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Il timer di cui parliamo usa un 555, vale a dire un circuito classico di temporizzazione che, come è noto, è un integrato con otto piedini. La nostra scelta non è casuale, ma risiede nel

« difetto » di tale integrato di autoinnescarsi non appena gli si dà tensione. Anche se ciò altre volte è causa di seri grattacapi al progettista.

Per ovii motivi di economia si ricercava un circuito che a

riposo non assorbisse assoluta­ mente corrente, presentasse un ristretto numero di componenti, di basso costo e di semplice in­

stallazione. Per l’alimentazione del dispositivo abbiamo scartato la soluzione a trasformatore il quale risultava costoso ed in­ gombrante, ed abbiamo optato per l’utilizzo di semplici resi­

stenze di caduta il cui valore va attentamente calcolato sulla ba­

se della corrente totale assorbita dal circuito e della tensione alla quale esso lavora. Il 555 accetta una vasta gamma di tensioni, e il circuito ottenuto risulta per altro anche molto versatile.

Sull’ingresso troviamo la resi­ stenza RI seguita da un diodo raddrizzatore il quale deve es­ sere in grado di reggere l’intera tensione di rete, e non solo quel­ la più bassa con cui funziona il resto del circuito. Adottiamo poi un diodo in grado di sopportare almeno400 V di tensione inver­ sa di picco, ed un economico IN 4007. Al diodo segue il clas­ sico elettrolitico di filtro da 500 mF la cui tensione di lavoro dovrà essere almeno doppia ri­ spetto a quella di funzionamen­

to del resto del circuito: se que­ sto lavora a 12 V, CI deve essere da 25 V lavoro. In parallello a

Componenti RI = 2 Kohm 20 W R2 = 470 ohm R3 — 75 ohm R4 — 47 Kohm R5 - 2,2 Mohm CI = 500 pF 25 VL C2 = 0,68 pF 25 VL C3 - 33 nF

C4 = 20 pF 25 VL tantalio DI - IN 4007

D2 - IN 4004 D3 - IN 4004 Dzl = vedi tabella

Ryl = Relè 12 V 330 ohm

il montaggio

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CI troviamo R2, la quale ha il compito di scaricare rapidamen­

te tutti gli elettrolitici presenti nel circuito in modo che Io stes­

so all’occorrenzapossa venir im­ mediatamente reinnescato al ter­

mine del ciclo di temporizza- zione.

La R2 stabilisce unitamente al relè l’assorbimento totale del circuito (quello del 555 per suoi usi propri è trascurabile), e per­ elettrolitico da 1.000 mF, por­ tare R2 a soli 390 ohm, mentre RI scende a 1,1 Kohm.

Procedendo incontriamo R3 e Dzl, i quali costituiscono un indispensabile sistema di prote­ zione per il laborioso NE 555.

Per la prima adottate il valore di 75-82 ohm con relè da 300 ohm, mentre se esso è di soli 120-150 ohm usate un valore di 47 ohm. Per lo zener vi fornia­

mo una tabella nella quale tro­ verete elencati i vari tipi adotta­ bili scelti fra quelli di costo mi­ nore, dal momento che non è necessaria una grandissima pre­

cisione della tensione di riferi­ mento da essi fornita. Eccovi lo scopo dello zener: in caso di bruciatura del relè o della R2 o comunque di una interruzione lungo il circuito, sul povero 555 e su CI pioverebbero quasi per intero i 220 voltdi mamma Enel, con effetti disastrosi.

In caso di avaria Dzl assorbe corrente dal circuito assicurando che sugli altri componenti la tensione non salga mai a valori pericolosi. La corrente di zener che Dzl può sopportare deve es­ sere pari a quella totale assor­

bita dal circuito, per ovvii mo­

tivi di sicurezza. Il 555 viene usato nel classico circuito mono­

stabile con rete R/C posta sul pin 6 e 7, la quale stabilisce la durata del periodo di eccitazione del monostabile secondo la for­

mula:

T = 1,1 RC

Come già detto altre volte il tempo effettivo che si ottiene è di norma maggiore di quello calcolato (specie se si usanoelet­

trolitici), per via delle ampie tolleranze (—20 +100%) di detti condensatori e delle loro non trascurabili correnti di fuga.

