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RIFLESSIONI CONCLUSIVE SULLA RETE SOCIALE DEGL

CAPITOLO 4 LA RETE SOCIALE

4.3 RIFLESSIONI CONCLUSIVE SULLA RETE SOCIALE DEGL

La rete sociale degli anziani è stata ricostruita attraverso i dati sui parenti in vita più prossimi (figli e fratelli) e tramite le informazioni fornite dagli intervistati sugli individui che vedono più spesso, fino a un massimo di cinque persone; di questi individui veniva chiesto il grado di parentela, la frequenza dei contatti, il livello di confidenza e di disponibilità all’aiuto verso l’anziano, la distanza abitativa.

La maggioranza degli anziani ha due figli in vita, oppure uno, tuttavia si osserva che quasi un quinto delle donne con oltre novant’anni non ha figli viventi: le ultranovantenni sono una classe a rischio, si è visto che il 40% di loro vivono in istituto, e inoltre quasi il 20% di quelle non istituzionalizzate non ha figli su cui contare. Molte donne appartenenti a questa categoria vivono sole, tuttavia si può vedere come questa modalità abitativa si verifichi anche in presenza di figli viventi: le ultranovantenni sole presentano il più alto numero medio di figli in vita rispetto alle coetanee, al contrario dei maschi ultranovantenni soli per cui il numero medio di figli è il più basso. E’ probabile che le donne più anziane che

vivono in casa siano quelle che stanno meglio, non appartenendo alla grande proporzione delle coetanee istituzionalizzate, e che quindi siano in qualche modo selezionate30. Comunque esse presentano una maggior propensione a vivere sole rispetto ai loro coetanei maschi quando vi siano figli viventi. La presenza di uno o più figli sembra in ogni caso diminuire la probabilità di vivere soli, a tutte le età. Sembra inoltre che svolga un effetto protettivo verso l’istituzionalizzazione: gli anziani che vivono in istituto presentano, a parità di età e sesso, un numero più basso di figli in vita.

L’esistenza di fratelli invece essere importante solamente per i celibi e le nubili per ridurre la probabilità di vivere soli: chi ha figli ricorrerà a loro in caso di necessità, mentre chi non ne ha può magari contare su un rapporto più stretto con i fratelli.

La rete sociale presenta una dimensione media di 2,8 individui, con poca variabilità tra le diverse classi, probabilmente a causa del limitato numero di individui che era possibile segnalare. Chi presenta la rete sociale più ampia sono i meno anziani che vivono in coppia con figli e gli ultraottantenni aggregati ad un nucleo.

La dimensione media della rete e il numero dei figli risultano inferiori per gli anziani in istituto. Sembra quindi che si tratti di due caratteristiche importanti per determinare l’istituzionalizzazione, come la presenza di un coniuge.

Le persone più indicate nella rete sociale sono i figli e il coniuge, che è stato indicato soprattutto dagli uomini e dalle donne più giovani, cioè nei casi in cui il coniuge è presente: laddove c’è, sicuramente rappresenta un legame molto importante per l’anziano. Le donne più anziane, generalmente vedove, indicano, oltre ai figli, i fratelli e i nipoti (figli dei figli). I celibi e le nubili invece contano soprattutto sui fratelli e i nipoti. Si tratta dunque di una rete centrata sulla famiglia, intesa come insieme dei parenti più prossimi, e in un secondo passo allargata alla cerchia parentale di fratelli e sorelle.

La grande maggioranza delle persone indicate nella rete sociale ha contatti quotidiani con gli anziani, un rapporto di confidenza profondo e una grande disponibilità all’aiuto.

Il 29% degli individui segnalati sono coresidenti; la percentuale cresce con l’età, soprattutto per le donne, in particolare dopo i novant’anni: nella rete sociale i meno anziani dunque vi è una presenza maggiore di persone non coresidenti, e questa presenza è destinata a diminuire col tempo. La percentuale di coresidenti segnalati nella rete sociale è più alta per i maschi, soprattutto prima dei novant’anni, probabilmente a causa del diverso stato civile e del diverso living arrangement (a differenza delle coetanee, hanno quasi sempre vicino anche il coniuge). Questo determina percentuali leggermente più alte, per i maschi, di persone viste quotidianamente, con un rapporto profondo, molto disponibili all’aiuto.

La rete di sostegno agli anziani dunque appare incentrata sui parenti più stretti, i quali hanno contatti molto frequenti con l’individuo e sono disponibili a prestare completo aiuto in caso di necessità. L’accentramento della rete sociale sulla famiglia da un lato garantisce un sostegno continuo, intimo e positivo, ma dall’altro può comportare che la perdita dei familiari, in particolare del coniuge, sia vissuta con un disagio ancor più accentuato, e possa portare a processi di marginalizzazione (Facchini, 2002). Inoltre, il numero medio di persone indicate da un anziano nella propria rete sociale risulta limitato31; da ciò consegue che sui familiari indicati gravi un assorbimento totale nel sostegno all’anziano, in particolare se questo richiede importanti compiti di cura; se invece l’individuo gode ancora di una buona autonomia, comunque quando questi assisterà ad un peggioramento delle proprie condizioni le persone disponibili ad aiutarlo saranno poche. La famiglia quindi sembra molto solidale, ma si tratta di pochi individui che devono farsi carico di molti aspetti. In futuro la situazione sarà certamente ancor più critica: coloro che diverranno anziani dopo il 2020 potranno contare su una rete familiare più povera (Ongaro e Clerici, 2004), perciò è importante iniziare a riflettere sulle strategie di intervento che possano garantire agli anziani la necessaria assistenza e alle loro famiglie la sostenibilità dei propri compiti di cura.

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