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SAINT JULIAN AND ALL SOULS Discorso di Adam One, anno 25: “Of the fragility of the universe”.

97 Ren

Si è fatta sera, Toby prepara una zuppa con ciò che è riuscita a trovare. Sono tutti seduti attorno al fuoco, i pinballer sono legati in un angolo e non parlano molto, Amanda piange di continuo e Toby ha deciso di darle un po’ da mangiare per farla riprendere, domani penserà alle ferite e ai lividi, Jimmy invece è messo peggio, la sua ferita al piede si è infettata, ha la febbre alta e Toby non ha niente per curarlo. Ren cerca di spiegare a Jimmy chi è ma lui farnetica e non la riconosce, ha la febbre troppo alta. In lontananza si sente un canto, qualcuno si sta avvicinando. Dopo un po’ iniziano a vedere il luccichio delle loro torce, probabilmente sono i Craker.

4.2 Paratesto

Il paratesto, secondo la definizione che ne dà Genette, consiste nell’insieme di peritesto ed epitesto. In particolare, il peritesto comprende tutto ciò che sta attorno al testo ma all’interno del volume stesso: la copertina, l’indice, le note, la bibliografia, le informazioni sulla casa editrice, la prefazione, la postfazione e tutto ciò che concerne il volume. L’epitesto invece è spazialmente esterno al libro a stampa, citando Genette è:

qualsiasi elemento paratestuale che non si trovi annesso al testo nello stesso volume, ma che circoli in qualche modo in libertà, in uno spazio fisico e sociale virtualmente illimitato.93

L’epitesto può essere pubblico, quando è destinato a raggiungere i lettori, anche per scopi promozionali, e che comprende interviste o dichiarazioni dell’autore; oppure privato, ovvero non destinato alla divulgazione, come diari o corrispondenze private dell’autore.

In The Year of the Flood il paratesto, al contrario degli altri due testi che compongono la trilogia, è molto ricco e complesso. Il peritesto comprende tredici discorsi pronunciati da Adam One negli anni precedenti a quelli in cui è narrata la vicenda, e quattordici inni, estrapolati dal “The God’s Gardeners Oral Hymnbook”.

98 Ogni discorso è costituito da un discorso introduttivo, in cui Adam One, fondatore e guida spirituale dei Giardinieri, si rivolge agli appartenenti alla setta, parlando dei problemi o degli avvenimenti importanti della giornata. Questo breve discorso è seguito da una parte più ampia, una sorta di sermone religioso, in cui si rivolge ad un santo protettore o in cui parla di una festività. I santi dei giardinieri però, sono diversi da quelli canonici, sono persone decedute, da più o meno tempo, ma solitamente non religiosi, sono più spesso scienziati, ricercatori o sportivi che hanno dedicato la loro vita allo studio degli animali e della natura o alla salvaguardia dell’ambiente o dell’uomo.94 Questo aspetto riflette l’atteggiamento ecologico della loro religione, basata sulla comunione e sul rispetto della natura e di ogni forma di vita.

Il peritesto è poi costituito anche dagli inni, rigorosamente tramandati per via orale poiché i Giardinieri erano convinti che la scrittura potesse essere usata contro di loro, per questo i santi, gli inni e le feste venivano insegnati ai bambini sin da piccoli e tramandati a memoria. I componimenti seguono uno schema tradizionale: sono quartine di tetrametri giambici alternati a trimetri giambici, ad eccezione del primo inno, che è formato da distici. Così come i discorsi di Adam One, anche gli inni sono dedicati di volta in volta a un santo o ad una festività e vengono cantati dai giardinieri durante le loro riunioni. Il primo, quello che apre il romanzo, parla del giardino dell’Eden, il luogo originario creato da Dio in cui uomini e animali avrebbero dovuto vivere in perpetua armonia. Purtroppo, però, a causa dell’avidità e della violenza dell’uomo, il giardino non c’è più, la bellezza della natura è andata distrutta e gli animali si stanno estinguendo uno dopo l’altro. Nonostante ciò, i Giardinieri si adoperano per ricreare quell’Eden primigenio, attraverso il loro operato e il loro stile di vita rispettoso e devoto. L’inno, intitolato “The Garden” (YF, p. 1), recita:

