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CORSI DI CULTURA SOCIALE DA ORGANIZZARSI NEI CENTRI MINORI

1) I Corsi di Alta Cultura Sociale universitari ed i Corsi di Cultura Sociale per i centri minori hanno lo scopo di favorire la diffusione della conoscenza della dottrina sociale della DC e di favorire l‟orientamento dei suoi aderenti e simpatizzanti.

2) I Corsi saranno organizzati nei centri universitari e nei capoluoghi di provincia dagli Uffici SPES, nei centri minori dalle Sezioni. Responsabile e direttore dei Corsi è il dirigente dell‟Ufficio SPES, o un altro delegato.

3) I Corsi sono aperti a tutti.

4) I Corsi consisteranno in tre cicli bimestrali (bimestre autunnale: novembre, dicembre; bimestre invernale_ gennaio-febbraio; bimestre primaverile: marzo-aprile). Ogni ciclo potrà avere argomento unitario o no. In ogni caso consterà di tante lezioni settimanali, quante sono le settimane del bimestre (di regola quindi otto).

5) Per potersi finanziare i Corsi richiederanno dai frequentatori una tassa di lire…per bimestre. Ad ogni iscritto sarà distribuita una tessera, suscettibile di foratura per ognuna delle lezioni previste dal ciclo. La tessera oltre che dare diritto di assistere alle lezioni, consentirà di ottenere con sconto da fissarsi l‟acquisto delle pubblicazioni che la direzione dei Corsi eventualmente curerà.

6) I testi delle lezioni più significative ai fini della formazione di una dottrina democratica cristiana saranno inviati all‟Ufficio SPES della Direzione Centrale, per essere inseriti nella serie delle pubblicazioni curate dall‟Ufficio stesso.

7) Al termine di ogni bimestre gli Uffici organizzativi di Corsi invieranno relazione all‟Ufficio SPES centrale. PROGETTO DI PROGRAMMA

Tema del ciclo: Vita democratica

Lezioni: La Democrazia Cristiana per la vita democratica in Italia; Cristianesimo e Democrazia; Vita privata cristiana e vita pubblica democratica; Cultura e vita democratica; Stampa libera e democrazia; Ordine pubblico e democrazia; Degenerazioni della democrazia.

Bimestre invernale 1946

Tema del ciclo: Problemi italiani urgenti

Lezioni: Lavoro per i disoccupati; Ripresa delle facili comunicazioni; Riassestamento della finanza pubblica; stabilizzazione della moneta; Ricostruzione delle abitazioni; Ripresa dei traffici internazionali; Fiducia nel domani. Bimestre primaverile 1946

Tema del ciclo: L‟agricoltura italiana

Lezioni: La proprietà della terra; le dimensioni dell‟Azienda agricola; La compartecipazione del lavoratore alla direzione e agli utili; La casa rurale; Agricoltura ed industria; L‟allevamento; Le culture specializzate;

L‟istruzione delle classi rurali.

Altri argomenti possibili per ciascuno dei tre bimestri 1945-46 Dottrine economiche sociali dell‟ultimo secolo.

Insegnamenti sociali pontifici. L‟industria italiana.

L‟economia di domani nelle previsioni di teorici di tutto il mondo (es. Keynes, Beveridge, Ropke, ecc). Storia dell‟attività politica dei cattolici italiani.

I problemi del lavoro in Italia nell‟ultimo secolo. Progetti e realtà della cooperazione internazionale. Zone di sbocco della nostra emigrazione. (…)

- FASCICOLO DEI PROGRAMMI DEI CORSI PROPAGANDISTI

Il Servizio Propaganda della Segreteria SPES ha pubblicato l‟edizione 1945 del “Programma dei Corsi propagandisti”.

Il fascicolo contiene lo schema delle lezioni dei cinque corsi ritenuti opportuni. Al termine di ogni corso sono date brevi indicazioni bibliografiche.

