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Scarti: tra abbandoni e riconversione

2   Scritture psicogeografiche e autostrade: Londra, Milano,Vicenza

2.6   Scarti: tra abbandoni e riconversione

Il reincantamento della città è uno degli aspetti che prendono il via a partire dagli anni Ottanta all’interno dei programmi urbani. Esemplare in questo senso è la rigenerazione di alcune aree della periferia francese, con il progetto Banlieus ’89, pensato non in termini sociali (il diritto alla casa) ma come diritto alla bellezza, termine imperante della città postmoderna.

Nasce l’idea di creare una nuova città, nelle nicchie, negli anfratti, nei relitti di quella tradizionale. Le cinture industriali, le aree portuali e quelle ferroviarie sono le principali parti di città oggetto di cambiamento.

La riqualificazione della città industriale di Baltimora, un caso paradigmatico della nuova politica urbana, viene illustrata da Alessandro Coppola. Rigenerata in pochi decenni, a partire dagli anni Settanta, per una forte volontà dell’amministrazione cittadina, l’area portuale della città fu dismessa e al suo posto si installarono centri commerciali, attrattive turistiche, un museo e l’acquario. L’Inner Harbor divenne una festival city. Il waterfront vide anche una trasformazione in termini socio economici, in quanto le anguste case degli operai furono rivalutate dalle agenzie immobiliari e acquistate dalla popolazione più abbiente. L’autore di Apocalypse

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Ivi, p. 145.

Town mette in luce il fatto che nei quartieri a nord la spinta innovativa non è arrivata:

lì persiste la città di sempre, dove dilagano la miseria, il degrado. Le due facce di Baltimora, una spettacolare, l’altra difficile, portano a definirla come una città duale: “entrambi i mondi, entrambe le città, sono però egualmente reali. Sono il segno di una realtà urbana che a un certo punto si è scissa in modo violento e irreparabile”.101

Tra i recuperi urbanistici delle aree portuali vi è l’esempio dei Docklands di Londra, riconvertiti durante il governo Thatcher. L’area degradata, circondata da fabbriche ma tutto sommato vivibile per una comunità di scrittori, come racconta Sinclair, venne trasformata in un quartiere per ricchi: “per la prima volta si erano accorti che questa terra abbandonata di Londra Est valeva un sacco di soldi. I docks sono falliti commercialmente e al loro posto è sorta una città simile a Hong Kong”.102 Le fabbriche dismesse, i docks, i magazzini, simboli desueti della modernità, vengono trasformati in spazi di intrattenimento e di simulazione dove si installano cinema, negozi, ristoranti. Una declinazione di questo aspetto riguarda l’archeologia industriale, ovvero il recupero delle fabbriche abbandonate per tramutarle in aree museali. Un esempio in questo senso è dato dall’area dove sorgeva il lanificio Conte a Schio (Vicenza), di cui è ancora visibile il mulino ad acqua. A volte i segni delle fabbriche vuote resistono nel tempo, come nel caso delle canne fumarie della SNIA di Varedo, o dell’area dove sorgeva la Falk di Sesto San Giovanni.

Altro esempio di rovine è costituito dalle aree post belliche. Capannoni, fabbriche d’armi in disuso, cunicoli, trincee, sono visibili nella zona di Waltham Abbey attraverso una guida che ne racconta l’uso e le attività. Sinclair è molto scettico nei confronti di una storia raccontata a scopi turistici, la sua preoccupazione è che molti segreti legati alla guerra rimangono non svelati.

Esempi di ‘Terzo paesaggio’ il termine proposto da Gilles Clement per indicare gli spazi indecisi, si trovano lungo i margini della M25. Nelle zone industriali dismesse è percepibile la malinconia di Sinclair nell’ attraversare la “desolazione di comignoli, recinzioni, palazzoni mezzo demoliti, stagni umidi, cespugli di rovi, erba ruvida”103, è la stessa malinconia provata da un vecchio incontrato lungo il cammino che lamenta la perdita di frutteti secolari per fare spazio a nuovi progetti immobiliari.

101 Coppola A., Apocalypse town, Laterza, 2012, p. 94.

102 Agostinis V., Londra Chiama, Il Saggiatore, Milano, 2012, p. 145.

Nell’intervista rilasciata alla giornalista italiana Valentina Agostinis, Sinclair racconta che nella Lower Lea Walley, dove imperversava la natura selvaggia e sorgevano numerose fabbriche, si è deciso di attuare dei piani di riconversione per decontaminare il terreno causando però dei rischi per le specie acquatiche.

Anche nella metropoli milanese sconvolta dalle infrastrutture e dal cemento si possono ammirare degli esempi di ‘Terzo paesaggio’. Riflette Biondillo, osservando delle rane in un acquitrino:

mi siedo sui talloni e osservo affascinato come la natura sia più forte dell'ordine che vogliamo imprimerle. Come sappia sorgere anche nel cuore dell'artificio.104

Un esempio di riconquista da parte della natura si ha nelle rovine dell’istituto per orfani, il Marchiondi Spagliardi di Baggio. Capolavoro di architettura, l’edificio fu conquistato dalle piante e dai rovi, dopo il suo inglorioso abbandono e offrì rifugio a senza tetto e rom.

Altro esempio di spazio in rovina è dato da un’abitazione che si trova negli ultimi lembi della periferia vicentina; nello stupore del trovarsi di fronte alla casa avviluppata nei rami di edera si può leggere uno sbalordimento nei confronti della società che continua a costruire a dismisura per poi abbandonare le proprietà:

E anche le finestre del piano inferiore, come notai, avevano i balconi spalancati, e da una di esse, a sinistra della porta d’ingresso spuntavano i rami di un albero, provenienti dall’interno, pensai inorridito.105

Un particolare esempio di opera pubblica costruita e poi lasciata in stato di abbandono si può vedere nei marciapiedi, frutto dell’incuria per il paesaggio:

Ci sono rovi che occupano praticamente i tre quarti dello spazio idealmente pensato per i pedoni. Ci sono radici di alberi che hanno sollevato cemento, deformando il marciapiede a proprio piacimento. Ci sono immondizie che sono state inglobate nel terreno, come fossero frutto della fantasia a volte incomprensibile di certi artisti moderni.106

Altro caso di attività abbandonata dall’uomo è il depuratore di Cavazzale, ancora in funzione, immerso nel canneto, in una vegetazione rigogliosa, dove la natura ha preso ormai il sopravvento:

104 Biondillo G., Monina M., op. cit., p. 126.

105 Trevisan V., I quindicimila passi, p. 125.

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nel mare d’erba, raccontò, come aveva potuto vedere dall’alto una volta raggiunto il depuratore ed essere salito, per una scala di ferro arrugginito, sulla passerella, sempre in ferro, sempre arrugginito, che collegava le vasche di cui il depuratore si componeva, spuntavano qua e là salici rigogliosi; un gigantesco pioppo protendeva fino a un altezza di almeno venticinque metri i rami frondosi a ridosso delle vasche.107