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Piano Metropolitano di Protezione Civile

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Academic year: 2022

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RELAZIONE GENERALE FASCICOLO 2

RISCHIO IDRAULICO ED EVENTI METEO AVVERSI RISCHIO IDROGEOLOGICO

Giugno 2021

Piano Metropolitano di Protezione Civile

Città Metropolitana di Napoli

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Indice

Indice... 3

A.2.1. Rischio Idraulico ... 5

A.2.1.1 Rischio eventi meteo avversi ... 21

A.2.2. Rischio Idrogeologico ... 30

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A.2.1. Rischio Idraulico

Il territorio della città metropolitana di Napoli afferisce alla ex AdB Campania Centrale e alla ex AdB Campania Sud ed Interregionale per il bacino idrografico del fiume Sele.

Nel territorio della ex AdB Campania Centrale il reticolo idrografico si articola su due sistemi di drenaggio principali, entrambi attestati sui versanti carbonatici dell’arco preappenninico campano e convoglianti le acque “alte” attraverso la Piana campana, fino al mare. Il primo, si imposta sull’asta artificiale dei Regi Lagni e drena un bacino di circa 1400kmq, con recapito ultimo sul litorale domitio a sud della foce del Volturno; il secondo, impostato sull’asta, anche essa prevalentemente artificiale, del sistema Sarno- Solofrana, drena un bacino di circa 400 kmq avente recapito ultimo nel Golfo di Castellammare di Stabia.

Al bacino dei Regi Lagni fanno capo anche parte delle acque provenienti dal versante settentrionale del Monte Somma nonché quelle meteoriche intercettate dalle reti di drenaggio urbano a servizio dell’agro nolano ed aversano; al bacino del fiume Sarno, anche quelle indirettamente provenienti dal versante meridionale ed orientale del Vesuvio e le acque meteoriche intercettate dalle reti di drenaggio urbano a servizio dell’Agro nocerino-sarnese e agerolese-stabiese. Completano il sistema drenante del territorio, le incisioni minori della Penisola Sorrentina, dell’Isola di Capri, dell’Isola di Ischia e del versante occidentale del Vesuvio, con recapito diretto nel Golfo di Napoli, ei bacini dell’alveo Camaldoli, con recapito sul litorale domitio, del Lago Patria, con recapito nell’omonimo lago e di Volla, con recapito nell’area portuale di Napoli. Fanno parte delle acque interne anche il sistema dei laghi flegrei: Fusaro, Miseno, Lucrino e d’Averno, quest’ultimo di origine vulcanica.

Nella piccola parte di territorio della ex AdB Campania Sud (versanti degradanti verso il golfo di Salerno dei comuni di Vico Equense, Piano di Sorrento, Sant’Agnello, Massa Lubrense e Agerola) che ricade nell'ambito della città metropolitana di Napoli, l'assetto geomorfologico generale è caratterizzato da versanti talora ad alta energia del rilievo dovuta ai recenti sollevamenti tettonici. In altri termini sono assai frequenti versanti ad elevata pendenza, non solo nelle rocce calcaree (notoriamente più conservative), ma spesso anche nei terreni di copertura a causa di processi erosivi lineari (lungo le aste torrentizie) e di fenomeni di demolizione per erosione marina (falesie). I corsi d'acqua caratteristici di questa sono caratterizzati si ritrovano corsi d’acqua con un’asta principale di pochi km di lunghezza e bacini con una estensione non superiore ai 30 kmq, per cui questi bacini sono caratterizzati da piene repentine con un elevato trasporto solido, anche in sospensione (detritico e materiale arboreo); alcuni di questi non hanno portate perenni ma sono legati agli afflussi meteorici stagionali o a sorgenti effimere che si attivano a livello intermittente. Il tipo di flusso, quindi, e marcatamente stagionale e con elevato trasporto solido in alvei essenzialmente incassati.

Precedenti storici

In questa sezione si elencano e si descrivono brevemente gli eventi alluvionali storicamente verificatisi sul territorio indicandone le caratteristiche e gli effetti su ambiente e popolazione. Le fonti consultate sono:

 CNR - Gruppo Nazionale Difesa dalle Catastrofi Idrogeologiche “Catalogo delle informazioni sulle località italiane colpite da frane e da inondazioni”, pubblicazione n°1799 del 1998.

 Sistema Informativo sulle Catastrofi Idrogeologiche: http://wwwdb.gndci.cnr.it/.

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Nel 1989 il Dipartimento della Protezione Civile commissionò al Gruppo Nazionale per la Difesa dalle Catastrofi Idrogeologiche (GNDCI) del Consiglio Nazionale delle Ricerche, il censimento delle aree del paese colpite da frane e da inondazioni per il periodo 1918-1990. Il censimento, condotto fra il 1991 ed il 1992, venne realizzato da 17 gruppi di ricerca distribuiti su tutto il territorio nazionale che coinvolsero oltre 300 fra esperti, ricercatori ed operatori tecnici. Tutte le notizie censite sono andate a costituire un archivio digitale contenente oltre 17.000 informazioni relative a frane ed oltre 7000 informazioni relative ad inondazioni. Si è anche provveduto a valutare il grado di completezza e di affidabilità dell'archivio storico, controllando in particolare la consistenza dell'informazione in esso contenuta, e correggendo la maggior parte degli errori.

Nel Progetto AVI - Catalogo delle informazioni sugli Eventi di Piena, per la Provincia di Napoli risultano censiti 248 eventi di piena in 119 Località (rif. Allegato 12).

Il Piano di Gestione del Rischio Alluvioni

La caratterizzazione del Rischio Idraulico sull’area vasta della Città Metropolitana di Napoli è stata recepita nel “Piano di Gestione del Rischio Alluvioni”, come previsto dalla Direttiva 2007/60/CE, con il contributo dell’Autorità di Bacino Regionale della Campania Centrale e dell’Autorità di Bacino dell’AdB Campania Sud.

L’area di competenza dell’Autorità di Bacino della Campania Centrale si estende per circa 2.100 kmq tra le province di Napoli, Avellino, Benevento, Caserta e Salerno e include complessivamente 183 comuni - dei quali 91 appartenenti alla Provincia di Napoli.

L’area di competenza dell’Autorità di Bacino Campania Sud si estende per 5.620 kmq e include 173 comuni delle province di Avellino, Napoli, Salerno e Potenza, di cui 6 parzialmente ricadenti nella ex provincia di Napoli.

Nel PGRA le valutazioni di Pericolosità e di Rischio Idraulico sono riferite a tre distinti livelli geografici:

 1° livello UoM (Units of Management): rappresentano il livello distrettuale, coincidente territorialmente con le ex AdB Regionali Nord Occidentale, Sarno, Destra Sele, in cui garantire il coordinamento della gestione integrata e sinergica sia del rischio alluvioni nelle aree in cui sono presenti situazioni di maggiori criticità, sia di valutazione di forme di sviluppo sostenibile nei confronti del rischio di alluvioni, garantendo e promuovendo la realizzazione degli obiettivi in materia ambientale.

 2° livello UA (Unità di Analisi): rappresentano il livello di bacino (dimensioni territoriali di sottobacino) in cui declinare le azioni strategiche per le situazioni di rischio molto elevato e per le quali è necessario il coordinamento delle politiche regionali

 3° livello ARS (Aree a Rischio Specifico): rappresentano il livello di areali di rischio specifici in cui attivare azioni di gestione specifiche calibrate sulle caratteristiche delle aree ove possa sussistere un rischio potenziale significativo di alluvioni, situazioni che richiedono il coordinamento delle politiche comunali, intercomunali, regionale e di area vasta.

