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Ritratto del doge   Giovanni Mocenigo

1479 circa tempera su tavola, cm 62,2 × 45,5 Museo Correr, Cl. I n. 16

Il dipinto, già presente come opera del Giambellino nella raccolta di Teodoro Correr al momento del lascito alla città di Venezia (1830), fu attribuito a Genti-le Bellini (1432 circa - 1507) da Gronau (1909), con seguito quasi unanime nonostante i limiti di giudizio allora imposti da ridipinture spesse e gene-ralizzate. È stato di fatto acquisito alla critica e al pubblico solo dopo che la pulitura e il restauro del 1952-1953 ne hanno ristabilito i sia pur compromes-si valori qualitativi, rivelandone chiara-mente l’incompiutezza, evidente pressoché in ogni parte a eccezione del volto. Interpretando ciò che oggi si legge sull’opera, nelle intenzioni questa doveva assumere eclatante risalto, con il piano di fondo fingente un prezioso broccato dal quale il mezzo busto del doge, posto in tagliente profilo, doveva sbalzare tridimensionalmente verso il limite del quadro e così verso l’osser-vatore in virtù di una lenticolare resa dell’incidenza luminosa proveniente da sinistra, frontalmente al doge. Partico-lari come i preziosi tessuti e ricami d’oro del colletto e del corno dovevano essere resi con virtuosismo pittorico fin quasi iper-realista, “alla fiamminga”. Tale impostazione, di altissima qualità ma alquanto tradizionale e ormai ana-cronistica, derivava dalla interpretazio-ne della specifica occasiointerpretazio-ne ritrattistica ufficiale che, giusta la lettura di Goffen (1993), necessitava la collocazione della massima autorità della Repubbli-ca Serenissima su un elevatissimo e astratto piano simbolico, tuttavia rigo-rosamente impersonale e, perciò, privato di emozioni e psicologismi. Ciò non impedì al pittore di concentrarsi

din di Venetia in do viaggi ch’io ho fatti, uno ala Tana et uno in Persia “ (cc. 214r-249r). Ci riferisce dunque Angio-lello come Mehmed II avesse ordinato a Gentile Bellini di tracciargli il ritratto di un derviscio, vagabondo in città, dai lineamenti incisi dalla follia, con occhi e accenti esorbitanti. Costui era solito montare sopra una panca nelle piazze della capitale, e cantare le imprese compiute dal Signore, suscitando il disappunto del Signore stesso, costret-to a vietare quei pubblici spettacoli. Davanti a quel ritratto: “Lui [Mehmed II] el guardò, e quando l’hebbe ben guardato, disse: Gentil, che ti par de costui? Gentil tacendo, dubitava de parlar. Disse el Signor; tu sai Gentil, che sempre ti hò detto, che ti puol parlar con mi, purché tu disi la verità; siché dime, quello, che ti par; Rispose Gentil: dapoi, che mi hai dato licenza, … dirò così: che … costui mi par mat-to; Rispose il Signor: tù dici la verità: guarda come l’hà quei occhi sboriti [sporgenti, dilatati], che indica matterìa”. Quando il pittore si permise di far os-servare che le grandiose azioni del Sovrano, nuovo Alessandro, meritava-no pure di risuonare al mondo, così Mehmed gli avrebbe obiettato: “Gen-til, se costui fosse qualche Homo degno, saria contento d’esser laudato; mà non voglio esser laudato dà un matto!” (BMCVe, ms Correr 1328, cc. 47 r-v; Chong 2005). Si noti, allora, come il rigore formale, imperiale, intervenisse a spegnere gli accenti stonati e inadat-ti a una recitazione ufficiale di imprese superiori a quelle del Macedone. Rigo-re da imporsi a una celebrazione mo-derna di imprese eroiche: il che per noi, appunto, può anche equivalere al tocco da imprimersi al pennello impiegato a dipingere, a decantare una immagine. Bibliografia: Angiolello 1559; Ursu 1909; Ramusio 1980; Chong 2005; Perocco 2006.

