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SCALA LOCALE E RIDUZIONE DEI CONSUMI COME PRESUPPOSTI PER IL RICORSO ALLE COLTURE ENERGETICHE

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Fare Verde ONLUS

Fare Verde sostiene l’utilizzo di biomasse a fini energetici per gli ormai chiari vantaggi in ter-mini di rinnovabilità delle fonti e di lotta al riscaldamento del Pianeta. Per questo guarda con estremo interesse al dibattito che già da molti mesi si sta svolgendo in Italia sul tema del-l’energia ottenuta da biomasse nonché agli esiti di questo interessante convegno promos-so dall’APAT. Con riferimento al tema trattato, Fare Verde intende, con l’occasione, portare all’attenzione dei partecipanti al Convegno i seguenti punti critici:

1) Aumentare l’efficienza energetica.

Ogni discorso su fonti rinnovabili e pulite di energia rischia di infrangersi sullo scoglio del-le inefficienze e degli sprechi. Per rendere efficace il ricorso a qualsiasi fonte rinnovabidel-le di energia, occorre ridurre le quantità complessivamente consumate: il solo miglioramento dell’efficienza energetica di edifici, industria e trasporti produrrebbe risparmi fino al 33% ri-spetto allo scenario attuale (International Energy Agency, Energy Technology perspectives 2006).

Le nostre centrali termoelettriche hanno rendimenti del 38%, la cogenerazione diffusa per la quale si potrebbero utilmente impiegare combustibili di origine vegetale provenienti da colture energetiche, raggiunge il 94%. Nel settore automobilistico, dopo il dimezzamento dei consumi avvenuto negli anni settanta, non ci sono stati ulteriori miglioramenti, ma Greenpeace negli anni novanta ha fatto costruire un’autovettura che supera i 40 km con un litro di benzina e le case automobilistiche hanno già realizzato prototipi di medie cilindrate che raggiungo i 100-120 km con un litro di benzina.

Allo stato attuale della tecnologia è quindi possibile dimezzare i consumi di fonti fossili ac-crescendo l’efficienza dei processi di trasformazione energetica e utilizzando quei veri e propri giacimenti nascosti di energia costituiti dagli sprechi, dalle inefficienze e dagli usi impropri.

Accrescendo l’efficienza, si riducono i consumi di energia alla fonte a parità di servizi fina-li con conseguente riduzione di emissioni di CO2 e dei costi della bolletta energetica. I van-taggi ecologici sono direttamente proporzionali a quelli economici.

Questo è inoltre il pre-requisito per favorire lo sviluppo delle fonti rinnovabili, che hanno rendimenti molto inferiori e molto più irregolari delle fonti fossili. Se i consumi energetici (di cui almeno la metà sono sprechi) si riducono, le fonti rinnovabili possono soddisfarne una quota significativa, altrimenti il loro contributo rimane irrisorio.

Il discorso sull’efficienza assume una particolare importanza quando si parla di colture energetiche. Un esempio valga per tutti: per far fronte all’attuale intero fabbisogno del so-lo gasolio da autotrazione in Italia, occorrerebbe coltivare a girasole e simili oltre il 40% della superficie del nostro paese, compresi fiumi, laghi e monti (Mirko Federici, Università di Siena). Si tratta di uno scenario chiaramente insostenibile.

2) Ristrutturare le reti: dalle grandi centrali alla produzione diffusa

Per rendere competitivo e sostenibile il ricorso alle fonti rinnovabili di energia e, tra queste, alle colture energetiche, occorre procedere ad una completa ristrutturazione dei sistemi di produzione, distribuzione e consumo dell’energia passando dall’attuale sistema basato su grandi centrali termoelettriche ad un sistema diffuso: una rete organizzata sul modello del worldwide web in cui piccole comunità producono energia per i loro fabbisogni ed immet-tono in rete i surplus, sarebbe infinitamente più efficiente e sarebbe utile per tenere sotto controllo i livelli dei consumi. In uno scenario simile, lo stesso ricorso a colture energeti-che sarebbe sostenibile in quanto limitato ai consumi di piccole comunità.