94 Un esempio è Sant Euell, (Euell Theophilus Gibbons), naturalista e volto televisivo degli anni

Sessanta negli Stati Uniti, sostenitore di un ritorno alla natura e di un’alimentazione basata sui viveri selvatici; oppure Saint Dian (Dian Fossey), zoologa statunitense che dedicò gran parte della sua vita all'osservazione e allo studio dei gorilla; o ancora Saint Terry (Terrance Stanley Fox), maratoneta canadese e attivista nella lotta contro il cancro, che correva con una protesi alla gamba destra, famoso per la "Maratona della speranza", una corsa effettuata nel 1980 da una costa oceanica all'altra del Canada.

99 Who is it tends the Garden,

The Garden oh so green? ’Twas once the finest Garden That ever has been seen. And in it God’s dear Creatures Did swim and fly and play; But then came greedy Spoilers, And killed them all away. And all the Trees that flourished And gave us wholesome fruit, By waves of sand are buried, Both leaf and branch and root. And all the shining Water Is turned to slime and mire,

And all the feathered Birds so bright Have ceased their joyful choir. Oh Garden, oh my Garden, I’ll mourn forevermore Until the Gardeners arise, And you to Life restore.

Tutti gli altri componimenti presenti nel romanzo sono invece costituiti da quartine. In particolare, quello cantato durante il “festival of arks” si riferisce al giorno in cui Dio manderà sulla terra un secondo diluvio, il temuto ma allo stesso tempo invocato “waterless flood”, che spazzerà via quella parte di umanità malvagia che ha contribuito alla distruzione della flora e della fauna terrestre. Gli accoliti dei Giardinieri invece sopravvivranno, poiché si stanno preparando al diluvio da anni, imparando a vivere dei soli frutti della terra, con quel poco che la natura mette a disposizione. Inoltre, ognuno di loro sta disponendo il proprio Ararat personale, ovvero un luogo sicuro e segreto in cui conservare i viveri che gli serviranno per sopravvivere durante i primi giorni successivi al diluvio. Essendo stavolta un diluvio senz’acqua, i Giardinieri

100 sostengono che l’arca che li porterà in salvo sarà il loro stesso corpo, creato da Dio ma indagato sulla base della conoscenza scientifica moderna. Il titolo del componimento è “My body is my earthly Ark” (YF, p. 122) e, come gli altri, viene cantato in coro da tutti i Giardinieri:

My body is my earthly Ark, It’s proof against the Flood; It holds all Creatures in its heart, And knows that they are good. It’s builded firm of genes and cells, And neurons without number; My Ark enfolds the million years That Adam spent in slumber.

And when Destruction swirls around, To Ararat I’ll glide;

My Ark will then come safe to land By light of Spirit’s guide.

With Creatures all, in harmony I’ll pass my mortal days,

While each in its appointed voice Sings the Creator’s praise.

Gli inni fanno parte non solo del peritesto ma anche dell’epitesto in quanto la promozione del libro includeva altresì spettacoli corali dal vivo degli inni. La scrittrice canadese ha scritto un copione per tre attori e un coro, basato sul testo, in seguito il compositore Orville Stoeber ha musicato gli inni, in tutto la performance teatrale durava un’ora. Durante il tour di promozione, che ha toccato il Canada e altri cinque paesi, sono stati impiegati attori locali, diversi per ogni città, al fine di “reduce the carbon footprint of a traveling cast”.95 Il tour è anche stato l’occasione per una raccolta

95 Sito della CBC Radio Canada: http://www.cbc.ca/news/entertainment/atwood-s-book-tour-to-

101 fondi e ha seguito regole di rispetto dell’ambiente e di risparmio energetico che la stessa Atwood descrive sul sito ufficiale del romanzo.96 Questa scelta riflette appieno i principi su cui si fonda la religione dei giardinieri, come affermato dalla stessa autrice durante un’intervista al Guardian:

