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Da Sciascia a Saviano: un’introduzione

CAPITOLO III. Roberto Saviano e la letteratura della realtà

3.1 Da Sciascia a Saviano: un’introduzione

È stato osservato dalla critica che negli ultimi anni la letteratura si è indirizzata sempre più verso una ripresa della rappresentazione della realtà e del contesto sociale sperimentando modalità di scrittura che rompono la rigida classificazione di narrativa e saggistica per giungere all’intreccio di cronaca e invenzione.1

Se si mette a confronto questo modo di procedere degli scrittori contemporanei con quanto ha detto Sciascia a Walter Mauro nel 1970, ossia che la materia che trasforma in racconto mediante l’utilizzo del genere poliziesco è di tipo saggistico,2

si può notare che non solo la modalità di scrittura sciasciana è stata percepita dagli scrittori contemporanei, ma anche che quest’ultimi cercano di ampliare al massimo le possibilità dell’intreccio narrativa– saggistica. Il risultato di questa sperimentazione si può verificare nel dibattito romanzo – non romanzo, o meglio fiction – non fiction suscitato da Gomorra di Roberto Saviano, che sembra portare alle estreme conseguenze le indicazioni di metodo delineate a suo tempo da Leonardo Sciascia.

Questo primo raffronto tra i due autori consente di compiere alcune riflessioni preliminari all’analisi dettagliata di Gomorra. Anzitutto, sembra evidente che la scelta di metodo effettuata dai narratori contemporanei e da Saviano in particolare, non rappresenti una vera e propria novità, poiché già Sciascia nelle Parrocchie di

Regalpetra aveva cominciato a fare uso della dimensione saggistica e della

documentazione storico–cronachistica, nella convinzione che la denuncia della violenza si concretizzi meglio attraverso un riferimento diretto al reale. Successivamente, con i romanzi degli anni Sessanta–Settanta, lo scrittore siciliano narrativizza la materia

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Cfr. Franca Pellegrini: ‹‹La poliedrica mutevolezza stilistica degli autori dilata la gamma dell’indagine, piuttosto che limitarne la rappresentazione. L’impegno non è indotto da forzature ideologiche aprioristiche, bensì, pur mantenendo la libertà nella scelta di variare le tipologie narrative, scaturisce da un bisogno che diviene comune: indagare e interrogare la realtà al fine di un riconoscimento e una determinazione identitaria del sé sociale››. Franca PELLEGRINI, Il “giallo” italiano contemporaneo.

Memoria e rappresentazione dell’identità nazional – regionale, in *Memoria in noir. Un'indagine pluridisciplinare, a cura di Monica Jansen e Yasmina Khamal, Bruxelles, P.I.E Peter Lang, 2010.

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lasciando, però, spazi ben precisi e delimitati al saggismo. Non si può, quindi, a nostro avviso, non riconoscere nelle parti di Gomorra più prettamente saggistiche e descrittive il precedente sciasciano, anche se, rispetto allo scrittore di Racalmuto, Roberto Saviano rende molto labili all’interno di Gomorra i confini tra i due tipi di scrittura avvicinandosi a quelle narrazioni ‹‹spurie, dallo statuto mobile e incerto che puntano su nuovi effetti di realtà e sul consapevole abbattimento dei confini di genere››,3

dunque al

non fiction novel. È lo scrittore stesso, del resto, a confermare la sua vicinanza al genere

che ha il capostipite in A sangue freddo di Truman Capote:

‹‹Io volevo raccontare attraverso una narrazione non-fiction, però totalmente letteraria, storie che erano note soltanto agli addetti ai lavori, soltanto alla carte giudiziarie, soltanto ai cronisti e ai giudici e volevo che quelle storie arrivassero al mondo. Questa era la mia ambizione››.4

In secondo luogo, in entrambi gli autori, pur nella diversità d’intenti e atteggiamenti nei confronti del mondo reale, si assiste a un utilizzo nuovo del genere poliziesco. Se in Sciascia il romanzo poliziesco assume valore metafisico, giacché nella realtà la verità è destinata a non essere rivelata, in Saviano l’inchiesta poliziesca viene utilizzata come concreto strumento di denuncia con una presa diretta sull’attualità, collocandosi in una posizione lontana rispetto alla riflessione filosofica che soggiace alla scrittura dell’autore siciliano. In entrambi gli autori, però, la conclusione dell’indagine non porta alla risoluzione del caso.

