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VAL BE VAL BE LLUNA LLUNA

MATERIALI E METODI Fase di campagna

II. Rilievi pedologic

Per ciascuna area terrazzata sottoposta a schedatura sono stati scavati e descritti i corrispondenti profili pedologici. Ad ogni scheda descrittiva dell’area terrazzata, pertanto, ne è stata associata una relativa alla corrispondente copertura pedologica. Pertanto, per ciascun sistema terrazzato e per ogni sottosistema individuato al suo interno (soggetto a diverso uso del suolo o caratterizzato da diverso grado di abbandono) è stato descritto e campionato il corrispondente profilo pedologico. A titolo d’esempio, per il sistema terrazzato del Comune di Sospirolo, precedentemente citato (TerrazSosp1), sono stati individuati tre sottosistemi soggetti a differenti gradi di abbandono, sottoposti a diverso uso del suolo e caratterizzati dalle medesime condizioni di esposizione, quota e substrato geologico. Per ciascuno di essi, sono stati aperti e descritti tre diversi profili di suolo: PSOSP1(suolo su terrazzo semi-abbandonato), PSOSP3 (suolo su terrazzo completamente abbandonato), PSOSP4 (suolo su terrazzo ancora coltivato).

Per ciascun sistema terrazzato descritto, inoltre, è stato aperto e descritto un profilo di suolo su un versante limitrofo non terrazzato (nell’esempio sopra riportato denominato SOSP-P2), ponendo particolare attenzione al fatto che si trovasse nelle medesime condizioni ambientali della limitrofa area terrazzata (esposizione, altitudine, substrato geologico, pendenza originaria del versante), al fine di rendere

tra loro confrontabili le informazioni pedologiche raccolte. Tale profilo, è stato utilizzato come parametro di confronto per poter valutare, in termini di qualità biologica, caratteristiche morfologiche e parametri chimico-fisici, le differenze esistenti tra i suoli “naturali” dei versanti non terrazzati e quelli antropogenici dei limitrofi versanti rimodellati.

Per le metodologie e gli strumenti di identificazione delle aree di studio ci si è serviti del manuale guida edito dall’USDA-NRCS (Tugel et al., 2008). Gli stadi di abbandono dei suoli dei diversi sistemi e sottosistemi terrazzati, invece, sono stati valutati secondo il metodo utilizzato da La Mantia et al.(2007). In generale, nell’area di studio, sono individuabili due diversi stadi di abbandono (sda), accompagnati, in alcuni casi, da situazioni dove è ancora in atto un’attiva gestione del sistema. Gli stadi di abbandono rappresentano le fasi della cronosequenza che ricostruisce ciò che è avvenuto nel suolo successivamente all’abbandono, ponendo lo spazio in funzione del tempo. Lo schema concettuale è quello della Fig. 10, che esplica il modello di relazione funzionale tra l’età dell’abbandono del suolo e la variazione di due diverse proprietà pedogenetiche.

Nel nostro caso, lo stadio sda 0 corrisponde ai sistemi ancora falciati o coltivati. Tale stadio coincide con l’uso del suolo definito in questo lavoro con l’espressione “seconda natura” utilizzata per i terrazzamenti ancora mantenuti a scopo agricolo oppure con l’espressione “terza natura”, utilizzata invece per indicare i terrazzi ancora manutenuti a scopo residenziale (es. giardini privati). Lo stadio sda 1 corrisponde, invece, ai terrazzi che sono stati abbandonati 10-20 anni fa e che hanno un uso del suolo coincidente con l’inselvatichimento e l’avanzamento del bosco, in alcuni casi sottoposto a ceduazione. Lo stadio sda 2,

Fig. 10: esempio di due diversi trend temporali di proprietà pedogenetiche del suolo visualizzate e concettualizzate secondo una cronosequenza temporale composta dai diversi stadi di abbandono (sda) del suolo.

invece, fa riferimento agli ex coltivi abbandonati circa 50 anni fa dominati da una boscaglia disetanea mista di latifoglie, che non subisce alcun intervento antropico di gestione e manutenzione (“prima natura”). L’età di abbandono è stata stabilita aerofotogrammetricamente (foto aeree dei voli GAI 1954-1955 e REVEN Montagna Veneta 1991-1992) e grazie ad interviste rivolte a residenti ed agricoltori locali.

Per quanto riguarda le osservazioni pedologiche, la localizzazione dei profili aperti e descritti all’interno del sistema terrazzato è stata scelta seguendo i seguenti criteri:

• i profili aperti si collocano sempre nel terrazzo centrale del sistema terrazzato: ad esempio, se il sistema indagato è caratterizzato da sette ordini di terrazzi, il profilo aperto si colloca sul quarto terrazzo a partire da basso;

• una volta individuato il terrazzo collocato al centro del sistema o del sottosistema, la stazione di

campionamento viene selezionata esattamente in corrispondenza della metà della lunghezza del terrazzo stesso: se,

per esempio, il terrazzo nella sua estensione è lungo 14 metri, il profilo descritto si colloca a sette metri da entrambe le estremità laterali del terrazzo;

• rispetto alla profondità del terrazzo, il profilo aperto si colloca nella zona più esterna della fascia del terrazzo,

tenendosi però sempre ad una certa distanza dal muretto a secco, a ridosso del quale i fenomeni di

dilavamento influenzano in maniera troppo marcata le proprietà del suolo e la presenza di materiale lapideo di grossa pezzatura rende difficoltosa l’apertura della sezione (fig. 11).

