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Rischio Idrogeologico

Nel documento Piano Metropolitano di Protezione Civile (pagine 30-39)

Nel seguito, si fa riferimento al rischio indotto da potenziali fenomeni di instabilità di versante (frane).

Nello specifico, si è affrontato il tema della Pericolosità da frana, definita come la probabilità che un fenomeno potenzialmente distruttivo (una frana) si verifichi in un dato periodo di tempo ed in una data area (Varnes e IAEG, 1984).

La base di partenza dell’analisi effettuata per il rischio da dissesti di versanti consiste nella cartografia allegata ai Piani Stralci per l’Assetto Idrogeologico vigenti sul territorio della città metropolitana.

Attualmente l’autorità competente per la pianificazione in materia di rischio da dissesti di versante è il Distretto Idrografico dell’Appennino Meridionale (D.Lgs. 152/06, Legge 221/2015 e D.M. 294/2016) ma il PSAI a cui si deve far riferimento è essenzialmente quello dell’ex Autorità di Bacino della Campania Centrale relativamente ai territori delle UOM Nord Occidentale di Napoli e UOM Sarno (PSAI adottato con Delibera di Adozione del Comitato Istituzionale n.1 del 23/02/2015) ed in minima parte (i versanti degradanti verso il golfo di Salerno dei comuni di Vico Equense, Piano di Sorrento, Sant’Agnello e Massa Lubrense) a quello dell’ex Autorità di Bacino Regionale di Campania Sud ed interregionale per il bacino idrografico del fiume Sele relativamente al territorio dell’UOM Destra Sele (PSAI Adottato con Delibera di Comitato Istituzionale n. 10 del 28.03.11; BURC n. 26 del 26 aprile 2011 dell'ex Autorità di Bacino Destra Sele).

Sulla base della perimetrazione delle aree a pericolosità elevata (P4) e molto elevata (P3) (cfr. Linee Guida Regione Campania 2013) sono stati individuati (scenario di rischio statico), tramite procedura di intersezione dei file vettoriali relativi alle aree P3 e P4 con la CTR 2011 ed i file vettoriali delle strutture sensibili tramite strumento GIS, tutti gli elementi esposti, ovvero le persone e i beni che si ritiene potrebbero essere interessati da tutti i possibili eventi attesi, quelli, cioè, che ricadono all’interno delle suddette aree. Per la metodologia dell’elaborazione delle carte di pericolosità si rimanda alle relative relazioni tecniche allegate ai PSAI di riferimento.

La superficie del territorio della città metropolitana esposta a pericolosità da frana P3/P4 è pari a 199,03km2, cioè il 16% dell’intera superficie (1172,93 km2). Le aree a rischio R3/R4 si concentrano in determinati settori del territorio dell’ex provincia napoletana, e cioè in prevalenza lungo la dorsale monti Lattari – Penisola Sorrentina – isola di Capri (Comuni di Sant’Antonio Abate, Lettere, Casola di Napoli, Pimonte, Agerola, Gragnano, Castellammare di Stabia, Vico Equense, Meta, Piano di Sorrento, Sant’Agnello, Sorrento, Massa Lubrense, Capri ed Anacapri), nelle isole di Ischia e Procida (comuni di Procida, Ischia, Serrara Fontana, Barano d’Ischia, Forio, Casamicciola Terme e Lacco Ameno), nelle aree collinari dei Campi Flegrei (comuni di Napoli, Pozzuoli, Quarto, Bacoli, Monte di Procida, Marano di Napoli e Villaricca) ed infine lungo le pendici del Vesuvio (comuni di Ercolano, Torre del Greco, Trecase, Boscotrecase, Terzigno, San Giuseppe Vesuviano, Ottaviano, Somma Vesuviana, Sant’Anastasia, Massa di Somma, Pollena Trocchia e San Sebastian al Vesuvio) e delle pendici dei Monti di Avella (Palma Campania, Carbonara di Nola, Liveri, San Paolo Belsito, Nola, Casamarciano, Visciano e Roccarainola).

