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le esperienze individuali, anzi, è molto pro-babile che risulti discreto, soddisfacente, oppure non ben riuscito o addirittura me-diocre, come ci racconta Giulia Blasi nel suo libro. La goffaggine, l'immaturità

ca-ratteriale, la brut-tezza del gesto che rendono sgra-devole l'intimità possono essere di provenienza sia maschile che fem-minile, ma le cadu-te dei maschi sono più divertenti. Ec-co dunque un mo-saico di rapporti sciatti e difettosi e di accoppiamenti banalmente mal compiuti per colpa del povero, se non decisamente scarso, sesso forte. Ogni capitolo ha tratti stilistici più o meno marcatamente propri, fermo restando il registro generale che è quello di una comicità situata lungo l'asse sit-com statunitense-cabaret alla Zelig. Con buoni esiti, a parte episodiche artificiosità. L'ambiente principale delle sfortunate, rabberciate, fallimentari vicende di amore e/o sesso è la grande città e il suo grigio quotidiano, il linguaggio naturalmente è a forte impronta colloquiale, senza alcuna remora nel turpiloquio. Escono maggior-mente dai canoni una conversazione con Dio, il monologo interiore di una stagiona-ta casalinga, scambisstagiona-ta per amore, e la ru-brica della posta di tal Donna Lanalia, consulente in fatti di cuore e di carne. Di-vertimento a parte, leggendo questo libro molte donne forse riconosceranno una porzione (auspicabilmente piccola) del lo-ro vissuto, magari traendone consolazione o, magari, energie per affrontare un com-pagno insoddisfacente.

MICHELE LAMON

Giorgio Piccinino, AMORE LIMPIDO. NUOVE

PROSPETTIVE DI FELICITÀ PER LA VITA DI

COP-PIA, con la partecipazione di Dianora Natoli

Casalegno, pp. 358, € 16,50, Erickson, Milano 2010

Il saggio scritto da Piccinino, psicotera-peuta da venticinque anni, non vuole es-sere in nessun modo prescrittivo né offri-re formule facili per la salvezza delle cop-pie in crisi. L'intento dell'autore è vicever-sa quello di recuperare una concezione "sana" del sentimento amoroso, cercan-do in primo luogo di sfatare alcuni luoghi comuni: l'esistenza di un'anima gemella, la presenza di un sentimento irrefrenabi-le, l'amore come mistero. Visto come orientamento essenziale alla conoscenza e alla crescita, soggetto a evoluzioni e cambiamenti che vanno affrontati senza mistificazioni, in modo limpido, l'amore è un sentimento che viene vissuto con stili diversi, in dipendenza delle indicazioni discese dal rapporto primario con la ma-dre. Da qui l'individuazione, da parte di Piccinino, di alcuni tipi ricorrenti fra gli at-tori della scena amorosa: gli interdipen-denti, i cooperanti, gli invischiati, gli indi-pendenti e i corridori. È questa la parte più divertente e interessante del saggio, anche per l'uso dei resoconti di alcuni in-contri di psicoterapia, in cui l'osservazio-ne dei gesti e delle parole del paziente viene corredata dai commenti del medi-co, fra empatia e pietà (quasi una lettura in diretta del filo dei suoi pensieri). Nell'e-same dei casi e nella messa in rilievo del-l'importanza del sesso e di una comuni-cazione costante fra i partner, Piccinino mette a punto un prontuario delle caratte-ristiche dell'amore limpido, dall'autenti-cità all'intimità, fino all'accettazione del-l'altro così com'è. L'idea di fondo è che l'amore che proviamo non si esaurisce mai, continua a costituire un terreno ferti-le da cui possono germogliare nuove

re-lazioni, mentre nulla è più deleterio delia disabitudine affettiva e relazionale. Il testo è ricco di argomentazioni e di esempi e raccoglie anche una notevole scelta di poesie amorose, alcune famose, altre meno, ma sempre ben armonizzate con gli argomenti trattati e fonte di piacere e di riflessione. Era gli altri scrive Denise Levertov: "Che il nostro amore sia neces-sario, / possa accettare l'assenza. E l'i-gnoto".