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Le relazioni tra i tre livelli e la suddivisione in sotto-aree sono visibili nella figura seguente:

Figura 1 – Autorità di Bacino Campania Centrale

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Figura 2 – Autorità di Bacino Campania Sud (UoM Destra Sele):

Unit of Management (UoM)

Le aree di primo livello, si identificano con i perimetri delle Unit of Management ovvero delle ex Autorità di Bacino Nord-Occidentale della Campania, ex Sarno ed ex Destra Sele.

Figura 3 – Aree di primo livello (PGRA)

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Figura 4 Aree di primo livello (PGRA) - in giallo la UoM “ex Destra Sele”

Unità di Analisi (UA)

Le UA sono state definite intersecando in ambiente GIS le celle censuarie con le pericolosità da alluvione, al fine di individuare degli areali che definiscano delle tipologie omogenee di pericolosità idraulica presenti nell’ambito delle UoM, per caratterizzarne le relative problematiche. Le Unità di Analisi individuate per l’AdB della Campania Centrale, la cui perimetrazione è visibile in figura, sono le seguenti:

 Regi Lagni

 Campi Flegrei, Ischia e Procida

 Vesuvio

 Sarno

 Penisola Sorrentina e Capri

 Costa

Figura 5 – Unità di Analisi (PGRA)

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Analogamente si riporta la suddivisione in Unità di Analisi effettuata dall’AdB Campania Sud per il territorio della UoM ex Destra Sele:

Figura 6 Unità di Analisi - UoM ex destra Sele

Nel seguito una descrizione sintetica delle singole UA e delle relative problematiche idrauliche principali.

 Regi Lagni

Il bacino dei Regi Lagni e dei suoi principali affluenti (Carmignano, Avella, Gaudo, Quindici) costituisce un ambito omogeneo ed unitario nei confronti della formazione delle piene e dei connessi fenomeni di esondazione. Il reticolo idrografico vallivo, per lunghi tratti pensile, artificializzato e dalle sezioni idrauliche ristrette, risulta inadeguato al transito delle portate di piena e presenta criticità diffuse in corrispondenza dell’interferenza con le grandi aree urbane (area Nolana, Vallo di Lauro ed area Baianese).

Le aree di pianura sono, invece, servite da una fitta rete di canali (controfossi, scolmatori e diversivi) ad uso promiscuo (irriguo e di bonifica).

 Campi Flegrei, Ischia e Procida

L’ambito è caratterizzato da incisioni particolarmente incassate nei materiali piroclastici con recapito diretto in mare e/o in sistemi drenanti artificiali (cfr. conca di Agnano, alveo di Quarto ed alveo Camaldoli). I fenomeni alluvionali prevalenti sono caratterizzati da piene repentine accompagnate da considerevole trasporto solido oppure nei colatori di valle per fenomeni di sovralluvionamento. Le principali criticità si concentrano in corrispondenza delle interferenze con le infrastrutture viarie e con i nuclei abitati.

 Vesuvio

L’ambito vesuviano presenta caratteristiche morfologiche peculiari e naturalmente omogenee. I fenomeni alluvionali dell’area sono repentini ed accompagnati da considerevole trasporto solido. Essi si propagano in direzione radiale lungo aste incise e particolarmente gerarchizzate. Tutti i bacini incombono su aree urbane densamente insediate con interferenze e criticità analoghe (alvei strada e tratti tombati).

 Sarno

La piana del Sarno e dei suoi principali affluenti (Alveo Comune Nocerino, Solofrana, Cavaiola) costituisce un ambito omogeneo ed unitario nei confronti della formazione delle piene e dei connessi fenomeni di

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esondazione. Il reticolo idrografico vallivo, per lunghi tratti pensile, artificializzato e dalle sezioni idrauliche ristrette, risulta inadeguato al transito delle portate di piena e presenta criticità diffuse in corrispondenza dell’interferenza con le grandi aree urbane (Mercato S. Severino, Nocera Inferiore, Nocera Superiore e Scafati). Le aree di pianura sono, invece, servite da una fitta rete di canali (controfossi, scolmatori e diversivi) ad uso promiscuo (irriguo e di bonifica).

 Penisola Sorrentina e Capri

L’ambito è caratterizzato da incisioni particolarmente gerarchizzate ed incassate nei materiali piroclastici con recapito diretto in mare e/o in sistemi di vasche assorbenti (cfr. versante settentrionale dei Lattari). I fenomeni alluvionali prevalenti sono caratterizzati da piene repentine accompagnate da considerevole trasporto solido assai prossime a fenomeni di colata rapida di fango. Le principali criticità si concentrano in corrispondenza delle principali infrastrutture viarie oppure in prossimità di piccoli nuclei abitati.

 Costa

L’ambito costiero a “costa bassa” presenta caratteristiche omogenee nei confronti dei fenomeni di mareggiata (run-up) per tutti i tratti delle due UOM esposti alle mareggiate più significative (maestrale per il litorale domizio e libeccio per quello tra il Golfo di Napoli e Castellammare di Stabia). Analoghe fenomenologie d’ambito si rinvengono in tutte le “pocket beach” intercluse tra i tratti a “costa alta”.

 Penisola Amalfitana (AdB Campania Sud)

In questo ambito territoriale si ritrovano corsi d’acqua con una asta principale di pochi km di lunghezza e bacini con una estensione inferiore ai 30 kmq, per cui questi bacini sono caratterizzati da piene repentine con elevato trasporto solido anche in sospensione; alcuni di questi non hanno portate perenni ma sono legati agli afflussi meteorici stagionali o a sorgenti effimere che si attivano a livello intermittente. Il tipo di flusso, quindi, è marcatamente stagionale, con elevato trasporto solido in alvei essenzialmente incassati e le cui conseguenze attese, in genere, sono connesse alla elevata deposizione di materiale detritico di varia forma e pezzatura nella zona di foce o nei punti di confluenza secondari, a causa di brusche variazioni o salti di pendenza. In molti casi, alla foce, si ritrovano centri urbani con alvei tombati che acuiscono questo tipo di problematica; famose sono le alluvioni del 1910 del 1924 e 1954che purtroppo si correlano ed eventi luttuosi di particolare rilevanza a livello nazionale.

Aree a Rischio Significativo (ARS)

In seguito, si sono individuati degli areali con caratteristiche omogenee (in termini di pericolosità) all'interno delle singole unità di analisi a campitura completa sulle aree dell'AdB Campania Centrale e dell’AdB Campania Sud. Nella figura di seguito si riportano i perimetri delle ARS individuati separando, dove possibile, tipologie differenti di pericolosità o separazioni tra zone vallive, pedemontane o collinari.

Per l’AdB Campania Sud si riporta la suddivisione per la sola Unità di Analisi di interesse per la città metropolitana di Napoli.

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Figura 7 – Aree a Rischio Significativo (PGRA) – AdB Campania Centrale

Figura 8- Aree a Rischio Significativo (PGRA) - AdB Campania Sud

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Nella seguente tabella si riporta, per ogni ARS (statistica disponibile solo per l’AdB Campania Centrale), la descrizione, la superficie, la superficie a rischio, gli abitanti e gli abitanti a rischio.

