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Ritratto di Giambattista Donà  in veste di bailo

olio su tela, cm 132 × 97 Museo Correr, CI. I. n. 104

Come riportato dall’iscrizione “io:

baptadonà/ adimp.Mtur.UM/ bailus 1682”, l’opera raffigura il nobile Giambattista Donà nella veste di ambasciatore presso la Sublime Porta, carica che ricoprì fra il 1680 e il 1684 (Bertelè 1932). Se l’impostazione del dipinto riprende i consueti formulari del ritrat-to da parata seicentesco, gli abiti del personaggio e l’apertura paesaggistica sulla destra ci offrono un’immagine originale, caratterizzata da un sugge-stivo e coinvolgente esotismo. La corpulenta figura di Donà è affacciata sulla loggia di quella che si presume essere stata la residenza del bailo veneziano, mentre sullo sfondo si in-travede, dall’altra parte del Corno d’Oro, la Moschea Blu. La ricostruzione è senz’altro allusiva; non vi sono riferi-menti diretti per riconoscere l’edificio dove si trova Donà e anche la moschea sullo sfondo, per quanto coerente con quelle ottomane, non presenta elemen-ti diselemen-tinelemen-tivi che consentano di idenelemen-tifi- identifi-carla con certezza nel celebre edificio di Istanbul. Tuttavia, il contesto ambien-tale risulta convincente e possiede una persuasiva naturalezza, piuttosto inu-suale per questo tipo di ritrattistica commemorativa.

Il dipinto, genericamente attribuito a Nicolò Cassana, è stato di recente assegnato a Pietro Liberi (Lucchese 2006), proposta che, pur non avendo trovato in seguito riscontri favorevoli (Lauber 2007; Delorenzi 2009), appare invece a chi scrive la più convincente. Va inoltre ricordato che proprio Liberi si recò in gioventù almeno due volte a Istanbul durante il suo lungo peregri-nare in Oriente, come ricorda Gualdo Priorato nella sua precoce biografia

La letteratura

Francesca Scarpa

Giambattista Donà (Bergamo 1627 - Venezia 1699), compì il suo esordio nella vita pubblica con la partecipazione alla campagna in Dalmazia nel 1650, agli inizi della lunga guerra di Candia, incarico militare che presagì il suo coinvolgimento politico e personale con la Sublime Porta (Gullino 1991, pp. 738-741).

Nel settembre 1680 il Senato gli conferì l’incarico di bailo a Costantinopoli, in una fase delicata delle relazioni veneto-turche, cioè nell’intervallo di pace tra la guer-ra di Candia (1649-1660) e quella di Morea (1684-1698); come i suoi predecesso-ri, Querini, Morosini e Civran, anche Donà dovette affrontare le tensioni provoca-te dai gran vizir Köprülü, dominatori pressoché incontrastati della corprovoca-te ottomana dal 1656 al 1703.

Alla vigilia della partenza Donà si preparò con impegno “à carica tanto pesante” (Archivio di Stato di Venezia [d’ora in poi ASV], Senato, Dispacci Costantinopoli, f. 162, disp. n. 2, c. 1r, 9.VI.1681) avvalendosi dell’esperienza diplomatica di Giovanni Morosini, leggendo le osservazioni sul Levante del parmense Cornelio Magni e, soprattutto, apprendendo le regole basilari della grammatica turca dal sacerdote armeno Giovanni Agop, impegnato in quegli anni a Venezia presso le Case dei Catecumeni, delle quali il fratello Andrea era abate (Benetti 1688, pp. 6-7). Sicuramente non poté studiare sull’opera di Agop, Rudimento della lingua turchesca, che uscì dai torchi del Barboni nel 1685 (Agop 1685), ma potrebbe essersi avvalso come sussidio didattico del Dittionario della lingua turchesca di Giovanni Molino (Roma 1641), interprete della Serenissima a Smirne (Scarpa 2000, pp. 111-113).