Inoltre, se è vero che in Gomorra manca del tutto una riflessione metafisica sull’essenza del Potere, presente in Sciascia, è altrettanto vero che i due autori sono accomunati da una particolare idea di letteratura che deriva, per lo scrittore di Racalmuto, da un lungo percorso attraverso la demistificazione della realtà, e, per l’autore campano, da uno studio attento delle dinamiche del non fiction novel e del new

journalism americano. Per entrambi gli scrittori, la narrazione è lo strumento più adatto

per raccontare la realtà: quest’ultima, infatti, necessita della finzione per poter essere raccontata, pertanto, si può avere fiducia soltanto nella verità della finzione. Da questa

3

Raffaello PALUMBO MOSCA, Prima e dopo ‹‹Gomorra››: non fiction novel e impegno, in *Postmodern Impegno. Ethics and Commitment in Contemporary Italian Culture, a cura di Pierpaolo Antonello e Florian Mussgnung, Bern, P.I.E. Peter Lang, 2009, p. 306.

4

Samuel GHELLI, Intervista a Roberto Saviano, in ‹‹Forum Italicum. A Journal of Italian Studies››, 2, 2010, pp. 518 -531: p. 520.

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consapevolezza discende la necessità per Sciascia di trasformare in racconto il saggio e per Saviano di intrecciare le due dimensioni. Si veda quanto quest’ultimo dice in un intervista a Francesco Forlani:

‹‹Sicuramente io considero Gomorra un testo da ascrivere alla narrativa italiana ma è un libro trasversale ad ogni genere [...]. È come se fosse una specie di bicefalo. Scrivere con lo stile del romanzo, con la lingua della narrativa ma raccontare i meccanismi del reale con nomi e cognomi e documenti, che è il compito del saggio››.

Ancora, qualche riga più sotto, lo scrittore campano afferma:

‹‹Non volevo scrivere un saggio, non volevo creare una distanza tra lettore e oggetto letto. Era fondamentale raccontare ciò che avevo visto e sentito, il che non concede oggettività, quanto piuttosto mostrare la mia versione dei fatti. E i fatti che riesco anche a raccontare e dimostrare con documenti ed intercettazioni sono l’ossatura del mio racconto. Ma non volevo neanche un romanzo. Un romanzetto. Una storia di semplice invenzione››.5

Da queste affermazioni di Roberto Saviano emerge un confronto continuo, serrato e non pacifico tra la fiction e la realtà. Tuttavia, tale relazione non è pacifica neppure in Sciascia, se si definisce l’autore siciliano saggista nel racconto e narratore nel saggio in ragione della sua esigenza demistificatoria che si amplifica nell’intreccio tra le due modalità di scrittura. È evidente che si tratta di un punto di contatto fondamentale tra due scrittori e intellettuali che si rivelano, invece, molto diversi quanto al ruolo d’intellettuale che interpretano e allo stile di scrittura (anche se, come vedremo, esistono analogie tra i due anche da questo punto di vista, a partire dall’impiego nella scrittura delle tecniche cinematografiche) che scelgono anche alla luce del contesto sociale e culturale in cui vivono.

Se, infatti, la scrittura di Sciascia si rifà all’utilizzo di un lessico prettamente letterario, solo apparentemente medio, e di una sintassi che guarda al modello della prosa d’arte (Cecchi e Barilli in primis), Gomorra si colloca all’interno di un contesto culturale e letterario che negli ultimi anni ha dimostrato una vitalità estrema, creando un gruppo che Carlo Tirinanzi De Medici, in un recente convegno tenutosi a Padova, ha

5

Tutto è coro e materia. Una conversazione con Roberto Saviano, a cura di Francesco Forlani, 12

settembre 2006, disponibile all’indirizzo http://www.carmillaonline.com/2006/09/12/tutto-e-coro-e- materia/#001927.

156 definito ‹‹koinè romanzesca››.6

Gli elementi che uniscono queste esperienze narrative diverse si possono rintracciare principalmente nella lingua, che è nella maggior parte dei casi media, nello stile, per lo più semplice, nell’interesse per i documenti d’archivio, le memorie, e le testimonianze, e soprattutto nell’uso del non fiction novel e del genere poliziesco. A queste caratteristiche si accompagnano anche le trasformazioni riguardanti il tempo del racconto, le tecniche di montaggio, la scansione modulare del testo. Il romanzo italiano contemporaneo, infatti, ha assunto come caratteristica principale la velocità, la frammentarietà, la performatività; abbandona i modelli linguistici della tradizione letteraria per affidarsi a quelli cinematografici, giornalisti, fumettistici; rinuncia alla linearità degli eventi in favore di esiti ellittici e centrifughi.7 Gomorra fa proprie tutte queste peculiarità amplificandole nel loro utilizzo, pertanto si allontana dallo stile dello scrittore di Racalmuto, con il quale, però, dimostra di condividere l’influenza del cinema nella letteratura.