[Giampiero Bellingeri] I.5

Giovanni Maria Angiolello, et alii

[Storia dei Turchi] 

chiuso mm 340 × 250 Biblioteca del Museo Correr, ms. Correr 1328

A proposito dell’immagine che il Con-quistatore vuole dare di se stesso al mondo rimandiamo al sintomatico dialogo tra Mehmed II e Gentile Bellini, registrato da Giovanni Maria Angiolello e riportato nel codice esposto in mostra, ovvero da una fonte veneta, prima ignorata, individuata a Venezia presso la Biblioteca del Museo Correr, dove è conservata anche un’altra copia dello stesso manoscritto (BMCVe, Ms. Ci-cogna 2761; alle cc. 119-120 il dialogo). Fonti reperibili quindi non solo in fondi archivistici stranieri, come si era indot-ti finora a credere dalle indicazioni di Ursu, curatore del libro attribuito a Donado da Lezze, Historia Turchesca, 1300-1514 (Ursu 1909). Questo prezio-so esemplare veneziano della Storia dei Turchi presenta nella prima carta un acquarello con l’albero genealogico della Famiglia Ottomana, a partire da “Othoman” per arrivare a Selim I, ed è legato ad altri importanti manoscritti di viaggi, tutti successivamente ripresi da Giovanni Battista Ramusio nella sua monumentale pubblicazione intitolata Navigationi et viaggi. Questi i titoli dei preziosi fascicoli: “Della armata del Sophi e della presa del Cayro” (cc.128v-151v); “De quel de Alepo. Itinerario de uno che andò da Alepo in Thauris” (cc.152r-175r); “Questo è il viazzo de mr Ambruoso Contarini al Signor Ussum Cassam” (cc. 175v-198v); “De’ uno venuto della città di Poloz posta sopra el mare Occeano settentrionale” (cc. 198v-201r); “Questo è lo itinerario de Nicolo di Conti qual stette anni XXV alle parte de levante et venuto a Roma fu esaminato disse ut infra” (cc. 201r-213v); “Qui cominciano le cose vedute et aldite per mi Iosaphat Barbaro

Cita-I.5

Giovanni Maria Angiolello ve diğerleri

[Storia dei Turchi/Türklerin 

Tarihi]

Kapalı halde 340 × 250 mm Correr Müzesi Kütüphanesi, elyazması Correr 1328

Fatih Sultan Mehmed ile Gentile Belli-ni arasında geçmiş, GiovanBelli-ni Maria Angiolello tarafından kaydedilip sergi-deki elyazmasında yer alan ve Fatih’in dünyaya yansıtmak istediği imgeye ilişkin anlamlı bir konuşma vardır. Ön-celeri önemsenmeyen bu kaynak Venedik’te Correr Müzesi’ndedir, aynı yazmanın bir kopyası yine müzede muhafaza edilmektedir (BMCVe, elyaz-ması Cicogna 2761; cc. 119-120 diyalog). Böylece, Donado da Lezze’nin Historia Turchesca 1300-1514 (Ursu 1909) adlı kitabının editörü Ursu’nun verdiği bil-gilere dayanılarak yakın zamana kadar inanıldığı gibi, bu kaynağın sadece ya-bancı arşivlerde bulunmadığı da anla-şılmıştır.

Storia dei Turchi’nin bu değerli Venedik nüshasının başında Osmanlı hanedanı-nın Osman ile başlayıp I. Selim’e kadar gelen soyağacını içeren suluboya bir resim vardır. Giovanni Battist a Ramusio’nun derlediği Navigazioni et viaggi (Denizcilik ve Seyahatler) adlı anıtsal eserin ikinci cildinde ele alınmış olan diğer önemli seyahat metinlerine eklenmiştir. Bu değerli fasiküllerin başlıkları şöyledir: “Safevi ordusu ve Kahire’nin işgali üzerine” (128v-151v); “Halep. Halep’ten Toroslara yolculuk güzergâhı” (152r-175r); “Ambruoso Contarini’nin Uzun Hasan’a yaptığı zi-yaret” (175v-198v); “Kuzey Okyanus denizi üzerinde yer alan Poloz şehrinden gelen biri hakkında” (198v-201r); “25 yıl Doğu’da kaldıktan sonra Roma’ya gelmiş Nicolo Conti ‘nin güzergahıdır (201r-213v); “Burada Venedikli tacir ve elçi Josaphat Barbaro’nun biri Anadolu’ya, diğeri İran’a yaptığı seyahatlerde gör-dükleri başlıyor” (214r-249r).