MONICA BARDI

menti con i ratti alle lapidarie sentenze di La Rochefoucauld, chiamando a raccolta Margareth Mead e Umberto Galimberti, Marcel Loucault e Sex and the City. Un'o-perazione, a ben vedere, che non ha co-me obiettivo la

ri-cerca di "un'ultima parola" sull'argo-mento: cosa che può apparire ra-gionevole, di fron-te alla portata uni-versale delle sud-dette questioni. Ed è forse per questo che non ci vengo-no regalati approdi né risposte, nep-pure parziali, a le-nimento dei nostri disordini emotivi,

ma piuttosto un nutrito ventaglio di cita-zioni ben scelte. Londamentali per ridar vita alle conversazioni languenti dei no-stri salotti, magari un po' meno per chi è alia ricerca di qualche coordinata (ma davvero ne esistono?) per affrontare con rinnovato coraggio gli inciampi della vita di coppia. Oppure, ostinandosi a spera-re, il prossimo innamoramento.

GAIA SALVADORI

Richard David Precht, AMORE. UN

SENTI-MENTO DISORDINATO, ed. orig 2009, trad dal tedesco di Lucia Ferrantini, pp. 376, €18, Garzanti, Milano 2010

Di fronte agli insondabili abissi dell'u-mano sentire, c'è ancora chi non si perde d'animo e prova una volta di più a circo-scrivere il terreno sdrucciolevole e prolifi-co di un tema che da sempre non ac-cenna a perdere di attrattiva per ogni in-dividuo in età adulta, indipendentemente dal censo, dalla cultura, dalla zona geo-grafica di provenienza. Richard Precht, autore che in patria vende milioni di co-pie con l'indiscusso merito di "far appas-sionare la gente alla filosofia" ("L'Espres-so"), disseziona sistematicamente il con-cetto di amore: è una questione neurolo-gica, chimica o culturale? In che relazio-ne stanno l'ideale romantico e le leggi del desiderio? Come sono cambiate le no-stre aspettative verso il matrimonio negli ultimi cinquant'anni? In che modo il per-seguimento della stabilità incide sul po-tenziale erotico? Il campo d'indagine non può che risultare caleidoscopico; di fron-te a questi e numerosissimi altri infron-terro- interro-gativi Precht oppone, smonta e avalla teorie sociologiche, ipotesi antropologi-che, curiosità scientifiche: dagli

esperi-Giulia Blasi, NUDO D'UOMO CON CALZINO E

ALTRE IMPERDONABILI GAFFE DEL MASCHIO SOTTO (E SOPRA) LE LENZUOLA, pp. 172, € 14,

Einaudi, Torino 2009

Sesso, argomento vocatamente a tinte forti, statutariamente universale, economi-camente fruttifero. Quando se ne scrive, tende agli estremi: sublime, patologico, ar-tistico, criminale, d'alta scuola, traumatico, vitale, devastante. Il sesso però non si si-tua solo ai vertici, nel bene e nel male,

del-IDEI LIBRI DEL M E S E |

Omero, Ovidio, Claudiano, Marino, Goethe, Swinburne, Tennyson, Ritsos. PERSEFONE.

VARIAZIONI SUL MITO, a cura di Roberto Dei-dier, pp. 198, €8,50, Marsilio, Venezia 2010

Una ragazza gioca, con qualche amica, a immaginarsi donna. D'improvviso, lo zio ma-temo la stringe in un abbraccio violento, che la getta tra le gioie e i dolori dell'età adulta. Questa scena è all'origine di un concetto che affascina da sempre scrittori, filosofi, sociologi e urbanisti: l'idea della soglia, del confine. Molti hanno scritto di quella terra di nessuno che i latini chiamavano limen e i postmoderni entre-deux, luogo di passag-gio dove la differenza tra realtà e finzione sfuma e svanisce. Ma, come mostrano le Variazioni sul mito sapientemente raccolte e a volte tradotte da Roberto Deidier, sono stati numerosi anche i poeti che, dall'anti-chità al nostri giorni, hanno affrontato diret-tamente quella scena primaria, ben radica-ta nell'inconscio collettivo, che racchiude in un racconto mitico il desiderio e la paura del limite. Giacché fu la sapienza greca a con-densare quest'arcano appello nel mito di Persefone, Deidier ha scelto, con un'ele-gante Ringcomposition, di aprire e chiudere la raccolta con i versi greci dell inno a De-metra e della Persefone di Ghiannis Ritsos. Tra queste due voci, rileggiamo la vicenda di Persefone negli accenti latini di Ovidio e Claudiano, modelli del giardino barocco cantato da Marino, dell'innovativo "mono-dramma" di Goethe e delle livide terre infer-nali dei vittoriani Swinburne e Tennyson. Se nel passare dei secoli il mito di Proserpina perde il valore religioso che aveva per i gre-ci, diventa però un'allegoria ricca di implica-zioni estetiche e psicologiche. Sprofonda-mento nell'inconscio e inevitabile passaggio dall'infanzia alla maturità per la psicoanalisi, la violenza di Ade è divenuta simbolo del-l'arte stessa (poesia, pittura e teatro), capa-ce con un gesto di unire il visibile e l'invisi-bile e far trapelare, dalle fessure del reale, un soffio di oscurità.

