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CAPITOLO 2: I CASE STUDY DI CSRC

2.2. Il metodo di ricerca “case study”

2.2.3. Scrivere un case study

Il ricercatore che è intenzionato a realizzare un case study deve prendere in considerazione numerose problematiche prima e durante la costruzione dell’analisi. Di seguito sono riportate le sfide che dovrà affrontare.

a) La progettazione

Il primo passo per scrivere un case study è pianificare il progetto di ricerca, ovvero strutturare un piano che permetta di risolvere i quesiti posti all’inizio del processo, arrivando ad una serie

35 di conclusioni attraverso il reperimento e l’analisi dei dati. Un progetto di ricerca di un case study è composto da cinque fasi:

1. le problematiche oggetto di studio: determinano la forma del problema da studiare; 2. le proposizioni teoriche oggetto di studio: prevedono lo sviluppo di una teoria prima del

reperimento dei dati, focalizzano l’attenzione sui temi teorici da esaminare e sulle ipotesi fatte;

3. le unità di analisi: rappresentano il fenomeno da indagare, ad esempio decisioni aziendali o cambiamenti organizzativi. Scegliere adeguatamente le unità di analisi dipende dall’aver individuato in modo corretto le problematiche oggetto della ricerca. Una volta stabilito l’oggetto del caso è necessario definire l’ambito delle unità, come distinguere il soggetto dello studio dal suo contesto e i limiti temporali entro cui circoscrivere l’analisi;

4. il collegamento logico dei dati alle proposizioni progettuali: è il processo successivo alla raccolta dei dati rispetto alla loro elaborazione;

5. i criteri di interpretazione dei risultati: metodo attraverso cui arrivare a delle conclusioni.

Perciò i case study hanno come carattere distintivo il fatto che nella fase della progettazione venga sviluppata una teoria da verificare. Questo è un punto critico, in quanto per sviluppare un impianto teorico occorre impiegare tempo ed energie. In alcuni casi la letteratura esistente può essere d’aiuto, fornendo una panoramica sullo studio che bisogna effettuare. Lo sviluppo di una teoria, oltre a facilitare il momento della raccolta dei dati dando un chiaro obiettivo al ricercatore, è il mezzo necessario per la successiva generalizzazione dei risultati del caso. Nell’ambito del case study infatti si parla di generalizzazione analitica, che si contrappone a quella statistica e che dimostra la riproducibilità della teoria quando due o più casi la supportano.

Al momento della progettazione il ricercatore deve porsi l’interrogativo su quale sia la sua volontà: condurre un case study singolo o multiplo.

La scelta del caso singolo è giustificata quando rappresenta il caso critico per verificare, confermare ed estendere la teoria di fondo oppure quando identifica il caso unico, raro e presente solamente in alcune casistiche. Inoltre il ricercatore potrebbe trovarsi di fronte ad un caso rivelatore, ovvero un fenomeno fino a quel momento inaccessibile.

I case study singoli vengono suddivisi in due categorie a seconda della definizione dell’unità di analisi: i case study olistici e quelli integrati. Infatti uno stesso studio può comprendere più

36 unità di analisi e questo si verifica se si considerano delle sottounità: ciò è quello che viene definito un progetto di case study integrato. Perciò il caso olistico è vantaggioso quando non sono presenti sottounità logicamente connesse all’oggetto di studio e quando non si vuole perdere il focus sull’unità di analisi da analizzare.

L’alternativa al case study singolo è espressa da uno studio che include più di un caso unico e si dice multiplo. Alcuni studiosi, tra cui Herriott e Firestone (1983), ritengono che i casi multipli producano prove più attendibili e che quindi l’intero studio sia più rigoroso. Tuttavia elaborare un caso multiplo richiede un impiego di tempo e di risorse superiori rispetto ad uno singolo; perciò la scelta fra le due tipologie dipende dallo specifico obiettivo dell’indagine che il ricercatore si prefigge di svolgere. Ogni caso deve essere selezionato in base al fatto che apporti gli stessi risultati degli altri o che produca soluzioni differenti, ma esse erano state previste per un motivo specifico già noto al ricercatore. Nella realizzazione di un multiple case study ciascun caso deve essere considerato come a sé stante, per poi unificare i risultati in una relazione di riepilogo. E’ opportuno che ogni caso indichi se e come abbia dimostrato l’ipotesi di base; unendo le rispettive conclusioni occorre analizzare se la ripetizione ha avuto luogo e i motivi per cui il ricercatore si aspettava questi risultati. Anche nei casi multipli il ricercatore può imbattersi nel problema del caso olistico o integrato, ma ciò dipende dal fenomeno oggetto di studio e prevede le stesse caratteristiche del case study singolo.

b) La raccolta dei dati

L’attività di raccolta dati è un procedimento complesso che se non svolto con la dovuta attenzione può mettere a rischio tutto il lavoro precedente di progettazione e di definizione del problema. Al ricercatore è richiesto di avere particolari abilità, di attuare un procedimento di addestramento su come costruire un case study, creare un protocollo per la ricerca e condurre un caso pilota. Ognuno di questi elementi è necessario per far sì che lo studio del caso risulti di buona qualità.