Tabella 1 – Caratteristiche singola Area di Rischio Significativa (PGRA)

Aree a rischio

Si sono analizzati i dati di pericolosità censiti nelle due Autorità di Bacino sulle quali ricade il territorio della città metropolitana. Dall’analisi effettuata sono emersi alcuni ambiti territoriali in cui si concentrano maggiormente le aree a pericolosità elevata, i cui stralci cartografici vengono riportati in seguito. Tali aree sono evidenziate nel Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico redatto dall’ex AdB Campania Centrale nel 2015 e sono riportate in cartografia, nelle tavole di macroscenario per il rischio idraulico (IDR.01 – IDR.06).Non si rinvengono significative aree a pericolosità e rischio elevati per la parte di territorio metropolitano dell'ex AdB Campania Sud.

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Figura 9 – Aree a pericolosità elevata/molto elevata – Autorità di Bacino Campania Centrale, PSAI 2015

Diversamente dalla pericolosità, l’individuazione delle aree di rischio tiene conto della vulnerabilità degli elementi esposti al pericolo; si riporta di seguito uno stralcio di alcune aree a rischio elevato.

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Figura 10 – Stralci di rischio elevato

Nell’analisi effettuata sono state selezionate, dagli areali di pericolosità idraulica, le sole aree a pericolosità elevata P3, considerate significative per un’analisi del rischio a vasta scala, costituenti il 3%

del territorio della città metropolitana di Napoli (32,5 kmq ca.). Si è poi fatta un’intersezione di tali aree con l’edificato residenziale esposto, a cui era già stata associata la stima della popolazione residente, ottenendo così una classificazione degli edifici esposti sulla base degli abitanti residenti in ciascuno di essi.

Le risultanti Tavole sull’Analisi dell'esposizione sulle aree a Pericolosità Idraulica elevata (P3) mostrano i rapporti tra le aree a rischio idraulico P3 tratte dalle cartografie allegate ai PSAI vigenti e gli elementi sensibili individuati, riportando anche la valutazione del numero di residenti nelle sole zone ad elevata e molto elevata pericolosità idrogeologica.

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Nella tabella seguente si riportano il numero totale di strutture residenziali e di abitanti nelle aree a pericolosità idraulica elevata P3, suddivisi per comune.

COD_ISTAT Comune N. Edifici residenziali in aree a pericolosità P3

N. abitanti residenti in aree a pericolosità P3

15063001 Acerra 5 5

15063003 Agerola 4 22

15063006 Bacoli 80 425

15063007 Barano d'Ischia 274 1134

15063008 Boscoreale 94 880

15063009 Boscotrecase 193 2218

15063012 Calvizzano 114 757

15063013 Camposano 33 102

15063014 Capri 41 496

15063015 Carbonara di Nola 71 202

15063017 Casalnuovo 4 5

15063018 Casamarciano 62 109

15063019 Casamicciola Terme 74 454

15063022 Casola 69 555

15063024 Castellammare di Stabia 152 5180

15063026 Cercola 10 40

15063027 Cicciano 90 528

15063028 Cimitile 50 174

15063029 Comiziano 3 15

15063064 Ercolano 576 6094

15063031 Forio d'Ischia 129 1038

15063034 Giugliano di Napoli 15 55

15063035 Gragnano 49 1293

15063037 Ischia 130 444

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COD_ISTAT Comune N. Edifici residenziali in aree a pericolosità P3

N. abitanti residenti in aree a pericolosità P3

15063038 Lacco Ameno 86 506

15063039 Lettere 31 354

15063040 Liveri 35 137

15063041 Marano 153 2924

15063092 Massa di Somma 3 0

15063044 Massa Lubrense 62 221

15063046 Meta di Sorrento 19 115

15063047 Monte di Procida 39 283

15063048 Mugnano 27 564

15063049 Napoli 432 8391

15063050 Nola 340 2210

15063051 Ottaviano 1128 7864

15063052 Palma Campania 32 251

15063053 Piano di Sorrento 31 481

15063054 Pimonte 35 310

15063055 Poggiomarino 9 160

15063056 Pollena Trocchia 527 4279

15063058 Pompei 33 202

15063059 Portici 7 27

15063060 Pozzuoli 145 918

15063062 Qualiano 78 155

15063063 Quarto 130 2179

15063065 Roccarainola 144 1159

15063067 San Giorgio a Cremano 27 388

15063068 San Giuseppe Vesuviano 126 867

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COD_ISTAT Comune N. Edifici residenziali in aree a pericolosità P3

N. abitanti residenti in aree a pericolosità P3

15063069 San Paolo Bel Sito 13 93

15063070 San Sebastiano al

Vesuvio 2 1

15063071 Sant'Agnello 54 625

15063072 Sant'Anastasia 535 4254

15063074 Sant'Antonio Abate 60 354

15063090 Santa Maria la Carità 7 243

15063076 Saviano 56 395

15063078 Serrara Fontana 144 388

15063079 Somma Vesuviana 916 4829

15063080 Sorrento 64 795

15063081 Striano 1 2

15063082 Terzigno 342 2115

15063083 Torre Annunziata 21 166

15063084 Torre del Greco 473 5426

15063091 Trecase 296 1468

15063085 Tufino 56 164

15063086 Vico Equense 96 458

15063087 Villaricca 10 177

15063088 Visciano 82 793

15063089 Volla 5 94

Tabella 2 - Edifici residenziali ed abitanti in aree a Pericolosità P3

Nei grafici che seguono vengono riportati i dati elencati in tabella sotto forma di istogramma, per rendere facilmente individuabili i comuni che presentano criticità maggiori e poterli confrontare con altri.

Dai dati riscontrabili in tabella e nei grafici emerge che i comuni di Napoli, Ottaviano, Ercolano, Torre del Greco e Castellammare di Stabia hanno una larga porzione di popolazione che risiede nelle aree ad alta

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pericolosità idraulica; dall’analisi è risultato che in tutti questi comuni sono presenti oltre 5.000 abitanti residenti in area a pericolosità P3.

Figura 11 Grafici riepilogativi – numero di abitanti residenti (sinistra) e di edifici residenziali (destra) ricadenti in aree P3 su base comunale

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Dopo aver analizzato l’edificato e gli abitanti esposti, l’analisi è proseguita tramite l’individuazione delle strutture strategiche e rilevanti ricadenti nelle aree a pericolosità P3. La tabella che segue mostra i risultati, costituiti dal numero di strutture esposte per categoria, suddivise per comune. Si noti come la categoria con il maggior numero di elementi vulnerabili risulta essere quella dei beni culturali.

Tabella 3 – Strutture rilevanti in aree a Pericolosità P3

Nell’allegato 16 sono riportate analiticamente le strutture rilevanti riportate nella precedente tabella 3.

Infine, si è aggiunto all’analisi un ulteriore livello di approfondimento, costituito dall’individuazione degli elementi esposti alla pericolosità idraulica elevata suddivisi per ARS – Aree a Rischio Significativo. I dati relativi a questa analisi vengono riportati in forma tabellare e sono riportati nell’Allegato 14.

n.

Comune

C.

O.

C.

Istruzione Superiore

Statale Stazioni

Centri riabilit.