Di seguito si riportano, in forme di grafici e tabelle, il numero totale di strutture residenziali e di abitanti a rischio ed il numero e la tipologia di struttura sensibile a rischio da dissesti di versante suddiviso per comune (sono stati considerati unicamente i comuni dove ricadono aree a pericolosità P3 e P4), mentre in allegato si riportano le tavole con l’ubicazione delle aree di pericolosità, gli edifici a rischio ed il numero di abitanti in funzione del numero di abitanti totali.

Le Tavole sull’Analisi dell'esposizione sulle aree a Pericolosità Idrogeologica elevata e molto elevata (P3 e P4) mostrano i rapporti tra le aree a rischio da frana P3 e P4 tratte dalle cartografie allegate ai PSAI vigenti e gli elementi sensibili individuati.

15063007 Barano d'Ischia 917 2773

15063012 Calvizzano 2 18

15063014 Capri 125 324

15063015 Carbonara di Nola 46 160

15063018 Casamarciano 119 45

15063019 Casamicciola Terme 555 1883

15063022 Casola di Napoli 84 651

15063024 Castellammare di Stabia 451 3198

15063064 Ercolano 15 25

15063044 Massa Lubrense 559 1193

15063046 Meta 323 2193

15063056 Pollena Trocchia 145 443

15063060 Pozzuoli 1171 6459

15063061 Procida 116 515

15063062 Qualiano 2 20

15063063 Quarto 112 498

COD_ISTAT Comune

N. Edifici residenziali in aree in aree a pericolosità P3 e P4

N. abitanti residenti in aree a pericolosità P3 e P4

15063068 San Giuseppe Vesuviano 1 0

15063069 San Paolo Bel Sito 20 10

15063070

San Sebastiano al

Vesuvio 2 0

15063071 Sant'Agnello 155 804

15063072 Sant'Anastasia 209 110

15063074 Sant'Antonio Abate 57 232

15063078 Serrara Fontana 533 1254

15063079 Somma Vesuviana 698 1911

15063080 Sorrento 236 1618

15063082 Terzigno 20 2

15063084 Torre del Greco 12 15

15063085 Tufino 1 0

15063086 Vico Equense 903 3374

15063088 Visciano 103 288

Tabella 4 - Valutazione del numero di edifici residenziali e del numero di abitanti residenti nelle aree a pericolosità P3 e P4 per il rischio da dissesti di versante.

Figura 12 - Grafico riepilogativo –numero di edifici residenziali rientranti in aree P3 e P4 su base comunale.

Figura 13 - Grafico riepilogativo – percentuale del numero di abitanti residenti in aree P3 e P4 sul numero di abitanti totali su base comunale.

N. Comune Strutt.

Tabella 5 - Edifici sensibili individuati in aree a pericolosità P3/P4

Non risultano strutture sanitarie e carcerarie in aree P3 o P4.Nell’allegato 16 sono riportate analiticamente le strutture rilevanti riportate nella precedente tabella 5.

Le comunicazioni dell'evento ed il flusso informativo sono descritti nel fascicolo 6 al paragrafo A.3.2.1.-

"Sistema di Allertamento per il Rischio Idraulico e Idrogeologico" pag. 6.

Le modalità operative, in sintesi, sono riportate al fascicolo 8 "Modalità Operative" - pag. 71 e nell'Allegato 1-2 sono riportate le azioni da porre in essere dai diversi soggetti coinvolti e le procedure operative per funzioni supporto del C.C.S.

Nell’ambito della valutazione per gli scenari di rischio idrogeologico è stata trattata anche la problematica inerente al rischio legato alla possibilità di crolli delle volte di reticoli caveali. Il territorio della città metropolitana di Napoli (in particolar modo l’area di Napoli e dell’hinterland a Nord del capoluogo) è fortemente caratterizzato dalla presenza di una fitta rete di reticoli caveali che spesso possono dar luogo a sprofondamenti improvvisi determinando un significativo fattore di rischio per il manifestarsi di

“antropogenetic sinkholes”.

Il diffuso reticolo caveale è legato principalmente alla presenza diffusa di significativi spessori di tufo nel sottosuolo [relativo alle eruzioni flegree dell’Ignimbrite Campana (39000 yrs. B.P.) e del Tufo Giallo Napoletano (15000 yrs. B.P.)] interessato per secoli da attività estrattiva e di scavo. Il tufo, infatti, per le sue proprietà fisiche e meccaniche, è stato nei secoli molto utilizzato per la costruzione di opere murarie, soprattutto murature portanti degli edifici ma anche con funzioni puramente di sostegno.