Il fascicolo è stato preparato per aiutare i dirigenti ed i maestri dei corsi propagandisti, ma può tornare utile anche agli allievi.

I dirigenti degli Uffici SPES si trovano di fronte ad una guida migliorabile anche per iniziativa locale. Ma trattandosi di mezzo suggerito dall‟esperienza sarà bene lo prendano in esame, richiedendo il fascicolo stesso all‟Economato della Direzione Centrale.

- Completamento delle inchieste

- Dal 15 ottobre sono cominciati ad affluire alla Segreteria SPES i moduli della inchiesta n. 1, inviati a suo tempo a tutte le Segreterie Provinciali. Le Segreterie che non avessero ancora provveduto all‟inoltro sono pregate di farlo di urgenza

- I dirigenti delle seguenti Sezioni (…) ai quali sono stati inviati 18 (o 6) moduli dell‟inchiesta n. 2, sono pregati di provvedere a ritornare riempiti alla Segreteria SPES i moduli stessi.

Ecco perché il convegno di Napoli del 10-11 novembre, corrispondendo proprio alla fine di ogni iniziativa connessa alla “Giornata della solidarietà”, costituisce una svolta della sua “fortuna” politica. Non si trattava di un convegno in materia istituzionale (anche se è memoria comune che se ne parlò, probabilmente per l‟orientamento in tal senso di S. Gava, che era direttore del giornale democristiano di Napoli) ma del primo convegno degli Uffici SPES provinciali e regionali della Campania, Puglia, Basilicata e Calabria, convocato dalla Segreteria Nazionale il 17 ottobre e presieduto dal “Vicesegretario prof. G. Dossetti”, in presenza del dirigente centrale A. Fanfani99. Alla fine dell‟anno, dunque, Dossetti era ormai conosciuto altrettanto bene al Nord (in Emilia - dove fino alle elezioni del 2 giugno ‟46 presenzierà tutti i congressi e convegni cittadini e provinciali - in Lombardia per ragioni connesse al suo legame con Lazzati, come abbiamo visto, in Veneto per il viaggio che si appresta in quegli stessi giorni a compiere) che al Sud, non solo per una noméa che gli viene inevitabilmente per il fatto d‟essere membro della Direzione Centrale, ma per la tessitura di rapporti personali che, senza essere di pregiudizio all‟unità del partito e alla sottolineatura dell‟opera fondamentale in questo senso svolta da De Gasperi (Tina Anselmi dice: “erano le due facce della stessa medaglia: l‟uno al governo, l‟altro al partito”)100

, non tralascia però di marcare dei “distinguo” e di porre le premesse per la futura prevalenza, all‟interno del partito, in un Congresso Nazionale che secondo lui “non può ormai tardare”, della propria linea che, ha già intuito, non corrisponde in tutto a quella del Segretario politico.

Già nel primo telegramma a Fanfani, in settembre, aveva parlato di un suo progettato viaggio in Veneto (poi mancato per motivi familiari), segnatamente a Padova, per presenziare ad un congresso del partito. I rapporti personali di Dossetti con quel grande bacino di elettorato cattolico – che egli intuisce subito essere determiante per la storia della DC - sono agevolati da due amicizie personali, coltivate durante gli anni della Cattolica: quella con L. Gui di Padova, che aveva partecipato agli incontri di casa Padovani e che entrerà poi anche nel gruppo di “Civitas Humana”, e con D. Sartor, studente a Giurisprudenza, che ne aveva una vera e propria venerazione e contribuirà non poco a diffonderne il mito nella sua terra d‟origine, la stessa di Tina Anselmi, Castelfranco Veneto e il Trevigiano, in cui è leader indiscusso già durante la

- Sono attesi di ritorno alla Segreteria SPES i moduli completati della inchiesta n. 3 inviati ad amici delle Sezioni di Torino, Milano, Venezia, Genova, Firenze, Roma, Napoli e Bari in 25, 50 o 100 esemplari. Gl‟interessati sono pregati di provvedere con urgenza”, in ib.