Our general idea was to create the fundraising events in the image of the Gardeners, to the best of our ability. Keep it plain, keep it local, keep it cheap, keep it green – this was our motto.97

4.3 L’eco-teologia dei God’s Gardeners

L’eco-teologia è una branca della teologia che indaga la relazione tra l’uomo e gli altri esseri viventi o, più in generale, con la natura. Sviluppata nel corso degli ultimi decenni del ventesimo secolo, ha acquisito sempre più importanza nel corso del ventunesimo secolo, anche a causa dell’ampliarsi del dibattito sull’ecologia, sul cambiamento climatico e sull’inquinamento ambientale. Celia Deane-Drummond la definisce come:

reflection on different facets of theology in as much as they take their bearings from cultural concerns about the environment and humanity’s relationship with the natural world. It is, in other words, broadly speaking a particular expression of contextual theology that emerges in the particular contemporary context of environmental awareness that has characterised the late twentieth and early twenty-first centuries.98

In particolare, l’eco-teologia indaga le basi teologiche per una corretta relazione tra Dio, l'umanità e il cosmo. Tradizionalmente in tutte le religioni, e in particolar mondo in quella cristiana, l’uomo è posto al centro del progetto creativo di Dio; la razza umana è superiore a tutte le altre e si comporta quindi da dominatrice nei confronti delle altre specie viventi. L’eco-teologia cerca anche di illustrare il ruolo dell’uomo sul pianeta e

96Sito ufficiale di The Year of the Flood, sezione “Greening the tour”:

http://yearoftheflood.com/greening-the-tour/, consultato il 01/06/2018.

97 A. FLOOD, “Margaret Atwood takes to stage with Emmerdale and Only Fools stars”, The Guardian,

August 19, 2009: https://www.theguardian.com/books/2009/aug/19/margaret-atwood-emmerdale-tour, consultato il 01/06/2018.

102 del suo rapporto con la terra stessa: “many approaches to ecotheology are those that seek to recover our sense of place on the earth, a reminder that the earth is our common home, that the story of the earth and that of humans are one”.99

La tradizionale cultura antropocentrica secondo cui tutto ciò che esiste è stato creato per l'uomo e per i suoi bisogni, per cui l'uomo viene considerato come al centro dell'universo, viene posta in discussione; l’uomo non è l’essere superiore a cui spetta il dominio sulle altre specie e sulla terra ma è una tra le tante specie che abitano il pianeta. La convinzione antropocentrica ha invece creato le basi per lo sfruttamento eccessivo delle risorse disponibili e per la distruzione dell’ambiente e degli altri esseri viventi, animali e vegetali.

Più in generale, P. Pihkala definisce l’eco-teologia come “a chronologically new phenomenon with a strong normative emphasis on action in behalf of the environment”.100 Nel già citato testo, Drummond si sofferma su alcuni temi fondamentali della discussione sull’ecologia e la teologia in questi ultimi anni, in particolare sul problema della sovrappopolazione, dovuto al continuo incremento demografico, sullo sfruttamento delle risorse ambientali e all’inquinamento ad esso correlato, sui cambiamenti climatici in atto e quindi sull’impatto ambientale dell’operato antropico e sull’ingente perdita di specie animali e vegetali.101 Tutti queste problematiche sono presenti e caratterizzano la società descritta dalla Atwood nella trilogia, in particolare nel secondo testo, che lei stessa definisce in un’intervista: “not a sequel, not a prequel, it's a meanwhile. It's a simultaneous time span that goes with

Oryx and Crake, which came out in 2003”.102

In The Year of the Flood la Atwood mostra nello specifico lo stile di vita e le credenze alla base della setta dei God’s Gardeners, già mostrata nel primo capitolo della trilogia, attraverso il racconto di due ex-accolite: Toby, giovane donna che è stata salvata dall’intervento dei giardinieri dalle grinfie del suo sadico datore di lavoro e,

99 Ibidem, p. xii.

100 P. PIHKALA, Early Ecotheology and Joseph Sittler, Berlino, LIT, 2017, p. 18. 101 C. E. DEANE-DRUMMOND, op. cit., pp. 1-10.

