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Nella maggior parte dei casi, però, non tutti i testimoni dopo la Liberazione hanno sentito il bisogno di parlare, di raccontare quello che avevano subìto. Per molti il motivo è quello della dignità. Ritornare ad una vita normale dopo un’esperienza così degradante a livello umano non è stato facile e quindi c’era volontà di dimenticare quello che era appena accaduto, voltare pagina e ricominciare letteralmente a vivere. In altri invece si percepisce la paura di non essere creduti. Chi avrebbe mai potuto credere a dei racconti tanto disumani? Questi sono i motivi rilevanti che fuoriescono dalle interviste. Provo a riportare qualche esempio.

TESTIMONE INTERVISTATORE LUOGO DATA

Pezzoni Alessandra Luciana Nicoletta Bertelli Salom Padova 08/10/1998

«Mia mamma non ci ha mai parlato…niente. Se io so qualcosa di quello che è successo è un po’ per vie traverse. […] Lei si era confidata con un’amica e questa amica di mia mamma mi ha raccontato qualcosa. Mia mamma non ha mai parlato con noi, mai. Se noi dicevamo qualcosa lei cambiava discorso».

TESTIMONE INTERVISTATORE LUOGO DATA

Di Capua Carlo Manoela Menasci Roma 18/05/1998

«Io [dopo la liberazione] non ne parlai…. ripresi la scuola, feci il liceo, rientrai nella vita normale pur sapendo tutti i compagni quello che ero, ma non mi ero dilungato nello spiegare perché a tanta gente non interessava. Poi rischiavi di non essere creduto: “ma come? Può essere una cosa di questo genere?”. E poi, a chi

42 poteva interessare se non ai tuoi parenti stretti o a persone del tuo stesso

ambiente?».

TESTIMONE INTERVISTATORE LUOGO DATA

Saba Lina Sabrina Sinigaglia Mogliano Veneto (TV)

26/11/1998

«Allora avevamo bisogno di aiuto morale e materiale, ma non ne abbiamo avuto. E poi quel non voler sapere da parte di nessuno, da parte di tutti. Disinteressamento assoluto e noi abbiamo avuto paura di parlare, paura per non essere creduti perché la sofferenza è stata talmente grande e talmente atroce che noi stessi ci siamo chiesti “avremmo creduto noi agli altri?’”. Era un punto interrogativo. Non lo sappiamo. Grazie a Dio oggi i giovani sono stati bravi e hanno fatto rivivere le cose che per 50 anni, 60 anni hanno voluto tutti sopprimerle, non saperle, non interessarsi».

TESTIMONE INTERVISTATORE LUOGO DATA

Voghera Bruna Silvana

Sabrina Sinigaglia Venezia 03/06/1998

«Abbiamo trovato molte accoglienze però eravamo un po’ distrutti con quel che avevamo passato. Ai figli non avevamo voluto raccontare niente perché ci pareva meglio, siccome loro erano tanto bambini, che non dovessero avere questa grande tristezza che abbiamo avuto dentro di noi per queste cose che erano passate».

TESTIMONE INTERVISTATORE LUOGO DATA

Udovich Benjamin

Lisa Sacerdote Milano 05/06/1998

«A nessuno l’ho raccontato. E’ la prima volta che io parlo in dettaglio di questa cosa. Accennavo qualcosa, mia moglie quando siamo andati due anni fa che l’ho portata a fare un giro (a Trieste) non ci credeva. Non è possibile, diceva: “come mai tu non me l’hai detto”? Perché solo uno che ci è passato ci può credere».

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TESTIMONE INTERVISTATORE LUOGO DATA

Sabatello Franca Giorgio Segre Roma 30/03/1998

«Queste cose me le volevo dimenticare, mi sono proprio imposta che mi dovevo dimenticare questo; invece quando ho visto il vostro foglio ho detto: no io non me lo debbo dimenticare. Io lo debbo raccontare quello là che ho passato. Per cui lo voglio proprio ricordare».

TESTIMONE INTERVISTATORE LUOGO DATA

Piazza Samuele Lello

Grazia Di Veroli Roma 19/05/1998

«L’ho raccontata (la propria esperienza ai figli) così saltuariamente. Poi mi sono reso conto che quasi tutti i sopravvissuti all’epoca sono stati per tanti anni restii a parlare di quello che si era passato, a cominciare dai deportati che non volevano raccontare la loro storia».

TESTIMONE INTERVISTATORE LUOGO DATA

Fano Franco Grazia Di Veroli Roma 01/06/1998

«Credo che mia moglie non abbia mai sentito questa cosa e mio figlio mi rimprovera di non raccontare mai nulla. E’ difficile che io racconti cose avvenute, ritengo una cosa chiusa e non se ne parla più. Forse (non ho raccontato) per paura di protagonismo più che per pudore, ritengo una cosa fatta, deve avere una fine».

TESTIMONE INTERVISTATORE LUOGO DATA

Sacerdote Luciana

Chiara Bricarelli Dello Strologo

Genova 23/04/1998

«Non avevo voglia di raccontare e di parlare. Mi ricordo che ero anche andata a Genova da Lino e Giorgia (due amici) e Lino specialmente voleva sapere tutto quanto. Ma subito non avevo tanta voglia di raccontare tutte queste tristezze. Le avevo passate, ma non ne volevo più parlare. (Le persone a cui raccontavo qualcosa) erano persino un po’ incredule. Non si aspettavano quello che

44 veramente era successo. Nessuno nei primi tempi ci credeva, mi guardavano

come se fossi davvero arrivata dall’aldilà a momenti».

TESTIMONE INTERVISTATORE LUOGO DATA

Limentani Mario Lucilla Franchetti Roma 11/02/1998

«Non si può dimenticare un’esperienza simile. La gente domandava, ma noi non rispondevamo. Anche i miei figli domandavano. Non raccontavamo perché ci prendevano per matti: “Non è possibile che t’hanno levato i denti senza niente, che ti davano 25 frustate perché ti sei dimenticato il cappello, a veder torturata la gente”».

TESTIMONE INTERVISTATORE LUOGO DATA

Schreiber Bruna Susanna Segre Trieste 02/04/1998

«Parlavo pochissimo, c’era una rimozione. Sono tornata a vivere, ho perduto sette anni della mia vita e volevo riprendermeli tutti. Ero ancora immatura, avevo ancora da vivere. Volevo andare a ballare, volevo divertirmi. Non volevo più pensare a ciò che era stato. non volevo sapere, non volevo parlare. C’era una rimozione totale da parte mia e da parte degli altri. Volevamo rimetterci nella vita».