante, almeno in parte,

per tramite dei poemi in ottava rima

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o, in misura minore – e limitatamente al secondo ca-

so –, dalla tradizione petrarchesca quattro e cinquecentesca.

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