99

In “Democrazia Cristiana – Bollettino della Direzione del Partito”, n. 7, cit. 100 Intervista a T. Anselmi, in Appendice.

Resistenza. Anche G. Bettiol, ordinario di Diritto penale alla Cattolica e Consultore Nazionale, lo conosce bene e abita a Padova. B. Marton, che è il braccio destro di Sartor, in qualità di Commissario Generale alla fine di maggio convoca la prima riunione generale del Partito Democratico Cristiano Veneto101

. I giovani cattolici trevigiani, quasi tutti ex partigiani e influenzati dall‟aria della Cattolica, presentano molte analogie con quelli modenesi vicini a E. Gorrieri (che non a caso nell‟ultima fase della sua vita pubblica costituirà un partito “cristiano- sociale”). In quella città, secondo le categorie dell‟informatore di Gonella, non solo si era più attenti alla linea “milanese” del partito che a quella “romana”, ma si dibatteva in modo articolato e pluralistico, in un mondo cattolico sicuramente non mortificato dalla guida intelligente del giovane vescovo ausiliare mons. Carraro. A Treviso si metteno in evidenza, infatti, al contempo – oltre al gruppo “democratico cristiano”, anche quello non piccolo dei “Cristiano Sociali” di G. Bruni (superiore diretto di De Gasperi alla Biblioteca Vaticana) e quelli dei due fratelli Lombardi, militanti uno nel PSI (già presente al Convegno del CLAI a Milano) e l‟altro nella DC. Il 27 luglio comunque Sartor e Marton, eletti come Gorrieri e L. Paganelli a Modena, Segretario Provinciale e Vicesegretario, hanno saldamente in mano la situazione.

A Padova il 9 luglio si era tenuta la prima Assemblea dei Gruppi Giovanili della sezione cittadina, presieduta da Bettiol, con l‟intervento di Gui su “I giovani e l‟ora attuale”: Gui diventerà delegato regionale dei G.G. due settimane dopo e il 23 settembre entrambi presiederanno in Palazzo della Ragione il primo grande comizio cittadino del partito. Non casualmente il 7 ottobre il I Congresso Provinciale di Padova sarà presieduto da Pastore in rappresentanza della Direzione Centrale. Il 19 ottobre L. Carraro, che è già Segretario Regionale del Veneto e che nel frattempo, come Dossetti a Reggio, si era dovuto occupare delle questioni successive allo scioglimento dei CLN102, indice insieme a Sartor, Marton, M. Rumor (di

101

“Ti pregherei di essere presente martedì 29 alle ore 9 precise alla nostra sede, per discutere il seguente odg: (…) 2) Pensiero dei Democratici Cristiani di Treviso sui seguenti punti: a) Problema istituzionale b) Ricostruzione economica c) Problema sociale d) Difesa della libertà 3) Aconfessionalità del Partito (…)”, lettera circolare della prima convocazione del Comitato Regionale Veneto del 26. 5. ‟45, firmata B. Marton, Commissario Provinciale di Treviso, su carta intestata “Partito Democratico Cristiano, Federazione Prov. di TV”, prt. 12., in ASCP, ADCTV. Sul cattolicesimo politico a Treviso e nel Veneto tra gli anni Quaranta e Cinquanta (“vicenda costitutiva della DC in terra trevigiana, vicenda che per certi aspetti fu differente rispetto a quella riguardante la DC nazionale (…) il partito viene quasi esclusivamente guidato da personalità del mondo cattolico generazionalmente estranee alla vicenda del popolarismo”, pp. 26-27) si veda I. Sartor, “Bruno Marton nella Democrazia Cristiana della Marca Trevigiana”, in Gli anni di Bruno Marton. Istituzioni, società, economia nel territorio trevigiano tra resistenza,

ricostruzione e sviluppo, V. Veneto, 2006.

