so, magari non hanno scuola pure loro.
(M., 18 anni)
FOCUS SUI MINORI NEI CIRCUITI DELLA GIUSTIZIA PENALE adulti che negli IFP, la risposta del territorio è molto carente. (…) Ho provato a inserire dei ragazzi nei percorsi dei CPIA; mi sono trovata di fronte a un’intera provincia, quindi un territorio molto vasto, più di 100 comuni, dove non c’era un centro di istruzione per gli adulti che offrisse percorsi finalizzati al diploma.»
(Operatrice privata sociale) Gli operatori evidenziano l’importanza di promuovere percorsi scolastici e formativi
cosiddetti a “bassa soglia”, flessibili, attivabili in tempi rapidi, modulari e personalizzati, sia per quanto riguarda gli obiettivi che i contenuti e le metodologie adottate. La progettazione di tali percorsi, infatti, dovrebbe prevedere una strutturazione più flessibile e una durata più breve rispetto al modello classico del 3+2, ovvero tre anni di scuola professionale e due anni di scuola superiore. Inoltre, viene sottolineata la necessità della presenza di un percorso di accompagnamento educativo, intenso e continuo, che assume pari importanza rispetto alla “qualità” dell’offerta didattica proposta. Progettare percorsi che tengano conto delle difficoltà di questi ragazzi e che siano in linea con le richieste reali del mercato del lavoro incentiverebbe di certo la motivazione e l’interesse alla partecipazione, evitando o comunque riducendo di gran lunga fenomeni di drop out e dispersione scolastico-formativa.
In tale direzione, è fondamentale anche che le conoscenze trasmesse non si concentrino esclusivamente su contenuti didattici o su competenze/abilità specifiche e tecniche di tipo professionale, ma anche sulle soft skills sempre più importanti in un mondo del lavoro in continua e rapida trasformazione.
«Il mondo del lavoro sta chiedendo pizzaioli, camerieri e saldo-carpentieri (...) che abbiano un minimo di infarinatura anche in termini di capacità di stare in quel luogo da un punto di vista di competenze sociali.»
(Operatore privato sociale) Un altro aspetto che produce conseguenze negative sull’apprendimento e che rende il sistema scolastico-formativo poco accogliente nei confronti dei ragazzi che transitano nel circuito penale riguarda l’impossibilità dei docenti di potersi dedicare con cura, tempo e attenzione alle necessità di ogni singolo studente, in particolare se questi presentano dei bisogni speciali.
Tale situazione risulta maggiormente compromessa quando ci sono stati dei ritardi già accumulati in età prescolare:
«Gli insegnanti hanno difficoltà ad occuparsi di bambini che accedono spessissimo, per esempio in prima elementare, senza conoscere i giorni della settimana, senza aver mai preso una penna o un colore in mano. Quindi mancano di quelle capacità che si chiamano prescolastiche, che normalmente vengono acquisite nella scuola materna.»
(Operatrice GM) La logica espulsiva della scuola che sembra prevalere nei confronti di questi ragazzi più vulnerabili, inoltre, produce ulteriori conseguenze negative sul senso di appartenenza al gruppo dei pari e alla comunità di riferimento. Una domanda fondamentale è dunque “perché non si sentono parte?”
Non è un gioco Indagine sul lavoro minorile in Italia2023
Esperienze di lavoro minorile
Indagando il legame tra esperienza scolastica e ingresso nel mondo del lavoro prima dei 16 anni, le due direttrici fondamentali che sono emerse riguardano, da un lato, la connessione con le difficoltà familiari di tipo economico che portano alla scelta del lavoro per contribuire al sostentamento della famiglia, dall’altro il legame con gli insuccessi e i fallimenti scolastici che sinteticamente porta i giovani a preferire il lavoro anziché la scuola. Nel primo caso non è raro trovare dei ragazzi che pur lavorando non abbandonano la scuola, riuscendo a conciliare, sebbene a fatica, l’esperienza lavorativa con quella scolastica, con ripercussioni negative rispetto non solo all’andamento scolastico, ma anche al benessere psicofisico e relazionale.
«Perché non si sono sentiti mai parte di nulla, probabilmente, se non del gruppo dei pari marginale nel quale però questo sentirsi parte è finalizzato solamente alla costruzione di momenti, come dire, di sfogo. Non fanno parte di un vero e proprio gruppo che li sostiene, che li aiuta. Non lo hanno sperimentato nemmeno nella scuola. Molto spesso sono stati casi di abbandono, di dispersione o comunque di vissuti di un insuccesso, di frustrazione.»
(Operatrice GM) La riflessione sul mondo scolastico ha portato a focalizzarsi anche su un tema entrato recentemente nel dibattito pubblico, ovvero quello che riguarda il concetto di “merito”.
Questa categoria, infatti, viene considerata dagli operatori potenzialmente pericolosa e fuorviante, in quanto viene applicata senza tener conto delle disuguaglianze nelle condizioni di partenza, quando non “tutti siamo schierati allo stesso livello”. Qualcuno parla di un ascensore sociale, ma anche culturale, che si è bloccato da tempo, dove non “tutti sono sulla stessa linea ai nastri di partenza”. Questa frammentazione della comunità, che ha profonde diseguaglianze al suo interno, produce una elevata conflittualità sociale.
«La società è cambiata e si respira veramente un’aria di disorientamento e conflittualità (...) a tutti i livelli.»
(Operatrice GM) Questa lettura di una società fortemente disgregata, insicura e poca coesa, assume un peso specifico importante che desta preoccupazione, se rapportata alla progressiva crescita negli ultimi anni dei programmi di Giustizia Riparativa, come superamento di una prospettiva meramente retributiva e reo-centrica. Tali programmi, infatti, individuano proprio nella comunità di appartenenza dei giovani che transitano nel circuito penale, uno dei soggetti chiave del percorso di reinserimento, nell’ottica di una “responsabilità” condivisa. È proprio in quei luoghi, infatti, dove si manifesta il disagio e la devianza, che occorrerebbe ricostruire processi di inclusione sociale e accompagnamento educativo, di rielaborazione del conflitto e di ricostruzione del legame sociale con le vittime e la comunità che si è “spezzato” a seguito della commissione del reato.
FOCUS SUI MINORI NEI CIRCUITI DELLA GIUSTIZIA PENALE