STEFANO MORETTI

ti relative agli scontri periodici tra Eretria e Calcide per la pianura di Lelanto, a quelli tra Argo e Sparta per la Tireatide, insieme ad al-tri episodi leggendari e a remoti conflitti di varia natura tra le città greche, permettono alto studioso di individuare l'antico contesto rituale e religioso in cui questi avvenimenti poterono essere inseriti e sviluppati. La ric-chezza principale degli Interventi qui riuniti consiste nel fatto che l'autore, "proprio per-ché (...) proviene da un altro campo, può forse scorgere (...) qualche aspetto e pro-blema su cui agli specialisti del mondo gre-co, fin troppo familiari con l'argomento, non facilmente viene in mente di soffermarsi". L'efficacia di questo sguardo dall'esterno, proprio dello storico delle religioni, permette di gettare nuova luce su significativi feno-meni storici e culturali della Grecia arcaica e classica; inoltre, grazie al peculiare metodo d'indagine, come afferma Brelich stesso, "più delle timide e prudenti interpretazioni accennate nella pagine conclusive, contano i singoli capitoli", in cui sono riuniti fatti che non erano mai stati accostati e confrontati.

AMEDEO A. RASCHIERI

Angelo Brelich, TEATRI DI GUERRE, AGONI,

CULTI NELLA GRECIA ANTICA, a cura di Ema-nuele Dettori, prefaz. di Maria Grazia Bonan-no, pp. 220, € 18, Editori Riuniti, Roma 2009

Il volume raccoglie e rimette opportuna-mente in circolazione alcuni scritti di Angelo Brelich (Budapest 1913 - Roma 1977, suc-cessore di Raffaele Pettazzoni sulla cattedra romana di storia delle religioni) che trattano fenomeni di dimensione agonale. Alcuni brevi interventi hanno come oggetto il teatro ateniese, e in particolare i concorsi dram-matici, in rapporto con la religiosità e l'edu-cazione, mentre la maggior parte delle pa-gine è occupata da una monografia che, come recita il titolo, riguarda Guerre, agoni e culti nella Grecia arcaica. L'analisi delle

fon-a sé nei secoli scrittori come Virgilio, Ovidio, Dante e Shakespeare. Un'ottima premessa al testo sui problemi di datazione, sulle rela-zioni con altri drammi relativi al medesimo tema tragico e sulle imitazioni realizzate dai poeti comici, una ricca sezione di giudizi critici oculatamente scelti e un'ampia biblio-grafia corredano un'edizione alla quale, an-che grazie all'ottimo apparato di note espli-cative a piè di pagina, non si può non au-gurare il successo che merita sia tra gli stu-denti sia tra gli studiosi e le persone colte.

ANDREA BALBO

Euripide, ECUBA a cura di Luigi Battezzato,

pp. 304, testo greco a fronte, € 8,80, Rizzoli, Milano 2010

"L'Ecuba è stata considerata una trage-dia anomala ed esemplare. Esemplare per la vendetta della protagonista (...) anomala perché divisa in due parti". Così Luigi Bat-tezzato, professore di letteratura greca presso l'Università del Piemonte Orientale e specialista della tragedia di età classica, sintetizza la complessità di una delle opere euripidee più lette sia nella tarda antichità sia in età bizantina. La sua edizione è assai pregevole, grazie anche a una traduzione limpida e molto elegante, capace di rende-re con grande efficacia il pathos di un testo difficile. Il volume, infatti, conferma la positi-va tradizione recente della "Bur", le cui edi-zioni raggiungono spesso livelli qualitativi assai elevati e forniscono a un prezzo mol-to accessibile uno strumenmol-to di studio di al-to livello. Il volume di Battezzaal-to riproduce il testo oxoniense di James Diggle nell'edizio-ne 1987 con le correzioni apportate nell'edizio-nel 1994, distaccandosene persuasivamente in ventiquattro punti, illustrati con sintesi e chiarezza anglosassone. Per nulla sintetica, invece (e molto opportunamente, in quanto ricchissima di dati), è l'ampia introduzione, che focalizza l'attenzione del lettore sui pro-blemi giuridici dell'opera: la colpa, la puni-zione, ia vendetta, la giustizia, analizzando con finezza e precisione le metafore dello scambio e della compensazione applicate alla catena delle punizioni che contraddi-stingue la tragedia, temi tortissimi e univer-sali, capaci di richiamare l'interesse dei contemporanei, proprio come la complessa figura della sventurata regina di Troia attirò