102 “In relazione a domande rivolte da varie parti, presa disposizione dall‟Esecutivo Regionale del Partito, faccio presenti le seguenti norme nei rapporti con l‟ANPI: -1) Siano nominati sollecitamente dovunque due nostri

Vicenza) e Gui, il I Congresso del Triveneto per il 24-25 novembre, ampiamente notificato dal settimanale diocesano “La difesa del Popolo”. Bettiol, Gui, Carraro, Sartor e Marton presentano un‟altra caratteristica comune con Dossetti, oltre all‟obbiettiva novità dei contenuti politici esposti rispetto a quelli della tradizione popolare veneta: l‟indubbia fiducia che la gerarchia ecclesiastica ha nei loro confronti; una fiducia così ampia che a Carraro già il 22 luglio sul giornale diocesano era stato consentito di porre la questione della “aconfessionalità” del nuovo partito.

Dopo Firenze e Napoli, e i relativi collegamenti con le sezioni del Centro e del Sud, viene così maturo per Dossetti il “viaggio in Veneto”. Un giro non breve - “sezione per sezione, parrocchia per parrocchia”, dice lui, che sembra essere durato una decina di giorni e di cui si è potuto ricostruire solo qualche tappa. Il 14 dicembre è a Treviso (proprio il giorno dopo la visita di F. Parri) espressamente “per prendere contatto con tutti gli elementi direttivi del Partito, segretari mandamentali e rappresentanti delle sezioni giovanili e femminili” su “importanti problemi organizzativi”. Al termine dell‟incontro delinea loro alcuni punti programmatici, esprimendo una valutazione globale della situazione politica nazionale che sembra in veloce e favorevole evoluzione rispetto alle aspettative del nuovo partito:

“Bisogna prendere atto delle grandi forze, delle grandi virtualità e delle estreme possibilità che la Democrazia Cristiana può avere oggi in Italia. La eccessiva dinamicità degli avversari finisce talora per dare a qualcuno l‟impressione della mediocrità del nostro Partito. Ma il vero valore di esso deve risultare dalla constatazione del gioco effettivo della sua politica. Il partito che soltanto cinque mesi fa ci aveva negata la presidenza, oggi si è fatto promotore della presidenza data a noi. Non si tratta di manovra tattica consigliata dalle circostanze ma di una valutazione oggettiva

rappresentanti capaci in tutti i Comitati dell‟Ass perché è molto utile esservi. -2) Tali rappresentanti cerchino di acquistare influenza (tendendo per es. alla sezione assistenza) nell‟Ass. e di mantenerla assolutamente fuori dalla politica di qualunque Partito. -3) I nostri partigiani si iscrivano all‟ANPI e cerchino di influire beneficamente sull‟ambiente. -4) I nostri partigiani non trascurino però l‟Ass. Verde delle Brigate del Popolo che ne deve mantenere alta la coesione spirituale ed assisterli moralmente. -5) Si cerchi di mantenere al più lungo, possibile all‟ANPI l‟attuale utile carattere di federazione di movimenti, mediante il collegamento dei rappresentanti. -6) Qualora sia proposta l‟inclusione nel CLN di un rappresentante dell‟ANPI (al posto o meno di quello del Corpo dei Vol. della Libertà), si respinga la proposta stessa in conformità a quanto già concordato per tutte le altre organizzazioni cosiddette di massa. -7) I nostri rappresentanti cerchino che l‟Ass. limiti la sua attività all‟assistenza e al riconoscimento dei partigiani, ma non prenda iniziative di carattere diverso, quali cooperative o simili (…)”, in lettera di L. Carraro Segr. Padova del 21. 8. 1945, n. a margine 530/2 dell‟11-9-46 - Riservata, a macchina, su carta intestata “Partito della Democrazia Cristiana” – Segreteria dell‟Esecutivo Regionale Veneto – Padova, n. 71 di prot, in ACSP, ADCPD.

