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Capitolo 2 Il collettivo Manifest.AR e l’Augmented Reality Art Manifesto

2.2. Manifest.AR: Biografie sintetiche

2.2.3. Sander Veenhof (n 1973)

Olandese, lavora da anni su progetti in cui le dimensioni di fisico e virtuale si intersecano e si combinano con i dati reperibili in un luogo e le persone che lo abitano. Lo scopo della sua ricerca è quello di indagare nel presente gli scenari possibili del prossimo futuro, con una particolare attenzione alle possibilità offerte dalle tecnologie digitali. Nei suoi progetti artistici Veenhof crea spazi di sperimentazione diretta della ‘versione beta’ del mondo che egli immagina attenderci141.

Si forma inizialmente nel campo dell’informatica, laureandosi in economia informatica (business computer science) presso la VU University di Amsterdam nel 1997142. Comincia a lavorare come tecnico informatico in una grande azienda143 e decide poi di proseguire gli studi in campo artistico presso la Gerrit Rietveld Art Accademy dove si laurea nel 2009 al dipartimento di Interaction design for instable media144. La sua pratica artistica si basa sulla combinazione di questi due mondi – l’informatica e l’arte – con cui Veenhof si dedica ad esplorare liberamente le possibilità che le nuove tecnologie offrono oggi all’uomo e alle conseguenze del loro impatto sulla sua vita singola e sociale.

Si cimenta in diversi campi, cominciando con installazioni che esplorano il rapporto tra tecnologia e natura, come l’installazione Drip del 2009, in cui un complesso sistema meccanico guidato dai visitatori tramite un’interfaccia mouse non fa altro che determinare la caduta di una singola goccia d’acqua145, oppure in progetti più complessi come Do-It-Yourself, plant! (2012) in cui Veenhof predispone un touch screen sensibile al tocco delle foglie di una pianta in modo

141 Cfr. S. Veenhof, SNDRV (sito web), http://sndrv.nl/index.php?index=contact, ultimo accesso 8 gennaio 2019. 142 Cfr S. Veenhof, da intervista datata 01/02/2016 ad ArtsHebdoMedias (sito web), il cui testo è stato copiato e

salvato da chi scrive nel luglio 2017. Il link al contenuto citato è stato tratto nel luglio 2017 dalla pagina personale dell’artista http://sndrv.nl/, da cui è stato estrapolato il testo dell’intervista; tuttavia ad oggi (8 gennaio 2019) il contenuto non è più rintracciabile nel sito.

143 Ibidem.

144 Cfr S. Veenhof, Graduation Bouquet, Mediamatic (sito web),

https://www.mediamatic.net/en/page/20911/graduation-bouquet, ultimo accesso 8 gennaio 2019.

tale che sia essa stessa a regolare tramite tale interfaccia la quantità di luce o acqua desiderabili all’interno dell’ambiente artificiale di crescita in cui è inserita146.

Il trampolino di lancio verso l’uso e lo studio della realtà aumentata come medium artistico è anche per questo artista l’approccio alle realtà virtuali, prima fra tutte la assai artisticamente frequentata piattaforma Second Life: è qui che vengono ordite installazioni quali Avatar traps installation147 (2007) o Physical virtuality (2008)148. Secondo il racconto dello stesso Sander Veenhof:

Second Life was my first experience with a programmable 3D environment. I’ve seen augmented reality as Second Life escaping from the boundaries of the screen. But AR is not just a seperate world of virtual appearances149.

La fuga dai limiti dello schermo di cui parla l’artista è infatti una condizione che è stata resa possibile solo recentemente dalle tecnologie di geolocalizzazione insieme allo sviluppo e alla massiccia distribuzione di dispositivi multimediali portatili come smartphone e tablet, in grado di rendere accessibile all’occhio umano questa eruzione del digitale nella realtà fisica.

Non a caso i confini del display come spazio in cui viene catalizzata oggi la nostra osservazione, sono quelli su cui l’artista cerca di intervenire in modo critico con progetti come Radical Perspective Change150 (2015). L’opera consiste in un piccolo dispositivo di distorsione “meccanica” del punto di vista: un semplice micro-specchio montato sul campo della camera dello smartphone, capovolge infatti di 90° l’angolo visivo dell’occhio concentrato sullo schermo, mostrando ciò che accade nello stesso spazio ma in un cono prospettico differente. Il rapporto tra uomo e tecnologia, e l’impatto sempre più crescente del virtuale nelle nostre vite si svolge attraverso progetti che sfruttano la realtà aumentata come strumento per uno storytelling alternativo (Storylines151 - 2011), per la creazione di spazi d’indagine sociale (come ad esempio in Patent Alert – all’interno del recente progetto Be your own Robot (2018) – , in cui si immagina un futuro in cui determinate gestualità legate all’uso di wearable technologies

146 Cfr. S. Veenhof, Do-it-yourself, plant!, SNDRV (sito web), http://www.sndrv.nl/DIYplant/, ultimo accesso 8

gennaio 2019.

147 Cfr. S. Veenhof, Avatar traps, SNDRV (sito web), http://sndrv.nl/secondlife/avatartraps/, ultimo accesso 8

gennaio 2019.

148 Cfr. S. Veenhof, Physical virtuality, SNDRV (sito web), http://sndrv.nl/physicalvirtuality/, ultimo accesso 8

gennaio 2019.

149 S. Veenhof, da intervista datata 01/02/2016 ad ArtsHebdoMedias (sito web), il cui testo è stato copiato e

salvato da chi scrive nel luglio 2017. Il link al contenuto citato è stato tratto nel luglio 2017 dalla pagina personale dell’artista http://sndrv.nl/, da cui è stato estrapolato il testo dell’intervista; tuttavia ad oggi (8 gennaio 2019) il contenuto non è più rintracciabile nel sito.

150 Cfr. S. Veenhof, Radical perpective changer, SNDRV (sito web),

http://sndrv.com/radicalperspectivechanger/, ultimo accesso 8 gennaio 2019.

e realtà aumentata sottoporrà il corpo degli utenti a licenze di brevetto152), oppure come effettivo medium per dare forma ad opere d’arte d’ispirazione più concettuale e libere dalle costrizioni fisiche della realtà, come nel caso di BiggAR (2010) o di 1 px (2011) rivolte a sfidare il tema delle dimensioni e della gravità, e proposte rispettivamente come la più grande e la più piccola scultura al mondo153.

Molte delle opere di Sander Veenhof sono visualizzabili su smartphone, proprio in virtù del fatto che esso costituisce il più comodo ed attualmente diffuso hardware in grado di renderle visibili al grande pubblico, ma l’artista considera il passaggio della AR-Art attraverso lo smartphone solo come una fase, in attesa dello sviluppo di tecnologie più efficienti ed in grado di lasciare l’utente ancora più libero a livello fisico (come Hololens e Google Glasses). Insieme a Mark Skwarek è l’ideatore dell’intervento di lancio del collettivo Manifest.AR We ARe in MoMa (2010) a cui partecipa aggiungendo grazie alla realtà aumentata un settimo piano al museo newyorkese, proponendosi con un’opera d’AR-te che sfocia nel concettuale.

Il suo attuale lavoro è concentrato in particolare sullo sviluppo di progetti che permettano alle persone di sperimentare il futuro tramite esperienze dirette154.

152 Cfr. S. Veenhof, Patent Alert, SNDRV (sito web), http://beyourownrobot.com/patents/, ultimo accesso 8

gennaio 2019.

153 Cfr. S. Veenhof, 1 dimensional art work, SNDRV (sito web), http://www.sndrv.nl/1px/, ultimo accesso 8

gennaio 2019.

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