migratorio nel dibattito pubblico italiano
di Maria Paola Nanni, Project manager Words4link e ricercatrice del Centro Studi e Ricerche Idos
mento del loro contributo specifico anche in termini di compren-sione dell’attualità e di promozione dei processi di integrazione.
Un apporto, quest’ultimo, di cui si sono messe a fuoco le molte-plici potenzialità, insistendo da un lato sulla loro capacità di farsi promotori di una narrazione delle migrazioni (e quindi di una rap-presentazione della popolazione di origine migrante) più corret-ta e più coerente con la complessità delle questioni in campo, e dall’altro su un riconoscimento professionale che, se effetti-vamente compiuto e portato avanti su un piano di piena parità, può contribuire a contrastare orientamenti discriminatori nell’ac-cesso al mercato del lavoro e, allo stesso tempo, ad accredita-re un’immagine del migrante sganciata dal cliché del lavoratoaccredita-re poco qualificato.
Il punto di partenza è stata la riflessione critica sulle esperienze (personali e collettive) presentate dai relatori, che hanno rico-struito il contesto di riferimento, sottolineandone gli aspetti più significativi. In sintesi:
• Si è evidenziata l’importanza del cosiddetto “giornalismo etnico” (o di comunità), rivolto ai membri di uno specifico gruppo nazionale, in grado di rappresentare un rilevan-te “strumento di inrilevan-tegrazione” per i cosiddetti primo mi-granti, rispetto ai quali assume la funzione di una sorta di “bussola”, una guida su come muoversi nei contesti di inserimento (tanto in termini pratici che più prettamen-te culturali). Ne è un esempio Azad rivolto alla comunità pakistana, promosso da uno dei relatori. Questo tipo di produzione giornalistica, generalmente curata da profes-sionisti appartenenti alle stesse collettività di riferimen-to, in passato ha potuto contare su efficaci piattaforme di sostegno (si ricorda, in particolare, l’esperienza di Sta-nieriinItalia.it), mentre oggi difficilmente riesce a trovare adeguati canali di promozione e diffusione (nonostante la sua funzione non si sia esaurita).
• Si sono ricordati i tentativi, anche di rilievo nazionale, di riconoscere uno spazio specifico ai temi della multicul-turalità, investendo su redazioni di stampo intercultura-le e su progetti dedicati, in cui valorizzare la pluralità e la specificità dei punti di vista propria dei professionisti con background migratorio. Tra tutti spicca l’esempio di Me-tropoli. Il giornale dell’Italia multietnica, supplemento del quotidiano La Repubblica, nato nel 2005 e poi chiuso nel 2009, senza che l’esperienza si sia allargata ad altri quoti-diani nazionali o abbia avuto ulteriori evoluzioni.
• Si è ricordata la stesura, nello stesso periodo, del codice deontologico noto come Carta di Roma (ora confluito nel Testo unico dei doveri del giornalista) e la parallela fonda-zione dell’associafonda-zione Carta di Roma finalizzata a diffon-derne i contenuti.
• Si è presentata l’esperienza dell’Associazione Nazionale Stampa Interculturale, promossa e costituita da giornalisti di origine straniera attivi in testate a larga diffusione e mul-ticulturali con lo scopo di favorire l’accreditamento, il radi-camento territoriale, il rafforzamento istituzionale, l’acces-so alle ril’acces-sorse e alle opportunità di formazione degli stessi operatori. Il gruppo è quindi confluito nella Federazione Na-zionale Stampa Italiana come gruppo di specializzazione.
• Si è sottolineato il fermento attuale, soprattutto in termi-ni di itermi-niziative on-line atermi-nimate dalle giovatermi-ni generaziotermi-ni:
un’evidenza che sottolinea da un lato la dinamicità delle nuove generazioni e dall’altro il tentativo di investire sulle nuove tecnologie per animare esperienze di autopromo-zione. Tra tutte è stato richiamato l’esempio di BlackPost – L’informazione nero su bianco, un progetto editoriale nato con l’obiettivo specifico di portare lo “straniero”, general-mente “oggetto dell’informazione”, ad essere “soggetto attivo della comunicazione”.
Delineato e analizzato il quadro di riferimento, le esperienze e le valutazioni proposte dai relatori hanno guidato il confronto verso l’individuazione e la disamina delle principali problematiche che frenano il pieno riconoscimento dei giornalisti e delle giornaliste di origine migrante e, quindi, sulle strategie più adeguate a valo-rizzarne il portato specifico.
Lo scenario emerso, delineato per lo più a partire da dati esperen-ziali, e quindi quanto più possibile ancorati a un piano di concre-tezza, ha descritto la presenza di professionisti con background migratorio nel mondo della comunicazione e dell’informazione ita-liane come una presenza forte e dinamica: una realtà molteplice e in continuo divenire, arricchita dalla sempre più diffusa afferma-zione delle cosiddette “seconde generazioni”. Nonostante ciò, il loro ruolo all’interno del dibattito mediatico resta marginale.
Pur a fronte di una decisa spinta al loro riconoscimento e alla va-lorizzazione della peculiarità del loro contributo di analisi (parti-colarmente in termini di comprensione delle dinamiche proprie delle società multi/interculturali), che ha preso le mosse soprat-tutto all’inizio degli anni Duemila e di cui anche alcuni dei relatori si sono trovati ad essere protagonisti, oggi la loro voce negli orga-ni di informazione resta relegata a una funzione in massima par-te accessoria. L’ultimo decennio, in particolare, è stato descritto come segnato da una sorta di “regressione”: un periodo duran-te il quale è diventato particolarmenduran-te difficile per i giornalisti e le giornaliste di origine migrante (soprattutto se di cittadinanza straniera, com’è nella grande maggioranza dei casi) trovare spazi di inserimento professionale.
In un momento di generalizzata “crisi del mondo del giornalismo”, è stato sottolineato, la posizione degli editori resta segnata da atteggiamenti di indifferenza e disconoscenza nei loro confronti e i media appaiono caratterizzati da un approccio autoreferen-ziale, in cui è scarsa l’apertura verso un’informazione di stampo pluralista e stentata è la spinta alla valorizzazione di un approc-cio multi/interculturale. Il ruolo del giornalista con background