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Venezia ed il legno del Cadore: gli zattier

2) Patrimonio naturale: rientrano i “monumenti naturali costituiti da formazioni fisiche e biologiche oppure gruppi di tali formazioni aventi valore eccezionale dal punto di vista

2.1.1. Venezia ed il legno del Cadore: gli zattier

Fig. 3: Zattera commemorativa nei pressi di Borgo Piave (Belluno) nel 1952 - Fonte: www.borgopiave.blogspot.it

Tra tutte le maestranze che hanno operato lungo il fiume, però, un posto speciale lo occupano gli zattieri.

135Fonte: Bur n. 25 del 17/03/2015 - DELIBERAZIONE DELLA GIUNTA REGIONALE n. 172 del 24

febbraio 2015 "Valle del Piave". Condivisione e avvio del percorso di candidatura a Sito Unesco, vedi bur.regione.veneto.it/BurvServices/pubblica/DettaglioDgr.aspx?id=293074

46 “Venezia, la città circondata dall'acqua, costruita sui fondali sabbiosi della laguna e rivolta verso il mare aperto, sin dalle origini ha individuato nel legname dei boschi del Cadore, del Montello e del Cansiglio, una basilare materia prima, beneficiando del corso del Piave come di un'arteria naturale per il continuo rifornimento della fondamentale risorsa portata a valle dagli appartenenti a questa corporazione, talmente importante da

essere riconosciuta dalla Serenissima.” 136

Fig. 4: Arrivo degli zattieri a Venezia – Fonte: Archivio Marchetti | www.borgopiave.blogspot.it

“Capita, ancora oggi, di trovare qualche anziano che ricorda di aver giocato da bambino sulle grandi zattere di legname ammassate alle Fondamenta Nove a Venezia: qui, infatti, sorgeva la principale stazione per l’ormeggio delle merci provenienti dal Piave. In questi magazzini veniva posta la materia prima ricavata dallo smantellamento

delle zattere e sempre qui veniva fatta stagionare in attesa di essere commercializzata.”137

Un’attività, quella della fluitazione, che sembrerebbe una pratica lontana nel tempo ed è invece ancora ricordata a memoria d’uomo: negli anni intorno alla prima Guerra Mondiale, Venezia “continuava ad essere meta (ed emporio di importazione) di traffico commerciale di una certa rilevanza con circa 3.000 zattere di larici e abeti che

136Fonte: Bur n. 25 del 17/03/2015 - DELIBERAZIONE DELLA GIUNTA REGIONALE n. 172 del 24

febbraio 2015 "Valle del Piave". Condivisione e avvio del percorso di candidatura a Sito Unesco, vedi bur.regione.veneto.it/BurvServices/pubblica/DettaglioDgr.aspx?id=293074

137 Fonte: saggio “Commerci e navigazione nel bacino piavense” in “Il Piave”, a cura di Giovanni Caniato – Cierre Editore, 2004

47 giungevano ogni anno in laguna per una stima di almeno 200.000 tronchi “commerciali”

(4 m abbondanti di lunghezza).” 138

Venezia, nel corso della sua storia, si caratterizza per aver fatto un uso quasi “smodato” del legno proveniente dai boschi del nord, fenomeno questo che trova le sue cause in diversi fattori: per lungo tempo la città dovette gestire una popolazione di quasi 150.000 persone e, in secondo luogo, le attività reggenti l’economia della Serenissima (fucine fabbrili, fornaci del vetro e, non da ultima, la flotta dell’Arsenale) richiesero alti quantitativi di questa materia prima. Interi ettari furono disboscati per permettere l’edificazione di “opere di protezione litoranee per l’edilizia civile e, naturalmente, per

allestire e rinnovare il naviglio commerciale e militare della Repubblica.”139

Alla “primaria necessità di Venezia di garantirsi un adeguato e costante rifornimento del materiale proveniente dalle Alpi, fa da contraltare la vitale necessità per le comunità montane che dal commercio fluviale traevano la principale (se non l’unica)

fonte di sopravvivenza: un consolidato rapporto di reciproco interesse economico.”140

Capitale commerciale dell’alta Valle del Piave è stata, da sempre, Perarolo, porto mercantile sorto nel XV secolo alla confluenza del Boite nel Piave. Da questo piccolo borgo le merci scendevano lungo il fiume per fare tappa nell’altro importante punto di

snodo: Borgo Piave. 141

Presso quello che fu per molto tempo il distretto mercantile della città di Belluno (specialmente durante la dominazione della Serenissima nei secoli XV-XVIII) le zattere, che obbligatoriamente transitavano da qui, dovevano versare un dazio per poter proseguire il proprio visaggio alla volta della laguna.

Borgo Piave era un luogo noto anche per la roggia che “sfruttando le acque dell’Ardo, alimentava mulini, segherie, concerie e fucine (tra cui, famosissima, quella dei

Ferrara e Barcelloni da cui uscivano le richiestissime spade).”142

Di Borgo Piave ce ne parla Giorgio Piloni, autorità storica per eccellenza, il quale sottolinea quanto fosse importate la zona in termini sociali ed economici: quasi fosse una cittadella a sé stante, Borgo Piave era accessibile da Porta Rugo o da piccoli passaggi nascosti fra le antiche mura di Belluno. Tale era l’importanza di questo quartiere che un

138Fonte: saggio “Commerci e navigazione nel bacino piavense” in “Il Piave”, a cura di Giovanni Caniato – Cierre Editore, 2004

139 Fonte: saggio “Commerci e navigazione nel bacino piavense” in “Il Piave”, a cura di Giovanni Caniato – Cierre Editore, 2004

140 Fonte: saggio “Commerci e navigazione nel bacino piavense” in “Il Piave”, a cura di Giovanni Caniato – Cierre Editore, 2004

141 Fonte: saggio “Commerci e navigazione nel bacino piavense” in “Il Piave”, a cura di Giovanni Caniato – Cierre Editore, 2004

142 Fonte: saggio “Commerci e navigazione nel bacino piavense” in “Il Piave”, a cura di Giovanni Caniato – Cierre Editore, 2004

48 corpo di guardia controllava e custodiva le merci che qui erano depositate. Per regolare la conduzione delle merci e governare meglio il porto nel XV secolo, a seguito della licenza concessa nel 1462 dal Consiglio Maggiore di Belluno, venne “costituita la Confraternita degli Zattieri di San Nicolò. La fama e l’importanza di Borgo Piave e della sua Confraternita durò fino agli inizi del ‘900 quando una lega di zattieri insorse a difesa

degli interessi commerciali messi in pericolo.”143

Ma il tramonto era ormai iniziato: con sempre maggiore intensità l’acqua veniva usata a scopi idroelettrici in concomitanza con lo sviluppo della Sade e dei centri industriali della pianura veneta. L’ultima vera menada (discesa di tronchi lungo il fiume) di zattere risale al 1927 quando, da Belluno, fu portato del materiale al Ponte di San Felice per dei lavori edili. La crisi del Borgo “si accentuò con la chiusura della Conceria Colle nel 1957 e con ulteriori interventi di separazione delle acque del Piave come, ad esempio,

la costruzione di dighe dopo il disastro del Vajont del 1963 e l’alluvione del 1966.”144

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