La relazione tra questi due scrittori così rilevanti per il panorama letterario italiano è consolidata anche dalla presenza della dimensione della denuncia che, seppur tracciata in termini differenti, richiama senz’altro, in entrambi i casi, l’opera di Pier Paolo Pasolini sia per quanto riguarda le strutture ideologiche, sia per il tipo di rapporto che intrattengono con quest’ultimo. Se Roberto Saviano e, come lui molti altri autori contemporanei, hanno evidenziato la denuncia, quindi la modalità performativa del testo, in virtù di una nuova funzione richiesta alla letteratura, ossia quella di modificare i comportamenti, di ‹‹farsi azione, di incidere su una realtà che sembra refrattaria, in

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Carlo TIRINANZI DE MEDICI, Sciascia e le strutture narrative contemporanee, relazione tenuta al convegno I cantieri dell’italianistica. Ricerca, didattica e organizzazione agli inizi del XXI secolo. XVIII Congresso dell’Adi – Associazione degli italianisti, V, Palazzo Maldura, 10 – 13 settembre 2014. Wu Ming ha parlato di ‹‹Oggetti Narrativi non identificati››. Wu MING, New Italian Epic. Letteratura,

sguardo obliquo, ritorno al futuro, Torino, Einaudi 2009, pp. 41–42.

7L’accelerazione dei romanzi ‹‹dipende da modelli non nazionali, e non letterari, ma, come si sa,

eminentemente cinematografici, televisivi, giornalistici, fumettistici, canzonettistici, o persino video ludici››. Gian Luigi SIMONETTI, I nuovi assetti della narrativa italiana (1996 – 2006), in ‹‹Allegoria 57. Per uno studio materialistico della letteratura››, anno XX, terza serie, n.57, gennaio –giugno 2008. Ancora, ‹‹Cinema, televisione, pubblicità, musica di consumo, giornalismo (specie giornalismo- spettacolo) sono ormai diventati, anche in Italia, serbatoi ideologici privilegiati del romanzo di oggi: non semplice atlante linguistico, ma grande codice culturale e simbolico di riferimento, deposito di immaginario intorno al quale scrittori e pubblico possono riconoscersi come una comunità; fonte d’ispirazione e deposito di temi e forme. I media al posto della tradizione: questo fenomeno, annunciato a suo tempo nei romanzi americani, anche da noi era già visibile almeno a partire dai primi anni ottanta (in Tondelli, in De Carlo e in altri giovani campioni del primo postmoderno italiano); oggi è diventato macroscopico, tale è il ruolo che la cultura e il linguaggio mediale occupano nelle coscienze degli autori nati a partire dalla metà degli anni sessanta››. Gian Luigi SIMONETTI, Sul romanzo italiano di oggi.

Nuclei tematici e costanti figurali, in ‹‹Contemporanea. Rivista di studi sulla letteratura e sulla

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Italia come in nessun altro paese, alle soluzioni ufficiali e chiarificatrici››,8 in Leonardo Sciascia i testi saggistici e narrativi giungono a rispondere a questa funzione della letteratura attraverso un percorso di tipo riflessivo-filosofico che va a toccare argomenti quali la ragione, la libertà, la giustizia, la dignità umana a lui tanto cari, come anche a Pasolini.

Ranieri Polese, a proposito degli autori cui Gomorra rinvia, scrive:

‹‹Il libro di Roberto Saviano, combinando reportage, narrazione, denuncia, dà adito a numerosi possibili rinvii: senz’altro Pasolini. Forse anche (proprio per il carattere “spurio” del testo) a un libro anticipatore come L’abusivo di Antonio Franchini. O a libri come Il sovversivo, Africo, Un eroe borghese››.9

A questa lista, in virtù di quanto detto, è necessario aggiungere il nome di Leonardo Sciascia. Tuttavia, a conclusione di queste riflessioni preliminari, non si può non ricordare che Roberto Saviano non ha mai inserito il nome di Leonardo Sciascia all’interno dell’elenco dei modelli cui ha fatto riferimento, anche se l’influenza è piuttosto evidente. Comprendere i motivi che soggiacciono a questo mancato rinvio, consente di capire come la figura dell’intellettuale Sciascia sia vista dall’intellettuale Saviano misurando la distanza che separa l’atteggiamento dei due nei confronti del mondo reale. A nostro avviso, i motivi che soggiacciono alla scelta di non citare Sciascia possono essere cercati solo in quest’ambito, non essendoci altro elemento che indirizzi la ricerca delle ragioni di tale scelta in altre direzioni.

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Alberto CASADEI, La letteratura dell’esperienza. Storie di ordinaria ‹‹Gomorra››, in *Almanacco

Guanda. Il romanzo della politica, la politica nel romanzo, a cura di Ranieri Polese, Parma, Ugo Guanda

Editore, 2008, pp. 17–25: p.18.

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