Sofocle, EDIPO RE, a cura di Massimo Stella, pp. 324,€ 19, Carocci, Roma 2010

Uscito in una recente collana dedicata dall'editore Carocci ai "Classici", che comprende per il momento tre opere tea-trali e la Poetica aristotelica, il volume pro-pone la tragedia forse più nota e sovrain-terpretata della grecità. Si apre con un'in-troduzione ampia, ma non dispersiva, che orienta il lettore su questioni fondamentali quali i modi in cui si dipana il racconto ne-gli interventi dei vari personaggi (il silen-zio e l'accusa di Tiresia, la reticenza di Creonte, il sintetico resoconto di Gioca-sta, le parole sincere, pur limitate dalla mancata conoscenza degli altri tasselli della storia, di Edipo), i rapporti fra mito e politica e fra teatro e vita della polis de-mocratica, il sacro e la sua comunicazio-ne. Precede la traduzione una nota al te-sto che offre una breve panoramica sui precedenti mitici della tragedia sofoclea, sulle ipotesi relative alla datazione, sulla tradizione manoscritta e sulle scelte stuali compiute dal curatore rispetto al te-sto edito da Alphonse Dain per la collana parigina "Les Belles Lettres"; pur ceden-do in qualche occasione a espressioni colloquiali non sempre consone al tono dell'originale, le scelte operate da Massi-mo Stella sono nel contempo attente ai te-sto sofocleo e fruibili da ogni lettore che vi si possa accostare, li commento si muove con equilibrio sapiente tra questioni te-stuali, linguistiche e drammaturgiche. Chiudono il volume un'ampia e aggiorna-ta bibliografia e l'appendice metrica.

PAOLA DOLCETTI

dell'Asia. Invano i vecchi Cadmo e Tiresia invitano Penteo ad accogliere con opportu-nismo politico e religioso il nuovo dio, gloria per la sua stessa stirpe; il re, sospettando turpi infamie nelle donne di Tebe che sui monti celebrano i riti dionisiaci, cede invece alle sue stesse pulsioni e alle lusinghe dello Straniero. Si reca cosi sul Citerone in vesti femminili a spiare, spettatore insipiente e ignara vittima sacrificale, i gesti di sua ma-dre Agave; costei, invasata dal dio, dilania senza riconoscerlo il proprio figlio e ne ri-porta il capo a Tebe come macabro trofeo. Composto da Euripide alla corte di Arche-lao in Macedonia e rappresentato postumo ad Atene, il dramma fa presentire al pubbli-co il definitivo tramonto della polis per anto-nomasia nel crollo senza riscatto della dina-stia di Tebe. Davvero pregevole la traduzio-ne di Davide Susatraduzio-netti, sensibile alla resa drammaturgica dell'opera, e ancora più sti-molanti le ricchissime note di commento a fondo testo, particolarmente attente a co-gliere i molteplici volti del dionisismo.

ELISABETTA BERARDI

Euripide, BACCANTI, a cura di Davide Susa-netti, pp. 304, € 18, Carocci, Roma 2010

Dionisio è il dio della tragedia, e non po-trebbe esserlo di più di quanto lo sia nelle Baccanti, autore, attore e regista del dram-ma che lo vede giungere a Tebe deciso al-la vendetta, offeso come dio e come paren-te dal troppo giovane re Penparen-teo, Dionisio entra in scena nelle vesti di un bellissimo Straniero alla guida di un coro di Baccanti

Alberto Camerotto, FARE GU EROI. LE STORIE,

LE IMPRESE, LE VIRTÙ: COMPOSIZIONE E RAC-CONTO NELL'EPICA GRECA ARCAICA, pp. 260,

€ 23, Il Poligrafo, Padova 2009

La comprensione di un oggetto culturale complesso necessita delle parole adatte per descriverlo e studiarlo. Il volume di Al-berto Camerotto, attraverso un'articolata analisi e una puntuale esemplificazione, contribuisce a delineare e sistematizzare un lessico aggiornato ed efficace per la lettura critica dei poemi omerici, cioè per lo studio dei mezzi tradizionali utilizzati dai cantore antico per "fare gli eroi". I primi tre capitoli sono dedicati alla definizione degli stru-menti per la composizione orale, con l'ana-lisi del rapporto tra saga eroica, trame tradi-zionali e singole occasioni di canto, per giungere poi alla verifica del toro funziona-mento (attraverso l'articolazione in temi e motivi) in relazione alla figura degli eroi con la considerazione del complesso tema

