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CAPITOLO 3: IL RECORD PALINOLOGICO DELLA SEZIONE DEL TRAVE

3.4 Palinologia

3.4.2 Ricostruzione paleoambientale e paleoclimatica

Per poter meglio osservare le variazioni vegetazionali ed ambientali abbiamo ritenuto opportuno elaborare diagrammi sintetici con e senza Pinaceae (Figg. 10 e 11), nonché il diagramma dell’Indice di distalità (Fig. 10). Sulla base delle oscillazioni osservate nei diversi diagrammi palinologici abbiamo suddiviso la sezione in quattro fasi principali (A-D) (Fig. 10).

Nella fase A (base - 3,10 m; Tra2 - Tra11; cicli 1 - 5) la concentrazione dei palinomorfi è

generalmente molto bassa. Le Pinacee sono molto abbondanti con incrementi più evidenti nelle marne carbonatiche mentre erbacee ed angiosperme mesoterme registrano dei picchi in corrispondenza delle marne ricche di materia organica. I valori elevati dell’Indice di distalità insieme all’elevata percentuale di Pinus t. diploxylon e Pinaceae saccate indeterminate (Fig. 10) così come l’associazione a dinocisti dominata da Spiniferites spp., Nematosphaeropsis labyrinthus, Melitasphaeridium choanophorum, Operculodinium centrocarpum, Tectatodinium spp., Lingulodinium machaerophorum, si accordano con la presenza di un ambiente marino.

La fase B (3,25 m - 8,10 m; Tra 12 - stra 22b; cicli 6 - 19) continua ad essere caratterizzata da una

bassa concentrazione in palinomorfi. Sono presenti anche: tre campioni sterili (Tra17, stra 12n e Tra 20), due campioni virtualmente sterili (stra 11 e stra 12b) e cinque campioni virtualmente sterili in polline e con basse concentrazioni in dinocisti (stra 8, stra 10, stra 12, stra 21b e stra 22b) probabilmente a seguito di importanti fenomeni di disturbo tafonomico.

I campioni non sterili mostrano un elevato contenuto in Pinaceae. Nei livelli ricchi di materia organica (stra 11n, stra 15n, stra 18n e stra 19n) osserviamo l’aumento percentuale dei taxa subtropicali che potrebbero suggerire un clima caldo umido, mentre in alcuni livelli marnosi (stra 15b e stra 18b) aumentano i taxa meso-micro e microtermi e le piante erbacee (Tra 22 e stra 15b); ciò potrebbe indicare una diminuzione della temperatura. Le specie meso-microterme testimoniano la persistenza di una elevata umidità che avrebbe potuto caratterizzare luoghi di altitudine, le zone planiziali invece potrebbero essere state caratterizzate da una relativa aridità che avrebbe potuto favorire l’espansione di piante erbacee.

Le associazioni a dinocisti sono molto simili a quelle della fase precedente sia da un punto di vista qualitativo che quantitativo; i valori dell’Indice di distalità suggeriscono la persistenza di condizioni prevalentemente marine nella parte inferiore di questa fase. Alcuni dei campioni prelevati dai calcari marnosi risultati sterili o virtualmente sterili in polline, sono fertili in dinocisti seppur in basse concentrazioni; ciò potrebbe suggerire un ridotto apporto continentale che potrebbe essere causato da fasi relativamente aride caratterizzate da una diminuzione delle precipitazioni.

Nella fase C (8,30 m - 11,95 m; stra 22n - stra 33b; cicli 20 - 30) osserviamo un forte incremento dei

palinomorfi, in particolare del polline, sia nei valori della concentrazione che nel numero dei taxa, probabilmente connesso all’instaurarsi di condizioni anossiche che consentono una migliore conservazione dei palinomorfi. Le oscillazioni delle concentrazioni sono tuttavia evidenti e chiaramente legate alla litologia del campione; infatti nei sapropel osserviamo valori molto elevati

