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Scansano (Grosseto) Stipe di Ghiaccio Forte

Ghiaccio Forte è una piccola altura situata a circa 14 chilometri a sud-ovest di Scansano, sulla riva settentrionale dell’Albegna, in posizione dominante rispetto al corso del fiume.170 Scavi effettuati a partire dal 1972 dalla Soprintendenza per i beni archeologici della

Toscana in collaborazione con l’Università di Santa Barbara hanno permesso di individuarvi i resti di un centro abitato, la cui frequentazione appare documentata sporadicamente a partire dall’VIII secolo a.C., facendosi più consistente dal V secolo a.C. all’inizio del III secolo a.C. In età ellenistica il sito viene dotato di mura, opera che è stata messa in relazione con l’instabilità dovuta all’espansione romana. Segni di incendio permettono di ipotizzare una fine violenta della vita nell’oppidum, che gli scavatori hanno messo in relazione proprio con l’espansione di Roma e con la conquista di Vulci e del suo territorio nel 280 a.C.

In una zona posta a margine dell’abitato, nelle propaggini occidentali, è stato messo in luce un deposito votivo,171 a circa 50 metri di distanza da un edificio, da identificare forse

con una porta monumentale della città, che è stato costruito riutilizzando blocchi di tufo vulcente, lavorati con scanalature e modanature, presumibilmente pertinenti ad un edificio preesistente, un tempio o un santuario.172

La tipologia delle offerte appare piuttosto diversificata: per la maggior parte si tratta di offerte fittili, che rappresentano teste di devoti, parti anatomiche e animali, ma sono presenti anche bronzetti, sia a figura umana che animale. La cronologia dei materiali si situa dal VI secolo a.C. all’età ellenistica avanzata.

La presenza di votivi in terracotta insieme a votivi in bronzo qualifica il deposito in posizione intermedia fra i depositi di tipo italico e quelli di tipo laziale.173 Il culto appare

legato a una o più divinità protettrici della fertilità, con aspetti di culto salutare, messi in evidenza dai votivi anatomici. In particolare, è stata proposta l’attribuzione del culto a

170 Talocchini 1973, p. 528.

171 Sul sito di Ghiaccio Forte, la stipe ed i materiali in essa rinvenuti vd. Del Chiaro, Talocchini 1973;

Talocchini 1973; Del Chiaro 1974; Del Chiaro 1976; Talocchini 1980; Talocchini 1983; Santuari d’Etruria 1985, pp. 157-159 [A. Talocchini]; Talocchini 1986; Bentz 1992, pp. 19-21; Del Chiaro 1999; Firmati, Rendini 2002; Rendini 2005, pp. 285-289; Firmati 2009a; Idem 2009b.

172 Talocchini 1973, p. 529.

Selvans, in base alla presenza di alcune statuette di giovani uomini stanti, nudi o seminudi, con falcetto in mano,174 divinità legata sia al mondo vegetale e alla fertilità che al mondo

catactonio.175

Le statuette di animali attestate nel deposito, sia fra quelle realizzate in argilla che fra quelle realizzate in bronzo, rappresentano prevalentemente bovini. In questo contesto essi sono stati interpretati come offerte per la protezione degli animali e per la loro fertilità.176

Questa ipotesi viene ad essere confermata dal fatto che a due dei bovini in bronzo, secondo M. Del Chiaro177, sembra adattarsi un giogo che faceva parte della stipe, e da due gruppi in

terracotta che rappresentano vacche nell’atto di allattare i loro vitelli. Gruppi di buoi aggiogati non sono frequenti ma documentati almeno dal gruppo dell’Aratore di Arezzo e da una analogo gruppo, privo di indicazioni di provenienza, attualmente conservato a Catania,178 ed erano presenti, anche se non sono oggi rintracciabili, anche nella stipe di

Bolsena.179 L’enfasi sembra posta in questi casi sull’utilizzo dell’animale come bestia da

lavoro o da allevamento. Il cinghiale riporta invece ad un ambito diverso, quello della caccia, e la sua presenza appare difficilmente spiegabile in relazione a Selvans.

È interessante notare come, dei cinque bronzetti a figura animale della stipe, solo i due buoi aggiogati (cat. 31.1-2) presentino caratteristiche comuni tali da essere attribuiti ad un’unica serie, mentre gli altri bronzetti di bovidi appartengono a serie diverse e caratterizzate da un’area di distribuzione differente.180 È possibile quindi ipotizzare che

coloro che frequentavano il luogo di culto di Ghiaccio Forte reperissero gli ex voto da dedicare in luoghi diversi e non presso un unico atelier che lavorava specificamente per il santuario.

31.1 Bovino (= parte II, cat. A.XXIV.1)

Scansano, Museo Archeologico. Inv. 98504.

IV secolo a.C.

174 Del Chiaro 1976, p. 19, Bentz 1992, p. 21. 175 Chiadini 1995.

176 Santuari d’Etruria 1985, p. 157. 177 Del Chiaro 1976, p. 21.

178 Vd. infra, parte II, cat. A.XXXIV.2. 179 Vd. infra, parte I, cat. 37.

Bibliografia specifica: Del Chiaro 1976, p. 21, n.16, tav. V; Talocchini 1986, p. 57s., n. 29, tav. XXIII; Del Chiaro 1999, p. 91 s., fig. 16; Firmati, Rendini 2002, p. 95; ThesCRA, I, Dedications, Rom [E. Simon et alii], p. 370, n. 352.