Case di riposo

Strutture alberghiere

Palaz.

dello

sport Depuratori

Beni Culturali

1 Barano d'Ischia 3 3

2 Capri 2 1

3 Casamicciola

Terme 2

4 Castellammare di

Stabia 2 1 1

5 Cicciano 1 1

6 Ercolano 1 1

7 Forio d'Ischia 2 3

8 Gragnano 5

9 Liveri 1

10 Marano 1

11 Massa Lubrense 1

12 Meta 1

13 Napoli 1 1

14 Nola 3

15 Ottaviano 3 1 1 4

16 Pollena Trocchia 1 1 4

17 Pozzuoli 2

18 Qualiano 1

19 Roccarainola 1 2

20 Sant'Agnello 1

21 Sant'Anastasia 2 1

22 Sant'Antonio

Abate 1

23 Serrara Fontana 2 1

24 Somma

Vesuviana 1 1

25 Sorrento 1 1 1

26 Torre del Greco 2 1 1

27 Terzigno

28 Trecase 1

29 Tufino 1

30 Vico Equense 1 1 1 1 1

TOTALE 2 10 7 1 3 20 1 2 37

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Va evidenziato che, nell'ambito delle attività per la redazione del Piano di Gestione del Rischio Alluvioni - II Ciclo 2016-2021, con delibera n. 1 del 20/12/2019 della Conferenza Unificata Permanente dell'Autorità di Distretto dell’Appennino Meridionale, si è proceduto alla presa d'atto del riesame ed aggiornamento, ai sensi della direttiva 2007/60/CE e del decreto legislativo 49/2010, delle mappe della pericolosità da alluvione e mappe del rischio di alluvioni, che in buona parte coincidono con le aree a pericolosità idraulica del PSAI. Di conseguenza, si procederà ad una nuova definizione del macroscenario per il rischio idraulico incrociando i dati territoriali con le suddette mappe, in occasione dell'aggiornamento periodico del presente Piano.

Il sistema di allertamento, le comunicazioni dell'evento ed il flusso informativo sono descritti nel fascicolo 6 al paragrafo A.3.2.1. - "Sistema di Allertamento per il Rischio Idraulico e Idrogeologico" pag. 6.

Le modalità operative, in sintesi, sono riportate al fascicolo 8 "Modalità Operative" - pag. 71 e nell'Allegato 1-2 sono riportate le azioni da porre in essere dai diversi soggetti coinvolti e le procedure operative per funzioni supporto del C.C.S.

A.2.1.1 Rischio eventi meteo avversi

Il rischio da fenomeni meteorologici comprende eventi connessi a precipitazioni abbondanti o condizioni meteorologiche particolari quali grandine, trombe d’aria, forti nevicate, caratterizzati da elevata incertezza, sia previsionale che di monitoraggio. Si tratta di eventi ad elevata intensità, difficilmente localizzabili in fase preventiva e per i quali non è possibile definirne a priori la durata.

In particolare, i forti temporali, detti anche “bombe d’acqua”, il cui termine tecnico in meteorologia è

“nubifragio”, sono caratterizzati da precipitazioni molto intense, localizzate e accompagnate da forti venti.

Durante tali fenomeni il tasso di pioggia caduta è uguale o superiore a 30 mm per ora può raggiungere anche 70-90 mm/h.

La criticità è quindi legata all’impossibilità di prevedere la quantità e la portata di acqua scaricata durante un solo evento

Nonostante il nubifragio sia solitamente caratterizzato da una breve durata (fino a 2-3 ore), data la sua intensità, tale fenomeno è in grado di creare condizioni di allagamento e inondazioni e produrre ingenti danni.

Le nuvole che danno origine alle bombe d'acqua si formano per la differenza di temperatura tra il suolo e il cielo e possono verificarsi in ogni periodo dell'anno ma, in base alle esperienze acquisite, particolarmente critici sono gli eventi pluviometrici con forte componente convettiva che si registrano tra la fine della stagione estiva e l’inizio dell’autunno (tra fine agosto ed ottobre) e che interessano soprattutto i rilievi collinari e montani della fascia tirrenica. L'aria calda proveniente dal mare sale fino a incontrare correnti più fredde che la fanno condensare e favoriscono la formazione di nubi temporalesche. Nel periodo estivo, quando le acque marine sono più calde, e nei primi mesi d'autunno, quando la temperatura dell'aria inizia a calare, questi fenomeni sono più frequenti perché la differenza tra masse d'aria (quella umida e calda proveniente dal mare e quella più fredda negli strati superiori dell'atmosfera) aumenta.

Questi eventi, come evidenziato, sono caratterizzati da durate di poche decine di minuti ed una

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verificate nelle aree urbane pedemontane che sottendono bacini collinari o montani di pochi chilometri quadrati.

Gli scenari prevalenti di rischio sono associati a piene improvvise con trasporto intenso di detriti negli impluvi naturali e nella rete di drenaggio urbana, spesso in cattivo stato di manutenzione al termine della stagione estiva. Particolarmente a rischio risultano essere i sottopassi e le volumetrie edificate sottoposte al piano stradale, soggetti a rapido allagamento.

Altre situazioni di elevato rischio si registrano in corrispondenza degli alvei-strada, dove le piene sono particolarmente temibili per il trasporto intenso di detriti sul piano stradale e per la mobilitazione delle automobili presenti. In occasione di questi eventi sono anche frequenti frane localizzate sui versanti in corrispondenza di tagli stradali, con disagi notevoli alla viabilità urbana ed extra-urbana.

Le principali criticità di protezione civile strettamente legate a tali eventi possono quindi essere legate, ad esempio al rischio di intrappolamento di persone nei sottopassi allagati, in piani seminterrati, scantinati, ecc., ma anche alle difficoltà di funzionamento della viabilità in generale (anche finalizzata al soccorso di persone) e al possibile danneggiamento di strutture rilevanti ai fini di protezione civile.

Tali eventi sono suscettibili di causare sia fenomeni quali allagamenti/alluvioni, sia fenomeni di dissesto dei versanti in funzione della durata, dell’intensità, e potenzialmente possono dar luogo anche a fulminazioni, forti raffiche di vento, trombe d’aria e grandine.

In generale, tali fenomeni, intrinsecamente caratterizzati da elevata incertezza previsionale in termini di localizzazione, tempistica e intensità, non possono essere oggetto di una affidabile previsione quantitativa. L’intervallo temporale occorrente tra la manifestazione dei precursori e gli effetti al suolo è spesso troppo breve per poter attivare un’efficace sistema di allertamento.

Viste le ridotte scale temporali e spaziali in gioco, la stessa rete di monitoraggio idropluviometrica potrebbe tuttavia non essere in grado di rilevare l’occorrenza di questo tipo di eventi.

E’ quindi molto elevata la possibilità che i precursori pluviometrici non siano in grado di rilevare le criticità che si possono determinare sul territorio.

In presenza di tali fenomeni intensi, sempre più frequentemente, gli invasi e/o la rete idrica stessa dei Comuni della città metropolitana non riescono a far fronte a tali eventuali improvvisi incrementi di acqua.

In questi casi, possono verificarsi tutti gli effetti precedentemente indicati. Tale fenomeno è definito come

“Urban flooding”, evento specifico per le aree urbane in cui è carente il sistema di drenaggio delle acque superficiali, che può innescarsi appunto a seguito di precipitazioni di forte intensità e, generalmente di breve durata1, a causa della scarsa capacità di resilienza della rete di drenaggio e della rete fognaria.

Purtroppo tale fenomeno, con diversa intensità e frequenza, interessa ormai l'intero territorio metropolitano.

1 Fenomeni prolungati ma di debole intensità risultano meno impattanti sulla resilienza della rete acque meteoriche comunali, che è in grado, in tali casi, di consentire maggiormente il deflusso delle acque.

(23)

In considerazione della notevole diffusione di tale fenomenologia negli ultimi anni, il Sistema di Allertamento Regionale per il rischio idrogeologico e idraulico ha previsto l'introduzione di una specifica criticità relativa a tali eventi.

Criticità idrogeologica per temporali: rischio derivante da fenomeni meteorologici caratterizzati da elevata incertezza previsionale in termini di localizzazione, tempistica e intensità. L'allerta viene emessa in funzione della probabilità di accadimento del fenomeno, della presenza di una forzante meteo più o meno riconoscibile e della probabile persistenza dei fenomeni.