imposta dalla realtà. La DC è partito di prevalenti ceti. E‟ chiaro che il grande peso quantitativo poco servirebbe se non fosse avvalorato da peso qualitativo. Il nostro è già il partito della maggioranza relativa e può diventare quello della maggioranza assoluta. (…) Gli altri partiti, quando sono in vena di riconoscere la nostra forza, la attribuiscono al fatto che le donne voteranno per noi. Però questo modo di pensare ci fa vedere la funzione della donna nel partito, solo da un punto di vista elettorale, cioè come destinato ad assicurarci molti voti. Questo punto di vista è sbagliato, contraddittorio, pericoloso, in contrasto coi fini che ci proponiamo. Torniamo al concetto di democrazia. Vogliamo attuare una sostanziale identità fra uomo e donna per quanto riguarda la dignità personale. Ma bisogna tener presente la diversità la diversità funzionale scritta nelle radici della natura. Questa diversità non implica inferiorità ma complementarità. La missione sociale della donna deve esplicarsi in via diversa da quella dell‟uomo. Quindi anche nella politica. Ciò non esclude che partecipi ad una sua maniera a funzioni sociali e perciò politiche. Ma la nostra meta fondamentale è questa: educazione della donna alla missione sociale, che è qualche cosa di più della deposizione di una scheda in un‟urna. La nostra meta non è il voto ma la preparazione alla vita sociale e politica: poco varrebbe per noi il voto delle donne se questo non nascesse da convinzione e conoscenza. Un punto preme: la partecipazione che i giovani hanno dato alla vita del partito si è concretata su un piano teoretico. I giovani avevano bisogno di persuadersi, di effettuare valutazioni e ciò ha giovato. Però è certo ormai che è giunta l‟ora di cambiar piano. Azione ci vuole, di vaste dimensioni e di larghissimi echi. Discutere non basta, occorre azione concreta, di conquista, altrimenti i giovani tradirebbero la funzione del loro movimento: ogni giovane è facitore. Se i giovani sono nella verità, devono costruire.”103.

Il trascrittore del discorso non si trattiene, in chiusura, e sottolinea che esso “fu per i presenti una vera gioia dello spirito”, dando “la misura dell‟altezza della ispirazione che guida il nostro partito nell‟adempimento del suo compito”.

Il giorno stesso è a Padova, per un comizio in Palazzo della Ragione con Gui (come risulta dal “Popolo della Marca” e dalla testimonianza stessa di Gui in Appendice), al termine del quale va a trovare Bettiol. Il 16, lo stesso giorno e la stessa ora in cui P. Nenni tiene un comizio prevalentemente incentrato sulla questione istituzionale al Teatro Malibran, con grande presenza degli operai degli stabilimenti dell‟Arsenale e di Porto Marghera104

, Dossetti è a Venezia, a

103In “DOSSETTI A TREVISO. Il vice Segretario Nazionale presiede una riunione del Comitato Provinciale”, non firmato, in “Il Popolo della Marca - Settimanale della Democrazia Cristiana di Treviso”, Anno 1 – N. 7, del 22. 12. „45, in prima. Il resoconto del discorso di Dossetti è, come ci tiene a sottolineare in Appendice, A. Pavan.

104

“Pietro Nenni parlerà oggi al Malibran alle ore 10,30. Democrazia Cristiana. Oggi alle ore 10 precise avrà luogo a Palazzo Camerlenghi un convegno di democristiani durante il quale parlerà il prof. Dossetti, vicesegretario del Partito”, in “Il Gazzettino”, di Venezia, del 16. 12. „45.

presiedere un “convegno di democristiani” in qualità di vicesegretario del partito”. Il giorno dopo

di nuovo a Padova, per parlare “alla scuola di partito alla quale sono invitati i comitati provinciale e cittadino nonché i propagandisti e gli iscritti che ricoprano cariche pubbliche”105. Il 20 e il 21dicembre ritorna a Venezia: anche in questo caso per una presa di contatto con i dirigenti locali e per un confronto sulle concrete attività sezionali. Come non mancherà di stupirsi il cronista, per la prima volta un andare del “centro” verso la periferia:

