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La riproduzione meccanica dell’immagine

L’affermazione del carattere nell’età di Bichat

1. La riproduzione meccanica dell’immagine

Negli anni ottanta del XIX secolo la stampa fotografica per la ti-pografia subì una profonda trasformazione in seguito all’impulso provocato da un rapido sviluppo tecnologico. Nell’arco di pochi decenni si passò dalla tecnica dell’incisione all’impiego di processi fotomeccanici che potevano essere sia a immagine continua, come la fotolitografia, sia a mezzatinta, come la similigravure inventata in Francia da Charles Guillaume Petit.1 I progressi erano una diretta conseguenza dell’automatizzazione delle tecniche per ottenere le lastre di stampa, che limitarono il ruolo dell’incisore, e del miglioramento dei processi di riproduzione fototipografica, che resero possibile l’alternanza tra testo e immagini (effettiva-mente praticabile solo dopo lo sviluppo delle tecniche di stampa a mezzatinta).2 La graduale sostituzione tecnologica dell’incisione con tecniche fotomeccaniche dipendeva anche da ragioni

econo-Linda Bertelli è ricercatrice in Estetica presso Imt Scuola Alti Studi Lucca.

1. Petit fu il primo a sviluppare questa tecnica in Francia, brevettandola nel 1878; cfr. C.G. Petit, Nouveau procédé photographique, dit similigravure, “Bulletin de la Société française de photographique”, 5, 7 maggio 1880, pp. 136-140. Negli stessi anni furono svi-luppate tecniche differenti, in Germania da Georg Meisenbach, negli Stati Uniti da Frede-ric Eugene Ives e in Francia anche da Stanislas Krakow.

2. Alphonse Poitevin diede un importante contributo alle ricerche sul primo aspetto; cfr. S. Aubenas, Alphonse Poitevin (1810-1882). La naissance des procédés de réproduction

photoméchanique et de la photographie inaltérable, École nationale des chartes, Paris 1987;

Id., D’encre et de charbon. Le concours photographique du Duc de Luynes 1856-1867, catalo-go dell’esposizione, Bibliothèque nationale, Paris 1994. Sulla relazione tra fotografia e stam-pa fototipografica alla fine dell’Ottocento, cfr. G. Belknap, From a Photograph. Authenticity,

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miche, permettendo così un più ampio utilizzo delle immagini in tipografia. Ma fu nel campo scientifico che la possibilità di stampa e di riproduzione meccanica delle immagini conobbe gli sviluppi più decisivi, soprattutto nel campo della fisiologia animale e umana, in particolare nello studio del movimento umano, aprendo così possibilità d’indagine del tutto inedite.

Il fisiologo francese Étienne-Jules Marey sottolineò l’impor-tanza delle nuove tecniche di fotoincisione delle immagini, co-me la similigravure, nella ricerca scientifica. Gli esperico-menti di cronofotografia a lastra fissa, che Marey condusse in quel perio-do impieganperio-do la tecnica messa a punto da Petit, permetteva-no infatti di cogliere l’importanza e il senso della svolta consen-tita dalla meccanizzazione della stampa fotografica.3 L’espressio-ne “riproduzioL’espressio-ne meccanica” ha, infatti, una peculiare geL’espressio-nealo- genealo-gia che storicamente mette in luce la doppia radice dell’immagi-ne fotografica:

L’aggettivo “meccanico” dev’essere compreso mediante una contestualizzazione. Il compito è reso più difficile dal fatto che la singola espressione “riproduzione meccanica” fonde due processi distinti concettualmente e storicamente. In un senso, l’espressione si riferisce alla produzione automatica di un’im-magine senza interventi da parte dell’artista. In un altro senso, si riferisce a una moltiplicazione “automatica” delle immagini (potrebbero essere litografie o stampe, o anche fotografie) tale per cui possano essere disseminate in modo mirato, ampio ed economico. Sebbene le immagini fotografiche abbiano rappre-sentato il prototipo del primo significato di “meccanico”, esse non ricaddero sotto il secondo fino agli anni ottanta dell’Ot-tocento, quando nuove tecniche, come la woodburitipia e la fotolitografia a mezzatinta resero praticabile la stampa delle fotografie su una scala di massa.4

3. Cfr. É.-J. Marey, Le mouvement, G. Masson, Paris 1894, in particolare p. 125; Id.,

Reproductions typographiques des photographies, procédé de M. Ch. Petit, “Comptes rendus

hebdomadaires des séances de l’Académie des Sciences”, 95, 1882, pp. 583-585. 4. P. Galison, L. Daston, Objectivity, Zone Books, New York 2007, p. 137.

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Sarà proprio grazie al loro carattere “meccanico”, inteso in que-sto secondo senso, che le immagini fotografiche potranno essere impiegate nel campo della ricerca scientifica, specificamente in fisiologia, e utilizzate come prova. La descrizione dei tratti essen-ziali di questo processo di costruzione del significato dell’imma-gine in quanto prova dell’esperimento sarà condotta attraverso l’analisi della transizione dell’immagine dal negativo fotografico alla stampa fototipografica,5 in un processo che implica, dunque, il coinvolgimento di media differenti. La transizione da un medium a un altro di un’immagine avente il medesimo soggetto implica l’effettiva differenza materiale dell’immagine stessa. Una delle conseguenze più importanti di questo processo di transizione consiste nel fatto che aspetti dell’immagine di partenza (nel nostro caso il negativo) sono conservati, mentre altri aspetti risultano necessariamente soppressi.6

Il problema che si delinea, dunque, è relativo tanto al ruolo che ha tale rimediazione nella costruzione dell’immagine come prova scientifica, quanto alla definizione degli elementi specifici dell’immagine per mezzo dei quali è possibile stabilire la funzio-ne assegnatale. Qui avanziamo l’ipotesi che questi elementi, rela-tivi sia ai disposirela-tivi tecnologici sia all’immagine in sé, non pos-sano essere compresi se considerati separatamente, ma debbano invece essere esaminati in quanto effetti di procedure sperimen-tali specifiche, cioè di protocolli finalizzati alla definizione dello spazio sperimentale, così come alla preparazione dell’oggetto da analizzare. Se si analizzano le descrizioni dettagliate utilizzate da Marey in una delle sue opere più rilevanti, cioè Le mouvement,7

si può comprendere come la composizione di tali protocolli

fos-5. La prima incisione da un’immagine fotografica fu realizzata in Francia nel 1843, sul-la rivista “L’illustration”. Con l’inizio del XX secolo semplicità ed economicità delle tecni-che fotomeccanitecni-che resero l’immagine fotografica la più diffusa sulla carta stampata; cfr. T. Gervais, L’illustration photographique. Naissance du spectacle de l’information, 1843-1914, tesi di dottorato, EHESS, Paris, ottobre 2007.

6. Cfr. B. Latour, “Circulating reference. Sampling the soil in the Amazon forest”, in

Pandora’s Hope. Essays on the Reality of Science Studies, Harvard University Press,

Cam-bridge (Mass.) 1999, pp. 24-79.

7. Seguendo il tema dell’analisi dei protocolli, alcune importanti analogie, non soltanto di tipo iconografico, possono essere reperite tra il lavoro di Marey e molti trattati del

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