All'incertezza della previsione si associa inoltre la difficoltà di disporre in tempo utile di dati di monitoraggio strumentali per aggiornare la previsione degli scenari d'evento.

Allo stato attuale, non sono prevedibili con sufficiente accuratezza ai fini dell'allertamento gli eventi pluviometrici intensi di breve durata che riguardano porzioni di territorio limitate a poche decine di chilometri quadrati e che risultano critici per il reticolo idrografico minore e per le reti fognarie. Per tali motivi la pianificazione di emergenza comunale deve prevedere una attività di presidio territoriale e un’analisi, ancorché speditiva, dei punti critici sul territorio comunale.

Il massimo livello di allerta previsto per i temporali è quello arancione. Non è previsto un codice di allerta rosso specifico per i temporali perché tali fenomeni, in questo caso, sono associati a condizioni meteo perturbate intense e diffuse che già caratterizzano lo scenario di criticità idrogeologica rossa. Anche gli effetti e i danni prodotti sono gli stessi.

Nelle comunicazioni, la valutazione del rischio si può sintetizzare in “ALLERTA GIALLA - ARANCIONE PER TEMPORALI” con la descrizione dello scenario di evento associato e gli effetti e danni relativi ai diversi livelli di allerta previsti. Di seguito si riporta una sintesi di tali descrizioni:

ALLERTA GIALLA

Descrizione del fenomeno meteorologico Possibili effetti di danno

Temporali organizzati, caratterizzati da un’elevata intensità e rapidità di evoluzione, con probabili effetti associati, anche non contemporanei, di: fulminazioni, grandine, raffiche di vento e piogge di forte intensità.

Non si esclude lo sviluppo di trombe d’aria.

Le piogge di forte intensità possono provocare allagamenti localizzati, scorrimento superficiale delle acque nelle strade, rigurgito o tracimazione dei sistemi di smaltimento delle acque piovane.

Nelle zone di allerta collinari e montane le piogge di forte intensità a carattere temporalesco possono generare localizzati fenomeni di erosione, colate rapide, innalzamento dei livelli idrometrici nel reticolo idrografico minore, caduta massi e limitati scivolamenti di roccia e detrito.

- Occasionale pericolo per la sicurezza delle persone con possibile perdita di vite umane per cause incidentali;

- Localizzati allagamenti di locali interrati e di quelli posti al piano terreno lungo vie potenzialmente interessate da deflussi idrici;

- Danni localizzati a infrastrutture, edifici e attività agricole, cantieri, insediamenti civili e industriali interessati da fenomeni di versante o dallo scorrimento superficiale delle acque;

- Localizzati danni alle coperture e alle strutture provvisorie con trasporto di materiali a causa di forti raffiche di vento o trombe d’aria;

- Localizzate rotture di rami, caduta di alberi e abbattimento di pali, segnaletica e impalcature con conseguenti effetti sulla viabilità e sulle reti aeree di comunicazione e di distribuzione di servizi (in particolare telefonia, elettricità), possibili sradicamenti di alberi in caso di trombe d’aria.

- Localizzati danni e pericolo per la sicurezza delle persone per la presenza di detriti e di materiale sollevato in aria e in ricaduta, in caso di trombe d’aria.

- Localizzati danni alle colture agricole, alle coperture di edifici e agli automezzi a causa di grandinate.

- Localizzati inneschi di incendi e lesioni da fulminazione.

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ALLERTA ARANCIONE

Descrizione del fenomeno meteorologico Possibili effetti di danno

Temporali organizzati e/o persistenti caratterizzati da un’elevata intensità, con effetti associati, anche non contemporanei, di: fulminazioni, grandine, raffiche di vento e piogge di intensità molto forte. Non si esclude lo sviluppo di trombe d’aria.

Le piogge di intensità molto forte possono provocare allagamenti diffusi, con scorrimento superficiale delle acque, rigurgito o tracimazione dei sistemi di smaltimento delle acque piovane.

Nelle zone di allerta collinari e montane piogge di intensità molto forte, a carattere temporalesco, possono generare diffusi fenomeni di erosione, colate rapide, innalzamento dei livelli idrometrici nel reticolo idrografico minore, caduta massi e limitati scivolamenti di roccia e detrito

Pericolo per la sicurezza delle persone con possibili perdite di vite umane;

- Diffusi allagamenti di locali interrati e di quelli posti al piano terreno lungo vie potenzialmente interessate da deflussi idrici;

- Danni diffusi a infrastrutture, edifici e attività agricole, cantieri, insediamenti civili e industriali interessati da fenomeni di versante o dallo scorrimento superficiale delle acque;

- Diffusi danni alle coperture e alle strutture provvisorie con trasporto di materiali a causa di forti raffiche di vento o trombe d’aria;

- Diffuse rotture di rami, caduta di alberi e abbattimento di pali, segnaletica e impalcature con conseguenti effetti sulla viabilità e sulle reti aeree di comunicazione e di distribuzione di servizi (in particolare telefonia, elettricità); possibili sradicamenti di alberi in caso di trombe d’aria;

- Diffusi danni e pericolo per la sicurezza delle persone per la presenza di detriti e di materiale sollevato in aria e in ricaduta, in caso di trombe d’aria;

- Diffusi danni alle colture agricole, alle coperture di edifici e agli automezzi a causa di grandinate;

- Diffusi inneschi di incendi e lesioni da fulminazione

Altri eventi legati alle condizioni meteorologiche e che quindi si possono considerare “prevedibili” sono:

 Ondate di calore

 Vento forte e trombe d’aria

 Neve e gelate

ONDATE DI CALORE

Criticità per temperature estreme – rischio colpi calore: tale tipologia di rischio è principalmente legata alle criticità connesse ai fenomeni di temperature anomale, previste rispetto alla media regionale, nel caso specifico nei mesi estivi: cioè da maggio a settembre per le temperature elevate. Le elevate temperature senza precedenti dell’estate 2003 e 2017 sul territorio italiano rendono necessario porre l’attenzione anche sul rischio ondate di calore che possono comportare conseguenze per la popolazione (in particolare per alcune categorie di persone come persone affette da patologie, donne in gravidanza, anziani o infanti) nonché per gli allevamenti e per le coltivazioni determinando quindi una situazione di disagio bioclimatico esteso. In generale i livelli possibili sono (definiti in funzione dell’indice di Thor – disagio climatico):

Livello 0 Condizioni meteorologiche che non comportano rischi per la salute della popolazione Livello 1 Pre-allerta. Condizioni meteorologiche che possono precedere il verificarsi di un'ondata

di calore

Livello 2 Temperature elevate e condizioni meteorologiche che possono avere effetti negativi sulla salute della popolazione, in particolare nei sottogruppi di popolazione suscettibili Livello 3 Ondata di calore. Condizioni ad elevato rischio che persistono per 3 o più giorni

consecutivi

Indice di disagio climatico

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(°C) Descrizione Possibili effetti di danno T max ≤ 37 °C

Temperature nella norma o poco superiori.

Condizioni che non comportano un rischio per la salute della popolazione, non si escludono limitate conseguenze sulle condizioni di salute delle persone più vulnerabili.

T max ≥ 38 °C oppure T max ≥ 37 °C da almeno 2 giorni

Temperature medio - alte o prolungate su più giorni.

- Possibili conseguenze sulle condizioni di salute delle persone più vulnerabili.

- Colpi di calore e disidratazione in seguito ad elevate esposizioni al sole e/o attività fisica.

T max ≥ 39 °C oppure T max ≥ 38 °C da almeno 2 giorni

Temperature alte o prolungate su più giorni.

