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Schiavone: le spade bellunesi al servizio della Serenissima

2) Patrimonio naturale: rientrano i “monumenti naturali costituiti da formazioni fisiche e biologiche oppure gruppi di tali formazioni aventi valore eccezionale dal punto di vista

2.1.4. Schiavone: le spade bellunesi al servizio della Serenissima

Fig. 5: esempi di Schiavone – Fonte:www.venetostoria.wordpress.com

Lungo il corso del torrente Ardo (a Belluno), nelle località di Busighel e Fisterre, “secondo le fonti riportate da storici del XVI secolo, venivano prodotte fin 25 mille spade all’anno d’ogni sorte” 159 mentre da un documento del 1578 sappiamo che “alcuni gentiluomini inglesi stipularono un contratto con gli armaioli di Belluno per la fornitura di 600 spade al mese per un periodo di 10 anni: tutto questo fu possibile grazie all’ottimo

ferro che si estraeva dalle miniere delle vallate dell’Agordino e dello Zoldano.” 160

Importanti furono le miniere del Fursil il cui “minerale ferroso, ricco di manganese, si prestava maggiormente alla fucinatura di lame che all’epoca venivano forgiate con la tecnica detta a stoffa che consisteva nell’unire a caldo (ossia martellando assieme) lamine di acciaio e di ferro finché si saldavano per bollitura. La tempra del filo veniva curata nel dettaglio perché doveva essere dura nel fendere ma non al punto di

divenire fragile e scheggiarsi.” 161

Le armi bianche erano opera solo di maestri (che potevano firmarle) o dei loro allievi (che si limitavano ad imprimere il marchio della bottega) e la bravura degli artigiani bellunesi era tale che questa attività divenne per lungo tempo il commercio più florido dell’Alto Veneto estendendo la fama dei mastri spadai delle Dolomiti in tutta

Europa (come ci dice Giorgio Piloni unitamente al altri studiosi italiani).162

Celebri furono i maestri spadai come “Pietro da Formegan, Giandonato Ferara (fratello del più noto Andrea) e i fratelli Giorgio e Giuseppe Giorgiutti da Agordo (dei quali si possono ammirare due bellissimi spadoni a due mani nella Sala d’armi del

159Fonte: www.bellunopress.it/2009/08/16/le-schiavone-bellunesi-per-la-repubblica-di-venezia/ 160Fonte: www.bellunopress.it/2009/08/16/le-schiavone-bellunesi-per-la-repubblica-di-venezia/ 161 Fonte: www.bellunopress.it/2009/08/16/le-schiavone-bellunesi-per-la-repubblica-di-venezia/ 162Fonti: www.bellunopress.it/2009/08/16/le-schiavone-bellunesi-per-la-repubblica-di-venezia/;

saggio “Miniere e metallurgia nel bacino del Piave” saggio a cura di Raffaello Vergani in “Il Piave” a cura di Aldino Bondesan Giovanni Caniato, Francesco Vallerani, Michele Zanetti - Cierre Edizioni, 2004

53 Consiglio dei Dieci a Palazzo Ducale a Venezia). Di Pietro da Formegan si conserva a Palazzo Venezia a Roma, nella collezione che fu dei Conti Odescalchi, un’importante

spadone a due mani.” 163

Oltre che nel bellunese, la fabbricazione delle spade conobbe illustri artigiani anche nelle zone vicine: “una spada di Marson da Ceneda (che con Serravalle forma l’attuale comune di Vittorio Veneto) fu utilizzata dal Re di Svezia Gustavo Adolfo durante

la Guerra dei Trent’anni ed ora è conservata al Kungl Livrustkmmaren di Stoccolma.164

Il più noto tra i maestri spadai è però il già citato Andrea Ferara da Fonzaso, attivo nella seconda metà del Cinquecento: “le sue spade con l’elegante fornimento a tre vie fecero epoca e da questo fornimento Ferara elaborò anche la gabbia del primo tipo di

schiavona.” 165

Importante, dunque, fu il ruolo del bellunese nel mercato europeo delle armi bianche tanto da far spesso temibile concorrenza a famose città quali Solingen e Passau, (con le quali ebbe anche una controversa “guerra dei marchi”): “uno dei marchi più usati dai bellunesi per le lame di pregio era il lupo che però l’arciduca Alberto aveva già concesso come segno di riconoscimento agli armaioli di Passau fin dal 1349. Difficile dire se fosse stato scelto di proposito (come fecero gli spadai di Solingen) per sfruttare la fama della città concorrente (anche il nome di Andrea Ferara veniva spesso contraffatto

in Germania su lame destinate al mercato inglese).” 166

La spada più nota della Repubblica Veneziana è senza dubbio la schiavona, una sorta di incarnazione del potere della Serenissima sui mari e sui commerci sino all’arrivo di Napoleone.

A Belluno, dei “cinque tipi di schiavona si forgiarono i primi tre. Il quarto e il quinto, che sono l’evoluzione del terzo tipo, furono realizzate a Serravalle. Il primo tipo, il più semplice, si evolve dalla spada detta a tre vie. Il terzo tipo, invece, viene realizzato verso la fine del primo quarto del ‘600, con un disegno del tutto nuovo. Il quarto e il quinto tipo, settecenteschi, si differenziano dal terzo per l’aumento dei rami trasversali (da due, a tre, a quattro) e per la controguardia. Questa spada comparve verso la metà del ‘500 al fianco delle milizie levantine degli Oltremarini (come si chiamavano i veneziani) tra le quali si distinguevano le guarnigioni gli Schiavoni (da cui il nome della spada)

assoldati anche nella guardia del corpo dei Dogi.” 167

Armi ricercate, preziose e fatte costruire appositamente su richiesta, le schiavone 163 Fonte: www.bellunopress.it/2009/08/16/le-schiavone-bellunesi-per-la-repubblica-di-venezia/ 164 Fonte: www.bellunopress.it/2009/08/16/le-schiavone-bellunesi-per-la-repubblica-di-venezia/ 165 Fonte: www.bellunopress.it/2009/08/16/le-schiavone-bellunesi-per-la-repubblica-di-venezia/ 166 Fonte: www.bellunopress.it/2009/08/16/le-schiavone-bellunesi-per-la-repubblica-di-venezia/ 167 Fonte: www.bellunopress.it/2009/08/16/le-schiavone-bellunesi-per-la-repubblica-di-venezia/

54 “raffigurate nei dipinti rappresentanti uomini d’armi riportano i marchi delle varie botteghe dell’Ardo: dai ferri di molino alle croissant dentellate (da non confondere con quelle stiriane) e alle due mezze lune dal volto umano addossate. È interessante notare che questo ultimo marchio (le due mezze lune) fu largamente imitato su lame di spade sudanesi dai tempi di Mahdi per creare le spade Kaskara. Alcune di queste spade islamiche, famose per l’elsa a croce e il pomo a ruota, montano lame di antiche Schiavonesche probabilmente rimaste in terra d’Africa in seguito a fatti d’arme o arrivate

per vie commerciali non del tutto legali.” 168

2.2 – L’importanza artistica del Piave

“Il costante dinamismo uomo-ambiente influenzò anche la produzione artistica e culturale attraverso figure eccezionali che trovano, anche nel fiume, un elemento ispiratore della loro opera congiuntamente ad un originale e singolare senso di

identità.”169 L'elenco è molto lungo e citiamo solo alcuni tra i maggiori rappresentanti

della cultura piavense.

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