Il 9 aprile 1681 il bailo e la sua “famiglia” lasciarono la Laguna per raggiungere Spalato, da lì avrebbero proseguito alla volta di Costantinopoli per via di terra secondo l’itinerario stabilito dalla consuetudine. Il viaggio via mare fu occasione per verificare le teorie scientifiche di Galilei, studiare le correnti marine e osser-vare le stelle, interessi che Donà coltivò nella capitale ottomana della quale mi-surerà la latitudine, inviandone poi i calcoli a Geminiano Montanari, professore di astronomia presso lo Studio di Padova (Benetti 1688, pp. 60, 96, 138, 216). Nel numeroso seguito, ai “giovani di lingua” Antonio Paulucci e Vincenzo Lio, si aggregarono come “aspiranti” Stefano Fortis, Francesco Frangini e Antonio Be-netti, secondo le intenzioni del Donà che voleva rilanciare la scuola veneta per interpreti caduta nell’oblio dopo la perdita di Candia. Da curioso indagatore delle tradizioni ottomane quale era, fece tradurre in italiano e latino dai giovani allievi i proverbi che egli stesso ricercò e che poi fece stampare a Venezia nel 1688 dal tipografo Poletti con il titolo Raccolta curiosissima d’adaggj turcheschi, opera dedicata al secondogenito Pietro, l’unico dei cinque figli che seguirà il padre nei suoi interessi per il “mondo turchesco” (Venezia, Biblioteca del Museo Correr, ms Cicogna 2793, lettera del 10.1.1681 m.v.).

Un’altra traduzione fu realizzata dal migliore dei giovani di lingua: Vincenzo Lio, al quale Donà commissionò l’Historia dell’acquisto della fortezza di Cehrin, usci-ta dalla tipografia di Cagnolini nel 1683; opera, quesusci-ta, con un valore politico importante, poiché trattava della guerra contro la Russia per l’annessione dell’Ucrai-na meridiodell’Ucrai-nale ai territori ottomani.

Nel luglio 1683 Vienna era assediata dai turchi, e sempre in quel mese il nostro bailo fu richiamato in patria per “mala condotta” (ASV, Senato, Deliberazioni Costantinopoli, registro 35, c, 28v, 15 maggio 1683); tenuto a convincere il

Se-nato della sua buona fede nella risoluzione dell’episodio di Zemonico, fu creduto e, riabilitato nella dignità di patrizio veneto, poté leggere il 20 agosto 1684 la sua Relazione al doge Marc’Antonio Giustinian.

Nell’amata Venezia Giambattista Donà ritrovò i sodali con i quali aveva trattenuto una fitta corrispondenza: il sacerdote armeno Agop, il fratello abate Andrea, l’amico Giovanni Grimani e il tipografo Andrea Poletti. E’ in questo operoso am-biente che nacque la Letteratura de’ Turchi (Venezia 1688), definita dall’autore “narrativa famigliare” dedicata al fratello Andrea.

Donà stesso riferisce di come fosse riuscito a raccogliere le informazioni che costituivano l’oggetto delle sue osservazioni: “mi sono ritrovato ne’ loro congres-si familiari di erudizione … hò conosciuto l’abilità loro, e con il loro mezzo mi son posto in possesso de’ libri di varie sorti”, frequentando anche la “casa di Abdula effendi che abita fuori della porta di Silivrea”. Questo cenno ci rimanda alla tipo-logia del vecchio saggio che conduceva una vita solitaria anche se non abbiamo la certezza che la sua figura coincida con quella del famoso storiografo ottomano Hezarfenn, vissuto a Costantinopoli nel periodo in cui si avvicendarono alla Porta i baili Civran e Donà. Sappiamo però che il conte Luigi Ferdinando Marsili, giunto sulle rive del Bosforo al seguito di Civran (Bertelè 1932, p. 218), frequentò la casa e la ricca biblioteca dello studioso, dalla quale attinse le notizie necessarie alla redazione del suo celebre L’état militaire de l’empire ottoman, pubblicata postu-ma a L’Aja nel 1732.

Della letteratura de’ Turchi costituì, invero, una novità nel panorama letterario veneziano del tempo, nel quale pullulavano scritti di ogni genere.