Il rischio connesso alle cavità artificiali è diffuso soprattutto perché la maggior parte delle cavità in questione è sottoposta a centinaia di manufatti edilizi costruiti nel secolo scorso o addirittura di nuova

edilizia conservativa o di neocostruzione, insistente sulla stessa superficie. Era solito, infatti, soprattutto fino alla fine del 19° secolo, reperire in loco il materiale da costruzione per le murature portanti e gli inerti per la malta cementizia (lapilli e pozzolane). I proprietari di terreni per concessioni edilizie estraevano quindi dal "loro" sottosuolo tali materiali per costruirvi sopra, usandone successivamente le cavità come deposito e attività commerciali. Il bacino dei Regi Lagni è il settore del territorio provinciale più ricco in cavità sotterranee dopo quello ubicato a nord della città di Napoli. Nel sottosuolo tra i comuni di Nola e Cimitile sono presenti cunicoli di collegamento di epoca paleocristiana. Cavità sotterranee si ritrovano, quasi sempre legate all’attività estrattiva del tufo grigio, anche in tutti gli altri comuni di questo ambito territoriale.

Nelle isole del golfo di Napoli, a causa della carenza di acque sorgive e di falde acquifere utilizzabili, le cavità note sono costituite soprattutto da cisterne utilizzate in passato per la raccolta dell'acqua piovana;

nella maggior parte dei casi sono ubicate sotto le costruzioni da cui veniva prelevata l'acqua tramite un unico pozzo di accesso. Attualmente molte cisterne non sono più utilizzate per la raccolta dell'acqua ma costituiscono depositi, abitazioni e, dove la morfologia del territorio lo consente, sono utilizzate come garage per auto. Nell’area flegrea le cavità sono presenti solo nei comuni di Villaricca e Qualiano, dove sono utilizzate come cisterne, ed è stata riscontrata l'esistenza di molti pozzi di cui si è persa la memoria storica. I comuni di Pozzuoli e Bacoli, anche se caratterizzati da un centro storico con costruzioni in muratura di tufo, non presentano cavità nel sottosuolo poiché il tufo utilizzato per le costruzioni veniva prelevato dalle aree circostanti lungo i versanti dei rilievi vulcanici. In tali comuni sono presenti cisterne di epoca romana, colombaie ed ambienti abitativi posti al di sotto delle costruzioni attuali. La presenza di tali cavità "archeologiche" costituisce comunque un pericolo per la stabilità delle strutture su cui si poggiano le nuove costruzioni. Nella zona vesuviana, il comune di Torre del Greco è caratterizzato dalla presenza di cavità, in genere realizzate dai contadini per l'estrazione delle piroclastiti sciolte utilizzate per il ripristino del terreno vegetale ricoperto dalla lava nel corso delle eruzioni. Nel comune di Portici è stato ritrovato un cunicolo che unisce la Reggia con le vie del mare, utilizzato in passato come via di fuga dai regnanti.

Nei comuni di Sant'Anastasia e Somma Vesuviana sono presenti tane di lapillo. Nei comuni della Penisola Sorrentina le cavità sono presenti in quei comuni dove i depositi vulcanici legati all'attività flegrea ed a quella vesuviana affiorano con spessori considerevoli. I comuni di Sorrento, Piano di Sorrento e Vico Equense sono caratterizzati da cavità in tufo realizzate nella falesia tufacea ed attualmente utilizzate come ricovero per le barche. Nelle zone di raccordo tra i rilievi dei monti Lattari e la Piana Campana (Gragnano, Lettere, Casola di Napoli) la presenza di cavità è legata all’attività estrattiva dei prodotti dell'attività vesuviana recente, come i depositi piroclastici da caduta dell'eruzione di Pompei del 79 d.C. e le sottostanti rocce tufacee dell'Ignimbrite Campana.

Lo stato attuale delle conoscenze sulle cavità sotterranee di origine antropica sul territorio provinciale è rappresentato essenzialmente dagli studi realizzati dal Comune di Napoli e dalla Città Metropolitana di Napoli.