del-aristia (il primeggiare di un singolo eroe al-l'interno della battaglia) e con un approfon-dimento sui significati tematici degli epiteti tradizionali, a partire dall'esempio di Ettore in confronto con il dio Ares. I rimanenti ca-pitoli costituiscono delle applicazioni e degli approfondimenti rispetto ai primi; in partico-lare hanno per oggetto l'uso della similitudi-ne naturalistica tra eroe e cinghiale, il tema del nostos (il ritorno dalla guerra), il proble-ma dei segni e della comunicazione nel mondo degli dei e degli eroi. Lo studio per-mette così di valutare sempre meglio come nell'epica arcaica non si trovino soltanto i materiali fondamentali per la tradizione nar-rativa occidentale, ma anche gli schemi fondativi della sua articolazione espressiva.

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Maurizio Bettini e Cristiana Franco, IL MITO DI CIRCE.

IMMAGINI E RACCONTI DALLA GRECIA A OGGI, pp. 402, €28, Einaudi, Torino 2010

Licia Ferro e Maria Monteleone, M i n ROMANI. IL

RAC-CONTO, con un saggio di Maurizio Bettini, pp. 425, € 14, Einaudi, Torino 2010

Maurizio Bettini è noto per l'applicazione degli stru-menti critici propri dell'antropologia alla letteratura lati-na e, più in senso lato, alla civiltà romalati-na, con risultati sempre interessanti e prospettive inedite. Un'altra carat-teristica della produzione recente di Bettini è quella di es-sere svolta spesso in collaborazione con altri studiosi con intenti espliciti di polifonia, cioè lasciando intenzional-mente la variatio di stile implicita nelle differenti perso-nalità senza ricercare un comune denominatore stilistico, come di solito accade nei lavori a quattro mani.

Nel volume sul mito di Circe pubblicato nella collana ei-naudiana "Mythologica", solo le prime venti pagine sono occupate da un racconto di Bettini, Il racconto di Circe, in

cui Telemaco e Penelope esaudiscono il voto fatto a Tele-gono di portare l'urna contenente le sue ceneri nell'isola di Circe; nell'isola avranno l'occasione di riflettere sui rac-conti fatti loro da Odisseo e nell'isola ne rivivranno in par-te l'avventura. Il resto del volume, a cura di Cristiana Franco, svolge un'analisi esaustiva del mito di Circe, che forse più di ogni altro mito merita l'epiteto di "finzione poetica" con cui il mondo postclassico liquidava la classi-cità pagana. Se Odisseo è per natura mentitore, il mito di Circe è quello in cui è più d i f f i c i l e districare la "realtà", sia pure all'interno di un universo narrativo, dalla menzogna, nella consapevolezza che già gli antichi dubitavano della verità di Omero. Dal saggio, il mito di Circe, coacervo di sapienza folklorica, indeterminatezza geografica, misteri animali e botanici (si pensi alla questione dell'erba moly), emerge in tutta la sua complessità, non solo in Omero, ma attraverso le sue innumerevoli evoluzioni nell'Occidente latino e nell'Oriente classico prima e bizantino poi. Cri-stiana Franco scrive in modo assai piacevole; lo studioso che necessiti riferimenti bibliografici puntuali li troverà in

un apparato di note che occupa una cinqiuintina di pagine. Piuttosto diversa, direi speculare, è la struttura di Miti ro-mani Anche in questo caso Bettini si riserva come guest star le prime venti pagine del volume, numerate separata-mente, ma questa volta sceglie la strada del saggio scientifi-co, con un contributo dal titolo Racconti romani "che sono lili'u . Lili'u è un termine melanesiano per indicare raccon-ti tradizionali che un villaggio riconosce come fondanraccon-ti (e il riconoscimento deriva tautologicamente dal fatto che sono per tradizione ritenuti lili'u), definizione assai simile a quel-la di mito, quel-la cui terminologia greca e quel-latina viene ampia-mente discussa. Licia Ferro e Maria Monteleone, cui spetta la redazione del volume, scelgono invece la strada della nar-razione, usando le acquisizioni della storia romana, della let-teratura latina, dell'antropologia, dell'archeologia e in gene-rale dell'antichistica per comporre una serie di racconti sto-rici esemplari, che fanno in un certo senso rivivere i mores

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