L’ex bailo, nei suoi limiti, si impegnò a incrinare i pregiudizi occidentali sulla civil-tà ottomana, anche se ebbe un precursore delle sue osservazioni nello storiogra-fo della Repubblica Nicolò Contarini, autore delle Istorie Veneziane composte tra la fine del 1621 e gli inizi del 1623, nelle quali le istituzioni ottomane sono esami-nate con quell’ampiezza di vedute che difetta invece alle Memorie istoriche de’ monarchi ottomani di Giovanni Sagredo, pubblicate a Venezia nel 1673, dopo la perdita di Creta. Giambattista Donà morì l’11 settembre 1699 nel palazzo di San-ta Fosca “avendo per la sua generosità lasciato in grave scompiglio l’economia di sua famiglia”.

Edebiyat

Francesca Scarpa

Giovanni Battista Donà (Bergamo 1627 - Venedik 1699), uzun süren Girit savaşının başlarında, 1650 Dalmaçya seferine katılarak orduda kendini gösterdi. Daha son-ra da Osmanlı İmpason-ratorluğu’yla siyasi ve kişisel ilişkisi başladı (Gullino 1991, s. 738-741).

1680 Eylülünde, Venedik Senatosu Osmanlı-Venedik ilişkilerinin çok hassas oldu-ğu bir dönemde, yani Girit Savaşı (1649-1660) ile Mora Savaşı (1684-1698) arasın-daki barış döneminde Donà’yı İstanbul’a elçi atadı; Donà, kendisinden önce aynı görevde bulunan balyos Querini, Morosini ve Civran gibi, 1656-1703 arasında sadrazamlık yapan ve Osmanlı Sarayı’nın neredeyse hiç karşı gelemediği, her şeye hâkim Köprülü sülalesinin yarattığı gerginlikleri göğüslemek zorunda kaldı. Donà yola çıkmadan önce “bu ağır göreve” (A.S.Ve., Senato, Dispacci Costanti-nopoli, f. 162, disp. n. 2, c. 1 r, 9.VI.1681) hazırlanmak için Giovanni Morosini’in tecrübelerine başvurmuş, Parmalı Cornelio Magni’nin Doğu üzerine yazdıklarını okumuş ve özellikle Ermeni rahip Giovanni Agop’un Türkçe dilbilgisinin ana kural-ları konusunda yazdıkkural-larını öğrenmişti. Giovanni Agop o yıllarda kardeşi Andrea’nın (Benetti 1688 s. 6-7) başrahip olarak görev yaptığı Case dei Catecumeni’de (Din değiştirip Katolik dinini kabul edenlerin evi) bulunuyordu. Balyosun, Agop’un 1685 yılında Barboni matbaasında basılan Rudimento della lingua turchesca (Türk Dilinin Anahatları) adlı yapıtı üzerinde fazla çalışamadığı kesindir, ama büyük bir olasılıkla, Venedik Cumhuriyeti’nin İzmir’deki tercümanı Giovanni Molino’nun hazırladığı Dittionario della lingua turchesca’dan (Türk Dili Sözlüğü; Roma 1641) yararlanmış-tı (Scarpa 2000, s. 111-113).

Balyos ve “ailesi” 9 Nisan 1681’de Venedik’ten yola çıkıp İspelet’e gelmişler, oradan da geleneksel güzergâhı izleyerek kara yoluyla İstanbul’a ulaşmışlardı; Donà, deniz yolculuğu sırasında Galilei’nin bilimsel kuramlarını doğrulama, deniz akıntılarını izleme ve yıldızları inceleme fırsatı bulmuş, ilgisini çeken bu konular üzerine, enlemini ölçtüğü Osmanlı başkentinde de çalışmış ve Padova’da astro-nomi profesörü olan Geminiano Montanari’ye yaptığı çalışma ve hesapları yolla-mıştı (Benetti 1688, s. 60, 96, 138, 216).

Donà, Girit adasının düşmesinden sonra unutulan tercümanlar okulunu yeniden etkin hale getirmek istedi. Bu konuda destek Antonio Paulucci ve Vincenzo Lio gibi “dilbilimci gençlerden” ve Stefano Fortis, Francesco Frangini ve Antonio Benetti gibi hevesli gençlerden geldi. Osmanlıcadan yapılan çeviriler konusunda meraklı bir araştırmacı olan Donà, genç öğrencilere Osmanlı atasözlerini İtalyan-ca ve Latinceye çevirtti, büyük ilgi duyduğu bu atasözlerini 1688’de matbaacı Poletti’ye “İlginç Türk Atasözleri” başlığı altında bastırttı. Bu eser, beş evladın arasında onun yolundan gidip “Türk dünyasını” ilgiyle araştıran ikinci oğlu Pietro’ya ithaf edilmişti. (BMCVe, ms Cicogna 2793, mektup 10.1.1681 m.v.).