Per essere precisi usate il più possibile elettrolitici al tantalio di buona qualità, senon addirit­

tura quelli al policarbonato a bassissima perdita e di migliore precisione; al limite ponetene 2 o più in parallelo fino a formare la capacità richiesta.

Sul pin 2 — il Trigger — è sturbi che potrebbero dare luo­

go a falsi inneschi. Sul pin 5 un condensatore da 22 ¿-50 nF;

molti lasciano scollegato tale terminale ma la soluzione da noi adottata è quella migliore:

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lo dice la stessa casa madre del 555. Sull’uscita (pin 3) un dio­

do per evitare il « Latch-up », ovvero l’immediato reinnesco del timer al termine del periodo di eccitazione del monostabile nel caso in cui (o lo è il nostro) l’integrato piloti dei carichi for­

tementeinduttivi. Non eliminate assolutamente nè D2, nè tanto­ meno D3 posto in parallelo alla bobinetta del relè. Il funziona­

mento del tutto dovrebbe essere chiaro; premendo un pulsante di rete, ridotta da RI e raddriz­ zata da DI, giunge al 555 il quale eccita il relè che a sua volta chiude i suoi contatti posti in parallelo al pulsante e li tiene in tale stato fino a quan­

do C4, raggiunto il livello mas­

simo di carica, resetta il timer con conseguente diseccitazione del relè. Nello schema è segnato un solo pulsante con in paral­

lelo una lampada spia al neon, facoltativa ma ovviamente di tali pulsanti, in parallelo fra di loro, ne potete inserire quanti desiderate.

Il montaggio

Approntate una bella basetta debitamente forata con punte da

1 mm, e passate a saldare per primo lo zoccoletto. Sistematolo nella sua sede, capovolgete la basetta ed iniziate a saldare i piedini d’angolo facendo

pres-Nelle tabelle trovate riassunti i dati maggiormente significativi per l'adattamento del circuito a particolari situazioni.

Scegliete il vostro caso ed apportate le modifiche necessarie, è tutto molto semplice. Come potete constatare i valori

di R1,2,3 dipendono direttamente dalle caratteristiche elettriche del relè utilizzato.

CIRCUITI CON RELE’ A 6 V Sigla Vz (V) Iz (mA) Watt

10Z6 2T5 6,2 350 10

10Z68T10 6,8 300 10

5ZS 6,2A 6,2 200 5

IN 5341B 6,2 200 5

IN 2970B 6,8 370 10

GZ6A 6,8 370 10

CIRCUITI CON RELE’ A 12 V

Sigla Vz (V) Iz (mA) Watt

10Z12T5 12 170 10

10Z12T10 12 170 10

5ZS12A 12 100 5

IN 5349B 12 100 5

IN 2976B 12 210 10

GZ12A 12 210 10

BZY93C12 12 1.000 20

I VALORI DI RI R2 R3

RELE’

V lavoro resistenza RI R2 R3

12 330 ohm 2.000 ohm 470 ohm 75 ohm

12 120 ohm 940 ohm 390 ohm 56 ohm

6 150 ohm 2.150 ohm 270 ohm 47 ohm

6 60 ohm 960 ohm 150 ohm 27 ohm

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sione sulla vetronite nello stesso punto di saldatura in modo da evitare che lo zoccolo abbia a risultare storto. Dopo lo zoccolo passate a fissare il relè e l’elet­

troliticoCl, che sono i pezzi più ingombranti. Proseguite con RI la quale è bene sia tenuta sol­

levata rispetto alla vetronite per via del calore generato, il quale causerebbe un antiestetico e pe­ ricoloso annerimento della ba­ setta.

Fissate ancora R2 ed R3 cir­

ca i corretti valori delle quali vi rimandiamo alla parte teorica del testo, visto che essi dipen­

dono dal tipo di relè usato. Qua­ lora facciate uso di relè a ten­ sione diversa dai 12 V, e con diversa impedenza della bobina di eccitazione, i valori di RI R2 ed R3 vanno debitamente ricalcolati.

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