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Schema corporeo e immagine corporea

Quando svolgiamo qualche tipo di attività, come ad esempio suonare uno strumento musicale, non abbiamo bisogno di pensare alla corretta posizione che le nostre dita devono assumere per permetterci di eseguire un determinato tempo; se ciò accadesse, la nostra prestazione musicale non sarebbe efficiente.

Ciò è reso possibile dall’esistenza di uno schema corporeo caratterizzato da un insieme di conoscenze relative alla posizione del corpo nello spazio.

Una prima distinzione tra la nozione di schema corporeo e quella di immagine corporea fa riferimento alla natura olistica delle rappresentazioni che strutturano lo schema corporeo mentre quelle riferite all’immagine corporea sembrano fornirci una rappresentazione parziale del corpo e sono di natura riflessiva.

L’esigenza di distinguere tra diverse rappresentazioni corporee nasce dal fatto che la dimensione della corporeità appare a tratti connotata da processi che si svolgono al di fuori della consapevolezza mentre in altri casi diviene prepotentemente oggetto di riflessione e attenzione.

Il concetto di schema corporeo e quello di immagine corporea sono stati spesso usati in modo intercambiabile ma esiste un accordo nel ritenere che una possibile distinzione tra i due concetti sia da attribuire alla natura non cosciente delle rappresentazioni, le quali ricadono sotto la nozione di schema corporeo e la natura cosciente di quelle relative al concetto di immagine corporea.

L’informazione propriocettiva risulta determinante per l’aggiornamento della posizione del corpo nello spazio mentre quella visiva è alla base della percezione dell’immagine corporea (Paillard, 1997).

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Oltre alle informazioni di natura propriocettiva anche quelle tattili e visive contribuiscono all’aggiornamento dello schema corporeo e ogni nuova informazione viene elaborata e utilizzata per rispondere alle esigenze del contesto d’azione allo scopo di mantenere una coerente organizzazione della rappresentazione corporea e garantire il corretto funzionamento dello schema corporeo.

Il concetto di schema corporeo e quello di immagine corporea possono dunque essere rispettivamente definiti come un insieme di processi sensori-motori e un set di rappresentazioni di tipo cognitivo-affettivo.

Secondo Head e Holmes (1911/1912) lo schema corporeo comprende al suo interno lo schema posturale relativo alla posizione del nostro corpo nello spazio, lo schema

superficiale, coinvolto nella localizzazione degli stimoli sensoriali sulla superficie

cutanea, e l'immagine corporea che fa riferimento alle rappresentazioni corporee di natura conscia che elaboriamo sul nostro corpo.

Le informazioni propriocettive provenienti da fonti cinestesiche, visive, muscolari, articolari e cutanee, così come dalle funzioni vestibolari e dell’equilibrio, contribuiscono a strutturare lo schema corporeo che risulta essenziale per muoversi, orientarsi, eseguire azioni, riconoscere parti del proprio corpo (Gallagher e Cole, 1995).

De Vignemont (2010) sostiene che lo schema corporeo è costituito da rappresentazioni sensori-motorie finalizzate all’azione e presenta capacità di

plasticità in quanto può essere esteso per incorporare in sé strumenti, dispositivi

prostetici, oggetti incorporei. Inoltre, l’inclusione temporanea di oggetti all’interno del proprio schema corporeo è soggetta all’effettivo uso che se ne fa, infatti «lo strumento non è tale se non nella misura in cui "si lega" a un arto e nella misura in cui questo legame, per quanto non cinestetico, partecipa alle cinestesie dell’arto stesso» (Petit J.L, 2009, p.170).

Berlucchi e Agliotti (1997) suggeriscono l’esistenza di una conoscenza implicita della struttura del corpo che avrebbe origine innata a prova del fatto che già dopo alcune ore dal parto i neonati possono imitare i movimenti oro-facciali e della testa eseguiti da un adulto posto di fronte a loro, mentre Paillard (1999) opera una distinzione tra schema corporeo come rappresentazione finalizzata all’azione e

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immagine corporea come quell’insieme delle conoscenze esplicite che si hanno sul proprio corpo.

Carruthers (2008) distingue tra rappresentazioni del corpo on-line ed off-line: le prime si basano sull’insieme delle informazioni tattili, vestibolari, cinestetiche e propriocettive, mentre le seconde si costituiscono sulla base delle conoscenze esplicite che abbiamo del nostro corpo.

Lo schema corporeo è importante per il controllo della postura e l’aggiornamento della posizione del corpo nello spazio mentre il concetto di immagine corporea fa riferimento ad una rappresentazione consapevole del corpo basata in prevalenza su informazioni di natura visiva.

Schilder (1995) utilizza i concetti di schema e immagine corporea in modo speculare riferendosi alla rappresentazione mentale che ognuno di noi costruisce sul proprio corpo mentre altri autori, come Gallagher (2005), effettuano delle differenze tra i due tipi di rappresentazione corporea sulla base del loro concettuale e non concettuale. L’immagine corporea è una rappresentazione cosciente relativa al proprio corpo mentre lo schema corporeo viene a costituirsi sulla base di rappresentazioni di carattere prevalentemente motorio.

Se provassimo a pensare alle innumerevoli azioni che compiamo quotidianamente e che ci vedono impegnati nello svolgimento di più attività, spesso in parallelo, potremmo domandarci quale grado di consapevolezza accompagna quelle esperienze. Lo schema corporeo, infatti, è il risultato dell’integrazione di input di diversa natura ed entra in gioco nell’ambito di tutte quelle azioni che sembrano svolgersi al di fuori della nostra attenzione cosciente. Con ciò, non si sta affermando che tutte le azioni che eseguiamo non richiedano processi coscienti quanto piuttosto che molti programmi motori, come vedremo nel prossimo capitolo, necessitano di attenzione cosciente sono nelle prime fasi e quasi sempre questo tipo di attivazione è di natura preriflessiva.

Siamo senz’altro consapevoli di agire ma l’accesso al contenuto di questi processi coscienti rimane nascosto e non è di natura riflessiva. In accordo con Gallagher (2005) lo schema corporeo funziona in modo pragmatico ed è quello che ci permette

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di intrattenere una conversazione quando siamo alla guida di un’auto senza che ciò comprometta la nostra prestazione.

Riassumendo, lo schema corporeo opera in modo implicito e quasi automatico sebbene alcuni processi possano diventare oggetto della nostra attenzione consapevole; in condizioni normali lo schema corporeo opera in modo indipendente dalla volontà cosciente rendendo fluide e accurate le nostre performance (cfr. Gallagher, 2005).