che calano bruscamente nelle marne. I depositi sapropelitici sono inoltre caratterizzati da: - elevate percentuali di taxa subtropicali e temperato caldi, - diminuzione delle Pinacee e dell’Indice di distalità. Le marne al contrario sono caratterizzate da: - concentrazioni generalmente più basse, - incremento delle Pinaceae e dell’Indice di distalità. Al di là dell’esatta definizione del significato climatico-ambientale legato alle fluttuazioni osservate, risulta evidente e significativa la possibilità di discriminare le due diverse litologie (marne/sapropel) anche sulla base del contenuto in palinomorfi. Le associazioni a dinocisti non mostrano variazioni di rilievo rispetto a quelle sottostanti; la loro concentrazione assoluta aumenta sia nelle marne che nei livelli organici, ma l’Indice di distalità diminuisce significativamente mettendo in evidenza un chiaro trend regressivo, nonostante la presenza di picchi importanti soprattutto nella parte inferiore della fase.

La fase D (12,25 m - 16 m; Tra 31 - stra 35n IX; cicli 31-34), nonostante risulti per alcuni aspetti

molto simile alla precedente (vedi elevate concentrazioni, elevato numero di taxa e composizione delle associazioni a dinocisti) registra un ancor più evidente trend regressivo, come testimoniato dalla marcata riduzione dell’Indice di distalità e delle percentuali delle Pinacee. In questo intervallo si osserva un ispessimento dei livelli a sapropel che raggiunge un massimo nel ciclo 33.

Lungo l’intera sezione non si registrano drastiche variazioni floristico-vegatazionali, come confermato anche dal confronto dei diversi diagrammi palinologici sintetici che consentono di valutare il significato delle elevate percentuali di Pinus e delle altre Pinacee saccate (Fig. 11). Questi taxa, come più volte ricordato, sono spesso sovrarappresentati in ambiente marino (e.g. Heusser, 1988; Turon, 1984) e possono mascherare le variazioni delle altre essenze. Nei diagrammi elaborati abbiamo escluso inizialmente il gruppo del Pinus t. diploxylon + Pinaceae saccate indeterminabili ed abbiamo osservato una prima riduzione dell’ampiezza delle oscillazioni degli altri gruppi. L’esclusione progressiva delle altre Pinacee saccate, prima Pinus t. haploxylon + cf. Cathaya, infine Cedrus, ha mostrato ancora meglio come le variazioni climatiche e vegetazionali siano da considerarsi ridotte. È costante la presenza di una palude arborata costituita principalmente da t. Taxodium/Glyptostrobus. Nella parte superiore della sezione aumenta il gruppo dei taxa temperati ed in particolare Quercus che doveva formare delle foreste piuttosto estese in un’area non lontana dal luogo di sedimentazione. È possibile che il sollevamento dell’Appennino avesse già permesso lo sviluppo di una fascia arborea montana testimoniata soprattutto da granuli di Abies e Picea, non possiamo però escludere per questi elementi la provenienza da zone più lontane come quelle dell’area alpina. La copertura erbacea aveva probabilmente un ruolo minore, risulta infatti sempre piuttosto ridotta; tuttavia osserviamo che oltre a taxa ubiquitari come Poaceae e Asteraceae è presente, seppur in quantità molto ridotte Neurada, una Rosaceae tipica di ambienti desertici. Non è escluso che questi granuli siano stati trasportati da aree del Mediterraneo meridionale dove persistevano condizioni xeriche (Suc et al., 1995c). In generale, nonostante queste sporadiche e sparute presenze, i diagrammi sintetici suggeriscono prevalenti condizioni climatiche da subtropicali

Fig. 10. Sezione del Trave: colonna litologica, diagramma palinologico sintetico, concentrazioni in palinomorfi, Indice di distalità, fasi palinologiche. Correlazione con le curve astronomiche e con la scala magnetostratigrafica. (PA = polline arboreo; PNA = polline non arboreo).

a temperato caldo con umidità persistente, confermate anche nei diagrammi palinologici da cui sono state escluse le Pinacee saccate (Fig. 11).

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