Fig.11: schema della collocazione, rispetto alla profondità del terrazzo, dei profili di suolo descritti e campionati. La profondità dello scavo è tale da raggiungere i primi centimetri dello strato drenante alla base del terrazzo.

I suddetti criteri sono stati definiti a tavolino, con lo scopo di raccogliere informazioni che rappresentino il più possibile le caratteristiche medie delle aree terrazzate selezionate. L’applicazione degli stessi criteri a tutte le aree terrazzate indagate, mira a rendere i dati raccolti confrontabili tra loro, cercando di eliminare, per quanto possibile, la variabilità indotta da fattori di disturbo legati alle situazioni di margine (punti di passaggio tra un terrazzo e l’altro, terrazzi superiori collocati immediatamente a ridosso di versanti rocciosi, profili pedologici disturbati da fenomeni di crollo delle strutture a secco e così via).

Per quanto riguarda l’apertura dei profili per la descrizione ed il campionamento dei suoli, essa è avvenuta attraverso lo scavo e la messa a nudo di sezioni verticali di terreno, aperte per mezzo di strumenti meccanici (zappa e vanga). Lo scavo è stato effettuato sino ad una profondità tale da interessare le prime parti dello strato di riporto di materiale ciottoloso e ghiaioso drenante utilizzato a riempimento delle fascia terrazzata.

I suoli e le relative stazioni di campionamento sono stati descritti mediante un’apposita scheda, elaborata sulla base delle metodologie del rilevamento suggerite da Costantini (2007) e parzialmente modificata per adattarla al contesto pedologico in esame.

Tale scheda richiede, per la sua compilazione, in alcuni casi di valori misurati o stimati direttamente in campo, in altri della loro attribuzione a classi discrete. Per l’attribuzione dei valori a tali classi sono state utilizzate apposite tabelle di codifica (Costantini, 2007).

La scheda di rilevamento elaborata nel corso di questo lavoro permette una dettagliata descrizione del suolo e della stazione pedologica, offrendo la possibilità di raccogliere, per ciascun rilevamento, una grande quantità di dati relativi agli attributi del suolo.

Tale scheda si compone di due parti principali: la prima, denominata Scheda di descrizione della stazione (Allegato n. 2), contiene i campi per la descrizione dei caratteri stazionali e delle “qualità” del sito pedologico; la seconda invece, denominata Scheda di descrizione del profilo (Allegato n. 3), contiene i campi di descrizione per tutti i parametri e proprietà di ciascun orizzonte che compone il profilo del suolo in questione. In ciascuna delle due schede, le variabili codificate sono contrassegnate da un asterisco (*), che richiama all’utilizzo delle tabelle di codifica definite da (Costantini, 2007).

La Scheda di descrizione della stazione (Allegato 2) è suddivisa, nella parte superiore, in una sezione dedicata all’anagrafe dell’osservazione (codice e tipo di rilevamento, rilevatori, ubicazione geografica dell’osservazione), ed in una sezione riguardante i fattori della pedogenesi, suddivisa in cinque macro-aree di descrizione:

I. morfologia del sito: elemento e forma morfologica, esposizione, quota, pendenza,…

II. geologia del substrato e/o del materiale parentale del suolo: litologia, struttura, alterazione,…

III. caratteri di superficie del suolo: stato del suolo, rocciosità, pietrosità, fessure,..

V. caratteri e qualità del suolo: tipo e limite della falda, limitazioni alle radici, run-off, drenaggio

interno,...

Nella Scheda di descrizione del profilo (Allegato 3) invece è possibile annotare, per ogni orizzonte del suolo sottoposto a descrizione, una grande varietà di proprietà e caratteri pedogenetici descrivibili e misurabili direttamente in campo (pH, carbonati, presenza di screziature, porosità, struttura, tessitura e così via). Assieme alla scheda di descrizione pedologica appena descritta, nel corso di questo lavoro è stata compilata anche, per ciascun profilo, un’apposita scheda di descrizione macroscopica dell’humus (Allegato 4), messa appunto in origine da Green et al. (1993) ed adattata agli ambienti alpini da Calabrese et al. (1996). La classificazione delle diverse tipologie di humus è stata effettuata secondo lo schema messo a punto da Jabiol et al. (2009), riportato nell’allegato 5.

Anche in questo caso, si tratta di una scheda molto accurata che prevede la descrizione orizzonte per orizzonte, limitatamente a quelli organici ed organico-minerali, delle principali caratteristiche chimiche, fisiche e biologiche della tipologia di humus caratterizzante ciascun profilo di suolo rilevato, ponendo particolare attenzione agli aspetti connessi all’attività biologica del suolo (presenza/assenza di coproliti, tipologia di attività biologica, presenza/assenza di muffe o ife fungine, tracce di alimentazione e così via). Una volta descritti attraverso queste due schede, i profili sono stati campionati per orizzonte, prelevando un campione di 0,5 kg circa per ciascuno, ad esclusione degli orizzonti C di riporto, costituiti da materiali litoidi di grossa pezzatura privi della componente di terra fine (frazione < 2mm) e degli orizzonti esclusivamente organici, campionati solamente nel corso della seconda campagna di rilevamento attuata in due aree pilota selezionate per i rilievi fitosociologici e per la valutazione della qualità biologica del suolo (vedi pp. 60-62).

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