- Probabili conseguenze sulle condizioni di salute delle persone più vulnerabili.

- Colpi di calore e disidratazione in seguito ad elevate esposizioni al sole e/o attività fisica.

- Possibili locali interruzioni dell’erogazione di energia elettrica dovute al sovraccarico della rete.

T max ≥ 40 °C oppure T max ≥ 39 °C da almeno 2 giorni

Temperature molto alte o prolungate su più giorni.

- Gravi conseguenze sulle condizioni di salute delle persone più vulnerabili e possibili effetti negativi sulla salute di persone sane e attive.

- Colpi di calore e disidratazione in seguito ad elevate esposizioni al sole e/o attività fisica.

- Possibili prolungate e/o diffuse interruzioni dell’erogazione di energia elettrica dovute al sovraccarico della rete.

Effetti di danno da temperature estreme

Napoli rientra nell’elenco delle 34 città per le quali è attivo il Piano nazionale per la prevenzione degli effetti del caldo sulla salute.

Sistemi di allarme HHWWS: I sistemi di allarme, Health Watch Warning Systems (HHWWS), utilizzano le previsioni meteorologiche sono in grado di prevedere, fino a 72 ore di anticipo, il verificarsi di condizioni climatiche a rischio per la salute della popolazione. I risultati vengono riportati in un bollettino sintetico che contiene le previsioni meteorologiche riassuntive ed un livello di allarme graduato(livello 1, 2, 3) a cui sono correlati consigli sui comportamenti e attenzioni da tenere.

Livello 1 pre-allerta indica condizioni meteorologiche che possono precedere il verificarsi di un’ondata di calore

Livello 2 indica condizioni meteorologiche che possono rappresentare un rischio per la salute, in particolare nei sottogruppi di popolazione più suscettibili

Livello 3 indica condizioni di emergenza (ondata di calore) con possibili effetti negativi sulla salute di persone sane e attive e non solo sui sottogruppi a rischio come gli anziani, i bambini molto piccoli e le persone affette da malattie croniche

I Bollettini sono emessi quotidianamente nel periodo estivo e pubblicati sul Portale del Ministero della salute e inviati per ogni città ad un centro di riferimento locale.

http://www.salute.gov.it/portale/caldo/homeCaldo.jsp

Il Sistema di sorveglianza della mortalità giornaliera (SiSMG) ha lo scopo di monitorare in tempo reale il numero di decessi giornalieri nella popolazione anziana (età 65 anni e oltre), al fine di monitorare l’impatto in tempo reale degli eventi meteorologici estremi sulla salute.

(26)

Secondo quanto riportato sul sito del Ministero della Salute, in Campania sono presenti diversi Enti che offrono servizi di assistenza alla popolazione in caso di emergenza per ondata di calore.

PO ENTE

NUMERI

UTILI ORARIO SERVIZI OFFERTI

Azienda Sanitaria Locale Napoli 1

800896980 mese di luglio: solo sab-dom dalle 8:00 alle 20:00 - mese di agosto lun-dom dalle 8:00 alle 20:00

Info generali al pubblico su

emergenza caldo e

assistenza geriatrica e infermieristica domiciliare

Comune di Napoli

081/5627027 dal 1 luglio al 30 settembre Servizio di telefonia Sociale La Centrale operativa è attiva tutti i giorni, compresi i festivi, 24 ore su 24, contattando il numero telefonico 081/5627027. La chiamata è soggetta a tariffa telefonica urbana.

Call center dedicato per emergenze di carattere sociale.

ASL BN1 800034499 è gratuito ed è attivo tutti i giorni, anche la Domenica, dalle ore 08:00 alle ore 20:00.

Ascolto-Aiuto-Assistenza e informazione sui servizi offerti

Contatti in caso di ondata di calore

In caso di ondata di calore (considerata comunque a probabilità molto bassa), l’impatto maggiore come anticipato risulta sulle seguenti categorie della popolazione caratterizzati da una limitata capacità di termoregolazione fisiologica o ridotta possibilità di mettere in atto comportamenti protettivi.

Tra le categorie più a rischio:

le persone anziane

i neonati e i bambini

le donne in gravidanza

le persone con malattie croniche (malattie cardiovascolari, diabete, insufficienza renale, morbo di Parkinson etc.)

le persone con disturbi psichici

le persone con ridotta mobilità e/o non autosufficienti

le persone che assumono regolarmente farmaci

le persone che fanno uso di alcol e droghe

le persone, anche giovani, che fanno esercizio fisico o svolgono un lavoro intenso all’aria aperta Quasi tutti i Comuni del territorio della città metropolitana di Napoli, sono classificati a rischio elevato ondate di calore e qualcuno a rischio moderato (Agerola, Casola di Napoli, Gragnano, Lettere, Pimonte, Roccarainola, Vico Equense) così come risulta nella DGR 870/2005 pubblicata nel BURC n° 37/2005.

Si citano, a titolo esemplificativo, il Bollettino del Ministero della Salute per livello 3 ondata di calore per il 28 giugno -Napoli e bollettino, emesso dal Centro Funzionale della protezione civile regionale, di allerta

(27)

per ondata di calore nei Comuni della città metropolitana a rischio elevato, umidità superiore al 70/80% e temperature superiori a 38% per le giornate del 24 e 25 luglio 2019.

VENTO FORTE, TROMBE D’ARIA

Criticità per forte vento: il principale indicatore per la valutazione di pericolosità del vento è l’intensità dello stesso. In base alla loro velocità, i venti vengono classificati in dodici gradi di intensità, secondo una scala di misura detta di Beaufort, di cui si riporta un estratto.

Gradi di intensità del vento

Legati al vento forte, tra gli eventi meteorologici avversi, seppur rari, rientrano anche le trombe d’aria/tornado definiti come una colonna d'aria in violenta rotazione pendente da un cumulonembo e quasi sempre osservabile come una "nube a imbuto" o tuba, spesso associati a forti precipitazioni.

L’intensità di tali fenomeni è valutata in conformità alla scala Fujita che fornisce una misura empirica dell'intensità di un tornado, in funzione dei danni inflitti alle strutture costruite dall'uomo, come riportato nella tabella sottostante.

Categoria

Velocità del vento

[km/h]

Frequenza

relativa Danni potenziali

F0 105–137 38.9% Danni leggeri. Alcuni danni ai comignoli e caduta di rami, cartelli stradali divelti.

F1 138–178 35.6% Danni moderati. Asportazione di tegole; danneggiamento di case

(28)

Categoria

Velocità del vento

[km/h]

Frequenza

relativa Danni potenziali

F2 179–218 19.4%

Danni considerevoli. Scoperchiamento di tetti; distruzione di case prefabbricate; ribaltamento di camion; sradicamento di grossi alberi; sollevamento di auto da terra.

F3 219–266 4.9%

Danni gravi. Asportazione tegole o abbattimento di muri di case in mattoni; ribaltamento di treni; sradicamento di alberi anche in boschi e foreste; sollevamento di auto pesanti dal terreno.

F4 267–322 1.1%

Danni devastanti. Distruzione totale di case in mattoni.; strutture con deboli fondazioni scagliate a grande distanza; sollevamento totale di auto ad alta velocità.

F5 >322 Meno dello

0.1%

Danni incredibili. Case sollevate dalle fondazioni e scaraventate talmente lontano da essere disintegrate; automobili scaraventate in aria come missili per oltre 100 metri; alberi sradicati.

Scala Fujita.

Tipicamente in Italia l’intensità delle trombe d’aria è generalmente inferiore alla categoria F3.