Bir başka çeviriyi de, dilbilimci gençlerin en başarılısı olan Vincenzo Lio yapmıştı. Donà bu gence, 1683 tarihinde Cagnolini matbaasında basılan Cehrin Kalesinin Alınma Öyküsü adlı kitabı sipariş etti; bu eser, güney Ukrayna’nın Osmanlı top-raklarına katılması için Rusya’yla yapılan savaşı konu aldığından, çok önemli bir siyasi değer taşımaktadır.

Osmanlılar 1683 Temmuzunda Viyana’yı kuşatmıştı. Balyosumuz o ay “kötü dav-ranışları” nedeniyle ülkesine geri çağırıldı (A.S.Ve., Senato, Deliberazioni Costan-tinopoli, defter 35, c, 28 v, 15 Mayıs 1683); Zemonico olayının çözümü sırasında gösterdiği iyi niyeti öne sürerek Senato’yu ikna eden Donà, yeniden Venedikli

patrici’ler arasına girmiş, 20 Ağustos 1684’te tarihinde Doge Marc’Antonio Giustinian’a raporunu sunabilmişti.

Giovanni Battista Donà çok sevdiği Venedik’te sık sık mektuplaştığı arkadaşlarıyla, yani Ermeni rahip Agop, onun kardeşi başrahip Andrea, dostu Giovanni Grimani ve matbaacı Andrea Poletti’yle yeniden buluşmuştu. İşte bu dinamik ortamda Letteratura de’ Turchi (Türk Edebiyatı; Venedik 1688) adlı yapıt hayat buldu. Yazar, kardeşi Andrea’ya ithaf ettiği bu kitabını “aile kitabı” olarak tanımlamıştı. Donà nasıl bilgi topladığını şöyle anlatır: “Samimi bilim toplantılarında bulundum… ustalıklarını gördüm ve onların aracılığıyla değişik kaynaklı kitaplar elde ettim”. Donà, ayrıca “Silivri Kapı’nın dışında oturan Abdullah Efendi’ye ziyaretleri” sıra-sında da çok şey öğrendiğini belirtir. Bu cümleden yola çıkarak, yalnız yaşayan bu yaşlı âlimin, Civran ve Donà’nın balyos olarak İstanbul’da bulunduğu dönemde yaşamış olan ünlü Osmanlı tarihçi Hezarfen olabileceği aklımıza gelse de, elimiz-de kesin kanıt yoktur. Ama Civran’la Boğaz kıyılarına gelen Kont Luigi Ferdinando Marsili’nin (Bertelè 1932, s. 218) bu âlimin evini ve zengin kütüphanesini ziyaret ettiğini biliyoruz. Nitekim Marsili, 1732’de ölümünden sonra yayınlanan L’état militaire de l’empire ottoman adlı kitabını yazarken bu âlimden önemli bilgiler elde etmiştir.

Türk edebiyatını ele alan eser, birçok kitabın yayınlandığı dönemin Venedik edebi-yat çevresi için gerçekten çok önemliydi.

Balyos Donà, Batı’nın Osmanlı uygarlığı konusundaki ön yargılarını kırmaya çalış-mıştı. İncelemelerinde, Venedikli tarihçi Nicolò Contarini’nin 1621-1623 arasında yazdığı Venedik Öyküleri adlı yapıtından da yararlandı. Bu kitapta Contarini, Os-manlı kurumlarını geniş bir bakış açısıyla incelemektedir. Oysa Giovanni Sagredo’nun 1673’te, Girit’in kaybedilmesinden sonra Venedik’te yayınlanan Osmanlı Hüküm-darları Hakkında Tarihi Anılar adlı eserinde bu geniş bakış açısına rastlamayız. Gi-ovanni Battista Donà 11 Eylül 1699’da, Santa Fosca Sarayı’nda “cömertliği nede-niyle ailesini kötü ekonomik koşullarda bırakarak” yaşama gözlerini yummuştur.

III.2

Giambattista Donà

Della letteratura de’ Turchi, 

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