I dati relativi allo studio del comune di Napoli, realizzato dal Commissario governativo per il sottosuolo, sono riferiti al periodo a cavallo tra gli anni 90 e i primi anni 2000;

i dati relativi allo studio della Città Metropolitana, realizzato nell’ambito della convenzione tra il suddetto Ente ed il C.I.R.AM. (Centro Interdipartimentale di Ricerca Ambiente della Federico II), sono riferiti al periodo tra gli anni 70 i primi anni 2000.

Nella città di Napoli lo studio del Commissario Straordinario ha consentito di censire complessivamente oltre 700 cavità sotterranee.

Lo studio della Città Metropolitana, ha raccolto in un'unica banca dati informatizzata circa 2000 cavità presenti nel sottosuolo dei comuni del territorio provinciale, escluso il capoluogo. La zona con il maggior numero di cavità censite risulta quella dei comuni a nord del capoluogo.

Sulla base di tali dati, per il solo Comune di Napoli in formato poligonale, integrati con altre informazioni fornite da ISPRA e FSC (Federazione Speleologica Campana), è stato valutato uno scenario di rischio statico. In ambiente GIS, tramite intersezione degli shapefiles delle cavità con la CTR 2011 strutture sensibili, sono quindi stati individuati tutti gli elementi esposti, ovvero le persone ed i beni che potrebbero essere interessati da eventuali eventi di crollo e cedimenti. Tale analisi è stata possibile in quanto i rilievi delle cavità erano in formato poligonale e geolocalizzato da cui è possibile desumere l’ esatta estensione areale e la collocazione spaziale delle stesse rispetto al soprasuolo.

Nella seguente tabella si riporta il numero totale cavità, delle strutture e della popolazione coinvolta per il Comune di Napoli. Si evidenzia, come già sottolineato nel paragrafo A.2 – “Stima dell'esposizione”, che per il grado di dettaglio provinciale del database georeferenziato derivante dalla CTR 2011,e i dati di popolazione residente desunti dalle sezioni censuarie ISTAT, risultano coinvolti interamente nel rischio agglomerati urbani di edifici piuttosto ampi anche se interessati solo parzialmente.

Comune Numero cavità n. abitanti in aree interessate da cavità

n. edifici residenziali interessati da cavità

Napoli 888 86.635 885

Per quanto riguarda le cavità non ricadenti nel comune di Napoli, il relativo shape file è solo di tipo puntuale ed è utile per definire solo una ubicazione di massima delle stesse e non la collocazione spaziale delle stesse rispetto al soprasuolo. I relativi rilievi, ove disponibili sono in formato immagine e non georoferiti e quindi non consentono di effettuare ulteriori analisi sul rischio. Pertanto non si è ritenuto utile procedere all'intersezione di tale shape file con la CTR 2011 e con gli shapefiles delle strutture sensibili per individuare tutti gli elementi esposti, in quanto, in questo caso, il livello di approssimazione sarebbe risultato troppo elevato.

La sola concentrazione dei punti, in questo secondo caso, fornisce indicazioni circa la differente pericolosità dei territori derivante dalla presenza di cavità nel sottosuolo.

Nella tabella seguente si riporta l'elenco dei comuni interessati da cavità ed il loro numero complessivo dato dalla somma delle diverse fonti dei dati (Città Metropolitana, ISPRA e F.S.C.).

Comune Cavità Città

34 Pomigliano d'Arco 21 21

35 Pozzuoli 14 2 9 25

36 Procida 52 52

37 Qualiano 3 3

38 Roccarainola 11 11

39 Sant'Agnello 1 1

40 Sant'Anastasia 3 3

41 Sant'Antimo 61 61

42 Serrara Fontana 68 68

43 Sorrento 1 1

44 Torre del Greco 3 3

45 Tufino 14 14

46 Vico Equense 2 2

47 Villaricca 12 12

TOTALE2.117

Allo studio effettuato è quindi allegata la cartografia riepilogativa degli scenari di rischio da crolli di volte di cavità per il solo Comune di Napoli con la Valutazione del numero di abitanti che risiedono nelle zone prossime alle cavità e di sola localizzazione delle cavità per gli altri Comuni.

Nel documento Piano Metropolitano di Protezione Civile (pagine 30-39)

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