Le trombe d’aria, per definizione, sono fenomeni meteorologici osservabili nell’atmosfera che traggono origine dalla modificazione del vapore acqueo che si trasforma in un insieme di particelle d’acqua, liquide o solide, in sospensione o in caduta. Data la rapidità con cui si verificano tali fenomeni meteorologici, violenti e di dimensioni circoscritte, la loro prevedibilità a volte non è possibile o non lo è con un congruo anticipo.

Qualora l’evento dovesse manifestarsi sul territorio questo evento improvviso con caratteristiche di calamità ed effetti rovinosi per le strutture e per la sicurezza della popolazione, si attuano le misure per l’emergenza, con l’avvio immediato delle operazioni di soccorso.

NEVE E GELATE

Anche le nevicate, specie se avvengono in contesti urbani in cui tale fenomeno non risulta essere particolarmente frequente, può rappresentare un rischio considerevole per la popolazione e per le attività economiche e, a causa di un’eccessiva impreparazione, può accadere che in caso di nevicate anche non particolarmente eccezionali ci si ritrovi nella situazione in cui non siano fattibili gli interventi di sgombero con i normali mezzi a disposizione degli Enti preposti.

La natura prevedibile dell’evento di carattere nevoso impone in particolare, di dedicare la massima attenzione alle previsioni meteorologiche che precedono l’evento.

Un’altra criticità può essere legata alle basse temperature (sotto lo zero) persistenti, che, in presenza di neve, non ne permettono lo scioglimento, ma anzi comportano la formazione, specialmente nelle ore notturne di uno strato più o meno sottile di ghiaccio diffuso ovunque.

(29)

Gli aspetti da valutare/gestire in caso di forti nevicate e gelate riguardano principalmente i disagi legati alla viabilità, in particolare il rischio incidenti stradali e caduta di rami in strada, la definizione di percorsi alternativi.

E’ da considerare, infine, anche la gestione del servizio scolastico. È facoltà e competenza esclusiva dei Sindaci, relativamente al proprio territorio, valutare ed emettere provvedimenti di chiusura dei plessi scolastici per assicurare la sicurezza degli accessi all’edificio e la funzionalità degli impianti, del servizio di trasporto (pulmini scolastici) e il vitto anche dove non previsto in caso di prolungamento forzato.

Le aree del territorio metropolitano più interessate da questa problematica sono ovviamente quelle altimetricamente più elevate quali i Comuni della dorsale dei Monti Lattari (Agerola, Vico Equense, Pimonte, Gragnano, Casola di Napoli, Lettere), la parte alta del Vesuvio e i comuni della dorsale dei monti d'Avella (Visciano, Casamarciano, Tufino, Roccarainola, Carbonara di Nola, Palma Campana) dove nella stagione invernale le nevicate possono rendere difficoltoso raggiungere le frazioni più alte. Tali situazioni di carattere più locale sono gestite dai Comuni con l'ausilio degli enti gestori delle strade.

Per la gestione delle problematiche derivanti da tipologie di eventi più intensi, si fa riferimento al Piano operativo per la gestione coordinata delle emergenze in materia di viabilità connesse al rischio neve emesso dalla Prefettura di Napoli(edizione aggiornata 2021), la cui una sintetica descrizione è riportata nel fascicolo 6 al cap. A.3. Indicatori di evento e sistema di risposta di protezione civile pag. 15.

Sebbene le precipitazioni nevose non siano molto frequenti nel territorio in esame, si cita, a titolo esemplificativo, oltre alla forte nevicata del febbraio 2012, la recente nevicata di febbraio 2018 fino a 20 cm, che ha determinato ingenti problemi di viabilità, e la chiusura dell’aeroporto di Capodichino.

Più recentemente, nel gennaio 2020 e nel marzo 2020 ci sono stati avvisi di allerta neve emessi dal Centro Funzionale della Regione Campania.

Link piano neve:

http://www.prefettura.it/FILES/AllegatiPag/1221/2021__PIANO_NEVE_AGGIORNATO.pdf

(30)

A.2.2. Rischio Idrogeologico

Nel seguito, si fa riferimento al rischio indotto da potenziali fenomeni di instabilità di versante (frane).

Nello specifico, si è affrontato il tema della Pericolosità da frana, definita come la probabilità che un fenomeno potenzialmente distruttivo (una frana) si verifichi in un dato periodo di tempo ed in una data area (Varnes e IAEG, 1984).

La base di partenza dell’analisi effettuata per il rischio da dissesti di versanti consiste nella cartografia allegata ai Piani Stralci per l’Assetto Idrogeologico vigenti sul territorio della città metropolitana.

Attualmente l’autorità competente per la pianificazione in materia di rischio da dissesti di versante è il Distretto Idrografico dell’Appennino Meridionale (D.Lgs. 152/06, Legge 221/2015 e D.M. 294/2016) ma il PSAI a cui si deve far riferimento è essenzialmente quello dell’ex Autorità di Bacino della Campania Centrale relativamente ai territori delle UOM Nord Occidentale di Napoli e UOM Sarno (PSAI adottato con Delibera di Adozione del Comitato Istituzionale n.1 del 23/02/2015) ed in minima parte (i versanti degradanti verso il golfo di Salerno dei comuni di Vico Equense, Piano di Sorrento, Sant’Agnello e Massa Lubrense) a quello dell’ex Autorità di Bacino Regionale di Campania Sud ed interregionale per il bacino idrografico del fiume Sele relativamente al territorio dell’UOM Destra Sele (PSAI Adottato con Delibera di Comitato Istituzionale n. 10 del 28.03.11; BURC n. 26 del 26 aprile 2011 dell'ex Autorità di Bacino Destra Sele).

Sulla base della perimetrazione delle aree a pericolosità elevata (P4) e molto elevata (P3) (cfr. Linee Guida Regione Campania 2013) sono stati individuati (scenario di rischio statico), tramite procedura di intersezione dei file vettoriali relativi alle aree P3 e P4 con la CTR 2011 ed i file vettoriali delle strutture sensibili tramite strumento GIS, tutti gli elementi esposti, ovvero le persone e i beni che si ritiene potrebbero essere interessati da tutti i possibili eventi attesi, quelli, cioè, che ricadono all’interno delle suddette aree. Per la metodologia dell’elaborazione delle carte di pericolosità si rimanda alle relative relazioni tecniche allegate ai PSAI di riferimento.

La superficie del territorio della città metropolitana esposta a pericolosità da frana P3/P4 è pari a 199,03km2, cioè il 16% dell’intera superficie (1172,93 km2). Le aree a rischio R3/R4 si concentrano in determinati settori del territorio dell’ex provincia napoletana, e cioè in prevalenza lungo la dorsale monti Lattari – Penisola Sorrentina – isola di Capri (Comuni di Sant’Antonio Abate, Lettere, Casola di Napoli, Pimonte, Agerola, Gragnano, Castellammare di Stabia, Vico Equense, Meta, Piano di Sorrento, Sant’Agnello, Sorrento, Massa Lubrense, Capri ed Anacapri), nelle isole di Ischia e Procida (comuni di Procida, Ischia, Serrara Fontana, Barano d’Ischia, Forio, Casamicciola Terme e Lacco Ameno), nelle aree collinari dei Campi Flegrei (comuni di Napoli, Pozzuoli, Quarto, Bacoli, Monte di Procida, Marano di Napoli e Villaricca) ed infine lungo le pendici del Vesuvio (comuni di Ercolano, Torre del Greco, Trecase, Boscotrecase, Terzigno, San Giuseppe Vesuviano, Ottaviano, Somma Vesuviana, Sant’Anastasia, Massa di Somma, Pollena Trocchia e San Sebastian al Vesuvio) e delle pendici dei Monti di Avella (Palma Campania, Carbonara di Nola, Liveri, San Paolo Belsito, Nola, Casamarciano, Visciano e Roccarainola).