102 J. GORDON, Interview, Author Margaret Atwood on The Year of the Flood, TreeHugger Radio,

2009: https://www.treehugger.com/treehugger-radio/author-margaret-atwood-on-the-year-of-the- flood.html, consultato il 07/06/2018.

103 col passare degli anni, divenuta una delle personalità più importanti del movimento, ovvero una “Eva” (Adami ed Eve erano le persone a cui era concesso partecipare alle riunioni quindicinali della setta e che di fatto decidevano le sorti dell’organizzazione), e Ren, giovane che ha fatto parte dei giardinieri per alcuni anni della sua infanzia e adolescenza, fino a quando la madre non decise di abbandonare quello stile di vita e tornarsene nel compound da dove era fuggita anni prima. I Giardinieri costituiscono una setta eco-religiosa pacifista e dallo stile di vita povero, tant’è che nonostante si adoperino contro le aziende che contribuiscono a inquinare il pianeta, non vengono di fatto considerati pericolosi dal CorpSeCorps, che li considera soltanto dei bizzarri ambientalisti che vestono di stracci. Una delle regole fondamentali della setta è quella di non farsi più di una doccia a settimana, per cercare di sprecare meno acqua possibile, per lo stesso motivo utilizzano le “violet biolet”, ovvero servizi igienici basati sul sistema del compostaggio, che evitano il collegamento al sistema fognario. Le idee alla base di questo movimento sono espresse sia nei discorsi di Adam One, che aprono ogni macrosezione del romanzo, sia dagli inni, che seguono ogni discorso, sia anche dai racconti di Toby e Ren riguardo le loro vite precedenti al “waterless flood”.

La religione dei God’s Gardeners si basa sulla coesistenza di principi darwiniani dell’evoluzionismo e della selezione naturale e di fede in Dio e nel suo operato di creazione. Sostanzialmente, unisce evoluzionismo e creazionismo in un

unicum, a volte contraddittorio, ma che si basa su due pilastri fondamentali: fede e

scienza. Bahrawi la definisce come

messianic sect whose theism is built along Darwinian principles. For instance, its members are averse to CorpSeCorp’s bioengineering or selective breeding in Darwinian terms, preferring instead to preserve the existing natural order encapsulated by their veneration of all things flora and fauna.103

Nel discorso sulla creazione di Adam One “Of the creation and of the naming of the animals”, viene espressa in modo chiaro l’unione tra scienza e fede dei giardinieri.

103 N. BAHRAWI, “Hope of a hopeless world: eco-teleology in Margaret Atwood’s Oryx and Crake

104 Parlando del momento esatto della creazione della terra da parte di Dio, Adam parla anche di Big Bang: “Remember the first sentences of those Human Words of God: the Earth is without form, and void, and then God speaks Light into being. This is the moment that Science terms ‘The Big Bang’” (MA p. 14). Proseguendo nel suo discorso, afferma:

“We are told that, on the fifth day of God’s Creating activities, the waters brought forth Creatures, and on the sixth day the dry land was populated with Animals, and with Plants and Trees; and all were blessed, and told to multiply; and finally Adam – that is to say, Mankind – was created. According to Science, this is the same order in which the species did in fact appear on the Planet, Man last of all. Or more or less the same order. Or close enough.” (MA p. 14)