3) Utilizzare colture energetiche “pulite” e “ogm-free”

Un ulteriore problema legato alle dimensioni che si intende dare alle colture energetiche ri-guarda il ricorso a strumenti per incrementare le rese produttive quali i prodotti chimici per l’agricoltura e le sementi geneticamente modificate. Un massiccio ricorso alle colture energetiche potrebbe, infatti, incrementare l’uso di tali strumenti. Tuttavia, è chiaro che non avrebbe senso utilizzare a scopi energetici specie vegetali geneticamente manipolate o produrre con massicce dosi di prodotti chimici: si risolverebbe (in parte) il problema ener-getico aggravando altre problematiche ambientali. In molte regioni italiane le colture energetiche si troverebbero a coesistere nello stesso territorio con una agricoltura di qua-lità che va salvaguardata da qualsiasi tipo di inquinamento chimico e genetico. A livello in-ternazionale si sono già manifestati segnali preoccupanti: per il British crop protection council, l’uso di coltivazioni transgeniche per l’industria dei biocombustibili sarà inevitabi-le; il presidente Lula ha già dichiarato che la soia transgenica coltivata in Brasile sarà usa-ta per la produzione di biodiesel; l’Argentina avanza piani per trasformare la sua soia ogm in combustibili eco-compatibili (Marina Zenobio, Biocombustibili dal sud del mondo?, il manifesto 31 Marzo 2006).

4) Evitare l’utilizzo di biomasse e biocarburanti importati dall’estero

Già per il legno, in Italia non sfruttiamo adeguatamente gli scarti forestali e importiamo le-gname dall’estero (Marino Berton, Aiel - Associazione Italiana Energia dal Legno, Corsera 6 marzo 2006).

La produzione di energia da biomasse ha senso se concepita su scala regionale, e non so-lo per offrire nuove opportunità di reddito alle economie agricole e forestali so-locali. Si deve anche evitare una nuova ed ulteriore occasione di degrado ambientale nel Sud del mondo. Il rischio è che per far fronte all’enorme fabbisogno energetico dei paesi industrializzati con fonti energetiche che permetterebbero di rispettare il Protocollo di Kyoto, i Paesi del Sud del mondo incrementino le loro esportazioni di biocarburanti producendo nei loro terri-tori ingenti danni ambientali: l’espansione delle colture energetiche su terre fertili o foresta-li è già esplosa in America Latina e in Asia con grave danno per la biodiversità e con note-voli rilasci di gas di serra dovuti alla distruzione forestale. Inoltre, una massiccia conver-sione alle colture da combustibile potrebbe far alzare i prezzi degli alimenti introducendo una competizione “food-fuel”. Le colture da etanolo, comuni negli Usa e in Brasile, potrebbero accentuare l’erosione dei suoli ed esaurire falde acquifere (Marinella Correggia, Il mito (e i danni) dei “bio-carburanti”, il manifesto 14 Luglio 2006).

5) Biogas e compost per combattere riscaldamento del pianeta e desertificazione

Prima di avviare progetti di colture energetiche bisogna preferire, ogni volta che è tecnica-mente possibile, la digestione anaerobica di biomasse per la produzione di biogas e

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stanza organica (ammendante compostato) da restituire ai terreni agricoli. Nei digestori anaerobici possono essere compostate anche apposite colture energetiche con produzione di biogas conentente fino all’80% di metano. Dopo la fase di produzione di biogas le matri-ci digerite possono essere ulteriormente trattate per ottenere compost da utilizzare per reintegrare sostanze organiche nei terreni agricoli (Sergio Piccinini, L’integrazione tra la di-gestione anaerobica e il compostaggio, in “La produzione di ammendante compostato in Italia – compendio tecnico – CIC 2005). Si tratta di una alternativa alle colture energetiche praticabile per dare nuovo impulso alle economie agricole e che non può essere ignorata.

Conclusioni

Le colture energetiche possono essere prese in considerazione come fonte di energia rinno-vabile, pulita e sostenibile in termini di conservazione del territorio, solo se si realizza un mi-glioramento dell’efficienza energetica unito ad una generalizzata riduzione dei consumi e si tiene conto della scala di applicazione che deve essere ridotta all’autoproduzione e l’auto-consumo nell’ambito piccole comunità.

Solo così si può scongiurare il rischio di illudersi di avere a disposizione un nuovo “giacimen-to energetico” cui attingere per sostenere il nostro attuale e insostenibile livello di consu-mi e allo stesso tempo si può promuovere uno scenario in cui una quota percentuale di consumi possa essere soddisfatto dalle agro-energie.

Le economie agricole, anche nel ricorso alle colture energetiche, devono prediligere un rapporto stretto con un territorio che devono contribuire a conservare anche nei suoi aspetti di biodiversità, andando a soddisfare con un giusto mix di colture sostenibili (prive di ogm e a ridotto uso di fertilizzanti chimici) i bisogni alimentari ed energetici delle comu-nità locali.

CLIMA, AGRICOLTURA, TERRITORIO, AMBIENTE: