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Il circuito elettrico dell’appa­

recchio descritto in queste pagi­

ne — una microtrasmittente FM

— deriva direttamente da uno schema di radiomicrofono profes­

sionale prodotto negli Stati Uni­

ti. Questo fatto stupirà certamen­

te quanti hanno già dato un’oc­

chiata allo schema elettrico e, in verità, tale fu anche la nostra prima impressione quando vedem­

mo per la prima volta lo schema elettrico del radiomicrofono ame­

ricano. Possibile che un circuito tanto semplice e con un numero così ridotto di componenti fosse impiegato per impieghi professio­

nali?

Il dubbio svanì quando, poche ore dopo, ci procurammo il ma­

teriale occorrente e realizzammo un esemplare dell’apparecchio: le prestazioni corrispondevano esat­

tamente a quanto indicato sul fo­

glio illustrativo.

Le notevoli prestazioni di que-, sto apparecchio sono dovute prin­

cipalmente ad alcuni semplicissi­

mi accorgimenti circuitali e an­

che alla bontà dei transistori im­

piegati.

Lo schema elettrico della

mi-Schema logico di funzionamento, dal microfono alla ricezione attraverso l’oscillatore. E’ possibile facilmente inserire un regolatore (potenziometro da 1 Kohm) per l’ingresso. Sotto, schema del radiomicrofono completo.

crotrasmittente descritta è prati­

camente identico a quello del­

l’apparecchio americano salvo che per i valori di alcuni componenti, valori che sono stati leggermente modificati per rendere possibile l’impiego di transistori europei.

Ma vediamo quali sono le princi­

pali caratteristiche di questo ap­

parecchio.

Le prestazioni più rimarchevo­

li non riguardano tanto la poten­

za la quale — sia che l’apparec­

chio venga impiegato come radio- microfono sia che venga utiliz­

zato come microfono-spia — è più che sufficiente, quanto la ban­

da passante audio e soprattutto la stabilità di frequenza. Duran­

te una prova abbiamo lasciato in funzione per più di 24 ore il ra­

diomicrofono: ebbene, la frequen­

za di emissione non ha subito slittamenti apprezzabili. Durante un’altra prova è stato impiegato un microfono professionale per valutare, anche ad «orecchio», le prestazioni del dispositivo; i ri­

sultati di questa prova sono stati ottimi, la fedeltà di riproduzione è apparsa eccezionale.

Per quanto riguarda la

sensi-R3

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bilità dell’apparecchio, cioè la capacità di percepire suoni di de­

bolissima intensità, basti dire che ad una distanza trasmettitore-ri­

cevitore superiore a 10-15 metri si verifica ancora il ben noto ef­

fetto Larsen.

Il dispositivo è in grado di fun­

zionare sia con microfoni magne­

tici che con microfoni piezoelet­

trici; ovviamente i migliori risul­

tati, dal punto di vista della fe­

deltà di riproduzione, si otten­

gono con i microfoni magnetici.

La .costruzione della microtra­

smittente è semplicissima ed il funzionamento è garantito, come si suole dire, al cento per cento.

Per questo motivo ci permettiamo di consigliare la realizzazione di questo apparecchio anche a colo­

ro che non hanno alcuna esperien­

za nel campo dei montaggi elet­

tronici. Anche agli sperimentatori con una rerta esperienza ma che non si sono mai impegnati nella realizzazione del radiomicrofono:

è questa una buona occasione per entrare nel mondo delle radiotra­

smissioni e per incrementare la propria esperienza.

Analisi del circuito

Il radiomicrofono, montato nella versione a cassetta: nel contenitore trovano posto la basetta, la pila, il potenziometro di regolazione. Fuori, la manopola dell’interruttore regolatore e la presa per il microfono professionale per le registrazioni. Qui a lato, la basetta montata straordinariamente piccola che trova posto anche in un tacco di scarpa.

Il segnale acustico viene con­

vertito dal microfono in segnale elettrico il quale viene applicato all’ingresso del circuito; tramite il condensatore elettrolitico Ci questo segnale viene poi inviato alla base del transistore Tl. L’im­

pedenza d’ingresso di questo sta­

dio è relativamente bassa, poco meno di 1 Kohm. Per ottenere quindi un buon adattamento di impedenza occorre impiegare un microfono a bassa impedenza cioè un microfono magnetico; tut­

tavia anche impiegando un micro­

fono piezoelettrico si ottengono buoni risultati. Quello che infat­

ti si perde per il disaccoppiamen­

to delle impedenze è compensato dalla maggiore sensibilità che un microfono piezoelettrico offre ri­

spetto ad un microfono magnetico.

Il segnale microfonico viene am­

plificato notevolmente dal transi­

store Tl il quale è montato nel­

la configurazione ad emettitore comune. Impiegando un transisto­

re del tipo BC 108B si ottiene un guadagno in tensione superiore a 30 dB. La corretta

polarizzazio-II circuito elettrico del radio- microfono è composto, come si può vedere nello schema a bloc­

chi, da una sezione di bassa fre­

quenza che provvede all’amplifi­

cazione del segnale audio genera­

to dal microfono, e da una sezio­

ne di alta frequenza che genera 1’

oscillazione a radiofrequenza. En­

trambi gli stadi impiegano un solo transistore al silicio di tipo NPN. Iniziamo l’analisi del fun­

zionamento del circuito dallo sta­

dio di bassa frequenza.

Le principali caratteristiche

Tensione di alimentazione Corrente assorbita

Potenza di uscita R.F.

Gamma di emissione Slittamento di frequenza Impedenza di ingresso B.F.

Banda passante B.F.

Autonomia

Portata utile in aria libera Dimensioni circuito stampato

9 Volt 50-20.000 Hz 100 ore circa 500 metri 20 x 50 mm

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IL MONTAGGIO DEL RADIOMICROFONO

Disposizione dei componenti sulla basetta.

Traccia del circuito stampato. Componenti

Per il materiale

I componenti usati nel proget­

to sono di facile reperibilità.

All’esclusivo scopo di facili­

tare i lettori che intendono co­

struire il radiomicrofono consi­

gliamo di rivolgersi alla ditta Kit Shop, via Mauro Macchi 44, Mi­

lano, che offre dietro versamento su vaglia postale la scatola di montaggio al prezzo totale di lire 6.500 senza microfono, 8.500 già montato con altoparlantemicrofo- no, spese comprese.

RI = 220 Kohm 1/4 W R2 = 1 Kohm 1/4 W R3 = 33 Ohm 1/4 W R4 = 22 Kohm 1/4 W R5 = 22 Kohm 1/4 W R6 = 220 Ohm 1/4 W CI =5 microF 12 V C2 = 220 pF ceramico C3 = 5 microF 12 V C4 = 10 microF 12 V C5 = 4700 pF ceramico C6 = 220 pF ceramico C7 = 3-13 pF compensatore C8 = 10 pF ceramico C9 = 10 pF ceramico DZ1 = 8,1 Volt 1/2 W LI = vedi testo TI = BC 108B T2 = BSX 26, 2N708,

2N3227 ecc.

MIC = Magnètico o piezoelet­

trico AL = 9 Volt

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ne di base è garantita dalla resi­

stenza RI da 220 Kohm in serie alla quale è collegato un conden­

satore da 220 pF che elimina il pericolo di autoscillazioni e che contribuisce in misura notevole al­

l’abbassamento del rumore di fon­

do. Con una resistenza di collet­

tore del valore di 1 Kohm questo stadio assorbe una corrente di 3 mA. 11 segnale amplificato, pre­

sente sul collettore di Tl, viene inviato tramite il condensatore e- lettrolitico C3 alla base del tran­

sistore di alta frequenza. La mo­

/ collegamenti al potenziometro fornito di interruttore e alla presa per lo spinotto del microfono.

dulazione avviene quindi varian­

do il potenziale di base del tran­

sistore oscillante. Con questo ti­

po di modulazione la fedeltà di riproduzione è notevole, il segna­

le audio non è «compresso» co­

me nella modulazione con diodo varicap. La polarizzazione del transistore di alta frequenza è ot­

tenuta mediante l’impiego delle resistenze R4 e R5, entrambe del valore di 22 Kohm. La base di tale transistore è collegata a mas­

sa, per i segnali a radiofrequenza, dal condensatore C6. La