Alcuni studiosi reputano questa metodologia più facile di altre e la scelgono in base a questa motivazione, ciò è un pregiudizio errato in quanto le procedure di raccolta non sono ripetitive, ma dipendono ogni volta dal fenomeno oggetto di studio. Al ricercatore è richiesto un livello di esperienza tale da scoprire il collegamento fra riferimenti teorici e i dati raccolti. Per cui le competenze necessarie sono: la capacità di porsi le domande giuste e saperle interpretare, saper ascoltare senza preconcetti, essere flessibili e considerare le novità come opportunità, non farsi condizionare dalla teoria elaborata e avere una conoscenza approfondita dell’oggetto di studio, così da individuare quali informazioni debbano essere inserite e quali scartate. In

37 mancanza di questa profonda competenza, il ricercatore può cadere in errore: infatti questo tipo di ricerca non è una mera “registrazione” automatica di informazioni. Al contrario nel cumulo di dati occorre scovare quelli che possono verificare o contraddire la teoria di riferimento.

La preparazione alla raccolta dei dati ha inizio con la definizione del problema e con la determinazione degli obiettivi della ricerca, quindi con il progetto del case study. L’addestramento contempla un confronto socratico, un dialogo fra i ricercatori o una riflessione individuale tramite cui rispondere a quelle domande fondamentali come il motivo per cui si sta svolgendo quella specifica ricerca, quali evidenze si stiano cercando e cosa sia da considerare a favore o contro la teoria iniziale.

Altro punto focale è la realizzazione di un protocollo, il quale indirizza il ricercatore verso lo sviluppo ottimale della ricerca ed è finalizzato all’aumento dell’affidabilità della stessa. Lo scheletro del protocollo comprende alcuni elementi:

- descrizione generale del progetto di ricerca: include gli obiettivi da raggiungere, i testi da consultare e i problemi che si dovranno affrontare;

- procedure sul campo: è il ricercatore che deve sapersi adeguare al contesto da indagare e non viceversa, ad esempio nel condurre un’intervista o un questionario occorre inserire considerazioni relative al vissuto reale e comportarsi come un osservatore, tenendo un comportamento appropriato e seguendo linee guida. Quindi viene stilata una lista di procedure che facilitino il lavoro del ricercatore e ne riducano le tempistiche;

- domande del case study: rappresentano i promemoria delle informazioni che devono essere recuperate e individuano le possibili fonti da cui ricavarle;

- guida alla relazione: schematizza gli argomenti da affrontare nella relazione e quindi stabilisce cosa è necessario per scriverla sia dal punto di vista del format da utilizzare, sia da quello dei documenti necessari.

Infine si consiglia di attuare uno studio pilota con lo scopo di evidenziare le problematiche che dovranno essere affrontate in modo da saperle gestire e facilitarne la risoluzione. In alcuni casi nella scelta del caso pilota influiscono aspetti come la vicinanza geografica, la facilità ad accedere alle informazioni cosicché il ricercatore si prepari alle difficoltà future.

A livello operativo i dati possono derivare da fonti diverse, le più significative sono: i documenti, i dati d’archivio, le interviste, l’osservazione diretta, l’osservazione partecipante e gli oggetti fisici. Essendo esse complementari, per la buona riuscita della ricerca è consigliato l’uso integrato di questi strumenti.

38 La documentazione include le informazioni derivanti da lettere, resoconti di incontri, rapporti scritti di eventi e iniziative, documenti amministrativi, siti web, articoli presenti sui mass media. Si potrebbero ritenere oggettivi, ma per essere considerati tali devono essere confermati da ulteriori ricerche e fonti esterne al fenomeno oggetto di studio. Infatti è necessario tenere a mente che ogni documento ha come obiettivo la comunicazione ad una parte terza, interna o esterna, con finalità specifiche. Perciò i documenti sono utili per confermare e aggiungere informazioni desunte da altre fonti o come indizi che devono essere accertati. Tuttavia ricoprono grande rilevanza in ogni raccolta, infatti non si può prescindere dalla consultazione delle banche dati, delle biblioteche, delle organizzazioni prese in considerazione.