Angiolello, II. Mehmed’in Gentile Bellini’ye şehirdeki avare, garip bakışlı ve aksanlı, meczup bir dervişin portre-sini çizmeportre-sini emrettiğini anlatır. Bu derviş, başkent meydanlarında yüksek yerlere çıkıp padişahın kahramanlıkla-rını sayıp dökmeyi âdet edinmiştir. Durumdan hiç hoşnut olmayan Fatih, herkesin ortasında yapılan bu tür gös-terileri yasaklar. Bellini’nin yaptığı derviş portresine iyice baktıktan sonra, “[II. Mehmed] şöyle demiş. Gentil, onun hakkında ne düşünüyorsun; Gen-til tereddüt edip susmuş. Padişah, bi-lirsin Gentil, demiş, senden bana her zaman gerçeği söylemeni istemişimdir; bu yüzden, şimdi de düşündüğünü söyle. Gentil cevap vermiş: Madem bana izin verdiniz (…) söyleyeyim: (…) o bana kaçıkmış gibi geldi. Padişah: Sen gerçeği söylüyorsun. Bak, gözleri ne kadar büyümüş, yuvalarından fırlamış , bu da deliliğin bir göstergesi. (…)” Ressam yeni bir İskender olarak görü-len hükümdarın büyük kahramanlıkla-rının tüm dünyada yankılanmayı hak ettiğini söylediğinde, Mehmed şöyle itiraz etmiş : “(…) Gentil, eğer o beni övmeye layık bir adam olsaydı, övgüle-rinden mutlu olurdum, ama bir deli tarafından övülmek istemiyorum!” (BMCVe, elyazması Correr 1328, cc. 47r-v; Chong 2005).

Dikkati çekmek istiyoruz: Makedonya-lı Büyük İskender’den daha da üstün olan Fatih’in kahramanlıklarının uygun olmayan tarzda vurgulanmasına, bu hükümdar izin vermemişti. Bu olay, Fatih’in düşüncelerinin asla yüzeysel olmadığı gösteren önemli bir kanıttır. Açıkçası, modern kahramanlıkların kutlanmasından ne kadar uzak, ne kadar saraylı bir davranış bu. Bizim için, bir imgenin yaratılmasında kullanılan bir fırça darbesiyle eşdeğer.

Kaynakça: Angiolello 1559; Ursu 1909; Ramusio 1980; Chong 2005; Perocco 2006.

varie colonne antiche, il Palazzo di Costantino e il porticciolo artificiale degli imperatori, l’Arsana o arsenale, e numerose chiese, dedicate ai santi Demetrio, Pietro, Marco, Giovanni Battista de Studio (di Studios), agli apostoli, a santa Maria de Vlachierna o delle Blacherne. La carta evidenzia, sulla costa anatolica, le rovine di Cal-cidonia e, sopra Scutari, un pozzo e un mulino a vento vicino a Pera. Analiz-zando in parallelo la descrizione di Gallipoli, oggi Gelibolu, il porto sui Dardanelli conquistato nel 1356 da Solimano, figlio del sultano Orhan, è stato notato come Buondelmonti, che pure non aveva taciuto le razzie e i rapimenti di schiavi compiuti dai turchi, manifestasse i suoi sentimenti di sim-patia verso l’impero degli ottomani, buoni amministratori delle città senza dover ricorrere alle cinte murarie e a bastioni. È stato possibile definire quest’opera non solo un trattato ante litteram di turcologia ma anche di tur-cofilia (Leduc 1998). Certo sorgono spontanee domande sui veri rapporti intercorsi tra il presbyter fiorentino e Maometto I, quando leggiamo nelle sue parole la casuale evocazione di un cane di razza sconosciuta, che sine pillis nudus, nudo senza peli, viene allevato nella corte del Signore dei Turchi (in curia Domini Turcorum) a Bursa, et in cursa omnia vicit, e nella corsa è in grado di vincere ogni cosa. [Piero Lucchi]

I.6

Cristoforo Buondelmonti

Insulae Archipelagi  

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