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VALUTARE IL PUNTO DI PARTENZA DEI SOGGETTI A LIVELLO PSICO-MOTORIO;

5.1.2 LO SCREENING MOTORIO

Vengono proposti test di natura motoria ai soggetti trattati al fine di valutare il loro punto di partenza prima dell’inizio del protocollo, e capire se sia necessario prima un intervento esclusivo del fisioterapista o se iniziare già a coadiuvare i due interventi differenti e associarli alle figure mediche di riferimento; analizzati i sintomi principali della patologia possono essere somministrate della valutazioni specifiche che valutino le funzioni maggiormente compromesse dal MdP:

6 MIN. WALKING TEST SENSIBILIZZATO: al soggetto viene chiesto di camminare ad un ritmo da lui scelto per valutare la tempistica di insorgenza della fatica ed altre problematiche; la necessità di applicare questo test deriva non solo dalla necessaria valutazione della dinamica di passo, molto compromessa dal MdP, e

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dall’atteggiamento posturale camptocormico tipico della patologia, nel quale rientra la FESTINAZIONE, ossia l’inseguimento verso l’avanti del proprio baricentro e quindi una dinamica ancora più errata di camminata e una maggiore possibilità di incorrere in cadute e essere soggetti a eventi traumatici. Tuttavia il MdP, come specificato precedentemente, ha come conseguenza un errato metabolismo ossidativo, causante un’insorgenza precoce della fatica, e fenomeni più o meno gravi e frequenti di freezing, quindi non verranno chiesti 6 minuti di camminata interrotta, bensì una tempistica minore; sarebbe utile anche, per una valutazione completa e accurata, l’applicazione e l’utilizzo di un sensore di camminata: la sua utilità deriva dal fatto che, avendo a che fare con atteggiamenti posturali errati e insorgenza precoce di fatica muscolare, è possibile valutare nel tempo tramite strumentazione eventuali modificazioni date dallo sforzo in corso che vanno a incidere sulla frequenza e sulla velocità del passo, ma anche sul baricentro, e capire altre eventuali problematiche articolari o di lunghezza di arti con l’utilizzo di una pedana baropodostabilometrica se presente.

TEST DI MINGAZZINI SENSIBILIZZATO: si tratta di una manovra semeiologica applicata per valutare eventuale paresi o semplice ipertono degli arti superiori; al soggetto viene chiesto di stare in posizione eretta ad occhi aperti (in quello standard si sta a occhi chiusi) e tenere le braccia completamente estese con angolo di 90° rispetto al tronco, con dita completamente estese ed aperte e palmi delle mani verso il pavimento; il test è NEGATIVO se riesce a mantenere la posizione per almeno 45 , altrimenti se nell’intervallo 0-45 un arto cade improvvisamente o si comincia ad avere una flessione progressiva dell’avambraccio sul braccio, la manovra deve considerarsi POSITIVA. Se il soggetto lamenta deficit di forza il test è da considerarsi negativo, e può essere maggiormente sensibilizzato indirizzando i palmi verso l’alto.

Gli occhi rimangono aperti perché il soggetto è, a causa della condizione camptocormica, maggiormente soggetto a cadute, e con baricentro spostato e

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quindi eliminare input/output visivi significa aumentare, pur fornendo sussidi e sostegni, l’incidenza di eventi traumatici e rischiare anche di falsare il risultato del test a causa della paura e della condizione psicologica precaria del soggetto trattato. Altra via di sensibilizzazione del test è la diminuzione del tempo di mantenimento della posizione da 45 a 30 secondi.

(FIG. 5.1.2.1 positività arti superiori MINGAZZINI)

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TEST DI ROMBERG: valuta lo stato di equilibrio e propriocettivo del soggetto mediante ondulazioni del baricentro durante la stazione eretta ad occhi aperti e poi ad occhi chiusi; il test è da considerarsi positivo se, privato degli stimoli visivi, il soggetto tende all’instabilità e alla caduta: parliamo di ATASSIA VESTIBOLARE.

(FIG. 5.1.2.3 TEST DI ROMBERG)

MARCIA DI FUKUDA ASSISTITA: si tratta di una marcia effettuata sul posto ad occhi chiusi con le braccia protese verso l’avanti; il test è da ritenersi positivo se durante la marcia il soggetto tende ad andare verso un lato, dimostrando una predominanza di un lato rispetto all’altro; per il MdP può essere utile per capire quale emilato possa essere maggiormente interessato dal tremore e con che intensità nel tempo;

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CHAIR STAND TEST: il soggetto, per una durata di 30 secondi, deve alzarsi più volte da una sedia senza ausilio dei braccioli; questo test mira a valutare la forza degli arti inferiori nell’affrontare un’azione della vita quotidiana, adattabile poi ad altre come salire e scendere le scale. Essendo valutata la forza, può essere utile un dinamometro per avere valori numerici e per verificare dopo il primo periodo riabilitativo se sono stati ottenuti miglioramenti o no;

(FIG. 5.1.2.4 esecuzione CHAIR STAND TEST)

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TEST DI TINETTI DELL EQUILBRIO: valuta la capacità di equilibrio e di cammino dei soggetti; è composta di due parti, una inerente all’equilibrio e una all’andatura, e ciascuna ha il suo range di punteggio (0-16 per l’equilibrio, 0-12 per l’andatura). E’ importante perché molto precisa e quindi può fungere da indicatore per il rischio cadute dei soggetti a cui viene sottoposto questo test.

I soggetti possono raggiungere un punteggio da 0 a 28 il quale ci permette di capire il grado di stabilità e di locomozione dei soggetti.

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A questi screening effettuati si aggiunge un esame morfologico e funzionale per valutare al meglio le caratteristiche psico-fisiche dei soggetti e vedere i vari deficit dell’apparato locomotore non patologico-dipendenti.

Una volta ottenute le varie informazioni le persone potranno essere suddivise nei 2 gruppi precedentemente ipotizzati, uno a cui verranno sottoposti anche i CUES SENSORIALI, l’altro a cui sarà sottoposto solo il protocollo di attività motoria adattata, ipotizzando un periodo minimo di 8 settimane per indurre i primi adattamenti.

Dopo questi 2 mesi si può incrociare invertendo i protocolli da somministrare per un periodo di 6 settimane e verificare se effettivamente modificare l’ambiente nelle fonti sensoriale che propone può incentivare i miglioramenti dati dall’esercizio fisico e renderlo partecipe del contesto in cui vive, anche a livello di interazione sociale.

5.2 L’ATTIVITA’ MOTORIA ADATTATA

Avendo a che fare con una patologia cronico-degenerativa, lo scopo dell’attività fisica da prescrivere è quello di far fronte a tale malattia e di rallentare il declino sia cognitivo sia motorio; saranno diversi gli aspetti da trattare e quindi molti gli esercizi da proporre, pur tenendo presente che l’intensità dell’esercizio è di livello aerobico (non oltre il 55% del VO2 max dei soggetti) con una frequenza minima di 3 volte settimanali affinché il lavoro svolto sia efficace; sarà importante il ripristino della propriocezione e dell’equilibrio, contrastare l’atteggiamento camptocormico, con le sue conseguenze, e allenare il parametro FORZA RESISTENTE per dare a questi soggetti più possibilità di avere quanta più autonomia possibile.

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A questi obiettivi sarà affiancato anche un lavoro di rinforzo addominale ed un lavoro di ginnastica respiratoria intrinseca (GRI), con lo scopo di mantenere un’ottima core stability e affrontare quanto più preparati possibili l’insorgenza precoce della fatica e migliorare il loro metabolismo ossidativo.

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