“Varie riunioni dell‟Esecutivo Provinciale, dei Capi Sestiere e dei Propagandisti sono state da lui presiedute con uno scambio interessante di informazione e con la precisazione di direttive sull‟azione da svolgere in avvenire. Particolarmente importante l‟adunanza di sabato sera, in cui il prof. Dossetti – dopo aver raccolto un ricco materiale di “desiderata” cui avrebbe soddisfatto l‟indomani – si trattenne a illustrare problemi particolari come quello del nostro atteggiamento in rapporto all‟UDI e al Fronte della Gioventù, dal quale anche il Partito Socialista si è di recente distaccato, con la piena conferma della posizione già presa al riguardo dalla nostra Democrazia, che pur allora fu fatta segno di tante ingiuste critiche da parte di coloro (e sono ormai la maggioranza dei Partiti rappresentati nel CLN) che ne hanno ora imitato le decisioni.

Importantissimi i due Convegni di domenica per il numero cospicuo degli intervenuti e per il tono delle discussioni. La parola limpida ed efficace del Vice Segretario Generale, sostenuta da una sicura preparazione giuridica, guidata da un vigile senso politico e resa convincente dalla serenità e dall‟equilibrio delle valutazioni, ha inquadrato alcuni problemi di grande interesse come quello istituzionale e alcune situazioni di viva attualità, come la recente crisi ministeriale. Senza riprodurre le particolari argomentazioni di Dossetti, fatte in sede di studio con analiticità che supera il tono di sintesi d‟un resoconto giornalistico, ci limitiamo a rendere la comune impressione dei presenti che hanno apprezzato con quanto tatto e maturità democratica i nostri dirigenti si siano comportati nell‟andamento della crisi e come, soprattutto, all‟interesse del Partito sia stato anteposto quello dell‟Italia di avere un Governo che, saldando la frattura improvvisa, confermasse ancora una volta l‟accordo delle forze solidali nella liberazione e nel fronte comune antifascista; un Governo che segna –secondo le indicazioni da noi date per quanto ci pareva obiettivamente emergere dai fatti – un progresso rispetto al precedente anche per la tecnicità del suo complesso e per una indiscutibile più equa proporzionalità di rapporti dei Partiti in esso rappresentati.

Alla grave responsabilità che l‟on. de Gasperi si è assunto impegnando in un compito arduo e non scevro di pericoli la propria persona e il Partito, deve affiancarsi – ha insistito Dossetti – quella di tutta la periferia, sia con l‟unità degli intenti che con il potenziamento dell‟organizzazione e lo sviluppo delle iniziative di studio e di propaganda. I prossimi mesi che ci separano dal Congresso Nazionale, che non può troppo tardare, e dalla costituente devono trovarci irrobustiti e rinnovati

nella compagine esterna e nella formazione interiore; perché la battagli che s‟annuncia non sarà né facile né breve (…).

Dei problemi attinenti alla giustizia sociale, Dossetti ha chiaramente delineato quelli dei Consigli di Gestione, confermando la direttiva già fissata di procedere risolutamente, sia pure con tutte le garanzie legali dell‟ordine, dalla fase di studio a quella di applicazione, il che in parte si va facendo con esperimenti isolati, quantunque la resistenza a introdurre le commissioni operaie nel delicato congegno amministrativo delle aziende, oltre che in quello tecnico, venga proprio d‟onde nessuno penserebbe: cioè da certe zone di sinistra, afflitte in maniera inguaribile dal tarlo di un curioso demagogismo che va contro gli interessi stessi dei loro rappresentati.

La visita di Dossetti alla Regione Veneta, e in particolare alla nostra Sezione, è stata un utile e desiderato mezzo di più stabile raccordo con il Centro Nazionale, con il quale – sino ad ora – per motivi contingenti, le relazioni avevano avuto carattere di una qualche saltuarietà; ha dissipato su situazioni ed uomini quei dubbi che insorgono spesso per un insufficiente contatto e per

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