31.2 Bovino (= parte II, cat. A.XXIV.2)

Scansano, Museo Archeologico. Inv. 98787.

IV secolo a.C.

Bibliografia specifica: Del Chiaro 1976, p. 21, n. 15, tav. V; Firmati, Rendini 2002, p. 95; Firmati 2009, p. 51, fig. 6; ThesCRA, I, Dedications, Rom [E. Simon et alii], p. 370, n. 35

31.3 Bovino (= parte II, cat. A.XXVII.3)

Scansano, Museo Archeologico. Inv. 98788.

IV secolo a.C.

Bibliografia specifica: Del Chiaro 1976, p.21, n. 14, tav. V; Santuari d’Etruria 1985, p. 158, n. 8.4, fig. 8.4 (con errata indicazione del numero di inventario) [A. Talocchini]; Talocchini 1986, p. 57, n. 28, tav. XXII; Firmati, Rendini 2002, p. 95; ThesCRA, I, Dedications, Rom [E. Simon et alii], p. 370, n. 35.

31.4 Bovino (= parte II, cat. A.XXXII.1)

Scansano, Museo Archeologico. Inv. 98786.

IV secolo a.C.

Bibliografia specifica: Del Chiaro 1976, p.21, n. 13, tav. V; Firmati, Rendini 2002, p. 96; ThesCRA, I,

Dedications, Rom [E. Simon et alii], p. 370, n. 35.

31.5 Cinghiale (= parte II, cat. H2.IV.1)

Scansano, Museo Archeologico. Inv. 96789.

IV secolo a.C.

Bibliografia specifica: Talocchini 1973, p. 38, fig. 7a; Del Chiaro 1976, p. 21, n. 17, tav. V; Talocchini 1986, p. 58 s., n. 30, tav. XXIV; Del Chiaro 1999, p. 91, fig. 15; Firmati, Rendini 2002, p. 97; Firmati 2009, p. 51, fig. 7; ThesCRA, I, Dedications, Rom [E. Simon et alii], p. 370, n. 35

32. Scansano (Grosseto)

Rinvenimento isolato in località Pomonte

Da ricognizioni di superficie in località Pomonte proviene un bronzetto di bovino, di fattura assai schematica, associato con materiali ceramici databili tra II e I secolo a.C., pertinenti con tutta probabilità ad una fattoria di epoca repubblicana coeva alla centuriazione degli agri di Saturnia ed Heba. Appare del tutto plausibile che il sito fosse stato, precedentemente all’impianto della fattoria di epoca romana, sede di un piccolo luogo di culto, di cui non sono state rinvenute tuttavia tracce edilizie, che la povertà dell’offerta rinvenuta lascia ipotizzare di livello medio-basso e di carattere agricolo-pastorale.181 Il tipo

di ritrovamento, che non ha permesso di indagare la situazione stratigrafica del sito, e la scarsità dei dati a disposizione, non consentono tuttavia di verificare questa ipotesi, né di proporre ipotesi più circostanziate relative al tipo di culto praticato nel sacello e l’identificazione della o delle divinità venerate.

32.1 Bovino (= parte II, cat. A.XXVI.10)

Scansano, Museo Archeologico. Inv. 242487.

Altezza 2,8 cm; lunghezza 4,8 cm.

Bibliografia specifica: Firmati, Rendini 2002, p. 115.

33. Sovana (Grosseto)

Stipe del Cavone

Durante scavi eseguiti da F. Merlini nel 1912 venne rinvenuta al centro della necropoli di Sovana, allo sbocco della strada etrusca conosciuta come ‘cavone’, un’ara con annessa favissa.182 Dei materiali rinvenuti solo diciotto pezzi, comprendenti statuette fittili

di figure maschili, femminili ed un piccolo bue,183 oltre ad un lotto di ceramica acroma, 181 Una situazione di questo tipo è stato riscontrata nel non lontano sito di Quattro Strade, presso Pitigliano,

vd. infra, parte I, cat. 34, con bibliografia.

182 Bianchi Bandinelli 1929, p. 22 sg., 36 sg.; più di recente, i materiali superstiti pertinenti alla stipe sono stati

editi nuovamente: Barbieri 2007, in particolare pp. 42-46, con inquadramento tipologico dei votivi fittili.

sono pervenuti al Museo Archeologico di Firenze. Purtroppo non esiste documentazione di scavo, tuttavia R. Bianchi Bandinelli raccolse notizie e ricordi di operai che avevano partecipato all’operazione, secondo i quali erano presenti, oltre a votivi fittili in grandissima quantità («visto l’ingombro e il poco utile che se ne cavava, data anche la difficoltà del trasporto, i fittili furono tutti spezzati e ridotti a breccia per riparare il piano stradale»), numerose figure di animali in bronzo, dei quali si è persa completamente traccia.

La scarsità dei dati a disposizione non consente di inquadrare questo luogo di culto, e la presenza di votivi a figura animale in un contesto che, vista la posizione topografica, sembrerebbe legato alla necropoli di Sovana.

34. Pitigliano (Grosseto)