La religione dei giardinieri si basa sulla convinzione che l’evoluzionismo, anche se imposto da Dio al momento della creazione, spieghi come siano comparse le specie animali sulla terra, compreso l’uomo, considerato anch’esso animale al pari degli altri e non essere superiore al centro del progetto creativo. Descrivendo poi il momento in cui Dio chiamò a sé l’uomo perché desse un nome agli animali, i giardinieri sottolineano come Dio aveva creato l’uomo vegetariano, perché vivesse in armonia con gli animali. La setta è infatti strettamente vegetariana, soltanto in casi di estrema necessità ricorre alle proteine animali come fonte di sostentamento e una delle regole per poter diventare un Adam o un’Eva, è quella di dover prendere i “vegivows”. Nei rari casi in cui un Giardiniere dovesse uccidere un altro essere vivente, fosse anche soltanto per difesa, oppure involontariamente, reciterebbe immediatamente la formula di scuse standard del loro credo. Inoltre, i giardinieri prestano anche particolare attenzione alla provenienza del cibo e al modo in cui viene prodotto: “The Adams and the Eves used to say, We are what we eat” (YF, p. 531). In particolare, sostengono un’agricoltura non intensiva, senza l’utilizzo di fertilizzanti o antiparassitari chimici, sempre nel rispetto della stagionalità dei prodotti, degli insetti impollinatori e delle persone impiegate nell’agricoltura. Il giardino pensile in cui vivono è una sorta di Eden in mezzo alla bruttura delle pleeblands: è situato all’ultimo piano di un condominio abbandonato, in cui loro hanno ricreato un orto, da cui ricavano il necessario per il loro

105 sostentamento, delle arnie per la produzione di miele e coltivazioni di funghi ed erbe, che utilizzano per curarsi, data la loro dichiarata avversione verso le industrie farmaceutiche e le medicine prodotte dalle aziende. Una delle battaglie più importanti portata avanti dai giardinieri sarà infatti proprio quella contro la multinazionale del caffè Happicuppa, colpevole dell’estinzione di insetti e uccelli a causa del massiccio uso di pesticidi sulle loro piante di caffè geneticamente modificate.

In un articolo del 2015, Pihkala, parlando dell’eco-teologia, sostiene che negli ultimi decenni si è assistito anche alla nascita dell’“animal theology” e della “theology of eating” or “theology of food”, che trattano rispettivamente il tema del vegetarianismo e della produzione e consumo del cibo.104 Dagli anni Sessanta in poi si è assistito alla crescente presa di coscienza dei problemi etici legati alla produzione e al consumo di cibo, sia per quanto riguarda l’ambiente che i lavoratori del settore. Nel testo il tema è molto presente, i Giardinieri stanno attenti a non sprecare e mostrano un profondo rispetto verso il cibo, anche se semplice. Aborrano invece i cibi industriali, a causa dei quali l’ambiente ha subito un degrado notevole. In particolare, si rifiutano di mangiare tutti quei prodotti che hanno subito un processo di manipolazione genetica o di raffinazione eccessiva. Oltre al caffè Happicuppa, sono particolarmente disgustati dai ChickieNobs, polli che hanno l’aspetto di “sea-anemone body plan” e che a prima vista appaiono come “a large wart” (OC, pp. 202-203). Erano stati creati dalle aziende per incrementare il fatturato della vendita di pollo, eliminando gli scarti di cui non c’era richiesta e, allo stesso tempo, eliminando quella che secondo loro era la parte che rendeva tale un pollo, ovvero il cervello. Avevano infatti soltanto un orifizio, da cui venivano nutriti, ma di fatto non avevano coscienza. Erano quindi stati creati anche per essere venduti ai clienti vegetariani, che avrebbero dovuto considerarli più come vegetali che come animali, eliminando quindi ogni dilemma etico sul loro consumo. I Giardinieri lo vedevano invece come un abominio, al pari dei pigoons o di altri esseri creati in laboratorio.

I Giardinieri parlano molto spesso della morte, riflettendo sul suo significato e sul suo valore, anche da un punto di vista ecologico e ambientale. Oltre a non uccidere

104 P. PIHKALA, “Ecotheology and the theology of eating”, Scripta Instituti Donneriani Aboensis, 26,

106 mai ogni forma di vita, neppure le lumache che infestano i loro orti, credono fermamente che la morte, anche quella degli esseri umani, sia importante per il completamento del ciclo biologico della vita. Così come in natura, quando un animale muore, diventa cibo per altri esseri viventi, allo stesso modo l’uomo può svolgere la medesima funzione se la sua tumulazione avviene in un modo ben preciso. I Giardinieri sono infatti soliti seppellire i loro morti nella nuda terra, così da agevolare il processo di decomposizione del corpo e la produzione di sostanze nutritive nel

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