I dati d’archivio comprendono i verbali di servizio, che esprimono il numero di clienti raggiunti in un arco temporale, i verbali organizzativi ovvero i bilanci e i prospetti dell’organizzazione, le mappe delle caratteristiche geografiche del luogo, gli atti ufficiali e i verbali personali contenenti diari, elenchi telefonici. L’importanza della suddetta fonte dipende dal singolo studio di caso: per alcuni sono fondamentali, per altri irrilevanti.

Le interviste sono essenziali nel metodo case study ed in particolare quelle più adatte sono le interviste in profondità semi-strutturate, dove il rispondente è libero di raccontare i fatti ed esprimere la propria opinione fluentemente. L’intervista assume un ruolo chiave quando chi partecipa porta a conoscenza il ricercatore di nuove informazioni o di fonti che possono confermare le sue dichiarazioni. Un altro tipo di intervista utilizzata è quella focalizzata su un certo argomento, dove si risponde a domande ordinate secondo un criterio logico. Questa tipologia ha come scopo la verifica di informazioni precedentemente raccolte dal ricercatore. Esempi di osservazione diretta sono la visita del sito, virtuale o reale, dell’oggetto di studio. Toccando con mano il fenomeno da indagare si possono osservare comportamenti o condizioni ambientali che in altro modo non sarebbero stati individuati e che possono fornire ulteriori elementi alla formazione del case study. Per avvalorare le prove derivanti da questa pratica, è buona norma avere più osservatori in modo da eliminare la soggettività nella rilevazione.

Diversamente dall’osservazione diretta, l’osservazione partecipante prevede che il ricercatore sia coinvolto in prima persona e che quindi non ricopra un ruolo passivo. Per questo motivo l’osservazione partecipante è più difficile da mettere in pratica, ma ha il vantaggio di poter rilevare informazioni altrimenti inarrivabili. Tuttavia scegliendo di utilizzare questa fonte il

39 ricercatore può perdere il distacco necessario e prendere posizione, oltre a non avere una panoramica oggettiva su ciò che lo circonda.

A conclusione gli oggetti fisici costituiscono una fonte di evidenze tangibili; d’altra parte questa è la fonte meno rilevante tra quelle sopra menzionate, in quanto di difficile raccolta o adatta soltanto a determinati fenomeni. Nello specifico la raccolta di oggetti fisici è particolarmente apprezzata nella ricerca antropologica.

E’ possibile riassumere i punti di forza e i punti di debolezza di ciascuna fonte grazie alla seguente tabella.

Tabella 5: Punti di forza e punti di debolezza delle sei fonti di raccolta

Fonte Punti di forza Punti di debolezza

Documentazione  stabile (può essere rivisto più volte)

 equilibrata (non prodotta come risultato di un case study)  esatta (contiene nomi precisi,

riferimenti e dettagli)  completa (lungo arco di

tempo, molti eventi e situazioni)

 recuperabilità (può essere bassa)

 selettività alterata se la raccolta dei dati è incompleta  riferire pregiudizi dell’autore  accesso (può essere bloccato

deliberatamente)

Dati d’archivio  (come per la documentazione)

 preciso e quantitativo  (come per la documentazione)  accessibilità dovuta a ragioni di riservatezza

Interviste  finalizzate (si focalizzano direttamente sull’oggetto del case study)

 significativa (forniscono le relazioni causali rilevate)

 pregiudizio dovuto a quesiti poco elaborati

 pregiudizio di risposta  inesattezza dovuta alla

memoria

 riflessione (della persona intervistata che cerca di rispondere ciò che

l’interlocutore vuole ascoltare)

Osservazione diretta

 realtà (implica eventi in tempo reale)

 contestuale (implica il contesto degli eventi)

 spreco di tempo

 selettività (in assenza di completezza)

 riflessione (l’evento può procedere in maniera diversa perché in corso)

40 l’osservatore)

