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Riformare la scuola per evitare la formazione di nuovi NEET

CAPITOLO II LE LINEE DI POLITICA NAZIONALE DI RIFORMA

2.2 IL RUOLO DELL’UNIVERSITA’ NELLA TRANSIZIONE SCUOLA –

2.2.1 Riformare la scuola per evitare la formazione di nuovi NEET

In sede di analisi della condizione dei giovani europei ed italiani, non bisogna dimenticare che essi «non costituiscono un gruppo omogeneo e vivono in ambienti sociali differenti; inoltre, occorre dedicare una particolare attenzione ai giovani che sono maggiormente a rischio di diventare o restare NEET»61.

Come detto in precedenza, è importante accompagnare i giovani nel passaggio dal mondo dell’istruzione a quello del lavoro impedendo loro di diventare inattivi. I NEET sono 7.2 milioni in tutte Europa e, in Italia sono, più del 17%. Molti giovani si allontanano dall’ambiente scolastico già dalla scuola primaria complice anche una scuola che non riesce a farli affezionare all’istruzione.

In un rapporto di Eurofound62 si individuano le principali cause che portano un giovane a diventare un NEET. In particolare, come si legge, avere una disabilità incrementa la possibilità di diventare inattivi del 40%, avere un background di immigrazione la aumenta del 70%, avere un basso livello di istruzione triplica le possibilità, mentre vivere in zone remote le fa crescere fino a 1,5 volte. Ancora, influisce notevolmente anche la fascia di reddito di appartenenza della famiglia di origine; avere dei genitori disoccupati incrementa la probabilità del 17%. Le stesse raddoppiano qualora i genitori possiedano un livello di istruzione basso, arrivando al 30% in più nel contesto di genitori divorziati.

Per una forte scossa alla situazione lavorativa dei giovani europei «i mercati del lavoro dovrebbero anche diventare più inclusivi in modo da offrire opportunità professionali a coloro che finiscono la scuola, ma anche da assicurare

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In particolare si veda il DOCUMENTO DI LAVORO DEI SERVIZI DELLA COMMISSIONE che accompagna il documento Proposta di raccomandazione del Consiglio sull’istituzione di una garanzia per i giovani, p. 3.

62 Rapporto visibile in:

http://www.eurofound.europa.eu/sites/default/files/ef_files/pubdocs/2011/72/it/1/EF1172IT.pdf. Ultimo accesso 21/05/2015.

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che dei primi lavori di breve durata fungano da trampolino di lancio verso impieghi più stabili e non da strada senza futuro per i giovani lavoratori. Ciò è particolarmente difficile in Paesi quali Francia, Italia, Giappone e Spagna, dove la segmentazione dei mercati del lavoro è perpetrata mediante regolamenti eccessivamente restrittivi sui contratti permanenti»63. Un altro elemento su cui concentrare attenzione e risorse riguarda il contesto scolastico che deve formare i giovani e avvicinarli al mondo del lavoro. Se da un lato abbiamo una situazione in cui i sistemi contrattuali restrittivi limitano l’accesso al lavoro, dall’altro abbiamo, invece, un sistema d’istruzione che non è in grado di offrire dei lavoratori competenti alla domanda del mercato.

Gli Stati devono comprendere che la scuola non è solo una spesa, ma è molto di più: il più importante investimento a lungo termine che si possa fare. A tal proposito «dobbiamo rendere la scuola la più efficace politica strutturale a nostra disposizione contro la disoccupazione – anzitutto giovanile, rispondendo all’urgenza e dando prospettiva allo stesso tempo»64. Si deve riscoprire il ruolo della scuola in grado di fornire conoscenze e saper generare nuove competenze attraverso il rafforzamento di laboratori per far sperimentare e accrescere le capacità dei giovani.

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V. OECD, Off to a Good Start? Jobs for Youth, Sintesi in italiano, 2010, p. 1 e ss, in http://www.oecd.org/els/emp/46769558.pdf. Ultimo accesso 22/05/2015

64 Si veda la sezione relativa al punto 5 del programma “La Buona Scuola” in:

http://www.bollettinoadapt.it/wp-content/uploads/2014/09/Fondata-sul-Lavoro_-da-LA- BUONA-SCUOLA_-Rapporto_-3-settembre-2014.pdf. Ultimo accesso 20/05/2015.

53 0,0 5,0 10,0 15,0 20,0 25,0 30,0 35,0 40,0 45,0 Piem onte Valle d'Ao sta/ Vallé ed'Ao ste Ligur ia Lom bard ia Tren no-A ltoAd ige/S üd rol Bolza no/B ozen Trento Vene to Friu li-Ve nezia Giul ia Emilia -Rom agna Tosc ana Um bria Mar che Lazio Abru zzo Mol ise Cam pani a Pugli a Basil icata Cala bria Sicilia Sard egna 2012 2013

Figura 2 - Giovani Neet di 15-29 anni per sesso e regione - Totale. Anni 2012- 2013.

(Rielaborazione personale di dati Istat, 2015)

La forte crisi in cui è immersa l’Europa fa sì che le imprese per assumere concentrino l’attenzione sulla ricerca di competenze chiave, che molto spesso i giovani non possiedono. L’Italia deve fare come altri Paesi europei - più maturi in questo campo - in cui si stimolano esperienze di alternanza scuola - lavoro durante la formazione secondaria. Occorre «avvicinarsi alla costruzione di una via italiana al sistema duale, che ricalchi alcune buone prassi europee, ma che tenga in considerazione le specificità del tessuto industriale italiano e valorizzi la migliore tradizione di formazione professionale»65. Nelle scuole bisogna rafforzare i laboratori degli istituti tecnici capaci di generare nuovi talenti e vederli come “palestre di innovazione” in cui spronare il Made in Italy.

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http://www.bollettinoadapt.it/wp-content/uploads/2014/09/Fondata-sul-Lavoro_-da-LA- BUONA-SCUOLA_-Rapporto_-3-settembre-2014.pdf

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Nel capitolo III dedicato alla descrizione del contratto di apprendistato di analizzerà, nello specifico, il sistema duale tedesco mettendolo a confronto con il sistema di istruzione italiano. Inoltre, sarà esposta in sintesi la proposta “La Buona Scuola” fortemente voluta dal presidente Matteo Renzi, la quale si prone di avvicinare il nostro sistema di istruzione a quello tedesco. È importante seguire le best practices europee e prenderle come esempio per migliorare la situazione nazionale.