Di seguito si riportano, in forme di grafici e tabelle, il numero totale di strutture residenziali e di abitanti a rischio ed il numero e la tipologia di struttura sensibile a rischio da dissesti di versante suddiviso per comune (sono stati considerati unicamente i comuni dove ricadono aree a pericolosità P3 e P4), mentre in allegato si riportano le tavole con l’ubicazione delle aree di pericolosità, gli edifici a rischio ed il numero di abitanti in funzione del numero di abitanti totali.

(31)

Le Tavole sull’Analisi dell'esposizione sulle aree a Pericolosità Idrogeologica elevata e molto elevata (P3 e P4) mostrano i rapporti tra le aree a rischio da frana P3 e P4 tratte dalle cartografie allegate ai PSAI vigenti e gli elementi sensibili individuati.

Le tavole prodotte riportano anche la valutazione del numero di residenti nelle sole zone ad elevata e molto elevata pericolosità idrogeologica.

COD_ISTAT Comune

N. Edifici residenziali in aree in aree a pericolosità P3 e P4

N. abitanti residenti in aree a pericolosità P3 e P4

15063003 Agerola 997 2224

15063004 Anacapri 79 126

15063006 Bacoli 424 2035

15063007 Barano d'Ischia 917 2773

15063012 Calvizzano 2 18

15063014 Capri 125 324

15063015 Carbonara di Nola 46 160

15063018 Casamarciano 119 45

15063019 Casamicciola Terme 555 1883

15063022 Casola di Napoli 84 651

15063024 Castellammare di Stabia 451 3198

15063064 Ercolano 15 25

15063031 Forio 1040 2049

15063035 Gragnano 502 4864

15063037 Ischia 955 3303

15063038 Lacco Ameno 138 886

15063039 Lettere 110 527

15063040 Liveri 25 22

15063041 Marano di Napoli 291 1776

15063092 Massa di Somma 40 120

15063044 Massa Lubrense 559 1193

15063046 Meta 323 2193

15063047 Monte di Procida 286 1503

15063049 Napoli 2749 80953

15063050 Nola 98 22

15063051 Ottaviano 220 680

15063052 Palma Campania 76 113

15063053 Piano di Sorrento 74 358

15063054 Pimonte 171 633

15063056 Pollena Trocchia 145 443

15063060 Pozzuoli 1171 6459

15063061 Procida 116 515

15063062 Qualiano 2 20

15063063 Quarto 112 498

(32)

COD_ISTAT Comune

N. Edifici residenziali in aree in aree a pericolosità P3 e P4

N. abitanti residenti in aree a pericolosità P3 e P4

15063068 San Giuseppe Vesuviano 1 0

15063069 San Paolo Bel Sito 20 10

15063070

San Sebastiano al

Vesuvio 2 0

15063071 Sant'Agnello 155 804

15063072 Sant'Anastasia 209 110

15063074 Sant'Antonio Abate 57 232

15063078 Serrara Fontana 533 1254

15063079 Somma Vesuviana 698 1911

15063080 Sorrento 236 1618

15063082 Terzigno 20 2

15063084 Torre del Greco 12 15

15063085 Tufino 1 0

15063086 Vico Equense 903 3374

15063088 Visciano 103 288

Tabella 4 - Valutazione del numero di edifici residenziali e del numero di abitanti residenti nelle aree a pericolosità P3 e P4 per il rischio da dissesti di versante.

(33)

Figura 12 - Grafico riepilogativo –numero di edifici residenziali rientranti in aree P3 e P4 su base comunale.

(34)

Figura 13 - Grafico riepilogativo – percentuale del numero di abitanti residenti in aree P3 e P4 sul numero di abitanti totali su base comunale.

(35)

N. Comune Strutt.

Ricettive

Centri Ricerca Università

Distretti Sanitari

Musei Palaz.

Sport

Scuole Super.

Statali

Teatri Stazioni Ferr.

Forze Ordine

1 Agerola 0 0 0 0 1 0 0 0 0

2 Barano d’Ischia 8 0 0 0 0 0 0 0 0

3 Capri 0 0 0 0 1 0 0 0 0

4 Casamicciola

Terme 6 0 0 0 0 0 0 0 0

5 Castellammare

di Stabia 2 0 0 0 0 0 0 2 0

6 Forio d’Ischia 7 0 0 0 0 0 0 0 0

7 Gragnano 0 0 0 0 0 0 1 0

8 Ischia 6 0 0 0 0 0 0 0 0

9 Massa Lubrense 3 0 0 0 0 0 0 0 0

10 Meta 1 0 0 0 0 0 0 0 0

11 Napoli 2 1 1 4 0 5 1 5 5

12 Ottaviano 0 0 0 0 0 0 0 0 0

13 Pollena Trocchia 0 0 0 0 0 0 0 0 0

14 Pozzuoli 1 0 0 0 0 1 0 1 1

15 Procida 2 0 0 0 0 0 0 0 0

16 Serrara Fontana 9 0 0 0 0 0 0 0 0

17 Somma

Vesuviana 0 0 0 0 0 0 0 0 0

18 Sorrento 9 0 0 0 0 0 0 0 0

19 Vico Equense 6 0 0 0 0 1 0 2 0

TOTALE 62 1 1 4 2 7 1 11 6

Tabella 5 - Edifici sensibili individuati in aree a pericolosità P3/P4

Non risultano strutture sanitarie e carcerarie in aree P3 o P4.Nell’allegato 16 sono riportate analiticamente le strutture rilevanti riportate nella precedente tabella 5.

Le comunicazioni dell'evento ed il flusso informativo sono descritti nel fascicolo 6 al paragrafo A.3.2.1.-

"Sistema di Allertamento per il Rischio Idraulico e Idrogeologico" pag. 6.

Le modalità operative, in sintesi, sono riportate al fascicolo 8 "Modalità Operative" - pag. 71 e nell'Allegato 1-2 sono riportate le azioni da porre in essere dai diversi soggetti coinvolti e le procedure operative per funzioni supporto del C.C.S.

Nell’ambito della valutazione per gli scenari di rischio idrogeologico è stata trattata anche la problematica inerente al rischio legato alla possibilità di crolli delle volte di reticoli caveali. Il territorio della città metropolitana di Napoli (in particolar modo l’area di Napoli e dell’hinterland a Nord del capoluogo) è fortemente caratterizzato dalla presenza di una fitta rete di reticoli caveali che spesso possono dar luogo a sprofondamenti improvvisi determinando un significativo fattore di rischio per il manifestarsi di

“antropogenetic sinkholes”.

Il diffuso reticolo caveale è legato principalmente alla presenza diffusa di significativi spessori di tufo nel sottosuolo [relativo alle eruzioni flegree dell’Ignimbrite Campana (39000 yrs. B.P.) e del Tufo Giallo Napoletano (15000 yrs. B.P.)] interessato per secoli da attività estrattiva e di scavo. Il tufo, infatti, per le sue proprietà fisiche e meccaniche, è stato nei secoli molto utilizzato per la costruzione di opere murarie, soprattutto murature portanti degli edifici ma anche con funzioni puramente di sostegno.

Il rischio connesso alle cavità artificiali è diffuso soprattutto perché la maggior parte delle cavità in questione è sottoposta a centinaia di manufatti edilizi costruiti nel secolo scorso o addirittura di nuova

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