Osservazione partecipante

 (come per le osservazioni dirette)

 intuitiva per comportamenti e motivazioni interpersonali

 (come per le osservazioni dirette)

 pregiudizio dovuto alla manipolazione degli eventi da parte del ricercatore

Oggetti fisici  significativi per caratteristiche culturali

 significativi per operazioni tecniche

 selettività  disponibilità

Fonte: Yin, R., (2003), “Case Study Research, Design and Methods”, pag. 86

Nella sua opera Yin indica alcune linee guida al fine di ottimizzare i benefici attribuiti a ciascuna fonte. Come prima indicazione si consiglia di non affidarsi ad una sola fonte, quella che il ricercatore ritiene più appropriata, ma di utilizzare molteplici fonti che apportino punti di vista diversi: ad esempio l’aspetto comportamentale delle osservazioni unito a quello storico degli archivi e dei documenti e così via. Un’ulteriore indicazione suggerisce la creazione di una base di dati che possano essere facilmente controllati in caso di eventuali correzioni da apportare. Infine le prove devono essere concatenate fra loro da un criterio logico, cosicché chiunque intenda leggere il caso sia in grado di capirlo.

c) Analisi dei dati

Obiettivo dell’analisi dei dati raccolti è fornire prove a conferma della teoria alla base del case study o rivedere l’impianto teorico iniziale, in caso di prove discordanti. Per cui è necessario esaminare i dati senza pregiudizi in modo da arrivare a conclusioni analitiche certe. Il mezzo per arrivare a questo risultato è avere una strategia generale per esaminare i dati: una strategia fondata sulla teoria prevede che si tengano sempre presenti le ipotesi su cui si basa il progetto di caso, le quali dipendono dalle domande di ricerca e dallo studio della letteratura; un’altra consiste nell’organizzazione di uno schema descrittivo delle informazioni importanti da estrarre dall’insieme dei dati. L’obiettivo è realizzare un case study convincente, le cui conclusioni siano generalizzabili analiticamente. Nella maggior parte dei casi la configurazione empirica è spiegata in forma narrativa; questa difficilmente potrà essere precisa perciò gli studi migliori sono quelli con ipotesi significative a monte. Tuttavia con l’avanzare del processo di analisi il ricercatore potrebbe perdere di vista le ipotesi originarie,

41 perciò risulta decisivo che sia costantemente focalizzato sull’obiettivo iniziale del case study e sulle ipotesi alternative.

La qualità di questa fase dipende dalla sua esaustività, ovvero per il fatto di basarsi su tutte le prove rilevanti disponibili, dall’aver incluso nella trattazione le interpretazioni contrastanti, dall’aver messo a fuoco il cuore del problema e dalla considerazione della trattazione precedente in merito all’oggetto di studio

d) La relazione di un case study

La fase compilativa rappresenta la summa di tutte le attività descritte fino a questo momento e per facilitarne la redazione ci sono alcune regole da seguire. Occorre ricordare che il potenziale pubblico di questo tipo di relazione è vario e lo è in misura maggiore rispetto agli altri tipi di ricerca. Quindi risulta fondamentale identificare il target a cui è destinato il case study, al fine di modellare la relazione secondo esigenze specifiche: gli specialisti del settore sono interessati allo sviluppo della teoria e allo studio della letteratura precedente, mentre i non specialisti prediligono l’analisi descrittiva del fenomeno nel suo contesto. Un grave errore sarebbe scrivere una relazione egocentrica, che non rispecchi i bisogni del proprio pubblico, orientata alla gratificazione di chi scrive. La compilazione dovrebbe avere inizio già durante il processo di analisi: un esempio di ciò è redigere la sezione della metodologia in questa fase così da non dimenticare alcun passaggio.

Durante la fase della compilazione il ricercatore si trova di fronte alla scelta di rendere il caso anonimo o pubblicare l’identità dell’oggetto del caso e dei vari partecipanti. L’anonimato viene giustificato quando si ha la necessità di proteggere il soggetto protagonista oppure se il case study ha come scopo la descrizione di un modello ideale, rendendo la caratterizzazione inutile. Buona norma per aumentare la qualità complessiva della relazione è la revisione dell’elaborato da parte degli informatori e dei partecipanti alla raccolta dei dati, ad esempio dei soggetti intervistati o coloro che sono stati osservati.

Il ricercatore potrà dirsi soddisfatto se avrà costruito un case study significativo, che dia un contributo alla ricerca, completo sulla base del rispetto dei limiti temporali e spaziali che si era imposto. Inoltre la completezza viene espressa dall’esaustività della raccolta dei dati, quando questi si dimostrano sufficienti alla verifica della teoria. Perciò le prove a sostegno della tesi devono riflettere l’impegno del ricercatore nella validazione dei dati raccolti e nell’aver sostenuto una riflessione sulle alternative possibili. Infine la relazione dovrebbe essere anche avvincente, se così fosse il lettore non riuscirebbe ad abbandonarne la lettura.

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